Canale Grimaldi "fortemente inquinato", nuova bocciatura di Legambiente: "politica risolva il problema"
Le coste siciliane continuano a risentire della mancata depurazione. L’allarme lanciato ormai diversi anni addietro da Legambiente resta, purtroppo, in molti casi inascoltato. E così Goletta Verde certifica ancora una volta come i tratti “neri” delle coste siciliane non diano segnali di recupero. Su ventisei punti monitorati nel corso della campagna 2018 appena conclusa, ben ventidue presentano cariche batteriche elevate.
Nel mirino ci sono canali e foci che continuano a riversare in mare scarichi non adeguatamente depurati. E ci sono anche record assoluti, con situazioni che nonostante esposti dell’associazione e controlli delle forze dell’ordine mostrano un inquinamento ormai cronico come la situazione in cui versa il Comune di Augusta, dove i cittadini aspettando da 40 anni un depuratore.
A Siracusa caso limite è sempre quello del canale Grimaldi, nel Porto Grande di Siracusa, risultato anche quest’anno “fortemente inquinato”. “Passano gli anni ma il porto rimane inquinato a causa dello scarico delle acque reflue provenienti dal depuratore cittadino.
Lo scarico – ricorda Legambiente Siracusa – fu autorizzato più di 20 anni fa come soluzione temporanea per scaricare in mare il refluo depurato proveniente dall’impianto cittadino ma da allora nonostante le nostre continue denunce, le inchieste giudiziarie, i sequestri e le promesse delle amministrazioni e delle società di gestione del depuratore continua ad essere regolarmente utilizzato”.
Per gli ambientalisti, l’impatto su un ecosistema praticamente chiuso come il porto è molto elevato: “il notevole apporto di sostanze nutritive determina un processo di vera e propria eutrofizzazione, con la formazione di alghe e il deposito sul fondo di fanghi. Senza contare il grave spreco di una risorsa come il refluo depurato altrimenti utilizzabile per l’agricoltura e l’industria. Questa situazione non può essere più tollerata”.
Per Legambiente è mancata fino ad oggi la volontà politica di risolvere la questione. “Una soluzione immediata potrebbe essere quella di utilizzare l’impianto del consorzio di bonifica per portare l’acqua fino al depuratore consortile della zona industriale che attraverso la propria condotta lunga un chilometro potrebbe sversare il refluo in mare aperto”, è l’idea servita come consiglio alla nuova amministrazione.