Caro bollette, commercianti disperati: “A Siracusa rischio chiusure in due bimestri”

 Caro bollette, commercianti disperati: “A Siracusa rischio chiusure in due bimestri”

“La parola da usare è disperazione. I commercianti siracusani sono disperati”. Il presidente di Confcommercio Siracusa, Elio Piscitello, fa suonare l’allarme. Il caro bollette ed il costo dell’energia (luce e gas) rischia di assestare il colpo di grazia ad un settore già provato dopo due anni di covid. “Siamo in una tempesta perfetta, che potrebbe portare alla chiusura di diverse attività commerciali che si sono indebitate per sopravvivere dopo la pandemia ed hanno fatto ricorso al mercato del credito. Si pensava che dopo il coronavirus ci sarebbe stata la ripresa. Ci avevamo creduto tutti e qualche segnale si era anche visto. E ora eccoci qua. Disperati”, dice Piscitello intervenuto su FMITALIA.
I commercianti siracusani possono reggere un simile costo dell’energia “per uno o due bimestri ancora al massimo. Dopodichè sarà crisi irreversibile e insopportabile. Sono convinto che il governo interverrà”, aggiunge il numero uno di Confcommercio Siracusa, aprendo all’ottimismo. “Sin qui, le misure governative sono risultate insufficienti. Chiediamo per il terziario iva al 10% e non al 22. E un ripensamento dei costi dell’energia elettrica: oneri di servizio e defiscalizzazione, almeno per questo periodo”.
In attesa di interventi, a rischio chiusura ci sono decine di panifici, ristoranti, pasticcerie, bar, grossi alberghi e centri sportivi del territorio siracusano. In alcuni casi, il costo energia presenta rincari dal 75 al 100% (Fonte Nomisma e Ufficio Studi Confcommercio). “Dati molto preoccupanti. Siamo in serio allarme, non è uno scherzo. E siamo consapevoli che i maggiori costi di produzione e commercio si riverseranno sui consumatori finali. Soffrono gli imprenditori e soffrono le famiglie”.
Si corre il rischio serrata? Le insegne rimarranno spente e le saracinesche abbassate? “Io parlo di lockdown produttivo: rischiamo di essere obbligati a chiudere per via dei costi non tollerabili dell’attività, con zero margini di profitto. Il primo lockdown ce lo hanno imposto, questo lo decreteremmo noi, per manifesta impossibilità a proseguire. Non escluderei azioni forti di protesta. Siamo stremati e non possiamo permetterci di chiudere le nostre attività, spesso l’unica fonte di reddito e frutto dei sacrifici di una vita”.

 

Potrebbe interessarti