Siracusa. Covid, l'infettivologo Scifo: "Tanti errori: mancanza di cultura e organizzazione"

“Un deficit di cultura e di organizzazione evidente”. L’ex primario di Malattie Infettive, Gaetano Scifo “boccia” la gestione dell’emergenza Coronavirus nel territorio provinciale, puntando l’attenzione su diversi fattori. Lo specialista è adesso a supporto del personale in campo. Parla senza mezzi termini ma puntualizza che si tratta esclusivamente di “critiche costruttive, necessarie in un momento come questo, in cui serve una struttura sanitaria pienamente efficiente”. Vanno esclusi, secondo Scifo, medici e personale sanitario, “che, al contrario, hanno dimostrato e dimostrano cuore e fegato, un impegno encomiabile, mettendo anche a rischio le proprie vite e quelle dei propri familiari per mettersi al servizio della collettività con grande professionalità”.  “Nell’Unità di Crisi-spiega Scifo-  è mancato un adeguato grado di consapevolezza e di conoscenza delle misure da mettere in campo,  che francamente avrebbero dovuto esserci. Un deficit culturale e di organizzazione che non può essere negato”. Scifo dissente anche dalla strategia di “puntare su tanti punti di assistenza, in diversi luoghi del territorio,  con circolazione di pazienti, ambulanze, con una sanificazione complessa, con la  circolazione di farmaci”. L’idea dell’infettivologo siracusano sarebbe stata, invece, quella di “compattare alcuni reparti, effettuare eventuali trasferimenti molto prima, fare piu’ spazio e piu’ cultura”. Per la formazione del personale, da preparare all’emergenza “l’unica manifestazione di aggiornamento è stata organizzata a febbraio all’Ordine dei Medici- ricorda – Non ci sono stati, invece,  corsi per gli infermieri e per il personale non sanitario”. Per argomentare ulteriormente, Scifo descrive i piani aziendali che sono stati predisposti. “Sono solo un’elencazione di posti letto da allocare nelle varie strutture-spiega -Il piano aziendale sarebbe dovuto essere molto piu’ ampio e complesso. Nelle unità di crisi, inoltre, dovevano esserci dei responsabili per le singole esigenze, con compiti specifici. Mi sembra, al contrario, che si sia limitato tutto a una sorta di titolo di onorificenza . Abbiamo poi pagato il ritardo diagnostico, certamente, in questo caso scelte dell’assessorato regionale alla Sanità. Il principale errore commesso a Siracusa sarebbe stato, per Scifo, non avere subito predisposto percorsi differenziati. ” La situazione di promiscuità e l’assenza di dispositivi di protezione di certo non sono stati fattori positivi”.  Forte perplessità, inoltre, quella che esprime Scifo in merito a quelle circolari che vietavano l’uso di mascherine. L’ex primario dell’Unità Operativa di Malattie Infettive si mostra possibilista sull’utilità dei nuovi test sierologici. “Potranno servire- dice- per comprendere quanto realmente ha circolato il virus in Sicilia. Potrebbero essere applicati per le forze dell’ordine, per i volontari della Protezione Civile, per gruppi di lavoratori da far rientrare magari in anticipo, nella cosiddetta Fase 2, che è quella della ripartenza”. Per gli operatori sanitari, invece, necessario il tampone vero e proprio. Scifo conclude con una critica rivolta al Dipartimento di Prevenzione. “Ha subito un collasso- conclude- Difficile per i medici di medicina generale comunicare con questa struttura, dal ruolo, invece, fondamentale. E’ come scomparso”.




Priolo. Consegnate a domicilio altre 15 mila mascherine: "Ogni famiglie le avrà"

Consegnate questa mattina altre 15.000 mascherine acquistate dal Comune di Priolo Gargallo. Lo ha fatto sapere il Sindaco, on. dott. Pippo Gianni. I dispositivi di protezione vanno ad aggiungersi ai 4.000 arrivati ieri. A partire dai prossimi giorni, le mascherine saranno distribuite a domicilio, a tutta la popolazione, attraverso i volontari di Protezione Civile e Misericordia. Andranno ad ogni componente del nucleo familiare, bambini compresi, e poi a medici di base, pediatri, personale dell’ASP, forze dell’Ordine, volontari. “Tutto ciò – ha commentato il Sindaco Gianni – sempre nell’ottica della salvaguardia della salute dei cittadini e di chi ogni giorno lavora in prima linea per fronteggiare l’emergenza Coronavirus”.




Ferla. Il Comune dona mascherine al Pta di Palazzolo, alla Guardia Medica e ai medici di famiglia

Donazione del Comune di Ferla al Presidio Territoriale di Assistenza Sanitaria di Palazzolo Acreide, alla Guardia Medica di Ferla e ai Medici di Famiglia. Il sindaco, Michelangelo Giansiracusa ha consegnato 200 mascherine chirurgiche al Pta di palazzolo, 100 alla Guardia Medica di Ferla e 40 ai medici di famiglia del borgo della zona montana della provincia di Siracusa.
“Tutelare e collaborare con le strutture sanitarie del territorio e con il personale sanitario è fondamentale -spiega il primo cittadino – per vincere la battaglia contro il Covid-19. Un piccolo gesto di ringraziamento verso chi è ogni giorno si trova nelle linee di trincea a tutela della salute di tutti”. Intanto il Comune di Ferla  ha acquistato altre 2700 mascherine chirurgiche usa e getta, riservate ad eventuali necessità ed emergenze in quanto tutta la cittadinanza che ne ha fatto richiesta è stata  fornita di mascherine artigianali riutilizzabili.




Augusta. Accordo sindacale disatteso, Uilpa polizia penitenziaria: "Via la direttrice del carcere"

“La rimozione della direttrice del carcere di Augusta dal proprio incarico”. La richiesta è del sindacato Uilpa di Polizia Penitenziaria, indirizzata al dirigente generale delle carceri siciliane, Cinzia Calandrino. Dure le parole del segretario generale del sindacato siciliano, Gioacchino Veneziano, che definisce scellerata la decisione della direttrice del carcere Lantieri di revocare un accordo sindacale precedentemente raggiunto. Il sindacato accusa la direttrice di “sfruttare l’emergenza Coronavirus per non dare seguito all’intesa raggiunta. L’accordo -prosegue il rappresentante dell’organizzazione sindacale-  rimodulava un’ organizzazione del lavoro troppo imperniata a sostenere politiche gestionali obsolete, non omogenee, fermo restando che in quell’accordo sindacale si copiano gestioni diffuse in tutta la Sicilia che hanno dato eccellenti risultati per il bene di tutti i lavoratori”.




L'infermiere del video shock si svela in tv: "Sono Marco Salvo"

Ha scelto la trasmissione di Rai Tre “Chi l’ha visto?” per mostrare il suo vero volto. Il famoso inferierme del video shock del 28 marzo scorso ha un nome e cognome. “Sono Marco Salvo e sono un infermiere del Pronto Soccorso di Siracusa”, rivela lui stesso in un breve servizio che chiude la puntata del programma condotto d Federica Sciarelli.
Ancora una volta finiscono al centro delle attenzioni della terza rete le controverse circolari sull’uso delle mascherine in ospedale, “per non terrorizzare l’utenza”. E quella smentita dell’Asp (“video fake”) sul caso dell’infermiere che già aveva fatto comunque fatto sentire la sua voce in città attraverso il suo avvocato. La vicenda è al centro di approfondimenti da parte della Procura di Siracusa.
E oggi il caso di quel video, al netto dei toni eccessivi utilizzati, rischia di procurare nuovo imbarazzo per l’Azienda Sanitaria Provinciale. E per i social, Marco Salvo continua ad essere “un uomo da ringraziare per il coraggio di quel video”.
E dire che, secondo la ricostruzione del suo legale, non doveva uscire oltre i confini di una chat privata. È arrivato, però, ben oltre.




Coronavirus, Siracusa e provincia: 86 contagiati, 56 ricoverati, 12 deceduti

Aggiornamento quotidiano sugli attuali positivi in provincia di Siracusa. Secondo i dati forniti dalla Regione, scendono a 86 i contagiati, uno in meno rispetto ad ieri. Sono 56 i ricoverati mentre i guariti raggiungono la ragguardevole cifra di 60. Da registrare anche un ulteriore decesso, quello un anziano di Sortino ricoverato all’Umberto I di Siracusa da diversi giorni. Diventano così 12 i deceduti.
Questa la divisione degli attuali positivi nelle varie province: Agrigento, 128 (0 ricoverati, 2 guariti e 1 deceduto); Caltanissetta, 116 (17, 11, 10); Catania, 595 (124, 65, 65); Enna, 294 (176, 24, 22); Messina, 366 (132, 46, 37); Palermo, 325 (71, 44, 24); Ragusa, 59 (6, 4, 5); Trapani, 112 (8, 17, 5).
Si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal Ministero della Salute per contenere la diffusione del virus. Per ulteriori approfondimenti visitare il sito dedicato www.siciliacoronavirus.it o chiamare il numero verde 800.45.87.87.




Siracusa. Tamponi fine quarantena: c'è chi aspetta il risultato da 11 giorni. E resta a casa

Lentamente, inizia a sbloccarsi la macchina dei tamponi di fine quarantena per i rientranti dal nord. In migliaia si sono correttamente autodenunciati in provincia di Siracusa, segnalandosi nei comuni di residenza. Per molti, l’isolamento però sta andando ben oltre i prescritti 14 giorni. Nelle ultime giornate, l’Asp ha cercato di incentivare il servizio ma il ritardo accumulato è notevole ed i disservizi non mancano.
C’è chi è arrivato ad un mese di isolamento e ancora attende convocazione. Chi ha inviato decine di mail all’indirizzo predisposto per le comunicazioni sul servizio, senza mai ottenere una convocazione. In più, lamentano alcuni, il disagio di dover chiamare numeri telefonici indicati dallo stesso centralino Asp ma senza che qualcuno risponda. Aumenta il nervosismo. AL punto che c’è chi si pente di aver rispettato le regole. “Sarebbe stato meglio comportarsi da scorretti, se questo poi è il riconoscimento…”, scrivono in chat.
Ma anche chi è riuscito ad ottenere il tampone di fine quarantena non esulta. Come Giuseppe, infermiere siracusano rientrato da fuori regione lo scorso 15 marzo. “Ero insieme a mio padre e ci siamo autodenunciati. Abbiamo
eseguito il tampone lo scorso 4 aprile e ancora ad oggi non abbiamo avuto risultato, nessuno sa dei nostri tamponi”, racconta alla nostra redazione.
Undici giorni in attesa di un risultato che non arriva, senza informazioni in un senso o in un altro e il timore di dover ripetere tutto il percorso. Con l’unica immediata conseguenza di non poter ancora rientrare a lavoro. La quarantena è finita, tampone fatto, l’isolamento ancora no.




Coronavirus, richiesta di accesso agli atti: "quanti sono i sanitari contagiati a Siracusa?"

“Quanti sono gli operatori sanitari contagiati all’Umberto I di Siracusa ed in quali reparti? E quante persone sono decedute in terapia intensiva in ospedale ed altre, invece, in casa?”. Per avere risposta a questi interrogati, Legambiente Sicilia ha presentato una richiesta di accesso agli atti, inoltrata all’Asp di Siracusa.
Sono 14 i punti su cui Legambiente chiede risposte e chiarezza, a partire dalla vicenda di Calogero Rizzuto su cui, peraltro, è in corso anche una indagine della Procura.
Attraverso il suo presidente regionale, Gianfranco Zanna, l’associazione ambientalista vuol vedere i documenti che possano, ad esempio, comprovare il rispetto dal 1 marzo 2020 delle prescrizioni “idonee a garantire il distanziamento effettivo tra i pazienti che si recano al Pronto Soccorso per sospetto di contagio da Covid-19 e coloro che ivi si recano per ragioni diverse dall’epidemia”. Occhi puntati anche sui provvedimenti adottati per le residenze degli anziani. Ma sono i “casi” del Pronto Soccorso e dei reparti di Oncologia e Geriatria dell’Umberto I ad attirare l’attenzione di Legambiente.
Non poteva mancare anche una sezione dedicata ai tamponi. Dai laboratori a cui è affidato il compito di analizzare i tamponi, ai tempi per effettuarli e comunicarle l’esito, fino alle misure precauzionali adottate nei confronti di chi chiede il tampone.
“E’ certamente nota la gravissima situazione venutasi a creare, in queste ultime drammatiche settimane, presso il Pronto Soccorso e il nosocomio Umberto I di Siracusa, a seguito della diffusione dell’epidemia di Covid-19.
Non può, infatti, sottacersi il grave rischio di contagio a cui quotidianamente sono esposti i cittadini e il personale sanitario; rischio che è oltremodo acuito in assenza di misure adeguate volte a fronteggiare la crisi”, scrivono nella richiesta di accesso agli atti gli avvocati Corrado Giuliano. Nicola Giudice e Desiree Fonte. “La denunciata mancata adozione da parte del nosocomio siracusano delle minime misure di distanziamento e di ogni cautela necessaria per evitare il contagio, ha destato forte sfiducia nella collettività, anche a seguito della morte del Dott. Calogero Rizzuto il 23 marzo, su cui la Procura ha aperto un’indagine, e del decesso della collaboratrice Silvana Ruggeri il 25 marzo”, aggiungono i legali.
“Tale situazione emergenziale – si legge ancora – postula l’interesse di tutti i cittadini ad ottenere dati e informazioni relativi alla emergenza sanitaria in atto, allo scopo di comprendere le misure finora adottate e quelle che verranno assunte, al fine di evitare che tale epidemia, che ha già interessato un certo numero di individui, ne colpisca altri incrinando la sicurezza delle condizioni di salute della collettività, in modo particolare negli ambienti ospedalieri”.




Coronavirus, test sierologici per screening epidemilogico in Sicilia: categorie interessate

C’è il si della Regione ai test sierologici per contrastare il contagio da Coronavirus. Dopo il parere positivo del comitato tecnico scientifico siciliano, adesso inizia la pianificazione di uno screening che abbia come obiettivo quello di monitorare l’andamento del contagio, come avvenuto per altre epidemie.
“Pur ribadendo l’importanza del tampone rinofaringeo che resta, comunque, il principale strumento di rilevamento della malattia – sottolinea l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza – attraverso i test sierologici puntiamo ad un’azione su un campione significativo della popolazione che ci consentirà di osservare il fenomeno da una prospettiva più ampia”.
I test sierologici, ritenuti complementari al tampone, così come indicato dal Comitato tecnico scientifico siciliano, verranno condotti su precise categorie: sul personale sanitario si effettueranno i test sierologici quantitativi, mentre per le persone che popolano le Rsa, le Cta, le Case di riposo, ad esempio, si procederà con i test sierologici qualitativi, cioè con le card.
Nello screening epidemiologico, che la Regione condurrà attraverso la supervisione del dipartimento Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico dell’assessorato alla Salute, sono previsti, infatti, test per le Forze dell’ordine, per gli uffici pubblici, la popolazione carceraria e comunque su una porzione significativa della cittadinanza siciliana.
“L’avvio di operazioni di screening a partire dalle Rsa, dalle Cta, dalle Case di riposo e più in generale dalle comunità che ospitano pazienti fragili – commenta l’assessore alle Politiche sociali, Antonio Scavone – assieme a un elevato controllo sanitario va allargato anche al personale delle strutture, ma non può limitarsi ad esso. Infatti bisogna puntare anche ad altre categorie”.

foto da portale Regione Siciliana




Siracusa. "Riapertura regolamentata del cimitero", la battaglia diventa regionale

Riaprire il cimitero comunale, con regole ben stabilite, rigide, nel massimo rispetto delle norme per il contenimento dell’emergenza Coronavirus. La proposta del  Comitato “Gli Angeli” , guidato da Giacinto Avola sembrava destinata ad essere accolta dal Comune. L’assessore ai Servizi Cimiteriali, Alessandra Furnari aveva mostrato apertura, condividendo, durante i colloqui che si sono svolti, il programma che il comitato stava studiando per garantire alle famiglie siracusane la possibilità di qualche minuto di raccoglimento per rendere omaggio ai propri defunti. “Avevamo previsto tutto- spiega Avola- con delle precise regole per evitare ogni possibilità di assembramento. L’amministrazione comunale non sembrava avere nulla in contrario”. L’ostacolo sarebbe, però, burocratico. Il Comune, infatti, non sarebbe nelle condizioni di autorizzare l’apertura, per cui servirebbe l’ok della Regione. Una delusione per il comitato e per le famiglie che attendevano l’esito del percorso intrapreso. Lungi dal demordere, tuttavia, Giacinto Avola ha voluto vederci chiaro. In questi giorni, una vicenda analoga si sarebbe verificata a Catania, dove il Comune avrebbe prima detto “si” ma poi fatto una sorta di marcia indietro obbligata, per via della necessità, appurata strada facendo, di ottenere prima l’autorizzazione da parte della Regione. Il gruppo di Catania si è costituito in comitato, si chiama “Gli Angeli di Catania” . Insieme al gruppo guidato da Giacinto Avola, si farà adesso pressing sulla Regione con una voce univoca. “L’appello è adesso rivolto anche alle altre province siciliane- aggiunge Avola- La questione riguarda tutti noi, nella stessa maniera. Vorremmo poter accedere all’interno del cimitero secondo un ordine ben stabilito, magari alfabetico, con un numero massimo di persone ammesse, con l’accesso, magari, con mezzi propri per evitare assembramenti e, ovviamente, con mascherine e guanti obbligatori. Si parla tanto della necessità di contenere lo stress psicologico di questo periodo. Questo è uno di quegli elementi su cui intervenire non comporta alcun rischio, ma sarebbe di enorme sollievo per tanti di noi”. L’ipotesi non prevede, ovviamente, anche la riapertura degli esercizi commerciali dei fiorai. L’attenzione è focalizzata soltanto sull’aspetto intimo del rendere omaggio ai familiari defunti.