Una storia infinita e che ancora non sembra conoscere un finale stabilito, nonostante i pronunciamenti del Consiglio di Stato. Lo sanno bene gli oltre cento imprenditori del territorio interessati dagli sviluppi della vicenda concessioni balneari.
Il settore, da tempo, è sotto la lente d’ingrandimento delle istituzioni Europee. La stagione estiva 2024 è appena partita ma l’aria che si respira è piuttosto tesa. “Il sentimento più diffuso è la delusione, non tanto per il contesto che si è venuto a generare quanto più per l’incapacità della politica di fornire chiarezza a un settore che determina una quota significativa del Pil legato al mondo turistico italiano”, ha sottolineato questa mattina su FMITALIA, Gianpaolo Miceli (Cna Balneari Sicilia). Investimenti limitati, per paura di quello che potrebbe succedere nei prossimi mesi.
Con la direttiva Bolkestein (2006), infatti, la regola è chiara: dove il numero delle concessioni è limitato, per scarsità delle risorse naturali ad esempio, serve una gara senza rinnovo automatico e senza preferenze per il precedente concessionario. L’obiettivo è quello di promuovere la parità di professionisti e imprese nell’accesso ai mercati dell’Unione europea. Quindi, in nome della concorrenza di mercato, la direttiva prevede la liberalizzazione delle spiagge (decadenza delle concessioni, ndr) e il conseguente affidamento in concessione con gare pubbliche aperte a tutti gli operatori europei.
Ma la “risorsa spiaggia” è limitata in Italia, al punto da rendere necessario il ricorso alle gare? Miceli prova a spiegare il ‘nodo cruciale’. “Il Consiglio di Stato in tutte le sue sentenze ha detto che la risorsa è scarsa, ma l’attuale Governo, che ha riunito una cabina di regia creando una mappatura, ha dichiarato ufficialmente che la risorsa non è scarsa, quindi c’è spazio per nuovi investimenti. Gli operatori balneari sono quelli che in tutti questi decenni hanno ridotto l’impatto dell’erosione, perché sono stati sempre sul pezzo sulla gestione del demanio. E hanno curato le spiagge e l’aspetto sicurezza, anche nelle vicine ‘libere’. Temo che nell’ipotesi in cui si dovesse andare a gara non ritroveremmo più attivi il 60% degli operatori balneari odierni”, evidenzia allarmato Gianpaolo Miceli. A sostituirli, magari, grandi gruppi europei slegati da ogni contatto con il territorio e interessati a fare business più che economia locale (assunzioni, investimenti in sicurezza, etc).
Cosa succederà in caso di nuova gara per le concessioni? “Chi ha la sua concessione immagino proverà a riprendersela, ma il tema è che in tanti non avranno la forza del ‘grosso gruppo’ che arriva mettendo giù dei denari importanti, con un sistema di organizzazione completamente diverso. Quindi assisteremo, nella migliore delle ipotesi, a un dimezzamento degli operatori”, ipotizza Miceli.
“Il governo ha riunito d’urgenza una cabina di regia per avviare un dibattito con la Commissione Europea. La trattativa si deve ancora concludere e arrivare a un risultato finale”, chiosa Miceli. Con quella scadenza del 31 dicembre 2024 che continua a tormentare i sonni dei balneari siciliani.