Augusta. Cocaina negli slip: droga sequestrata, presunto pusher ai domiciliari

Nascondeva dieci grammi di cocaina, suddivisa in due involucri, all’interno degli slip. Non è bastato per farla franca. I carabinieri di Augusta hanno arrestato il flagranza di reato il pregiudicato  46enne Antonino  Lanzafame per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
L’uomo a bordo della sua autovettura è stato sottoposto dai militari operanti ad una perquisizione personale e veicolare ed è stato trovato in possesso di circa dieci grammi di cocaina già divisa in due involucri e pronta per lo spaccio, custodita all’interno degli slip. La droga è stata sequestrata, mentre l’uomo, dopo le formalità di rito è stato condotto presso la propria abitazione in regime di arresti domiciliari è sanzionato in quanto non rispettava le norme previste sul contenimento della pandemia e si aggirava per le vie cittadine senza alcun comprovato motivo di urgenza o di salute.




Coronavirus, Siracusa e provincia: 97 contagiati, 56 ricoverati, 19 deceduti

Sono 97 gli attuali positivi al coronavirus in provincia di Siracusa. Ed è il secondo giorno consecutivo con numeri in calo, per quanto la flessione sia contenuta: uno in meno rispetto ad ieri. Sono 56 invece i ricoverati, 81 i guariti e diventano 19 i decessi. I numeri sono quelli forniti nel report quotidiano di aggiornamento della Regione.
Questa la divisione degli attuali positivi nelle altre province: Agrigento, 129 (0 ricoverati, 2 guariti e 1 deceduto); Caltanissetta, 119 (17, 16, 10); Catania, 706 (96, 123, 76); Enna, 321 (160, 40, 25); Messina, 397 (103, 78, 44); Palermo, 358 (68, 48, 27); Ragusa, 62 (4, 6, 6); Trapani, 112 (6, 18, 5).
Si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal ministero della Salute per contenere la diffusione del virus. Per ulteriori approfondimenti visitare il sito dedicato www.siciliacoronavirus.it o chiamare il numero verde 800.45.87.87.




Canicattini. Covid-19, morta l'anziana ospite della Casa di Riposo: era stata ricoverata in Geriatria

E’ il primo decesso per Coronavirus registrato a Canicattini. Non ce l’ha fatta l’anziana ricoverata all’Umberto I di Siracusa, caso zero delle infezioni nella Casa di riposo di Canicattini Bagni. La donna, 83 anni, con patologie pregresse, è stata ospite della Casa di riposo Madre Teresa, attualmente chiusa.L’anziana ricoverata nel pieno dell’emergenza nel reparto di Geriatria dell’Umberto I era stata dimessa sotto la responsabilità dei medici che l’avevano seguita e che ne avevano certificato la totale guarigione. Successivamente ricoverata, dopo una settimana, sempre all’Umberto I di Siracusa, a causa dell’aggravarsi delle condizioni di salute, la stessa veniva sottoposta a tampone risultando positiva al Covid-19. Alla famiglia dell’anziana donna le condoglianze del Sindaco Marilena Miceli, dell’Amministrazione comunale, del Presidente del Consiglio Paolo Amenta e di tutto il Consiglio comunale. Intanto, sono guarite le prime quattro persone rimaste contagiate, risultando negative al doppio tampone. Stazionarie rimangono le condizioni degli anziani ricoverati a Noto, già risultati asintomatici, degli operatori della Casa di riposo Madre Teresa e degli altri canicattinesi che in queste passate settimane sono stati contagiati, fuori dalla città, nei luoghi di lavoro, o all’interno dei vari nuclei familiari nell’attesa dei risultati dei tamponi. Questo il quadro completo dei contagi a Canicattini Bagni: Totale positivi dall’inizio dell’emergenza 22 (10 + 12 anziani della Casa di riposo Madre Teresa); Ricoverati 13 (2 + 11 anziani);
Deceduti 1; Guariti 4; Totale attuale dei positivi 17 (di cui 11 anziani).
In quarantena e in isolamento dall’inizio dell’emergenza 92 persone (in quanto facenti parte del percorso dei contatti dei positivi o perché rientrati a Canicattini Bagni da altre località e dal nord).Dal C.O.C. il Sindaco Marilena Miceli continua ad invitare i suoi concittadini a restare a casa e a ridurre gli spostamenti ai soli casi di necessità, ovvero, per motivi di salute, lavoro e fare la spesa.«Questa è la fase più delicata – ha ribadito il Sindaco Miceli – e dobbiamo essere più attenti e forti di prima, evitando di allargare le maglie della rete, per evitare di vanificare tutti gli sforzi e i sacrifici fatti sinora. In questo momento tutta la città piange la perdita della nostra anziana concittadina e insieme ci stringiamo al dolore dei familiari».




Siracusa. Tamponi di fine quarantena, si accelera: "Da oggi 200 al giorno, da lunedì 400"

Duecento tamponi da oggi e 400 da lunedì per la provincia di Siracusa. Da questa mattina arrivano, dunque, le telefonate attese a quanti attendono i tamponi di fine quarantena da settimana. Sarebbe il frutto di un protocollo siglato ieri con un altro laboratorio privato, che si aggiunge a quelli autorizzati dalla Regione e che si occupano di processare i tamponi della provincia di Siracusa. Il numero delle strutture arriva, in questo modo, a quattro, secondo quanto annuncia il direttore sanitario dell’Asp, Anselmo Madeddu. “Ci scusiamo per le lunghe attese- premette Madeddu- ma si tratta in primo luogo di un’errata programmazione nazionale. Nessuno ha dormito. Abbiamo dovuto assicurare innanzitutto i malati, i grigi, i contatti. Purtroppo la richiesta di tamponi è stata di gran lunga superiore a quella che era stata preventivata a livello nazionale. Inizialmente è stato sottovalutato il livello di diffusione. Non è nemmeno vero, però,che la Sicilia ha avuto un mese di vantaggio ma di nove giorni rispetto al primo caso, quello di Codogno. Nessuno aveva ospedali pronti perchè questa malattia non esisteva nemmeno sulla faccia della terra, la stiamo conoscendo giorno dopo giorno. Il primo caso a Siracusa è datato 2 Marzo. Non dimentichiamo che in Sicilia abbiamo anche pagato quei 30 mila rientri, 4 mila soltanto a Siracusa. Disponiamo di laboratorio per noi soltanto da 15 giorni”. Per quanto riguarda le lunghe attese di fine quarantena e l’impossibilità, per tanti, di rientrare al lavoro, Madeddu annuncia la richiesta di estensione dei certificati di malattia, così da “coprire” il periodo senza ripercussioni dal punto di vista lavorativo. Per quanto riguarda i contagi in ospedale, il direttore sanitario dell’Asp ridimensiona quanto accaduto a Siracusa. “In termini percentuali- sostiene- non è stata la catastrofe descritta da alcuni. Ci sono stati, in altre strutture sanitarie, anche casi peggiori. La carenza di reagenti sul mercato di certo ha rallentato di gran lunga, invece, il lavoro per processare i tamponi. Speriamo che con l’accordo di ieri l’ostacolo possa essere superato”. Madeddu entra anche nel dettaglio delle difficoltà di gestione dei percorsi all’ospedale Umberto I. “Un ospedale vecchio di 70 anni- dice- Ci sono anche responsabilità politiche, dunque, non di certo soltanto dei dirigenti medici. E’ ovvio che tornando indietro non rifaremmo tutto alla stessa maniera. Occorre aggiustare continuamente il tiro, come del resto si sta facendo a livello nazionale. E ‘ ovvio che bisogna fare tesoro di quello che è successo”. Il direttore sanitario dell’Asp parla, infine, del caso Rizzuto. “Ho vissuto con dolore la sua morte- racconta- Era un mio carissimo amico. Non entro nel merito di aspetti che adesso sono al vaglio della magistratura. Massimo rispetto. Se ci sono state delle responsabilità , ne prenderemo atto. Sarebbe scorretto e grave se io entrassi adesso nel merito”. Madeddu ribadisce che “andare in ospedale adesso non comporta rischi per i cittadini. I percorsi sono separati. Ci rendiamo conto di avere sbagliato a livello di comunicazione. Siamo la provincia con il tasso di incidenza più basso in Sicilia dopo Ragusa. Pensiamo che nella piccola Enna ci sono 316 casi mentre nella nostra provincia siamo a 98. Abbiamo un tasso di guarigione altissimo, con 87 guariti. Gli errori ci sono stati da noi come ovunque nel mondo. Se qualcuno pensava che a Siracusa non sarebbe accaduto nulla, non ha capito cosa stava accadendo in ogni luogo della terra”.




Siracusa. "In casa da marzo, tampone senza esito: questi sono arresti domiciliari"

“Dal 5 aprile attendo l’esito del mio tampone di fine quarantena. Nessuno mi risponde, nessuno mi fornisce le informazioni a cui avrei diritto e resto chiuso in casa, da solo, come fossi agli arresti domiciliari, praticamente ormai da quasi due mesi”. La storia che racconta Matteo  è simile ad altre. Sono quei cittadini, spesso lavoratori, rientrati dal Nord Italia per via della chiusura dei cantieri in cui erano impiegati. “Lavoravo in provincia di Pavia. Il 15 marzo scorso sono tornato a casa- racconta- Mi sono autodenunciato e messo in quarantena, dopo la prevista registrazione e tutte le comunicazioni previste. Ho completato il mio periodo di quarantena il 30 marzo. Fino al 5 aprile, nessuno mi aveva contattato, poi finalmente sono stato sottoposto a tampone. Da quel momento, il silenzio assoluto. Siamo al 23 aprile e non ho notizie. Ho inviato miriadi di email agli indirizzi predisposti, ho tentato centinaia di volte a contattare i numeri telefonici indicati dall’Asp: nulla, nessuno mi calcola, forse perchè non sono nessuno, non ho amici importanti? Vivo praticamente agli arresti domiciliari, con la famiglia sballottata. Mi vengono  a portare la spesa ogni due giorni e ritengo che tutto questo non sia affatto giusto”. Nella sua stessa situazione anche i fratelli Antonio e Francesco. Sono rientrati lo stesso giorno, insieme ad altri colleghi, tutti nelle medesime condizioni. La speranza è che l’annuncio di questa mattina, lanciato su FMITALIA dal direttore sanitario dell’Asp, Anselmo Madeddu possa essere effettivamente la svolta che questi cittadini attendono: 200 tamponi al giorno da oggi e 400 da lunedì per accelerare gli iter legati proprio agli esami di fine quarantena.




Siracusa dice no alla sperimentazione 5G, pubblicata l'ordinanza

Niente sperimentazione della tecnologia 5G a Siracusa. Dopo la chiara dichiarazione d’intenti dei giorni scorsi, è arrivata l’ordinanza. “No ad impianti 5G sul territorio siracusano fino a tutta la durata dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus”, spiega la nota di Palazzo Vermexio.
Il provvedimento prevede “la sospensione della sperimentazione del 5G su tutto il territorio comunale” ma anche “del rilascio di autorizzazioni per l’istallazione di nuove stazioni radio-base” oltre alle “autorizzazioni per l’adeguamento di stazioni radio-base già esistenti alla nuova tecnologia 5G, anche delle autorizzazioni già concesse, sino alla cessazione dell’emergenza sanitaria da covid-19”.
L’ordinanza ha carattere contingibile e urgente sia per ragioni sanitarie che di incolumità pubblica ed è stata adottata nel rispetto del principio di precauzione per prevenire conseguenze sulla salute umana e sull’ambiente.
“Come ho avuto modo di dire in altre circostanze – afferma il sindaco Italia – la fase che stiamo attraversando non è la più adatta. A una popolazione già sotto pressione psicologica per la diffusione della pandemia, non si possono imporre ulteriori stress con scelte che alzano il livello di allarme e che si aggiungono ai rischi già vissuti per l’inquinamento atmosferico. In questo momento, piuttosto, le istituzioni devono dare fiducia ai cittadini e rafforzare la coesione”.
L’ordinanza, lunga sette pagine, evidenzia come la letteratura faccia riferimento a “criticità sconosciute” e a “conseguenze biologiche non intenzionali” del 5G.
“È una materia – conclude il sindaco Italia – che richiede cautela. C’è la necessità di attendere ulteriori progressi della ricerca perché allo stato il rischio potenziale per la salute pubblica è più alto dei benefici portati dalla sperimentazione. Le misure di contenimento del coronavirus, il flusso di notizie, purtroppo non sempre veritiere, sulle conseguenze dell’infezione e l’incertezza sulla durata dell’emergenza e delle prospettive economiche stanno causando un forte disagio emotivo tra la gente. Tutti i giorni, in misura maggiore in queste settimane, tocco con mano la preoccupazione della gente e non vedo la ragione di fornire oggi ulteriori motivi di allarme”.

Foto dal web




Terapie domiciliari per aggredire il virus dalle prime battute, via alle Usca

Per dare il via alle terapia domiciliare sono operative da oggi le cosiddette Usca, le Unità Speciali di Continuità Assistenziale.
Dopo l’approvvigionamento degli adeguati dpi e la fase di formazione, i medici delle Usca sono da oggi attivi sul territorio. Sarà grazie a loro e ai medici curanti e ai pediatri che a Siracusa sarà possibile avviare la gia citata terapia domiciliare precoce per i pazienti covid.
Una strategia di attacco del virus, sin dai primi sontomi, che vede l’Asp aretusea tra le prime ad avviarla nel sud.
“Nel Nord Italia – afferma la Direzione aziendale – questa sperimentazione sta dando importanti risultati. L’idea è quella di affrontare questo nemico invisibile fin dalle prime battute. Cominciare una terapia domiciliare precoce significa infatti modificare l’esito della malattia, migliorando la prognosi e abbassando il numero dei ricoveri, specialmente quelli critici, col vantaggio di decongestionare gli ospedali e le terapie intensive”.
È stato istituito un Comitato Tecnico Scientifico della Terapia domiciliare precoce Covid, coordinato dal direttore sanitario Anselmo Madeddu e costituito dal primario di Malattie infettive Antonella Franco, dai primari di Medicina Roberto Risicato e Salvo Italia, dal rappresentante della Simg (medici di base) Irene Noè, dal rappresentante della Fimp (pediatria) Salvo Patania, dal direttore ff delle Cure primarie Giuseppe Bruno e dal consulente esperto Carlo Gilistro. Il Comitato tecnico scientifico vigilerà sul protocollo terapeutico, che sarà comunque sempre prescritto dall’infettivologo.

L’Asp di Siracusa ha fornito un approfondimento tecnico, a cura del direttore sanitario Anselmo Madeddu. Lo riportiamo di seguito.

“I medici delle USCA – spiega Anselmo Madeddu – su indicazione del medico curante o del pediatra andranno al domicilio dei pazienti ed effettueranno, oltre al tampone, anche un semplice esame del sangue, per escludere alcune controindicazioni alla terapia come ad esempio il favismo e, se necessario, un ECG per escludere eventuali allungamenti del tratto Q-T e dunque del rischio di aritmie. Quindi, sempre sotto il controllo dell’infettivologo, somministreranno la terapia, fondata sostanzialmente su quattro farmaci, a seconda dei casi. Il primo è l’idrossiclorochina, un antimalarico che si sta rivelando un potente antivirale perché interferisce sui recettori cellulari di SARS-CoV-2 impedendo al virus di entrare nelle cellule. Il secondo è l’eparina a basso peso molecolare, perché previene il tromboembolismo venoso che molti studi italiani stanno dimostrando essere alla base delle morti per covid. Il terzo è un cortisonico secondo le indicazioni dell’infettivologo, perché previene le reazioni abnormi dei processi infiammatori della malattia. Ed il quarto è un antibiotico, di solito una cefalosporina di terza generazione, in caso di sovrinfezione batterica”. Ma si tratta di una rivoluzione terapeutica che ha già dato risultati anche in Ospedale. Oggi Siracusa ha il tasso di guarigioni più alto dell’Isola e sono crollati i ricoveri in Terapia Intensiva.
“Fino a metà marzo – continua Madeddu – la letteratura scientifica, soprattutto cinese, ci diceva di non usare antinfiammatori e cortisonici. Poi in Italia ci si è accorti che i pazienti andavano in Terapia Intensiva per Tromboembolia venosa polmonare. E se era così era inutile ventilare polmoni in cui il sangue non arrivava, perché prima occorreva sciogliere i trombi. Non è un caso che da quando è stata introdotta l’eparina sono crollati i ricoveri in Terapia Intensiva. Ed inoltre, poiché si è capito strada facendo che il problema non è il virus ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule penetrate dal virus, sono stati introdotti farmaci come il famoso Tocilizumab usati nelle malattie autoimmuni reumatiche. Non è un caso che i pazienti affetti di artrite reumatoide non si ammalano di coronavirus. L’introduzione di queste nuove strategie terapeutiche nelle ultime tre settimane ha completamente modificato l’esito clinico. E mi sento davvero di ringraziare i colleghi delle Malattie Infettive di Siracusa che hanno tempestivamente adottato le nuove strategie, ottenendo questi brillanti risultati”.
Adesso dunque la parola passa al Territorio. Giocare d’anticipo, insomma, ed aggredire la malattia già a casa, nelle prime fasi per evitare i ricoveri e alleggerire il sistema. “Mi sento di ringraziare tutti i colleghi del Comitato Tecnico-Scientifico – conclude Madeddu – e tutti i medici e gli operatori sanitari della ASP, che insieme ai medicini di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e ai medici delle USCA stanno dando il meglio di se nell’interesse primario della salute dei cittadini”.




Siracusa. Costruzioni in lockdown, la Cassa Edile anticipa ai lavoratori oltre 2mln

La Cassa Edile Siracusana si è messa in moto per tentare di tamponare l’emorragia reddituale a cui sono sottoposte le famiglie dei lavoratori edili. Diverse le misure adottate. È stato pagato, con 3 mesi di anticipo, il 50% delle gratifiche estive, per un importo complessivo di 1.036.236 euro per 2.172 operai. Erogati, con un mese circa di anticipo, 782.082 euro a titolo di anzianità professionale edile (Ape), per 1.374 operai. In arrivo, inoltre, altri 65.625 euro, sempre a titolo di Ape, per ulteriori 105 operai. Pagato, infine, con una settimana di anticipo, il cosiddetto contributo aggiuntivo, conosciuto come contributo pasquale. Si tratta di una somma complessiva di 264.396 euro suddivisa per 2.986 operai.
Giuseppe Mezzio e Salvo Carnevale, rispettivamente presidente e vicepresidente della Cassa Edile Siracusana, spiegano che “la drammatica esperienza senza precedenti della pandemia lascerà, in tutto il sistema delle costruzioni, evidenti ferite che resteranno aperte anche dopo l’allentamento del lockdown”. Da qui la necessità di intervenit tampone in ottoca locale.
“Nella provincia di Siracusa 9 imprese su 10 – ancora Mezzio e Carnevale – hanno fatto ricorso alla cassa integrazione: 442 imprese per 2.067 operai, 26 apprendisti e 229 impiegati, con un aumento del 197% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nella migliore delle ipotesi, il sistema perderà, in provincia, almeno 6-7 milioni di euro di massa salari”.
Il presidente e il vicepresidente della Cassa Edile Siracusana aggiungono: “Non conosciamo ancora nel dettaglio le misure governative che consentiranno la ripresa, sembra, dopo il 4 maggio. Ma nel frattempo abbiamo voluto agire in maniera snella, veloce e solidale con misure sicuramente tampone ma che hanno comunque dato una boccata d’ossigeno a tanti lavoratori e ai loro famigliari. Perciò adesso sono allo studio delle parti sociali del sistema bilaterale, gestito pariteticamente dall’Ance, associazione dei costruttori edili e dalle organizzazioni sindacali di settore Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil – concludono Mezzio e Carnevale – ulteriori misure per imprese e lavoratori”.




Il malcontento di Cassibile, mentre si popola la baraccopoli: "basta, smantellate tutto"

Si alza il livello di tensione a Cassibile. La goccia che ha fatto traboccare il vaso di una difficile coabitazione tra residenti ed i braccianti stagionali che occupano la baraccapoli all’ingresso sud della frazione è stata rappresentata dalla foto che immortala l’arrivo di altri stranieri. Nelle immagini finite subito sui social e immediatamente condivise, si vede un gruppo di extracomunitari scendere dal bus – distante dalla fermata – e dirigersi con i propri bagagli verosimilmente verso la tendopoli ancora non soggetta a regolamentazione.
Non è la prima volta che i cassibilesi si rivolgono ai media per denunciare il loro stato d’animo. “Noi rispettiamo le norme di contenimento. Stiamo chiusi in casa, usciamo uno per volta. Ma a questi uomini pare essere concesso tutto: uscire in gruppo, fare compere in gruppo, salire su furgoni, scendere da bus”, lamenta l’ex presidente della circoscrizione, Paolo Romano.
“Vi prego, non uscite il discorso del razzismo. Qua non c’entra. Vogliamo sapere, però, se Cassibile è diventato una sorta di luogo franco, dove tutto è permesso ma non ai cittadini. Lo Stato e le leggi esistono solo per gli onesti?”, si domanda alzano il tono della voce. E in una sorta di appello pubblico rivolto alle autorità, dal sindaco alla Prefettura, si chiede provocatoriamente se si sia deciso “di far diventare questo paese ricco di cultura, bellezze storiche e naturalistiche, di tolleranza e accoglienza, una sorta di servitù africana? Avete deciso di legalizzare la baraccopoli e di demolire il presepe in carta pesta. Cioè, distruggete la nostra storia e valorizzate l’abusivismo. Noi amiamo il nostro paese, amiamo l’integrazione e la tolleranza ma vogliono il rispetto delle Leggi e che la baraccopoli venga immediatamente smantellata e trovata una sistemazione per queste persone. Vogliamo vigilanza sanitaria e controlli di ordine pubblico a Cassibile, ormai visto come un terreno di conquista”, si sfoga l’ex presidente della circoscrizione. Ed a decine condividono sui social il suo appello.




Siracusa. Fase 2, gli infermieri chiedono attrezzature: "Emogassanalizzatori portatili"

“Attrezzature idonee per le cure domiciliari dei pazienti Covid-19 previste nella Fase 2” . Gli infermieri della provincia di Siracusa le chiedono attraverso le parole del presidente dell’Ordine, Nuccio Zappulla. La strumentazione necessaria al momento non sarebbe sufficiente. Per questo motivo gli infermieri chiedono all’azienda sanitaria provinciale di giocare d’anticipo e fanno, per questo, anche una precisa lista dell’occorrente. “Evitare i ricoveri nella Fase 2- spiega Zappulla- vuol dire agire adeguatamente, non solo con le parole e con le teorie, ma entrando nella concretezza del cosa fare e del come agire. Il decreto legge del Ministero della Salute è sbagliato e l’assessorato regionale ne ha ricalcato gli errori, non inserendo, ad esempio, gli infermieri, che sono, invece, parte integrante di questo contesto. Le Asp hanno poi agito in maniera in alcuni casi opportuna, in altri casi, invece, hanno puntato su un’elemosina che noi infermieri non vogliamo. Se ci vogliono, non facciano proposte inaccettabili, ci facciano entrare dalla porta, con i contratti, non con la richiesta di partita iva”. Ma il punto focale del ragionamento del presidente dell’Ordine degli Infermieri riguarda le attrezzature, che a quanto pare al momento mancano.  “Servono i termoscanner, i saturimetri, dobbiamo misurare la concentrazione del ph nel sangue. Le Asp devono dotarsi di emogassanalizzatori portatili perchè il prelievo di emogas trasportato necessita di procedure che altrimenti possono variare quello che poi è il referto”. La richiesta di Zappulla è di inserire nelle squadre da inviare a domicilio anche un tecnico di radiologia, così da non costringere l’ammalato a recarsi in ospedale. Anche in questo caso, però, servirebbe la dotazione tecnologica portatile relativa. Una piccola rivoluzione dell’attuale sistema sanitario pubblico, insomma, quella richiesta, e senza perdita di tempo, dagli infermieri.