Furti, rapine, auto in fiamme e Rosolini ora ha paura. Il sindaco chiede rinforzi in Prefettura

Furti, aggressioni, rapine. A Rosolini sale la preoccupazione, in coda a giornate segnate da tanti, troppi episodi criminali. Gli ultimi nelle ore scorse: un furto commesso in un bar e una tentata rapina al supermercato solo nella giornata di ieri. Il sindaco Giovanni Spadola lancia l’allarme. “Gli episodi hanno assunto una frequenza impressionante e allarmante. I cittadini, ma soprattutto i commercianti, quotidianamente rivolgono appelli alla mia persona timorosi per la propria incolumità e per le sorti delle attività portate avanti con enormi sacrifici”, racconta a Siracusaoggi.it. “Come Sindaco sento il dovere di farmi garante del bisogno di legalità che tutta Rosolini desidera. Per questo reitero la richiesta di un intervento di Sua Eccellenza il Prefetto di Siracusa, auspicando la convocazione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica della Provincia di Siracusa per concordare e pianificare immediatamente il coordinamento delle operazioni di contrasto della criminalità a Rosolini”.
Nella cittadina della zona sud, ventimila abitanti, c’è solo una stazione dei Carabinieri con 13 militari. Ma alle 20, la stazione chiude. “Abbiamo bisogno di presidi di legalità e della presenza delle forze dell’ordine”, taglia corto il sindaco di Rosolini, dando voce alla richiesta di sicurezza che parte dai cittadina. “Dopo le venti, c’è una sorta di libera tutti” ed ecco il recente susseguirsi di episodi criminosi. Spesso la disperata ricerca di soldi per acquistare della droga spinge alcuni a compiere reati predatori, fenomeno purtroppo noto in tutto il territorio provinciale.
Anche il deputato regionale Riccardo Gennuso (FI), originario di Rosolini, fa sentire la sua voce. “Adesso basta con questa grave escalation di atti criminali. È inaccettabile che i miei concittadini debbano vivere nel terrore. Se qualcuno riconosce gli artefici di questo ennesimo reato me lo riferisca e sarà mia premura andarli a denunciare. Da adesso in poi tolleranza zero!”.




Ancora incidenti stradali, Pizzuta e Borgata: auto contro moto, sospese due patenti

Non si arresta la scia di incidenti stradali nel perimetro urbano di Siracusa. Nella serata di ieri, quasi in contemporanea, due i sinistri con feriti, fortunatamente lievi. Alla Pizzuta, tra via Randone e via Braille, impatto tra un’auto ed uno scooter. Le due persone a bordo della moto sono state accompagnate in ospedale per le cure del caso, con una prognosi di pochi giorni. Illese le persone a bordo dell’auto. L’impatto è avvenuto nel trafficato incrocio e, secondo i primi rilievi della Municipale di Siracusa, sarebbe stato causato dal mancato rispetto della precedenza. Al trasgressore è stata ritirata la patente e sarà la Prefettura a stabilire la durata della sospensione. Usualmente, è proporzionata ai giorni di prognosi stabiliti dal referto medico.
E sarebbe da addebitare ad una mancata precedenza anche il secondo incidente, avvenuto in viale Luigi Cadorna. All’altezza dell’intersezione con via Pindaro, scontro tra un’auto ed una moto. Alla guida della vettura, proveniente da via Pindaro, una donna di anni 32. In sella allo scooter, una ragazzo di 17 anni che si muoveva in direzione piazza Euripide. Il tratto di strada dove è avvenuto l’incidente è stato chiuso al traffico, per consentire i rilievi e gli interventi di messa in sicurezza del manto stradale. Fortunatamente, il giovane in moto non ha riportato nessuna particolare conseguenza, nonostante la caduta sull’asfalto. Anche in questo caso, spiega la Municipale di Siracusa, scattate le sanzioni previste dal Codice della Strada.
Secondo gli ultimi dati disponibili (Aci ed Istat, 2023) nel corso del 2023 sono stati 398 gli incidenti stradali avvenuti a Siracusa. In media, poco più di uno al giorno. Hanno causato 7 decessi (tasso mortalità 17,59) e ben 544 feriti. Il numero principale di sinistri si è registrato lungo le strade urbane, all’interno quindi dell’abitato cittadino: 340 (5 morti e 452 feriti). Lungo strade provinciali o stradali gli altri gravi incidenti (40, 2 morti e 67 feriti). Appena 3 in autostrada (4 feriti) ma questo dato è inficiato dalla classificazione atipica del tratto iniziale della Siracusa-Catania fino allo svincolo di Augusta, quando inizia la vera e propria autostrada. I pedoni investiti nel corso del 2023 sono stati 31 (con loro tasso di corresponsabilità al di sotto del 20%, ndr), con 2 decessi.
Coinvolti negli incidenti stradali, in totale, 700 veicoli tra auto, bus, moto, bici, motopattini, ecc. Di questi, ben 289 mezzi sono entrati in “contatto” lungo un rettilineo, 255 in un incrocio, 51 in curva e “appena” 50 nelle tanto criticate rotatorie. Curiosità: sono state 12 le biciclette coinvolte in incidenti di varia natura, avvenuti a Siracusa nel 2023; 3 i monopattini e 2 le bici elettriche.
Interessante anche soffermarsi sulle cause presunte di incidente. Nel 42,72% dei casi sarebbe colpa del mancato rispetto dei segnali stradali (stop, dare precedenza, etc); nel 20,12% dell’alta velocità; quindi mancato rispetto della distanza di sicurezza (10,53%); mentre solo il 5,88% sarebbe causato da guida distratta secondo i dati Aci-Istat.
Il giorno “peggiore” della settimana per il numero di incidenti a Siracusa? Il venerdì, con una media di 70 scontri.




Più controlli ambientali nella zona industriale, vertice in Prefettura con sindaci ed Arpa

Maggiori controlli ambientali nella zona industriale di Siracusa. E’ stato questo il tema al centro di un incontro presieduto dal prefetto Giovanni Signer con i sindaci di Siracusa (Francesco Italia), Augusta (Giuseppe Di Mare), Florida (Marco Carianni), Melilli (Giuseppe Carta), Priolo (Pippo Gianni) e Solarino (Peppe Germano). Le sei cittadine formano l’area Aerca (Elevato Rischio di Crisi Ambientale). Presenti al tavolo anche i rappresentanti dell’Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente della Sicilia (Arpa).
Durante l’incontro, è stata decisa l’istituzione di un tavolo permanente per il coordinamento delle iniziative volte a potenziare le risorse umane e strumentali, con la partecipazione dei rappresentanti degli assessorati regionali competenti. L’obiettivo è garantire controlli approfonditi sull’area industriale, assicurando ai cittadini condizioni ambientali conformi agli standard di legge, in un territorio regolato dalle normative della Direttiva Seveso e dall’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) nazionale.




Anche i Comuni siracusani non “pagano” la Tari: devono alla ex Provincia 5 milioni

A non pagare la Tari non sono solo i contribuenti siracusani. Anche i Comuni aretusei “dimenticano” spesso di versare al Libero Consorzio l’addizionale provinciale sulla tassa dei rifiuti. La Tefa – sigla che avrete spesso notato in bolletta – incide per il 5 % del gettito del tributo principale, al lordo di una commissione dello 0,30 riconosciuta ai Comuni per l’attività di riscossione espletata. I vari Comuni dovrebbero provvedere al riversamento di quanto spettante al Libero Consorzio, solo che pochi enti locali del siracusano si “ricordano” regolarmente di operare quel pagamento. La malafede non c’entra, chiariamo. Spesso le attuali difficoltà di cassa inducono i Comuni ad introitare per intero quanto versato dai contribuenti, senza operare la distinzione tra il 95% loro spettante e l’addizionale provinciale che andrebbe riversata.
Gli ultimi conti del Libero Consorzio di Siracusa hanno portato all’emersione di un totale pari a 4,80 milioni di euro che Comuni della provincia aretusea non hanno versato, dal primo gennaio 2018 ad oggi. A vuoto sono andati i tentativi bonari di risolvere la questione e una diffida. E allora il Libero Consorzio ha avviato le procedure di recupero coattivo dell’addizionale Tefa non versata dai Comuni del territorio provinciale.
Siracusa, Canicattini Bagni, Palazzolo Acreide, Buccheri, Buscemi, Cassaro, Ferla e Sortino devono 2.232.149,23 di euro; Avola, Floridia, Noto, Pachino, Rosolini e Portopalo una somma complessiva di 1.157.068,60; Augusta, Carlentini, Francofonte, Lentini, Melilli, Solarino e Priolo 1.372.201,93 euro.




Inizia la mobilitazione per la zona industriale, le due diverse visioni dei sindacati

Da domani, mercoledì 30 ottobre, al via il calendario di assemblee dei lavoratori della lavoratori della zona industriale di Siracusa, in preparazione dello sciopero del 12 novembre proclamato da Cgil e Uil. Diversa, invece, la posizione della Cisl che ha chiesto a metalmeccanici e chimici di scegliere, in occasione delle assemblee, le azioni di lotta e l’eventuale ricorso allo sciopero. Secondo l’organizzazione sindacale del segretario vera Carasi, serve anzitutto una presa di posizione del governo sul nuovo piano Eni e sul rispetto degli impegni nel medio-breve termine. Alla Regione, invece, chiesta un’azione coordinata a difesa dei livelli occupazionali, dell’ambiente e della salute per evitare il rischio desertificazione.
“Troppe criticità per la zona industriale, si allo sciopero”, insiste invece Giorgio Miozzi, segretario provinciale della Uilm Siracusa, sigla dei metalmeccanici. “Si sta giocando con il futuro di tanti lavoratori e delle loro famiglie. Non ci piace lo scenario che si sta prospettando: Eni chiude gli impianti perché in perdita e ci dicono che verranno investiti circa 2 miliardi per la transizione, ma tante volte abbiamo ascoltato intenzioni alle quali non si è poi dato seguito. Non possiamo correre questo rischio. I problemi della zona industriale sono molteplici – prosegue Miozzi – gli impianti di cogenerazione Isab ad esempio sono fermi e ciò crea enormi disagi alle aziende metalmeccaniche, di servizi e di trasporti collegate perché a loro volta rimangono ferme. E se si fermano queste aziende e si fermano i lavoratori, come pensano possano vivere tutte le rispettive famiglie? Il blocco di quasi tre impianti porterà inevitabilmente ad un calo dei livelli occupazionali. E poi ancora: ci sono contratti a termine non rinnovati, aziende che mandano il personale in ferie forzate. Diteci se tutto ciò in prospettiva non sia preoccupante per i lavoratori. Eni è un’azienda a partecipazione statale e come tale anche il Governo è corresponsabile di tutto ciò e si deve quindi adoperare per garantire i livelli occupazionali attraverso la realizzazione di una transizione energetica, che deve avvenire con gli impianti accesi e non fermi, che porti a uno sviluppo sostenibile di questo polo industriale e di questo territorio che è stato fino ad oggi usato dalle grandi aziende che hanno avuto ampi margini di profitto per cui possono perderci qualcosa, perché la priorità sono e rimangono sempre i lavoratori”. In questo scenario, la Uilm ribadisce a gran voce il bisogno di una manifestazione e di uno sciopero.
E può contare sul sostengo della Fiom Cgil. “Retorica dei due tempi: oggi si spengono gli impianti domani si realizzano gli investimenti. Questo piano di trasformazione mette in discussione la continuità occupazionale e alimenta ulteriormente i dubbi sulla tenuta complessiva di un sistema industriale che mostra da anni evidenti segni di debolezza strutturale e di sistema. Il petrolchimico di Priolo, rappresenta un’area complessa dove gli impianti dei vari player risultano interconnessi e integrati nella produzione – spiega Antonio Recano – l’annunciato stop dell’impianto etilene, la chiusura di impianti strategici di Isab Goi e di Sasol in combinato disposto con la spada di Damocle dell’irrisolta vicenda Ias, rappresenta la tempesta perfetta che rischia di mettere in discussione l’intero sistema industriale e circa 10.000 posti di lavoro”. Previsione a tinte fosche per la sigla dei metalmeccanici della Cigl sempre più lontana la possibilità di riconversione e riqualificazione dell’area che si estende tra i comuni di Augusta, Priolo Gargallo e Melilli.
Il piano presentato da Eni? Se Confindustria Siracusa invita all’ottimismo, la Fiom non fa sconti: “rischia di essere disastroso sul piano occupazionale e sociale, in un territorio che fino ad ora ha sempre accettato passivamente un evidente impoverimento economico e sociale”. Per il sindacato, i segnali che arrivano dal governo e dal sistema industriale sono preoccupanti “ed allora l’unica risposta possibile per i lavoratori e per il sindacato resta l’iniziativa, la mobilitazione generale”.




Che fine ha fatto il campo da padel che stava sul Talete, poi donato a Siracusa?

Nei giorni dell’expo Divinazione, sulla terrazza del Talete trasformata in villaggio sportivo faceva bella mostra di sè un campo di padel. Non era raro vedervi anche in azione (sportiva) lo stesso ministro Francesco Lollobrigida. Sport & Salute decise di donare alla città di Siracusa quell’area per il padel ed il Comune annunciò la volontà di piazzarlo all’interno dell’area del camposcuola Pippo Di Natale, al posto del palaindoor poi dirottato progettualmente alla Pizzuta.
Un mese dopo, che fine ha fatto quel campo da padel? E’ ancora a Siracusa, in un’area deposito comunale, pronto a vedere nuovamente la luce nella sua definitiva sede del camposcuola. Palazzo Vermexio fa sapere, attraverso i suoi uffici, di avere completato le procedure di sua competenza per il “trasloco” di quella attrezzatura. Bisogna però attendere il via libera della sezione Paesaggistica della Soprintendenza di Siracusa. L’area del Pippo Di Natale, come è noto, è sottoposta a diverse forme di tutela perchè a ridosso del parco archeologico. E’, pertanto, necessario il nulla osta degli uffici siracusani dei Beni Culturali. Il Comune ha inviato richiesta, adesso attende per potere poi procedere.
I due enti pubblici si “fronteggiarono” già in occasione del Palaindoor per l’utilizzo di quell’area all’interno del camposcuola. Alla fine, per non perdere il finanziamento, Palazzo Vermexio decise di spostare tutta la progettazione della struttura alla Pizzuta, dove stanno per partire gli accertamenti previsti per legge prima della cantierabilità dell’opera. Questa volta, nessuno scontro all’orizzonte. Il campo da padel è considerabile alla stregua di una struttura non definitiva e non occupa in altezza spazi o volumi eccedenti o in contrasto con la tutela ed i vincoli che vigono anche dentro il Di Natale. O almeno di questo sono convinti gli uffici.
Questione di (altre) settimane e la burocrazia avrà “liberato” il campo di padel “ostaggio” di nulla osta e pareri.




Il De Simone è un fortino ma solo 7 punti in trasferta. E da 180 minuti, niente gol fuori casa

Nove giornate di campionato sono poche per azzardare un trend definito, ma sufficienti per cogliere delle indicazioni. Balza agli occhi, ad esempio, la differenza di rendimento del Siracusa in casa ed in trasferta. Il De Simone, in questo primo scorcio di stagione, è il fortino azzurro: 4 partite, altrettante vittorie. Nessuno ha portato via nulla dall’impianto della Borgata, se non l’amaro calice della sconfitta. E vale anche per la Reggina diretta concorrente. Se valessero solo le partite casalinghe, il Siracusa sarebbe secondo dietro alla Scafatese con 12 punti ma con una gara in meno tra le mura amiche rispetto ai campani. Quindi virtualmente primo. Dietro Reggina (10) e Vibonese (9).
In trasferta, invece, la truppa di Turati balbetta ed ha portato a casa 7 punti in 5 incontri (due vittorie, un pareggio, due sconfitte). Esattamente come la Scafatese (che però ha giocato 4 volte fuori casa), la Nissa e la Nuova Igea ma lontano dallo score esterno di Vibonese (11) e Reggina (9). Anche il Sambiase fa meglio in trasferta (8 punti).
Ecco perchè gli azzurri – a dispetto delle previsioni – non sono ancora “in controllo” del girone I. C’è evidentemente da migliorare il bottino esterno, magari con un atteggiamento corsaro e meno attento al bello ed all’eventuale geometria però dannatamente concreto. E pure “sporco”, se serve. I campionati – banalmente – si vincono anche passando attraverso quelle partite apparentemente inchiodate sullo 0-0 e poi vinte con un unico guizzo, un episodio. Che va cercato, costruito, sfruttato senza troppi lazzi.
L’ultima settimana non è stata tra le migliori, per il Siracusa. E dire che l’infrasettimanale con l’Acireale aveva anche regalato il momentaneo primo posto in classifica (sempre distante un punto, per carità). In mezzo però a due prestazioni diverse, eppure entrambe mal digerite dalla tifoseria: la brutta sconfitta di Locri ed il debole pari di San Cataldo. A Locri, inoltre, sono arrivati 2 dei 3 gol totali subiti dalla retroguardia azzurra, la migliore del torneo nonostante quello scricchiolio.
Semmai sono da annotare alla voce “problema” i 180 minuti di digiuno degli avanti del Siracusa lontano dal De Simone. Anche perchè Locri e Sancataldese non hanno certo reparti arretrati inviolabili: i calabresi hanno subito 8 gol, quasi uno a partita (e ne hanno segnati 8, 2 al Siracusa); la Sancataldese ha incassato 11 reti, oltre una a partita di media. E forse questi sono i numeri su cui servirebbe qualche riflessione in più in casa azzurra. Gli alibi non mancano e, fortunatamente, neanche tempo e modo per riprendere a marciare davanti a tutti, rivedendo quello che – sin qui – ha funzionato meno del previsto.




Reale (Confindustria): “Eni primo esempio di transizione a Priolo, sia questo l’effetto domino”

Il presidente di Confindustria Siracusa, Gian Piero Reale, ha parlato su FMITALIA del complesso momento del polo petrolchimico aretuseo. Punto di partenza, l’annunciato nuovo piano industriale di Eni Versalis, con la chiusura dell’impianto cracking di Priolo che sarà sostituito da una bioraffineria e da un impianto di riciclo chimico. “E’ un segnale potenzialmente positivo che la più grande e importante azienda italiana, Eni, nonostante gli ultimi anni di perdita nella chimica, investa in cambiamento. E lo fa non chiudendo o dismettendo, ma con una politica di trasformazione industriale verso la sostenibilità. Se di effetto domino dobbimo parlare, potrebbe allora essere quello positivo: un’azienda apre alla strada del cambiamento e le altre la seguono”, dice il numero uno degli industriali siracusani.
“Guardate – focalizza Reale – è importante che Eni dopo anni di perdite anzichè lasciare investa in cambiamento. Si ferma nel 2026 il cracking perchè non profittevole. E l’azienda mette sul piatto 1 miliardo circa in investimento per Priolo, smantellando impianti col proposito di costruirne altri”. Sul punto, però, sono di diverso avviso i sindacati che hanno già annunciato la loro mobilitazione, preoccupati per il futuro occupazionale dei circa 430 lavoratori Eni Versalis, in un quadro già fosco per l’area industriale siracusana alle prese con i vari rallentamenti produttivi degli impianti.
“Eni applicherà la sua policy: no licenziamenti e neanche cassa integrazione”, anticipa il presidente di Confindustria Siracusa. “L’azienda, ipotizzo, potrebbe proporre ad un tot di lavoratori di Priolo di spostarsi temporaneamente in altri impianti come Gela o Livorno. Questo per il tempo necessario di tornare a regime, con l’avvio dei nuovi impianti. Parliamo di persone e quindi è necessaria una certa delicatezza perchè parliamo di un periodo che potrebbe richiedere sacrifici. E comprendo – aggiunge Gin Piero Reale – la posizione del sindacato, ma l’effetto domino può avvenire in un senso o in un altro. E io voglio vedere come segnale importante l’arrivo del primo esempio di transizione che guarda ai prossimi vent’anni. Anche perchè le altre aziende stanno elaborando i loro piani industriali e trovare la via per la transizione. Anche noi di Confindustria Siracusa, con Ambrosetti, valutiamo fattori abilitanti e sbloccanti del percorso”, aggiunge Reale.
Per quanto con le spalle larghe, davanti ad una trasformazione industriale che richiede miliardi di euro, le aziende industriali chiedono sostegno. “La politica deve aiutarci. Severe un quadro normativo definito, procedure certe e burocrazia amica. La politica non può chiedere di diventare verdi da un giorno all’altro e poi non supportare”. Il presidente di Confindustria Siracusa non lo dice apertamente, ma il supporto da assicurare è anche economico.
Occasione per presentare questi temi sarà il primo appuntamento con il tavolo tecnico permanente per la zona industriale, iniziativa del parlamentare Filippo Scerra a cui hanno aderito gli altri esponenti della deputazione politica nazionale e regionale, insieme ai sindaci, ai sindacati ed alle associazioni datoriali e di categoria. Incontro in programma l’8 novembre, ospitato nella sede dell’AdSP di Augusta. “Parteciparemo con spirito di assoluta collaborazione e volontà di chiarire i termini del problema, dal punto di vista delle aziende”, chiarisce Reale. “Paghiamo l’energia il 40% più di altri paesi, difficile competere così. Dobbiamo correre, essere veloci. La raffinazione è in sofferenza e l’instabilità internazionale non aiuta. Sono momenti difficilissimi, dobbiamo fare partire gli investimenti. E il territorio può e deve incidere in questo percorso. Come Confindustia sappiamo che una transizione così importante non si può fare da soli. Serve sponda politica, sindacale e di tutto il territorio. Ben venga questo incontro”.




Mobilitazione per la zona industriale, futuro mai così a rischio: transizione o dismissione?

Mai come oggi il futuro della zona industriale di Siracusa appare appeso un filo, tra le speranze future di transizione ed i problemi attuali di produzione. Il piano industriale di Versalis con la fermata nel 2026 del cracking di Priolo; Isab Goi che ha fermato temporaneamente Igcc perchè la produzione di energia elettrica con quel sistema non è al momento conveniente; Sasol con gli impianti che marciano quasi al minimo tecnico; Sonatrach e Sasol con progetti annunciati ma fermi. E poi c’è il tema Ias “destinato a chiudere se non si interviene su nuovi investimenti e nuove tecnologie”, ripetono da settimane i sindacati.
E proprio i sindacati, Cgil e Uil, si preparano alla mobilitazione. Proclamato lo stato di agitazione,
con blocco degli straordinari ed una prima giornata di sciopero per martedì 12 novembre 2024. Questa mattina, intanto, volantinaggio davanti alle portinerie del polo petrolchimico di Siracusa ed in particolare davanti ai cancelli di Eni Versalis. Annunciate tre assemblee dei lavoratori: mercoledì 30 ottobre dalle 8 alle 11 nel piazzale portineria Cr (Versalis, Isab, B2g, Priolo Servizi, Air Liquide e indotto); lunedì 4 novembre dalle 8 alle 11 nel piazzale portineria Sasol (Sonatrach, Sasol e indotto); martedì 5 novembre dalle 8 alle 11 nel piazzale Isab Sud (Isab, Igcc, Air Liquide e indotto).
Ma subito dopo l’agitazione è pronta a raggiunge anche le piazze di Siracusa, Augusta, Priolo e Melilli. “Il ridimensionamento degli attuali assetti industriali produrrà inevitabilmente un effetto domino su molte aziende; a partire dalla Brown2Green (Centrale Elettrica ex Erg Power), Air Liquide, Priolo Servizi, ma anche
sulle molteplici aziende dell’indotto che cominciano già a percepire gravi ripercussioni”, spiegano i sindacati. Fa paura l’impatto sociale di questo “domino”, considerando anche quanto sia importante per l’economia provinciale quanto garantito dal polo petrolchimico in termini di occupazione e stipendi. “L’impatto sociale
per le migliaia di Lavoratrici e Lavoratori e quello economico per l’intero territorio sarebbe insostenibile”, dicono senza mezzi termini i sindacati che temono un’accelerazione nella crisi industriale con lo stop recentemente annunciato dell’impianto etilene di Eni Versalis. E questo “poiché la produzione di etilene è strettamente interconnessa ai cicli produttivi di molte altre aziende. Non vogliamo una lenta e subdola dismissione, ma uno sviluppo sostenibile di questo polo industriale”. Un piano di rilancio, insomma. Con date e scadenze precise ed investimenti certi. E questa volta, puntualizzano i sindacati, i lavoratori devono essere coinvolti in tutti i processi decisionali.




Carianni, che attacco: “Io sindaco di centrosinistra per questo niente fondi Fsc per Floridia”

Sui lavori di riqualificazione del campo sportivo di Floridia si sono recentemente scontrati il sindaco Marco Carianni e il deputato regionale Carlo Auteri. Scambio di accuse al vetriolo e senza esclusione di colpi, tra meriti vantati e colpe presunte variamente distribuite, mentre faticosamente avanza l’iter verso l’affidamento dei lavori. “Stiamo facendo gli ultimi sopralluoghi alla luce delle richieste di integrazione che ci hanno fatto alcuni tecnici, soprattutto del Coni. Stiamo verificando la situazione dal punto di visto illumino-tecnico per poter rispondere alle osservazioni che ci sono state fatte. Contestualmente ci stiamo muovendo con la Regione per ottenere quanto prima il nulla osta per poter affidare i lavori”, ha spiegato il sindaco in un recente video sui suoi canali social. Ci tengo ad informare i cittadini su tutto quello che succede, così che possano sempre avere informazioni puntuali”, aggiunge Carianni con una frase che lascia spazio al dubbio che altri invece si muovano per confondere le acque.
Sullo sfondo, solo accennato, resta il vero nodo politico della questione. Il Comune di Floridia non risulta nella lista degli enti locali che stanno beneficiando, per loro progetti, dei fondi Fsc come da accordo di coesione presentato con gran cerimonia a Palermo dal presidente Schifani insieme alla premier Meloni. Altri centri del siracusano hanno invece annunciato l’avvio di lavori grazie a quelle risorse.
L’amministrazione comunale floridiana sospetta che ci sia stata una sorte di regia dietro questa scelta. Carianni, sindaco abituato a non nascondersi dietro dichiarazioni di facciata, ci mette subito la faccia. “A Palermo – spiega a Siracusaoggi.it – hanno deciso a tavolino e su base politica che alcuni centri, specie se retti dal centrosinistra, non dovessero ricevere un euro. In provincia di Siracusa è Floridia a far le spese di questo modo di amministrare non condivisibile. Il merito deve essere sui progetti e la loro rilevanza, non sulla provenienza da un sindaco di destra o di sinistra. Anche perchè in tanti altri centri di questa provincia sono, invece, arrivate le risorse”.
A scorrere gli allegati dell’Accordo di Coesione, si leggono in elenco – tra i Comuni della provincia di Siracusa – Melilli, Sortino, Portopalo, Solarino, Avola e Ferla. Ad eccezione di quest’ultimo centro, tutti gli altri sono a guida centrodestra. E questa è la considerazione alla base del pensiero del sindaco di Floridia, Carianni, che nella Regione – in questa occasione – non pare aver trovato certo un alleato. “Facciamo affidamento sulle nostre forze e capacità”.