Amianto, sentenza ribaltata in appello: sciopero della fame per 10 lavoratori
Hanno avviato questa mattina la loro protesta i 10 lavoratori impiegati per anni in un sito con presenza di amianto. Uno sciopero della fame per contestare così la sentenza emessa due giorni fa, con cui vengono disconosciuti i loro diritti e benefici previdenziali legati all’esposizione alla pericolosa fibra. A pronunciarsi in tal senso è stata la Corte d’Appello di Catania che ha accolto le eccezioni presentate da Inps, ribaltando la sentenza di primo grado del Tribunale di Siracusa.
“Rischiamo di trovarci senza pensione e con soldi da restituire all’istituto di previdenza”, raccontano arrabbiati i lavoratori, poco distanti dallo sportello Ona (Osservatorio Nazionale Amianto) presente a Priolo. “Chiediamo l’intervento della politica. Incredibile che si debba andare in Cassazione per una situazione chiara sin da subito, con la presenza di amianto certificata dal Ctu. Non può essere che passi la linea della maggiore importanza del bilancio dell’ente sulla salute dei lavoratori”, aggiunge Calogero Vicario, uno dei 10 in protesta. “Confidiamo nell’intervento del ministro del lavoro e di quello della giustizia”.
Ma al momento, l’unica voce è quella del sindaco di Priolo. “Ancorchè le sentenze non vadano criticate – ha commentato il Pippo Gianni – ritengo sia opportuno che i giudici riflettano e possano rivedere la sentenza. Anche se lo Stato è in difficoltà economica non può non tener conto di persone che per una vita hanno lavorato, mettendo a repentaglio la propria salute e che adesso vanno incontro a mesotelioma”.
I lavoratori, intanto, non si capacitano. “La sentenza è una condanna a morte, un’istigazione al suicidio. Da anni chiediamo un atto di indirizzo ministeriale per riconoscere in via amministrativa i diritti dei lavoratori”, aggiunge Vicario che è anche coordinatore Ona.