Premio Vittorini, i tre finalisti: Maria Grazia Calandrone, Giuseppe Lupo e Matteo Nucci

 Premio Vittorini, i tre finalisti: Maria Grazia Calandrone, Giuseppe Lupo e Matteo Nucci

I tre finalisti del Premio Vittorini sono Maria Grazia Calandrone (Dove non mi hai portata – Einaudi); Giuseppe Lupo (Tabacco Clan – Marsilio); e Matteo Nucci (Sono difficili le cose belle – HarperCollins). La terna è stata indicata dalla commissione tra i 37 autori in concorso, di 23 case editrici. Cerimonia di consegna del Premio Nazionale di Letteratura Elio Vittorini e del Premio per l’Editoria Indipendente Arnaldo Lombardi a Siracusa, sabato 9 settembre, al Teatro Comunale.
La Commissione di valutazione tornerà a riunirsi a ridosso della cerimonia di consegna del premio per scegliere il vincitore. Al voto di ciascuno dei sette componenti, andrà a sommarsi anche quello espresso cumulativamente dal Comitato studentesco di lettura – composto da studenti degli ultimi due anni di istituti superiori della provincia di Siracusa segnalati direttamente dagli Istituti scolastici – e dal Circolo di lettori, individuato in collaborazione con la Società Dante Alighieri e alcune librerie siracusane fra gli appassionati della lettura.
Al vincitore del Premio Vittorini 2023 andrà un assegno di 3mila euro mentre ai due finalisti non vincitori andrà un assegno di mille euro ciascuno.
La Commissione di valutazione, inoltre, ha voluto assegnare quest’anno una menzione speciale alla scrittrice Veronica Tomassini per il suo “L’Inganno” (La nave di Teseo) con la seguente motivazione: Ultimo d’una serie di romanzi che hanno imposto Veronica Tomassini all’attenzione della critica più sensibile all’innovazione espressiva e al coraggio nell’indagare temi e ambienti off limits, L’inganno racconta una ricerca impossibile di verità e di felicità che sfiora perfino la sfera del Divino ma per ripiombare in una desolante realtà che l’ha resa, assieme all’amore, ingannevole miraggio.
Al Premio Nazionale Elio Vittorini è affiancato il Premio per l’Editoria Indipendente Arnaldo Lombardi – in omaggio all’editore siracusano di adozione che fu tra gli ideatori del Premio Vittorini – destinato alle case editrici indipendenti che abbiano un catalogo di almeno 20 pubblicazioni di carattere storico e letterario. Il riconoscimento per l’edizione 2023 è stato assegnato alla casa editrice “Le Fate” di Ragusa, solida realtà siciliana con una progettualità di ampio respiro che guarda a tutte le diverse forme di espressione culturale. Nel campo dell’editoria al centro del progetto c’è la Sicilia con le tematiche cruciali nel discorso identitario dell’Isola. L’ultima iniziativa lanciata è Le Fate green, progetto che punta a proporre l’ebook come strumento di contrasto alla povertà educativa e alla scarsa diffusione della lettura.
Quanto alle tre opere finaliste del Premio Vittorini, ecco le motivazioni:

Maria Grazia Calandrone con Dove non mi hai portata (Einaudi)
Abbandonata a otto mesi su un prato di Villa Borghese, cinquant’anni dopo Maria Grazia Calandrone va alla ricerca dei suoi genitori biologici, morti suicidi nel Tevere, compiendo uno straordinario e commovente viaggio dentro di sé e dentro la storia di quegli anni, gli anni sessanta. Con la finezza e l’eleganza del suo essere poeta, Calandrone ci narra la sua emozionante e insieme coinvolgente indagine e ci offre toccanti pagine di bella scrittura.

Giuseppe Lupo con Tabacco clan (Marsilio)
L’occasione di un matrimonio torna a riunire in un hotel del Lago Maggiore il vecchio clan che studenti fuori sede avevano costituito qualche decennio prima a Milano; fra frizzi, lazzi e un po’ di nostalgia Giuseppe Lupo riesce efficacemente a far ruotare all’indietro la moviola del tempo e a far rivivere sogni e problemi della gioventù.

Matteo Nucci con Sono difficili le cose belle (HarperCollins)
L’autore sposta la materia del nostos dal mito alla favola. A questa appartengono due personaggi archetipici, una nonna e una bambina, che vivono una e straordinaria personale odissea percorrendo lo spazio sognato e desiderato del ricordo, dell’attaccamento alle persone e alle cose che non ci sono più e che non smettono di lasciarci. Un racconto delicato e pieno di suggestioni filosofiche e letterarie mediate dallo sguardo ora ingenuo ora ironico delle protagoniste. La singolarità dell’operazione letteraria di Matteo Nucci valica lo spazio del romanzo e nel racconto “L’astuccio”, messo in coda al romanzo stesso, lo scrittore riporta il nostos in Grecia e dentro la dimensione intimistica.

 

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