Coronavirus. Ospedale di Siracusa, l'assessore Razza: "sono emerse delle responsabilità"

I risulti della prima relazione del covid team inviato dalla Regione a Siracusa, convincono l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, a trasmettere tutto al servizio ispettivo del dipartimento Attività sanitarie “per l’adozione dei conseguenti provvedimenti”. Una frase che lascia emergere possibili responsabilità da approfondire. Anzi, ne parla chiaramente lo stesso assessore. “Medici straordinariamente capaci come quelli che operano all’Umberto I meritano anzitutto l’apprezzamento per i risultati conseguiti sul piano clinico, ma sono emerse responsabilità”.
Parole non buttate a caso che lasciano intendere come la Regione sia intenzionata ad andare fino in fondo per capire cosa non ha funzinato a dovere nei protocolli adottati, in un primo momento, all’Umberti I di Siracusa.
È evidente che “ci sia stato un prima (del covid team, ndr) e un dopo, evidenziando soprattutto la necessità delle modifiche apportate al piano organizzativo”.
Con l’intervento degli specialisti regionali “sono state ridefinite le criticità emerse con particolare riguardo ai percorsi dell’ospedale Umberto I. Un lavoro certosino che ha impegnato professionalità di altissimo livello, realizzato con le modalità delle perizie di polizia giudiziaria”.
Il dato epidemiologico della provincia di Siracusa oggi appare comunque incoraggiante e per questo “configgente con una parte della opinione pubblica che ritiene il sistema sanitario aretuseo non in grado di poter affrontare il permanere del contagio da Coronavirus. Ovviamente non è così. Non mi sono mai piaciuti i processi sommari o le delegittimazioni di massa, non me lo impone solo la mia coscienza, ma ricordo a tutti che il rispetto del principio per il quale chi sbaglia paga vale ad ogni latitudine”.




VIDEO. La relazione del covid team regionale, uno studio alla Csi per l'ospedale di Siracusa

Dopo tre settimane di lavoro all’Umberto I di Siracusa, il Covid Team regionale ha presentato la sua relazione, accompagnata da un video che mostra cosa è stato fatto per “normalizzare” un ospedale dove il numero di contagi tra pazienti e sanitari aveva creato più di un’allarme. I risultati dell’intervento della squadra di specialisti inviata dalla Regione è ora al vaglio dell’assessore alla Salute, Ruggero Razza.
Del team regionale fanno parte dalla prima ora tre docenti dell’università di Catania: Cristoforo Pomara (ordinario di Medicina legale), Bruno Cacopardo (ordinario di Malattie infettive) e Paolo Murabito (docente di Anestesia e rianimazione).
L’elenco dei risultati più significativi è racchiuso in una frase: “interi reparti trasferiti, altri rifunzionalizzati, quasi triplicati i posti letto di terapia intensiva, ma soprattutto un’area Covid totalmente isolata dal resto dell’ospedale Umberto I”.

Nel documento vengono evidenziate le varie azioni condotte. In particolare, oltre alla realizzazione di un laboratorio autonomo dedicato all’analisi dei tamponi, c’è anche la definizione di una cosiddetta ‘Area grigia’ “riservata ai pazienti sospetti o in attesa di tampone: è uno spazio con 18 posti di isolamento totale all’interno dell’ex reparto di pneumologia adiacente al pronto soccorso Covid”.
Attraverso le azioni degli esperti sono stati identificati e realizzati i percorsi pulito-sporco e le aree vestizione e svestizione del personale. Procedure definite e quasi “militarizzate” per impedire possibilità di contaminazione tra un reparto e l’altro. “E’ stata inoltre programmata e definita la sanificazione degli ambienti h/24 e l’impiego dei dpi più idonei riservati al personale sanitario. Gli accessi esterni dell’intero blocco riservato ai pazienti Covid sono sorvegliati da personale dedicato, quelli interni e corridoi invece sono stati dotati di sistema di video sorveglianza attiva h24”.
Curiosità: il Covid team ha adoperato un sistema di rilevamento in 3D per studiare, definire e quindi isolare l’area covid che è stata realizzata all’Umberto I. Gli esperti regionali si sono avvalsi di apparecchiature forensi in uso a Fbi e Ris.
Il gruppo, su precisa volontà dell’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, continuerà ad affiancare il management dell’Asp di Siracusa nella gestione dell’ospedale del capoluogo.




Coronavirus, Siracusa e provincia: 97 contagiati, 63 ricoverati, 17 deceduti

Sono 97 gli attuali positivi al coronavirus in provincia di Siracusa. Di questi, 63 sono ricoverati in una delle tre strutture covid allestite nel siracusano. Cresce il numero dei guariti che arriva a 68, mentre i decessi restano 17. I dati sono contenuti nell’aggiornamento quotidiano regionale sull’andamento dell’epidemia nelle province dell’isola.
Questa la divisione degli attuali positivi nelle altre province: Agrigento, 129 (0 ricoverati, 2 guariti e 1 deceduto); Caltanissetta, 113 (15, 15, 10); Catania, 633 (103, 80, 70); Enna, 318 (172, 29, 25); Messina, 396 (128, 52, 41); Palermo, 346 (71, 45, 26); Ragusa, 58 (4, 6, 5); Trapani, 112 (7, 18, 5).
Si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal Ministero della Salute per contenere la diffusione del virus. Per ulteriori approfondimenti visitare il sito dedicato www.siciliacoronavirus.it o chiamare il numero verde 800.45.87.87.




Sicilia, dal 4 maggio graduale ripartenza: le regole del Comitato Tecnico-Scientifico

Il Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Coronavirus in Sicilia ha trasmesso un parere al presidente della Regione, Nello Musumeci. “Alla luce degli incoraggianti dati del contenimento della pandemia nel territorio regionale – si legge – visti i tassi di occupazione dei posti ospedalieri e della capacità ricettiva dell’intera Rete ospedaliera siciliana delle terapie intensive, alla verifica dell’adeguata capacità di monitoraggio, inclusa la capacità di effettuare test diagnostici su vasta scala per individuare e monitorare la diffusione del virus, combinata al tracciamento dei contatti e a valutazione dell’efficienza e della efficacia del sistema di monitoraggio e gestione territoriale (Usca/Mmg/Pls/118) è plausibile prevedere che la graduale riapertura possa ragionevolmente partire dalla data del 4 maggio con le attività a più basso rischio”.
Poche ore dopo l’ordinanza regionale che allenata alcune delle misure restrittive disposte per il contenimento dei contagi, arriva un ulteriore seppur prudente invito alla ripartenza.
Del Comitato, coordinato da Antonio Candela, fanno parte: Luigi Aprea (igiene e sanità pubblica), Bruno Cacopardo (malattie infettive e tropicali), Salvatore Corrao (medicina interna), Francesco Dieli (immunologia), Agostino Massimo Geraci (medicina e chirurgia d’urgenza), Antonello Giarratano (rianimazione e terapia intensiva), Gioè Santi Mauro (ranimazione e terapia intensiva), Cristoforo Pomara (medicina legale), Nicola Scichilone (pneumologia), Stefania Stefani (microbiologia), Francesco Vitale (virologia) e Toti Amato, (presidente Ordine dei medici).
Il documento redatto dagli esperti siciliani è stato da subito condiviso dal governatore siciliano con il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini e nel corso della videoconferenza con la ‘Cabina di regia nazionale’ presieduta dal premier Giuseppe Conte, è stato inviato a Palazzo Chigi.
I componenti del Cts della Sicilia, per potere decidere le tempistiche di riapertura delle attività economiche e produttive, sono partiti dall’analisi dei criteri indicati nella Tabella di marcia comune europea verso la revoca delle misure di contenimento della Covid-19 in relazione alla risposta che il sistema regionale è stato capace di dare sino a ora alla diffusione dell’infezione per comprendere se ci siano presupposti scientifici per giustificare un momento di allentamento delle misure restrittive.
Per gli esperti sarà comunque opportuno rafforzare le misure di distanziamento sociale, tenendo presente che “non tutte le attività lavorative espongono lavoratori e utenti allo stesso rischio di contagio, ma che esso dipenda dal tipo di attività svolta, dal relativo ambiente di lavoro e dalla necessità/possibilità di contatto con soggetti potenzialmente Covid-positivi”.
Come era facile prevedere, anche secondo i 14 saggi del comitato tecnico-scientifico mascherine e guanti diventeranno “comuni” nella vita quotidiana di ciascuno di noi.
Il Comitato tecnico-scientifico regionale ha fatto proprie le indicazioni fornite dall’Osha e riprese dall’Aidii (Associazione italiana degli igienisti industriali) e ha così individuato precise categorie di rischio corrispondenti a fasce di lavoratori, valutandole in quattro livelli: basso, medio, alto e molto alto.
A quest’ultima appartengono prevalentemente medici e altro personale sanitario “con un elevato potenziale per esposizione a fonti note o sospette di Covid-19 durante specifiche procedure mediche, post-mortem o di laboratorio”.
Fra i lavori ad alto rischio di esposizione ci sono anche coloro i “sanificatori” impiegati nelle operazioni di pulizia in presenza di pazienti Covid-19 noti o sospetti negli ambienti ospedalieri. E poi ancora operai funebri coinvolti nella preparazione dei corpi delle persone positive o sospette di Covid-19 al momento della loro morte.
Sono a rischio di esposizione media, i lavoratori che possono avere un contatto frequente o stretto (cioè con distanza inferiore a un metro) con persone potenzialmente contagiate, ma che non sono pazienti Covid-19 noti o sospetti. I lavoratori di questa categoria possono essere soggetti a contatti frequenti con il pubblico (ad es. addetti alle consegne di beni e merci, personale addetto alla sicurezza o all’ordine pubblico, lavoratori in punti vendita al dettaglio o all’ingrosso, etc.) e con altri colleghi.
Nei luoghi di lavoro in cui i lavoratori sono esposti a un rischio medio di esposizione, “i datori di lavoro dovrebbero implementare dei controlli tecnici come installare barriere fisiche anti-respiro, dove possibile. Ma anche controlli amministrativi: considerare strategie per ridurre al minimo il contatto faccia a faccia (ad esempio comunicazione telefonica, telelavoro). Inoltre, gli esperti suggeriscono che ogni datore di lavoro dovrebbe scegliere la combinazione di Dpi che protegge i lavoratori in base al loro posto di lavoro.
A basso rischio di esposizione, infine, vengono considerati quanti vengono impiegati in lavori che non richiedono il contatto con persone sospettate o note per essere infetti da Covid 19, né hanno frequenti contatti ravvicinati (distanza di almeno un metro) con il pubblico e con altri colleghi. Per questa categoria il Cts suggerisce “l’implementazione di una corretta igiene e pratiche di controllo dell’infezione tra cui un corretto lavaggio delle mani (sia da parte dei lavoratori, che degli utenti) tramite un luogo in cui lavarsi le mani (se sapone ed acqua corrente non sono prontamente disponibili, devono essere fornite soluzioni idroalcoliche, con alcol superiore del 60 per cento), incoraggiare un’adeguata etiquette respiratoria per tosse e starnuti, scoraggiare i lavoratori dall’utilizzo di postazioni e materiale di lavoro utilizzato dai colleghi. Sviluppare politiche e procedure per una pronta identificazione ed isolamento delle persone malate tramite automonitoraggio dei sintomi”.




Voci dalle quarantene infinite, la nuova denuncia: "hanno perso i nostri attesi tamponi"

Di storie dalle quarantene infinite ne abbiamo raccolte a decine. Si tratta di siracusani, di ogni parte della provincia, rientrati dal nord Italia nei giorni “caldi” di marzo. Rispettosi delle norme di contenimento dei contagi, si sono registrati ed isolati dal mondo circostante. “Per 14 giorni”, era l’indicazione iniziale. Poi corretta in corsa con nuova ordinanza regionale “fino a risultato negativo del tampone di fine quarantena”. E quell’isolamento è divenuto quasi eterno: 24, 28, 30, 33 giorni. L’elenco è vario. Non solo ci sono centinaia di siracusani lasciati senza alcuna comunicazione, anche solo orientativa, sul quando saranno sottoposti a tampone di fine quarantena. Ci sono anche i ritardi nella comunicazione degli esiti di quelli già effettuati. E addirittura tamponi persi e presumibilmente da rifare. Mentre i giorni passano.
Racconta Giuseppe, rivolgendosi alla nostra redazione: “dopo mia insistenza con mail e telefonate, ci chiedono di recarci il giorno 4 Aprile per il tampone. Ad oggi nessun esito e la cosa più assurda è che telefonando alla Protezione Civile mi è stato comunicato che dovevo chiamare l’Asp perché loro non si occupavano di comunicare i risultati delle analisi. All’Asp di Siracusa non risultano tamponi a nome mio e di mio figlio”. Sono andati perduti? Non sarebbe, purtroppo, la prima volta.
Giuseppe era rientrato da Torino insieme a suo figlio il 15 marzo. “Abbiamo notificato il nostro rientro all’Asp di Siracusa, alla Protezione civile ed al medico di famiglia. Alla fine del periodo di quarantena di 14 giorni, era il 29 Marzo, ricevo una chiamata dalla protezione civile nella quale mi viene chiesto di non uscire da casa fino all’esecuzione del tampone e fino a ricevimento dell’esito negativo dello stesso. Per quanto ancora dobbiamo restare a casa?”, si domanda.
C’è poi la storia di Antonio e di suo fratello. Stanchi di attendere una comunicazione che non arriva, dopo una serie infinita di telefonate a vuoto, si sono presentati all’ex Onp per il tampone di fine quarantena minacciando di chiamare i carabinieri se non fosse stato loro fatto l’esame di fine quarantena. Adesso attendono l’esito. Ancora in isolamento.
Pino è in quarantena da 33 giorni. Mostra in chat una serie ininterrotta di mail inviate all’indirizzo creato per l’emergenza coronavirus dall’Asp di Siracusa. Racconta di telefonate continui ai numeri dedicati, spesso senza risposta. E’ stanco, si sente prigioniero di un sistema che lo ha isolato e si è dimenticato di lui e di centinaia di altre persone. “Lunedì presenterò una denuncia. Sono stanco, basta aspettare. Il sistema pubblico mi ha deluso, confido solo nella magistratura adesso”.
Proprio ieri il sindaco di Siracusa ha scritto anche al Viminale, preoccupato per il ritardo ormai insopportabile nell’effettuazione dei tamponi di fine quarantena.




Le 10mila firme della polemica: "caro Ficarra, le chieda a Musumeci"

Ha causato diverse reazioni l’annunciata querela nei confronti del promotore della petizione online con cui si chiedono le dimissioni dei vertici dell’Asp di Siracusa. A dare il via all’azione legale è proprio il dg dell’Azienda, Salvatore Lucio Ficarra.
“Trovare il tempo per leggere la petizione, telefonare ad un avvocato, convocare l’addetto stampa e pensare un comunicato stampa, mi fa venire i sensi di colpa per averlo distratto così tanto dal suo lavoro manageriale”, ironizza Peppe Patti, il promotore, per nulla intimorito dalla querela.
“Trovo quanto mai scomposta la sua decisione. Ha il sapore di una minaccia, che incrina ulteriormente il rapporto con la società civile siracusana. Trovo quanto mai intimidatoria la sua richiesta di entrare in possesso delle firme. Come se fosse alla ricerca delle serpi in seno, magari una caccia alle streghe a qualche infermiere o a qualche medico dipendente dell’Asp, da poter punire”, dice Patti a ruota libera.
Poi ripercorre tutti i casi che hanno sorpreso l’opinione pubblica, con al centro la situazione dell’Umberto I di Siracusa.
“Il dg dell’Asp continua a non dare risposte, continua ad ergersi a bulletto, non rendendosi conto che sta bullizzando una città intera”, punge Patti.
Quanto alle 10mila firme raccolte, sono state consegnate lo scorso 14 aprile al presidente Musumeci ed all’assessore Razza. “Se ritiene di doverne necessariamente entrare in possesso, può chiederle a loro. Io sarò ben lieto di consegnarle qualora mi venissero richieste dall’autorità giudiziaria”.
Anche il deputato regionale ragusano, Nello DiPasquale, attacca il dg dell’Asp siracusana per la scelta di adire le vie legali. “Fa bene Ficarra a rivolgersi ad un legale: ne ha bisogno. Quanto alla petizione, non avrebbe dovuto essere necessario che cittadini, persone impegnate per il miglioramento del servizio sanitario, sindacati e forze politiche dovessero mobilitarsi per chiedere ciò che appare ovvio, necessario e urgente.  Già da prima Ficarra avrebbe dovuto essere separato da una funzione alla quale si è rivelato inadeguato. In ogni caso le minacce non ci spaventano. Continueremo a raccogliere le firme e invito tutti i cittadini a firmare per il bene di un bene pubblico essenziale come il servizio sanitario”.




Quanto è difficile restare a casa: sanzioni in tutta la provincia, controlli dei Carabinieri

Anche i Carabinieri hanno sorpreso numerose persone in circolazione senza motivo valido, nonostante le norme di contenimento dei contagi da coronavirus.
Alcune hanno ammesso di stare in giro perché stanche di rimanere chiuse in casa. Sanzioni sono state elevate a Siracusa, Solarino, Priolo Gargallo, Rosolini, Pachino, Noto, Francofonte, Sortino e Melilli.
Alcuni casi più emblematici. A Siracusa sono stati sanzionati un avolese, sorpreso ad aggirarsi in tarda serata nella zona balneare, e due soggetti intenti a discutere tra loro seduti su una panchina di una via centrale.
A Sortino sono stati sanzionati due uomini sopresi mentre si recavano nell’abitazione di un loro conoscente.
A Solarino è stato sanzionato un 30enne proveniente da un comune limitrofo, sorpreso in circolazione senza un motivo valido.
A Priolo Gargallo sono stati sanzionati due persone, controllate a bordo di un’autovettura, poiché circolavano senza valido motivo dichiarando di essere alla ricerca di una ferrament. A Noto sono stati sanzionati due giovani, entrambi provenienti da altri Comuni, sorpresi a circolare a bordo di uno scooter senza un motivo valido.
I Carabinieri, quotidianamente impegnati nel garantire la corretta osservanza delle misure di contenimento, rammentano che è stato fatto divieto a tutti di circolare se non per “comprovate esigenze lavorative”, “assoluta urgenza” o “motivi di salute” e che le nuove disposizioni di legge prevedono per i contravventori sanzioni da 400 euro fino a 3000, da aumentare fino a un terzo se la violazione avviene mediante l’utilizzo di un veicolo e da raddoppiare in caso di recidiva.




Siracusa. La Regione allenta la presa: "si" a jogging, cura degli orti e consegne nei festivi

Come preannunciato nelle scorse ore, la Sicilia anticipa la Fase 2. Il presidente della Regione, Nello Musumeci ha firmato un’ordinanza, che sarà in vigore dalla mezzanotte, e consente alcune delle attività fino ad oggi vietate per il contenimento del contagio del Coronavirus. Se in una prima fase, la Regione si è mostrata ancora più rigida del Governo, adesso il governatore intende ripartire. A farlo propendere per questa strada, come ha spiegato, i dati sul contagio, la cui percentuale diminuisce e la mancata saturazione dei posti in terapia intensiva. Ecco cosa sarà possibile fare da domani: attività motoria vicino alla propria abitazione. I disabili, assieme a un accompagnatore, potranno fare una passeggiata all’aperto. “Si” alla consegna a domicilio di alimenti nei giorni festivi. Chi ha dei terreni, può andare a curarli ed effettuare la manutenzione. Anche gli stabilimenti balneari possono cominciare a prepararli per la stagione balneare, posticipata ma comunque nelle previsioni. Per i pendolari, una corsa in più dei traghetti sullo Stretto di Messina. Misura annunciata ma non ancora operativa. A Siracusa, intanto, non è escluso che la stagione della Fondazione Inda possa essere organizzata a fine estate.




Siracusa. Niente tamponi, quarantene infinite: il sindaco scrive al Viminale

L’attesa per il tampine di fine quarantena volontaria è divenuta infinita per la stragrande maggioranza dei siracuaani rientrati dal nord. E il sindaco Francesco Italia ha scritto al Viminale, al ministro della Salute ed alla Protezione Civile nazionale.
“Sono centinaia i siracusani intrappolati in una quarantena infinita, in attesa di un tampone che non arriva mai”, scrive il sindaco.
“Ho personalmente inviato i nominativi di centinaia di concittadini all’Asp e per conoscenza alla Prefettura per sollecitare i tamponi ma, se il governo non mette a disposizione della Regione Siciliana il numero di kit necessari, come dovrebbero farli?”, si domanda Francesco Italia.
“Molti rischiano di perdere il lavoro, alcuni vivono in affitto in attesa di ricongiungersi dopo più di 30 giorni alle proprie famiglie. Occorre trovare una soluzione adesso. Ricevere immediatamente i kit con cui fare i tamponi o dare risposte scientificamente valide ai cittadini in quarantena, come opportunamente proposto dal comitato tecnico scientifico regionale già il primo di aprile”, la richiesta del sindaco di Siracusa.




Coronavirus, Siracusa e provincia: 105 contagiati, 63 ricoverati, 17 deceduti

Toccano quota 105 gli attuali positivi al coronavirus in provincia di Siracusa. Quattro in più rispetto ad ieri. Di questi, 63 sono i ricoverati nelle strutture ospedaliere covid ma senza stress per la terapia intensiva. Sono 60 i guariti mentre i decessi aumentano e diventano 17.
I dato vengono forniti dalla Regione, nel consueto aggiornamento quotidiano.
Questa la divisione degli attuali positivi nelle altre province: Agrigento, 129 (0 ricoverati, 2 guariti e 1 deceduto); Caltanissetta, 113 (14, 15, 10); Catania, 612 (107, 78, 68); Enna, 311 (171, 29, 25); Messina, 389 (128, 52, 40); Palermo, 342 (74, 45, 25); Ragusa, 58 (4, 6, 5); Siracusa, 105 (63, 60, 17); Trapani, 112 (7, 18, 5).
Si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal Ministero della Salute per contenere la diffusione del virus. Per ulteriori approfondimenti visitare il sito dedicato www.siciliacoronavirus.it o chiamare il numero verde 800.45.87.87.