Caro bollette, i sindaci lasciano i monumenti al buio. “Costo insostenibile per famiglie ed enti”
Questa sera niente luci accese per illuminare la fontana di Diana, a Siracusa. Ad Augusta rimarrà al buio il palazzo di città. A Canicattini luci spente al Comune ed a Palazzo Messina Carpinteri, a Buscemi al buio la Badia. Sono solo alcuni esempi, tutte le amministrazioni del siracusano hanno aderito alla simbolica protesta contro il caro bollette. “Chiediamo un intervento immediato del Governo per calmierare i costi di energia elettrica, gas e carburante che al momento rappresentano un fardello insostenibile per Enti, Imprese e Famiglie”, spiegano ad una voce i sindaci della provincia aretusea.
A lanciare l’iniziativa è Anci Sicilia, l’associazione regionale dei sindaci. Il vicepresidente è il siracusano (di Canicattini) Paolo Amenta. “Prima o poi doveva arrivare questo aumento preoccupante e sarà uno sconquasso per famiglie, imprese e Comuni. Si parla tanto di transizione ma il dato che tutti abbiamo fatto finta, fino ad ora, di non capire è che in Italia produciamo appena il 35% dell’energia che serve al Paese. Il resto lo acquistiamo dall’estero, dipendendo così interamente da altri. E dopo 30 anni di pessima politica energetica, il costo degli errori ora ricade su famiglie, imprese e consumi. Perchè aumenterà tutto, non solo le bollette. E pensate poi ai servizi dei Comuni, quelli essenziali. Prendiamo ad esempio le centrali di sollevamento idriche, per garantire acqua nelle case: serve energia per alimentarle. Se aumenta il costo energetico, aumenterà il piano finanziario e tutto si scaricherà sulla bolletta”, analizza preoccupato Amenta. “Non possiamo girarci dall’altra parte. L’incidenza sul reddito pro-capite del cittadino sarà devastante. Un Comune medio, di 10mila abitanti, se ieri metteva a bilancio un costo pari ad 1 milione di euro per illuminazione pubblica e acquedotto, adesso dovrà bloccare 1,5 milioni di euro. Per i Comuni con piano di riequilibrio approvato, una simile variazione equivale al dissesto. La transizione, vista così, potrebbe presentare un costo sociale elevatissimo”.
Una analisi, quella del vicepresidente Amenta, condivisa dai sindaci siciliani che lasciando oggi al buoi palazzi e monumenti segnalano con forza il rischio che si possa tornare a forme di severa austerity. ”
Abbiamo preso l’impegno di ridurre le emissioni di co2 per frenare l’emergenza climatica. In Europa, e ancora di più in Sicilia, dobbiamo recuperare il tempo perduto puntando sulle rinnovabili e le comunità energetiche cittadine. Ma non ce la faremo in pochi mesi, ci vorranno anni”. Ed anche regole chiare perchè anche il fotovoltaico ha un impatto sul territorio, come ricorda la complessa vicenda della Lindo srl ed il progetto per un maxi impianto nel siracusano, contro cui si sono schierate amministrazioni comunali, associazioni e cittadini. “E’ chiaro che servono regole chiare. Dobbiamo pianificare tutto e non invadere terreni agricoli. Le alternative non mancano: ci sono oltre 500 discariche abbandonate in Sicilia, aree industriali in disuso e terreni agricoli degradati”.
Nell’incertezza del futuro, si spengono le luci nelle città. Primi segnali di quella che potrebbe rivelarsi la prima, grande crisi energetica del nuovo secolo.