A caccia di microplastiche nel mare siracusano, campagna di monitoraggio Ispra

 A caccia di microplastiche nel mare siracusano, campagna di monitoraggio Ispra

Inizia oggi e terminerà il 30 novembre la campagna di campionamento delle microplastiche presenti nel mare, anche in quello siracusano. Promossa dall’ Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), rientra tra le iniziative della Strategia Marina Ue avviata nel 2018. Tre i punti selezionati nel compartimento marittimo di Siracusa: immediatamente a nord ed a sud del capoluogo e nello specchio di mare antistante Portopalo.
Per il campionamento, effettuato con l’impiego della motonave Anna Guidotti, viene utilizzato un retino di tipo “manta” ovvero una rete costruita appositamente per navigare nello strato superficiale della colonna d’acqua e campionare, quindi, entro lo strato interessato dal rimescolamento causato dal moto ondoso. E’ costituita da una bocca metallica di 50 cm di larghezza per 25 cm di altezza che pesca in superfice grazie a due ali galleggianti. Per la stima del volume di acqua filtrato, dato essenziale per il calcolo della quantità di microplastiche presenti per metro cubo, viene utilizzato un flussimetro. I risultati del monitoraggio vengono poi ciclicamente pubblicati e aggiornati nella banca dati Ispra.
Le microplastiche non sono visibili all’occhio umano. L’espressione viene utilizzata, infatti, per indicare pezzi di plastica di lunghezza inferiore a 5 mm. Le microplastiche presenti nei nostri mari possono avere diverse origini, ma possono dividersi fondamentalmente in due categorie: primarie e secondarie. Le primarie
vengono rilasciate direttamente nell’ambiente sotto forma di piccole particelle; le secondarie sono frutto della degradazione di oggetti di plastica più grandi, gettati in mare come ad esempio le buste di plastica, le bottiglie e le reti da pesca.
La campagna di campionamento permetterà di conoscere con maggiore dettaglio quali microplastiche, e con quale concentrazione, sono presenti nei tratti di mare individuati per trarne indicazioni anche sull’impatto del fenomeno sull’alimentazione umana. I pesci, infatti, ingeriscono spesso le microplastiche.

 

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