Castello: "Polemiche pretestuose, i veri mali del teatro greco: pioggia, vento e calpestio"

Non è il direttore del parco archeologico. Non guida la Soprintendenza e non è un archeologo. Eppure, tra i più profondi conoscitori del teatro greco di Siracusa va inserito di diritto Carlo Castello. Il presidente delle guide turistiche conosce ogni centimetro del monumento scavato nel Temenite. Con una battuta si potrebbe dire che è la persona al mondo che vede e vive l’antica cavea più di chiunque altro. Lui sorride e accetta il gioco. “Si, forse è vero che conosco ogni fessura del teatro greco. In fondo da 44 anni sono guida turistica e accompagno gruppi alla scoperta della storia e delle curiosità del nostro monumento simbolo in media 250 volte all’anno. Moltiplicato per 44 anni fanno 11.000 visite…”.
Il teatro ha bisogno di un restauro? “Si, ma non da oggi. Sono anni che se ne parla. Le cause del degrado del teatro sono solo tre: pioggia, vento e calpestio. Quest’ultimo è stato limitato grazie al compianto direttore Calogero Rizzuto. Mi chiese un parere in merito alla decisione, poi assunta, di impedire ai turisti di camminare sui gradini durante le visite”.
Nell’elenco delle cause che aggravano le condizioni della pietra calcarea del Temenite, Carlo Castello non inserisce i decibel e le sollecitazioni da concerto. “E’ semplicemente pretestuoso, strumentale se non addirittura prettamente politico che ogni qual volta si annunciano spettacoli, diversi dalle tragedie, si parli di degrado e usura del teatro. Se si permette ogni anno di rappresentare tragedie per 44 giorni, e a questi si aggiungono altri 12 o 14 appuntamenti, non cambia assolutamente nulla”, dice d’un fiato. “Vogliamo davvero fare qualcosa? Allora alla fine dell’ultimo concerto iniziamo a ragionare tutti seriamente di restauro, anzichè aspettare il prossimo annuncio di concerti nel 2024 per rispolverare polemiche che così appaiono solo strumentali”, la pungolatura ulteriore di Carlo Castello.

“Che poi, mi domando, quanti invocano il restauro sanno cosa significa? Significa che per uno o due anni si dovranno impedire spettacoli di ogni tipo al teatro greco: niente rappresentazioni classiche, niente concerti, niente di niente. Chi ha il coraggio di bloccare una delle poche voci che produce economia su più fronti, nell’asfittico quadro siracusano?”. La provocazione è servita.
Non che le provocazioni manchino in questa vicenda. Come la richiesta di bloccare i concerti a contratti firmati e prevendite avviate. “Ma come si può pretendere di annullare gli spettacoli? Idea insensata. Centinaia per non dire migliaia di biglietti venduti, centinaia di camere già prenotate negli alberghi e nei b&b siracusani, centinaia di biglietti aerei venduti. Per non parlare delle penali da pagare agli artisti, qualora venissero annullati i concerti. A me lascia esterrefatto che ci siano siracusani pronti a festeggiare qualora si cancellassero i concerti. Noncuranti dei milioni di euro che verrebbero sottratti all’economia locale tra accoglienza, ristorazione, trasporti, maestranze. Il teatro deve essere restaurato, questo lo sanno anche gli abitanti delle Galapagos. Da settembre, si lavori a questo obiettivo: politica, esperti, archeologici, tuttologi. Tutti i protagonisti si siedano a un tavolo e si decida il da farsi. Sia ben chiaro, nessuno più di me desidera il restauro e la salvaguardia del teatro. Questo è il mio luogo dell’anima, è il mio ‘studio’ dove lavoro da 44 anni”.