Coronavirus, dal 4 maggio via alla fase 2: ripartenza lenta, distanziamento e mascherine

Nel corso di una conferenza stampa ad ora di cena, il premier Conte ha annunciato come funzionerà l’attesa fase due quella della convivenza con il virus. Dal 4 maggio, si allargheranno le maglie delle restrizioni attuali ma senza libera tutti. Saranno permesse le visite ai familiari, che non dovranno però trasformarsi in rimpatriate o feste. Saranno ancora vietati gli spostamenti da regione a regione, con il sistema dell’autocertificazione.
Il distanziamento sociale rimane la base, come l’uso di guanti e mascherine. “Vogliamo calmierare il prezzo delle mascherine su cui eliminare l’iva. Il prezzo sarà sui 0.50 euro”, dice il primo ministro.
Sarà consentito l’accesso a parchi e giardini pubblici, ma solo tenendo la distanza di sicurezza. Anche per l’attività sportiva occorre mantenere una distanza di due metri. Gli atleti professionisti potranno tornare ad allenarsi a porte chiuse ma solo per le discipline individuali. Per i funerali, dopo un tira e molla con il comitato scientifico, saranno consentite le cerimonie ma solo con la partecipazione dei familiari, magari all’aperto e per un massimo di 15 persone, sempre a distanza di sicurezza.
Ok all’attività di ristorazione da asporto, senza creare assembramenti davanti al posto di ristoro. Il cibo acquistato va consumato a casa o al lavoro. Per quanto riguardano le attività lavorative, da lunedì riaprono le attività manifatturiere e la produzione all’ingrosso.
Per la riapertura di musei, mostre e biblioteche e allenamenti per le squadre bisognerà attendere il 18 maggio.
Dal primo giugno riaprono bar, ristoranti, parrucchieri ed estetiste.
In base alle indicazioni contenute nella bozza di Dpcm, in tutta Italia domani riaprono i cantieri pubblici e il 4 maggio quelli privati. Protocolli ad hoc verranno stilati per assicurare la sicurezza di personale e clienti. Ma se entro il 18 maggio la curva dei contagi dovesse riprendere a salire, il ministero della salute potrà disporre misure di nuovo contingentamento per i singoli territori colpiti.




Coronavirus, Siracusa e provincia: l'Asp corregge la Regione. Sono 106 i positivi

A chiarire il caso dei numeri di giornata, nato dopo la pubblicazione dell’aggiornamento regionale sull’andamento dell’epidemia, è l’Asp di Siracusa.
I dati della provincia di Siracusa aggiornati al 26 aprile 2020 dicono 106 attuali positivi (erano 46 per la Regione) di cui 51 ricoverati 1 in Terapia intensiva, 50 in altri reparti e 55 in isolamento domiciliare. Sono 82 i guariti di cui 22 clinicamente, 60 virologicamente, 23 decessi, 5706 tamponi eseguiti.
“I dati utilizzati per l’elaborazione sono forniti dal Dipartimento di Prevenzione Medica dell’ASP e dalla Unità Operativa Complessa di Malattie infettive dell’Ospedale Umberto I che, tra l’altro, monitora i ricoveri in tutti i centri COVID istituiti nel territorio dell’ASP di Siracusa.
I dati regionali sono prelevati dal sito della Regione Siciliana Dipartimento di protezione Civile”, spiega con un post social l’Asp di Siracusa.




Coronavirus, quei numeri che non tornano: più ricoverati che positivi. Come è possibile?

Sono dati sorprendenti, sotto diversi punti di vista. Nel giro di una settimana, gli attuali positivi in provincia di Siracusa si sono dimezzati. Sono 46 secondo l’ultimo aggiornamento fornito dalla Regione, meno persino dei ricoverati nelle strutture covid della provincia, che sono 51. Ecco la sorpresa.
Per logica, infatti, i positivi dovrebbero almeno essere 51 ovvero tanti quanti i positivi, ipotizzando comunque che – per magia – in provincia di Siracusa non ci siano da oggi positivi in isolamento domiciliare. Strano davvero.
La Regione, sollecitata sul punto, prova a fare chiarezza: “ci sono ricoverati negativi al covid ma ancora in ospedale”. Ecco, quindi, perchè i ricoverati sarebbero più numerosi degli attuali positivi. Potrebbe anche essere che tra i ricoverati vi sono positivi spostati da altre province.
Rimane comunque il nodo dei contagiati in isolamento domiciliare: in provincia di Siracusa, seguendo questi numeri, non ce ne sarebbero.
Ancora una volta, i numeri paiono non tornare. Serve un chiarimento per evitare che i dati, più che pazzi, rischino di apparire illogici. Una spiegazione ci sarà ed è bene fornirla.




Coronavirus, Siracusa e provincia: 46 contagiati, 51 ricoverati, 23 deceduti

È un dato a prima vista sorprendente e bisognoso di una vera analisi da parte dei tecnici. Precipita il numero degli attuali positivi in provincia di Siracusa: 46. Incoraggiante, in previsione della fase due. Ma è anche un numero che pare cozzare con quello dei ricoverati, pari a 51. Sono inveve 142 i guariti e 23 i decessi.
Sulle cifre pesa forse il lavoro a singhiozzo del laboratorio dell’Umberto I nell’analisi dei tamponi. Una attività che sta risentendo di problemi vari, in primis pare collegati alla disponibilità di reagenti.
Questa la divisione degli attuali positivi nelle altre province: Agrigento, 66 (0 ricoverati, 65 guariti e 1 deceduto); Caltanissetta, 116 (15, 21, 11); Catania, 674 (107, 200, 79); Enna, 297 (130, 72, 28); Messina, 403 (95, 83, 47); Palermo, 377 (68, 51, 28); Ragusa, 54 (6, 29, 6); Trapani, 74 (6, 57, 5).
Si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal Ministero della Salute per contenere la diffusione del virus. Per ulteriori approfondimenti visitare il sito dedicato www.siciliacoronavirus.it o chiamare il numero verde 800.45.87.87.




Rinforzo al sapore di commissariamento: diarchia per il Dipartimento Prevenzione Asp

Ufficialmente si tratta di un provvedimento di affiancamento e supporto, richiesto dalla stessa Asp di Siracusa. Ireneo Sferrazza arriva a rinforzare il Dipartimento di Prevenzione ed Epidemiologia. Una sorta di prestito a titolo gratuito dalla Asp di Enna, avallato dall’assessorato regionale su richiesta diretta dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Siracusa.
Sferrazza affiancherà e supporterà la dottoressa Lia Contrino, attuale direttrice del Dipartimento di Prevenzione. È, ad esempio, quello incaricato della gestione dei tamponi di quarantena, un servizio che ha acccusato forti ritardi e che nelle ultime settimane è stato al centro di molte polemiche.
Al momento, nessun commmeto ufficiale. Dall’Asp trapela però la volontà di racchiudere il senso di questa nomima in un’azione di rinforzo e non già di bocciatura o commissariamento interno.
Una settimana fa, commentando la relazione ricevuta dal covid team inviato a Siracusa, l’assessore regionale Razza non aveva escluso provvedimenti sulla scorta di quanto indicato dagli esperti, chiamati in soccorso della sanità siracusana. Fonto vicine all’assessorato regionale, però, parlando di provvedimento richiesto dall’Asp di Siracusa e motivato con la necessità di fornire supporto al servizio.




Siracusa. Il sorriso sulle mascherine dei "giganti" buoni: dal rugby in meta per la Caritas

Sulla mascherine che indossano quando consegnano i pacchi spesa ai siracusani in difficoltà, hanno disegnato un sorriso. “Vorremmo fosse un segno di buon auspicio, per quando potremo tornare a ridere insieme. Di nuovo a viso scoperto”, racconta Roberto con il suo fisico massiccio da mediano di mischia della Syrako Rugby. Insieme al compagno di squadra Gianni, secondo centro, ha letto nelle settimane scorse l’appello della Caritas diocesana che cercava volontari e senza pensarci due volte, hanno subito preso il telefono e chiamato il direttore, padre Marco Tarascio.
Con gli allenamenti e il campionato fermo, lo smart working e la cassa integrazione, hanno pensato di utilizzare il tempo libero per dare una mano a chi sta peggio. E sono riusciti a trascinarsi altri pezzi importanti della squadra di rugby di Siracusa. “Il primo insegnamento del nostro sport è non scoraggiarsi: ogni volta che l’avversario ti butta già, ci si rialza per strappargli ancora qualche metro. Il secondo è la solidarietà: si avanza passando la palla indietro al compagno. Ed è stato forse per queste ragioni che, in questi giorni difficili, nonostante le preoccupazioni che ognuno di noi ha, ci è venuto spontaneo pensare a chi sta peggio”, raccontano Roberto e Gianni attraverso il sito della Caritas.
Per dare una idea del bisogno diffuso in città, sono circa 6.000 le richieste giunte al Comune di SIracusa per i buoni spesa statali. Da Roma sono arrivati 901mila euro. “Vuol dire in media 238 euro a famiglia”, fa i conti don Marco Tarascio. “Quella cifra era però uguale per tutti, anche per chi ha dieci figli, e non sono casi poi così rari. Era evidente che quelle risorse non sarebbero state sufficienti”. Ecco perchè la Caritas non si ferma e continua con le sue attività di supporto ai nuclei familiari in forte difficoltà. Sono 2.200 le famiglie seguite dall’organizzazione diocesana, con un pacco spesa consegnato almeno ogni 8 giorni.  




Siracusa. Corone di fiori ai cancelli chiusi del cimitero: "omaggi ai nostri cari defunti"

Il cimitero rimane chiuso, come da disposizioni per il contenimento dei contagi. Un tentativo di riapertura controllata, proposta dal Comune di Siracusa, non è andato a buon fine, ricevendo il no secco della Regione.
Non manca comunque il pensiero verso i defunti. Questa mattina, il sindaco Francesco Italia ha deposto tre corone di fiori agli altrettanti cancelli (chiusi) della struttura comunale. “Lo abbiamo fatto in nome e per conto di chi, purtroppo, in questi giorni non può farlo. Un omaggio ai nostri cari defunti da parte di tutta la comunità”, ha detto il primo cittadino.
Le corone di fiori sono state donate dalla fioreria “Il Pothos” di Giuseppe Palazzolo.
Domenica prossima, 3 maggio, si ripete l’iniziativa dell’omaggio floreale ai cancelli.




Fase 2, gli industriali scrivono a Musumeci: meno burocrazia, più investimenti

Un piano straordinario per la ricostruzione. Un’Authority a garanzia della coesione tra governo, parti sociali e comunità scientifica. Una operazione drastica e radicale di semplificazione amministrativa. Tempi certi e veloci per le autorizzazioni. Liquidità alle imprese. Contributi per la copertura degli oneri sociali. Un’attenzione particolare al turismo.
In sintesi una nuova e convinta politica industriale sostenibile.
Queste le priorità che gli industriali indicano in una lettera aperta al governatore della Regione Siciliana, Nello Musumeci. Il documento è firmato dal vicepresidente vicario di Sicindustria Alessandro Albanese, dal presidente di Confindustria Catania Antonello Biriaco e dal presidente di Confindustria Siracusa Diego Bivona.
Due pagine in cui vengono individuati i tratti necessari per una ricostruzione efficace e una ripartenza effettiva del tessuto produttivo dell’Isola.
Liquidità alle imprese e risorse umane. “È urgente – si legge nella nota – mettere in campo tutte le risorse umane ed economiche, a cominciare da una adeguata liquidità, per dare fiducia alle imprese che si sono fermate, per reimpiegare il personale, per contribuire alla ripartenza generalizzata dei consumi, con una particolare attenzione al comparto del Turismo che è senz’altro il più vulnerabile essendo l’ultimo che entrerà a regime. Bisogna guardare oltre e pensare di progettare una nuova rinascita”.
La copertura degli oneri previdenziali. È fondamentale far sì che vengano mantenuti i livelli occupazionali. Per questo occorre dirottare sulle imprese i fondi per poter sostenere gli oneri previdenziali dei dipendenti. Le risorse, ampiamente reperibili tra le pieghe del POC (Programma Operativo Complementare) e del PO Fesr (Programma Operativo sul Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale).
Opere pubbliche e semplificazione amministrativa. “Il Governo e la Politica tutta, si impegnino a semplificare la macchina amministrativa rendendo certi e veloci i percorsi autorizzativi per i nuovi investimenti ed alleggerendo i molteplici vincoli imposti dalla attuale normativa; si utilizzino i fondi comunitari per investimenti che creino realmente valore per l’economia; si avviino tutte le opere pubbliche bloccate, con estrema decisione e con procedure di assoluta emergenza, come ad esempio la semplificazione del Codice degli Appalti, utilizzando il “sistema Genova” se è il caso”.
Un’Authority per la politica industriale. ”Servono subito segnali inequivocabili che la Regione Siciliana promuove una convinta politica industriale sostenibile. Per fare questo è necessaria una sorta di Authority per la ricostruzione, fondata sulla capacità di creare il necessario clima di coesione tra Governo della Regione, Politica, Organizzazioni di categoria e Sindacati, con l’imprescindibile presenza della Comunità scientifica, per lavorare su un Piano strategico basato, più che sui settori, sui fattori di sviluppo”.
L’attrazione di investimenti. “Si mettano in atto provvedimenti mirati che rendano di nuovo attrattiva la nostra regione per nuovi investimenti produttivi, supportando le imprese oggi presenti nel nostro territorio, incentivando nuovi operatori, chi ha voglia di investire in prodotti strategici e vitali di cui la Sicilia ha grande bisogno”.
I numeri del lockdown. “Il lockdown – si legge nella nota degli industriali siciliani – ha fermato circa il 58% delle nostre imprese lasciando a casa circa 50.000 lavoratori solo nel settore industriale. La perdita del sistema economico nel suo complesso è stimata in 2,1 miliardi al mese. Un sistema economico già provato dalla crisi del 2007 che ha generato nell’arco temporale 2007-2018 una diminuzione del 15% del PIL regionale. Se dovessero ripartire tutte le attività a maggio, alla fine del 2020 si registrerà una ulteriore diminuzione del Pil tra il 10% e il 12%. Purtroppo i numeri, che non sono né di destra né di sinistra, nella loro durezza ci dicono che ci troviamo in una situazione di grave recessione. Dobbiamo scongiurare in ogni modo di entrare nella pericolosa fase della depressione economica”.
No agli errori del passato. ”Superata la “fase 2”, serve una forte discontinuità che parta da una serena analisi degli errori di politica economica di questi anni, nei quali è mancata, tra le altre cose, una politica industriale legata a principi di sviluppo sostenibile”. Gli industriali non omettono di sottolineare l’ampia collezione di errori del passato. Basti pensare allo stato in cui oggi versano le aree industriali ex Asi che sono passate da una gestione provinciale farraginosa ed inefficiente ad una gestione regionale che sulla carta avrebbe dovuto diventare, con l’Irsap, una sorta di Agenzia per lo sviluppo delle attività produttive e di attrazione d’investimenti ma che di fatto oggi è soltanto una sovrastruttura che non è nelle condizioni di gestire nemmeno i servizi essenziali delle stesse aree industriali, come la semplice manutenzione”.
Pianificare il futuro. “Pertanto, si rende necessario ed inderogabile cominciare ad identificare e pianificare provvedimenti indispensabili per iniziare la fase della ricostruzione che, se ben gestita, potrebbe consentirci di guardare al nostro futuro con più fiducia, ritrovando una nuova normalità che ci veda non più fanalino di coda nei parametri economici e nella qualità della vita, cause che portano tanti giovani a lasciare la Sicilia”.
Attenzione a non restare un passo indietro. “Queste – concludono Albanese, Biriaco e Bivona – sono solo alcune delle priorità cui bisogna subito mettere mano per vincere la competizione con altri territori nazionali ed internazionali, colpiti come noi dagli effetti della pandemia. Ma non dimentichiamo che gli altri territori non hanno i nodi strutturali della nostra Regione, dunque saranno senz’altro più reattivi a cogliere le opportunità che si presenteranno“.




Coronavirus, Siracusa e provincia: 96 contagiati, 50 ricoverati, 23 deceduti

Diventano 96 gli attuali positivi al coronavirus in provincia di Siracusa. Uno in meno rispetto ad ieri. Sono invece 50 i ricoverati, 82 i guariti. Salgono ancora i decessi, ora 23. I dati sono contenuti nel consueto report regionale di aggiornamento.
In totale, dall’inizio dell’epidemia, sono complessivamente 201 i casi di coronavirus registrati in provincia di Siracusa.
Questa la divisione degli attuali positivi nelle altre province: Agrigento, 129 (0 ricoverati, 2 guariti e 1 deceduto); Caltanissetta, 116 (15, 21, 11); Catania, 670 (107, 195, 78); Enna, 302 (133, 67, 28); Messina, 402 (98, 83, 45); Palermo, 372 (70, 48, 27); #Ragusa, 75 (6, 6, 6); Trapani, 110 (6, 20, 5).
Si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal Ministero della Salute per contenere la diffusione del virus. Per ulteriori approfondimenti visitare il sito dedicato www.siciliacoronavirus.it o chiamare il numero verde 800.45.87.87.




Siracusa. Coronavirus, Covid Team, Pomara: "Fondamentale cura domiciliare, tamponi presto a regime"

“Urgente intervenire sulla questione tamponi”. Il sindaco di Siracusa, Francesco Italia chiede l’intervento, in termini di pressing, del prof. Cristoforo Pomara del Covid Team. Questa mattina, diretta Facebook organizzata dall’Assostampa di Siracusa, con i giornalisti in collegamento. “Ci sono persone che attendono addirittura da 40 giorni- ha osservato il primo cittadino- Tutto questo va oltre ogni limite della pazienza che i cittadini possono avere”. Pomara ha voluto spiegare che non si tratta di una questione squisitamente locale, ma legate anche alla tipologia della sanità in alcune regioni. “Oggi Siracusa è in grado di processare in autonomia i tamponi- ha detto- Occorre anche aggredire la patologia con una precisa scala di priorità. I kit sono in arrivo e si potrà normalizzare il tutto . Un sacrificio che per molti cittadini siciliani ed italiani è stato analogo”. Pomara ribadisce la convinzione che il virus vada aggredito a casa. “In questa regione si è riusciti a contenere più che in altre la pandemia”.  Per quanto riguarda i percorsi, Pomara parla di un “cambiamento totale, una rivoluzione vera e propria gestionale. Noi di questo virus non conosciamo nulla. Non sappiamo nemmeno se i sistemi di condizionamento possano agevolarne il contagio. Abbiamo fatto un’aggressione violenta strutturale della struttura che potesse separare due aree dell’ospedale come se fossero due aree completamente diverse. Sull’isolamento e sulla separazione netta attuali, nessun dubbio. Abbiamo agito solo sull’Umberto I. Nelle altre strutture sanitarie, visite nei prossimi giorni”. Per la fase che andiamo ad affrontare, Pomara crede nelle strutture Covid isolate,s celta che, tuttavia, ha fatto presente, spetterà a chi è deputato a compierle. “Se riusciamo a spostare l’assistenza a domicilio, comunque, evitiamo il rischio di contagio in ospedale. Si, quindi, al ruolo centrale delle Usca”. Rispetto alla questione degli ennesimi contagiati in ospedale (nello specifico degli ennesimi infermieri risultati positivi), il prof. Pomara ha ricordato di “un tasso di infezione del personale molto alto nel resto del Paese. Il dato va affrontato singolarmente, caso per caso. Posso dire senza dubbio che se ho un tesoretto di tamponi a disposizione, devo passare attraverso tutti i contatti. L’allarme scatta se la catena dei contagi va oltre la possibilità di controllo, cosa che non sarebbe accaduta”.

Dal punto di vista economico, il sindaco ha parlato di ripartenza. Chiede misure chiare e certezze, soprattutto per alcuni settori, come la ristorazione, gli esercizi commerciali, il turismo. “Occorre capire subito quali azioni saranno richieste e devono essere misure sostenibliI dal punto di vista economico. Non possiamo permettere che le attività chiudano. Chiediamo la creazione di un fondo straordinario per le emergenze, che nella filiera turistica manca; la sospensione dei contributi per i lavoratori. Se è vero che non vogliamo lasciare a casa nessuno, dobbiamo agire perchè gli imprenditori possano pagare gli stipendi ai loro dipendenti. Si deve agire anche in termini di reddito di imposta per tutte le categorie catastale degli immobili . Mi auguro che il Governo decida azioni urgenti ed efficaci, ascoltando la voce dei territori, di cui i sindaci si fanno portavoce dopo il confronto con chi opera concretamente nei settori coinvolti”.