Anniversario dello sbarco: dall’Australia a Siracusa, il viaggio di Erik sulle tracce dello zio

Nella notte tra il 9 e il 10 luglio di 80 anni fà, aveva inizio l’Operazione Husky ovvero lo sbarco degli Alleati in Sicilia. Interessato dalle operazioni di guerra fu anche il territorio siracusano: il capoluogo, Augusta e poi a sud la vasta area da Avola a Portopalo. Navi, aerei, soldati con una resistenza che fu più massiccia di quella raccontata dai primi resoconti storici. Durante quelle giornate nacque un’espressione in utilizzo ancora oggi ovvero “friendly fire”, il fuoco amico che finisce per abbattere aerei e navi della stessa coalizione.
In questi ultimi anni, dai fondali siracusani è riemersa la storia di diversi velivoli schiantatisi o precipitati in mare durante quelle ore calde. A ritrovarli è stato il ricercatore subacqueo Fabio Portella che, grazie ad attenti rilevamenti e studi, è riuscito a risalire all’equipaggio ed al piano di volo di diversi aerei del Secondo conflitto bellico, tedeschi ed alleati.
A 80 anni da quegli eventi, questa mattina, uno dei discendenti di un militare scomparso durante i bombardamenti aerei ha raggiunto Siracusa. Si tratta di Erik Lucas, australiano di Camberra, 71 anni. E’ il nipote di Ken Lucas, uno dei componenti dell’equipaggio del Wellington inabissatosi nei pressi di Capo Murro di Porco. Accompagnato dalla moglie Colette, dal cugino Winston Churchill Philips e dallo stesso Fabio Portella, ha raggiunto in barca il luogo in cui si trova il relitto del velivolo che è diventato la “tomba” dello zio. Qui ha posato una corona di alloro e sei fiori sono stati affondare, in memoria dei sei ragazzi morti.
Il bombardiere britannico è stato rinvenuto a 36 metri di profondità, nel 2017. Particolare per la sua struttura geodetica, il Wellington era noto per l’utilizzo oculato di materiali leggeri come alluminio e tela. Il relitto si presenta in più pezzi sparpagliati sul fondale. Bimotore con una apertura alare di 26 metri, era terrificante durante i bombardamenti.
Il bimotore venne abbattuto alle 2 del mattino del 9 luglio 1943, proprio la notte dello sbarco degli Alleati in Sicilia. Capofila di un gruppo di Wellington, il suo compito era quello di illuminare gli obiettivi mediante traccianti luminosi. “Testimoni videro cadere l’aereo completamente avvolto da una maestosa e innaturale luce blu. Il bombardiere si schiantò in mare davanti alla falesia di Capo Murro di Porco e proprio li è stato ritrovato”, racconta Fabio Portella.
A bordo del Wellington X HE 756 c’erano 6 ragazzi, di età compresa tra i 22 e i 28 anni: 4 inglesi, 1 australiano e 1 canadese. “I sei aviatori vennero dichiarati MIA, ovvero missing in action vale a dire dispersi in azione, senza tomba”. Ma ora, grazie al lavoro della squadra di ricerca siracusana, coadiuvata da Nicola Giusti e Ian Murray, sono stati identificati ed hanno un nome. “W. L. Ball, C.M. Tweedle, J.D. Lammin, K.T.R. Lucas, J. Williams, T. Kerr”, elenca Portella. “Il mare di Siracusa è diventato la loro tomba. E per me non passa giorno che, navigando su quel punto, non pensi a loro e alle atrocità di ogni guerra”.