Sei ore al giorno con il cellulare e crisi di panico, adesso Maria ha paura di tornare a scuola

 Sei ore al giorno con il cellulare e crisi di panico, adesso Maria ha paura di tornare a scuola

Maria non vuole più tornare a scuola, la paura delle crisi di panico, che l’hanno quasi soffocata, è tanta.  Da Natale non va più a scuola, Maria (un nome di fantasia) adesso sta meglio, ma i suoi genitori si leccano ancora le ferite lasciate dell’utilizzo eccessivo del cellulare.  Le sue mani non sudano più come prima, tachicardia e formicolio sono quasi spariti, ma le crisi isteriche sono sempre in agguato,  soprattutto se si trova in uno dei tanti studi medici che negli ultimi mesi è stata costretta a frequentare.
“Stava cinque, sei ore al giorno  – racconta Carlo Gilistro,  il pediatra che l’ha in cura – col cellulare in mano, saltando da TikTok a Instagram o ad un altro dei tanti social frequentatissimi dagli adolescenti. Ora il cellulare lo vede pochissimo, non più di un’ora al giorno, ma la strada del recupero totale è ancora lunga. Non vuole persino uscire da casa. Nemmeno il Carnevale, che amava tanto, è riuscita a strapparla dalle quattro mura della sua stanzetta dove si è rifugiata:  i contraccolpi dell’abuso del cellulare sono stati troppi”.
“Nell’ultimo decennio – sottolinea – sono decuplicati.  Alcuni di questi ragazzi svengono spesso,   vomitano di frequente o accusano fortissimi mal di testa, innescando una serie di esami tanto inutili quanto dannosi, anche se a volte basta un colpo di tosse particolare per mettere il medico sulla giusta strada, facendogli capire che alla radice dei malesseri non  ci sono patologie occulte, ma l’uso sconsiderato delle apparecchiature elettroniche. Che va assolutamente regolamentato, prima che sia troppo tardi”.

 

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