Coronavirus. + 2 ricoverati in provincia di Siracusa: salgono a 19

Aumentano i ricoverati per Coronavirus in provincia. Oggi sono 19, due in più di ieri. Dall’inizio dei controlli, i tamponi validati dai laboratori regionali di riferimento (Policlinici di Palermo e Catania) in Sicilia sono 4.883. Di questi sono risultati positivi 490 (82 più di ieri), mentre, attualmente, lo sono 458 persone (+79 rispetto a ieri). Risultano ricoverati 254 pazienti (27 a Palermo, 118 a Catania, 40 a Messina, 1 ad #Agrigento, 12 a Caltanissetta, 19 a Enna, 6 a Ragusa, 19 a Siracusa e 12 a Trapani) di cui 48 in terapia intensiva, mentre 204 sono in isolamento domiciliare, 26 guariti (11 a Palermo, 6 a Catania, 4 a Messina, 2 ad Agrigento ed Enna, 1 a Ragusa) e 6 deceduti (1 a Caltanissetta e Siracusa, 2 a Catania ed Enna).




Siracusa. Covid-19, l'ex primario di Malattie Infettive: "Crescita lineare ma troppo tempo per i tamponi"

Crescita progressiva ma lineare dei casi di Coronavirus in provincia. L’ex primario dell’Unità operativa di Malattie Infettive dell’ospedale Umberto I di Siracusa, Gaetano Scifo traccia un quadro della situazione attuale.  “I numeri al momento ci lasciano abbastanza tranquilli. I nostri 39 infetti, di cui 17  ricoverati non rappresentano al momento dati preoccupanti. Ben diverso il problema nella limitrofa Catania”. Difficile poter avanzare delle previsioni precise sulla diffusione del virus in provincia. “Se noi ipotizziamo che in Sicilia si arrivi a 2500 pazienti -paventa Scifo –  In provincia arriveremmo a circa 250 . Auguriamoci che quei numeri non vengano superati, visto che abbiamo avuto il tempo di prepararci. I numeri della Lombardia, invece, sono stati fortemente segnati dal fatto che la diagnosi del caso uno sia avvenuta in ritardo, almeno di un mese rispetto all’ingresso del Covid-19 nel territorio, visto che non è stata subito identificata e poi scambiata per un’influenza”.  Ad oggi (ma i dati aggiornati saranno resi noti dopo le 13 dalla Regione e dalla Protezione Civile ) in Sicilia  si registrano 379 pazienti con infezione attiva, 25 guariti e 5 deceduti, l’ultimo questa mattina all’ospedale di Caltagirone.  i ricoverati sono 210, di cui la metà a Catania. A livello locale, preoccupa la vicenda dei contagi all’interno dell’ospedale Umberto I. ” Questo aspetto non andrebbe enfatizzato-secondo Scifo – Il problema è generale in Italia ed è legato alla carenza di dispositivi di sicurezza, lamentato fortemente anche in provincia. Quello di Cardiologia è un caso sfortunato ma anche problematico. Noi abbiamo 5 persone infette alla data del 16 marzo scorso, data del tampone effettuato. Il percorso parte alla notizia della prima positività. Passano poi 72/93 ore prima dell’arrivo dei risultati. Un lasso di tempo che non dovremmo lasciar passare. In Toscana i risultati arrivano in sei ore. Per questo sarebbe necessario consentire anche alla provincia di effettuare i tamponi. Due centri nella regione sono insufficienti “. 




Siracusa. Foto dal drone: in fila (a distanza) all'esterno del supermercato

Ripresa con un drone, la foto mostra la fila all’esterno di uno dei tanti supermercati del capoluogo. E’ stata scattata questa mattina. E mostra decine di persone in attesa all’esterno, disposte in fila ordinata e con il loro carrello. Per aiutarsi a mantenere la distanza di sicurezza interpersonale, utilizzano le strisce bianche dipinte per terra e destinate ad indicare gli stalli di sosta delle auto.
Non in tutti i supermercati, all’esterno, l’ordine è così rispettato. Sugli scaffali, intanto, generale diminuizione dell’assortimento, in attesa dell’arrivo dei prossimi rifornimenti. Da questo punto di vista, non è segnalata alcuna criticità. Ma la corsa all’approvvigionamento ripresa in queste ultime ore ha colto di sorpresa alcuni punti vendita.
Tenuti sotto controllo i prezzi ed il loro andamento. Le preoccupazioni dei consumatori riguardano adesso possibili impennate dell’inflazione e un generale aumento dei prezzi in un momento di crisi generalizzata.
Anche il Comune di Siracusa, frattanto, starebbe prendendo in considerazione la possibilità di limitare con ordinanza l’orario di apertura dei supermercati, dove spesso (all’esterno) si registrano assembramenti potenzialmente dannosi nel contrasto alla diffusione del coronavirus. Domani, da ordinanza regionale, i supermercati saranno chiusi.

foto di Dario Ponzo




Liquidità per le imprese siciliane al collasso, Irfis mette sul piatto 30 milioni di euro

Liquidità a sostegno delle imprese siciliane quasi al collasso: il governo regionale ha messo a disposizione 30 milioni di euro come contributo sugli oneri per interessi e le spese di istruttoria per i finanziamenti. Un meccanismo che, attraverso il “Fondo Sicilia” gestito dall’Irfis – la banca controllata dalla Regione – e in sinergia con tutti gli altri istituti bancari dell’Isola, consentirà di immettere 600 milioni di euro di liquidità per le aziende siciliane.
“Le misure finanziarie predisposte dal Governo nazionale -sottolinea il presidente della Regione, Nello Musumeci – non sono sufficienti a sostenere le imprese in questo momento di emergenza sanitaria che, purtroppo, è diventata inevitabilmente anche emergenza economica. Riteniamo, quindi, di dovere intervenire energicamente, insieme al sistema bancario. Auspichiamo che in questo modo si possano avere immediati benefici. Tutte le banche isolane sono chiamate, quindi, ad affiancare il governo regionale in questa azione di sostegno finanziario”.
Ciascuna azienda potrà chiedere un credito di esercizio per un importo massimo di 100mila euro, per un periodo di 15 mesi, di cui almeno tre di pre-ammortamento.
“Si tratta – commenta l’assessore per l’Economia, Gaetano Armao – di un’ulteriore iniziativa, preceduta dalla moratoria sugli interessi, che serve a ridare ossigeno alle nostre imprese. Del resto serve a poco posticipare le scadenze tributarie se non aiutiamo con pronta liquidità l’imprenditore, fornendogli credito di esercizio e capitale circolante”.
Il direttore generale dell’Irfis, Giulio Guagliano assicura sulla celerità nella risposta alle richieste di finanziamento. “Siamo pronti e a breve sarà pubblicata sul nostro sito la scheda-prodotto, con le indicazioni operative per presentare le richieste”.




Medici vs Asp, prove di chiarimento. Il Codacons attacca, e Cafeo: "conflitto d'interesse"

Non si placano le polemiche tutto attorno allo scontro a distanza tra medici di base ed Asp di Siracusa sulle mascherine ed i dispositivi di protezione individuale (leggi qui). C’è stato un tentativo di chiarimento, con l’Ordine dei Medici di Siracusa intento a far da paciere. Quanto l’episodio possa dirsi “chiuso” è però un mistero, vista la pioggia di reazioni – anche politiche – che tutta la vicenda sta generando.
A gettare benzina sul fuoco, il Codacons. L’associazione dei consumatori non nasconde il proprio sgomento in particolare davanti alla “minaccia” di ispezioni e controlli negli studi di medici di famiglia e sui pediatri sull’utilizzo di mascherine e dpi che, però, non si trovano.
Giovanni Petrone, presidente Regionale Codacons, in una lettera indirizzata al Direttore Generale dell’Asp di Siracusa, scrive che “è spiacevole dover constatare che chi dovrebbe avere il compito istituzionale di farsi carico delle serie problematiche poste dall’intera categoria dei medici di medicina generale della Provincia, non trova di meglio che minacciare addirittura ispezioni per verificare il rispetto della non meglio precisata normativa vigente”. Il Codacons lamenta uno scarso spirito collaborativo in un momento di emergenza ma segnala soprattutto “un vizio di principio che pervade la posizione del direttore generale dell’Asp di Siracusa. Non solo i medici di medicina generale e i pediatri di libera sono inquadrati in maniera unanime dalla giurisprudenza come lavoratori parasubordinati, ma gli ACN di settore, qualificano espressamente gli studi professionali dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta come presidio del Servizio Sanitario Nazionale che concorre al perseguimento degli obiettivi di salute del Servizio medesimo nei confronti del cittadino, mediante attività assistenziali convenzionate e non convenzionate retribuite”.
Il Codacons, pertanto, invita il dg dell’Asp di Siracusa a “rimeditare sulle affermazioni rese e a rivedere la propria posizione, in un momento di tensione e di difficoltà che vede gli operatori sanitari esposti ad un rischio non facilmente fronteggiabile, che si aggrava se chi è chiamato a prendere delle decisioni genera divisioni e frappone ostacoli”.
L’Ordine provinciale dei Medici, con il suo presidente Anselmo Madeddu, prova a chiudere l’episodio parlando di “chiaro fraintendimento”. Non senza però invitare prima il direttore generale della Asp a chiarire la propria posizione nei confronti della categoria medica, “e a fornire altresì i dovuti chiarimenti su di una vicenda che, ci si augura, possa concludersi subito con la piena distensione dei toni e con un pronto e sereno recupero dei rapporti istituzionali tra il vertice aziendale e la categoria dei medici, nell’interesse supremo dei pazienti e dell’intera comunità”.
Un invito subito raccolto dallo stesso Ficarra che ricorda come tutta la polemica sia nata da una diffida a suo carico, inviata dalle Federazioni dei medici di medicina generale e dei pediatri al prefetto di Siracusa. “Una denunzia che, ove fondata – scrive Ficarra – avrebbe esposto l’Azienda che dirigo a responsabilità civili e penali in alcun modo riconducibili né alla funzione che svolgo né alla mia persona”. Non voleva essere un attacco verso i medici ed i pediatri, prova a chiarire il dg dell’Asp, quanto piuttosto una piccata replica alle due Federazioni che, attraverso i loro segretari, avevano scritto al Prefetto ed alla Protezione Civile. “Non era diretta alla categoria dei medici, non fosse altro perché io stesso sono figlio, nipote e fratello di un medico”, scrive ancora Ficarra. “Fermo restando – aggiunge – che la nota carenza di dpi rende necessario, in primis, equipaggiare il personale della dirigenza medica e sanitaria nonché il personale del comparto sanitario di questa Azienda che, come è ben noto, sta reggendo in modo encomiabile la prima linea insieme al restante ed indispensabile personale amministrativo e tecnico di supporto”.
Caso chiuso? Pare di no. “Mentre viviamo forse il momento più difficile per l’umanità in tempo di pace, i cittadini di Siracusa si trovano costretti ad assistere ad un conflitto interno proprio tra coloro i quali più di tutti oggi dovrebbero assumere un atteggiamento responsabile perché in prima linea nella lotta contro il COVID-19, ossia i medici”, dice il deputato regionale Giovanni Cafeo (IV). “La vera carenza che condiziona la disponibilità di nuovi posti letto – spiega ancora Cafeo – è però la mancanza di medici e personale sanitario da utilizzare per coprire le esigenze di tutto il territorio. In questo drammatico contesto diventa paradossale e inaccettabile lo scontro tra medici e direzione dell’Asp ed ancora più inspiegabile la posizione del presidente Madeddu che in veste di rappresentante di medici e odontoiatri della provincia ma anche di direttore sanitario, anziché riuscire con il duplice incarico a creare collaborazioni e sinergie, si ritrova in un evidente conflitto di interesse, che crea ancora più confusione e mancanza di fiducia nel sistema”, l’attacco di Cafeo.
“Oggi al primo posto è necessaria la collaborazione di tutti finalizzata al perfetto funzionamento del sistema per la salvaguardia della salute pubblica; per questo ritengo utile poter impiegare il personale sanitario destinato al territorio negli ospedali, potenziando così in questa fase di massima allerta l’organico già sottoposto a grandi stress. È chiaro che ad emergenza finita, arriverà il tempo delle verifiche e delle battaglie sulla sanità anche a livello regionale perché non consentiremo più di avere un organico inferiore a quanto necessario in tutta la nostra provincia, inclusa la cenerentola zona sud”.

foto dal web




Siracusa. Coronavirus: "Nei cantieri edili operai vicini e senza protezioni", segnalazioni e timori

Sono diversi i cantieri edili in cui, nonostante l’emergenza Coronavirus, il lavoro viene svolto come se nessuno corresse alcun pericolo e senza che sia rispettato quanto previsto dal decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nessuna distanza di sicurezza, ad esempio, niente protezioni per i lavoratori che, stando alle immagini scattate in diversi luoghi del territorio, sarebbero sottoposti ad un serio rischio di contagio nel caso in cui i colleghi avessero contratto, magari senza saperlo, il Covid-19. I cantieri posso restare attivi. Nessuna delle misure adottate tra quelle restrittive riguarda, infatti, questo tipo di attività, che tiene certamente in moto un pezzo importante dell’economia. Occorre, tuttavia, tenerlo in piedi nel pieno rispetto di regole che hanno a che fare con la salute e con un pericolo fin troppo serio. Basta guardare i numeri per ricordarselo, semmai fosse necessario. Sul tema, in questi giorni, è intervenuto anche il coordinamento di Sos Siracusa.  “Mentre il mondo si ferma per l’emergenza COVID19- osserva il coordinamento delle associazioni ambientaliste – c’è chi va avanti senza sosta in barba ai dettami del recente DPCM in ordine alla distanza di sicurezza e utilizzo di DPI (mascherine)”. La richiesta è quella di un controllo capillare, rivolto agli organi competenti e al sindaco, Francesco Italia.  Il presidente di Ance, l’associazione dei costruttori, Massimo Riili, ricorda che “i cantieri non sono stati fermati e non deve accadere, ma occorre rispettare le distanze di sicurezza e i dettami previsti- fa presente- Il datore di lavoro e gli operai devono attenersi a tutto questo. E’ chiaro che se esistono casi in cui gli operai sono costretti a lavorare in condizioni di pericolo, si tratta di situazione assolutamente vietata. Il settore  sta soffrendo – aggiunge- Il materiale arriva a intermittenza. La mancanza di approvvigionamenti costringe a chiudere e quindi ad attingere alla cassa integrazione”.




Siracusa. Coronavirus, allarme di Natura Sicula: "Sanificazione con candeggina, inutile e dannosa"

“Per salvarci dal Coronavirus, ci avvelenano con la candeggina”. Natura Sicula esprime preoccupazione per le tecniche di sanificazione e, soprattutto, sull’utilizzo degli igienizzanti e disinfettanti impiegati. L’associazione parla attraverso il presidente, Fabio Morreale, secondo cui “la candeggina utilizzata in grandi quantità per sanificare le strade, è pericolosa per la salute dei cittadini e inquinante per la falda acquifera”. Morreale osserva come, a seguito dell’ordinanza del presidente della Regione, Nello Musumeci, i Comuni stiano sanificando le strade dei centri abitati, ” e lo stanno facendo
spruzzando grandi quantità di una sostanza inquinante, l’ipoclorito di sodio, cioè la candeggina. L’utilità di questa operazione è assai discutibile visto che il virus, come afferma il Ministero della Salute, vive nella saliva e e si riproduce solo all’interno delle cellule”. Il presidente di Natura Sicula sottolinea come “nessuno vada in giro a leccare marciapiedi, alberi e scarpe. Secondo il virologo dell’università statale di Milano Fabrizio Pregliasco, sulle strade “il virus può sopravvivere qualche giorno, ma con una carica virale irrisoria (…) È molto improbabile che si calpestino le scarpe infette di qualcuno che ha tossito o starnutito per strada, si tocchi con le mani la suola per poi mettersi le mani in naso o in bocca””. Altro aspetto su cui Natura Sicula focalizza l’attenzione è relativo all’efficacia della sanificazione stradale. La ritiene illusoria. “Non appena una strada viene spruzzata di candeggina, viene immediatamente contaminata dal primo portatore di virus che passa o staziona-argomenta – Ovviamente è meglio avere città pulite che città sporche, ma piuttosto che spruzzare candeggina ovunque, la sanificazione sarebbe più appropriata se venisse fatta su panchine, ringhiere, maniglie e, in generale, su tutti quegli oggetti toccati da più persone”.
L’uso eccessivo di candeggina “indebolisce il sistema immunitario e aumenta l’incidenza di infezioni respiratorie causando tonsilliti, bronchiti, otiti e polmoniti. Essendo sostanza inquinante, utilizzata in grandi quantità (come in questo caso), nel tempo contaminerà la falda acquifera, direttamente o attraverso i suoi prodotti di degradazione. Neanche questa inaspettata pandemia è stata capace di suscitare in alcuni politici riflessioni e ripensamenti-commenta ancora Morreale-  L’obbligo di sanificare le strade senza limitazioni all’uso di una sostanza inquinante qual è la candeggina, manifesta tutta la convinzione dell’uomo a ritenersi il dominatore della natura, il padrone incontrastato della terra, colui che può continuare a inquinare e a distruggere ecosistemi per il raggiungimento veloce dei suoi obiettivi o in nome del profitto”. L’invito rivolto a Musumeci, anche attraverso i sindaci, è che si rimoduli l’ordinanza, concentrando gli sforzi nella disinfezione delle sole superfici che possono interagire con el vie di trasmissione umana del virus: mani, naso, bocca, occhi.




Coronavirus, un presidio dell'Esercito a Priolo: richiesta del sindaco alla Regione e alla prefettura

Il distacco di un reparto dell’Esercito o della Marina Militare al commissariato di polizia o alla stazione dei carabinieri. E’ la richiesta del sindaco di Priolo, Pippo Gianni, avanzata al presidente della Regione, Nello Musumeci e al prefetto, Giusy Scaduto. L’obiettivo è contenere il contagio del Coronavirus nel comune della zona industriale, dove numerose persone transitano ogni giorno, vista la zona industriale che ricade nel territorio.
“Il nostro comune – si legge nella missiva del primo cittadino – si espande tra due poli industriali che ogni giorno vengono raggiunti da un notevole numero di persone, che attraversano e sostano da noi per acquistare generi alimentari, sia la mattina a colazione sia per il pranzo, creando un grande movimento di automezzi, camion e autobotti, che vanno ad aggiungersi al normale traffico veicolare”. “L’Esercito e la Marina Militare – continua il Sindaco Gianni – potrebbero essere impiegati nei controlli sull’osservanza delle disposizioni governative per il contenimento del contagio da COVID-19 e in eventuali posti di controllo nei luoghi previsti dal piano di emergenza esterno, predisposto dalla Prefettura di Siracusa per il rischio industriale. In queste attività – ha concluso il primo cittadino – potrebbero affiancare le Forze di Polizia locali, alle quali va un particolare ringraziamento a nome di tutta la comunità per il grande lavoro svolto fino a questo momento”.

Il Portavoce




Priolo. Aiuti economici agli indigenti, il Comune stanzia fondi: "Un aiuto per l'emergenza"

Voucher per le famiglie indigenti di Priolo. Il Comune ha deciso di stanziare 68 mila euro per fronteggiare l’emergenza anche economica Covid-19.  100 euro andranno ai nuclei familiari composti da una sola persona; 200 a quelli con due componenti e 300 euro alle famiglie con 3 o più componenti. L’iniziativa dei voucher spesa è stata decisa dal Sindaco, Pippo Gianni, e condivisa da tutta l’Amministrazione, per aiutare concretamente coloro che vivono una situazione di disagio, ulteriormente aggravata dall’emergenza COVID-19. I buoni, che andranno a circa 300 famiglie con attestazione ISEE non superiore al minimo vitale, potranno essere spesi per acquistare generi alimentari di prima necessità e farmaci, presso gli esercizi commerciali del territorio comunale.
“Non solo aiuteremo i nostri concittadini più bisognosi – ha sottolineato il Sindaco Gianni – ma supporteremo anche i commercianti, che vivono una situazione di difficoltà. Proprio per le attività danneggiate economicamente in seguito all’emergenza Coronavirus, stiamo pensando all’istituzione di un fondo economico”.
Ad occuparsi della consegna a domicilio dei voucher spesa sarà il centro ascolto della parrocchia Angelo Custode, che ha già una convenzione in atto con il Comune di Priolo; la Caritas predisporrà anche l’elenco dei beneficiari da fornire all’ufficio Politiche Sociali.
“In un momento di emergenza – ha commentato l’Assessore alle Politiche Sociali, Diego Giarratana – bisogna dare risposte concrete alle famiglie bisognose. E’ il momento di stare uniti e supportare l’Amministrazione comunale, che sta lavorando per il bene di tutti i cittadini”.

 




Coronavirus in Sicilia, tamponi per i medici. Nuove regole per la quarantena

Tamponi per i medici siciliani, la Regione ha deciso di procedere per tutti ma seguendo un preciso ordine di priorità.
Con una ordinanza del presidente Nello Musumeci, è stato disposto di procedere subito con il test per il personale ospedaliero coinvolto nella gestione del Covid-19, ma anche per i medici e gli operatori dell’emergenza sanitaria (compresi tutti gli operatori della Seus).
A seguire sarà il turno dei professionisti di Medicina generale, dei pediatri di libera scelta e delle Guardie Mediche. Infine, le Direzioni strategiche aziendali.
Le analisi dei tamponi verranno condotte da laboratori pubblici e privati.
Fra le misure contenute nel nuovo provvedimento del governatore, anche la definizione dei criteri di quarantena per quanti sono rientrati in Sicilia dallo scorso 14 marzo, che dovranno restare in isolamento obbligatorio e non potranno ricevere visite.
L’accesso alle abitazioni è consentito, invece, alle badanti e ovviamente al personale sanitario, purché vengano adottate tutte le precauzioni e le cautele utili a evitare il contagio. Viene, infine, stabilito che a ridosso della conclusione del termine di quarantena, i cittadini in isolamento dovranno essere sono sottoposti al test del tampone rinofaringeo per constatare l’eventuale guarigione.
Coloro che sono positivi al Coronavirus in isolamento domiciliare, dovranno comunicare le proprie condizioni di salute al medico di famiglia e al dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale di riferimento, secondo precise cadenze temporali, oltre che segnalare anche i nominativi dei propri conviventi, che saranno inseriti in un elenco redatto dalle Asp e trasmesso alle prefetture competenti per territorio.
Nell’ordinanza viene chiarito che nessun test rapido sul Coronavirus è autorizzato fino a eventuali diverse valutazioni del Comitato tecnico-scientifico nazionale istituito presso l’Unità di crisi. Nei confronti dei laboratori accreditati con il Ssr che dovessero praticare esami non autorizzati, secondo le linee guida dettate dall’Istituto superiore di sanità, verrà avviato il procedimento amministrativo di decadenza dall’accreditamento.
Infine, un articolo dell’ordinanza è dedicato alle aree di servizio e alle stazioni di rifornimento di carburante. In queste è consentita l’apertura dei bar solo se collocate lungo la rete autostradale e nelle strade extraurbane principali. Se si trovano, invece, nelle strade extraurbane secondarie l’orario è limitato, tutti i giorni, dalla 6 alle 18. Chiusi i locali collocati nei tratti stradali che attraversano i centri abitati.

Foto dal web