Decine di ragazzi, spesso giovanissimi. Trascorrono ore ai semafori, chiedendo agli automobilisti in attesa del “verde” una moneta, qualcosa che gli consenta di recuperare un pò di denaro per vivere in questa città, molto lontana da casa loro, da una terra che, se non l’avessero lasciata, non avrebbe garantito loro libertà e sopravvivenza. Sono giovani migranti che, prima di arrivare a Siracusa, hanno attraversato il mare su barconi fatiscenti, con altre centinaia di persone nelle loro stesse condizioni. Hanno rischiato la vita per cercarne una nuova, migliore. Non è il loro vissuto che mette in discussione il lettore di SiracusaOggi, Corrado B., che segnala alla redazione una situazione che, secondo il suo punto di vista, è diventata piuttosto problematica. I siracusani sanno che ad ogni incrocio o quasi, mettendosi in auto, incontreranno gli occhi di questi ragazzi e dovranno rispondere tante volte alla richiesta di qualche spicciolo : in alcuni casi sarà un “si”, molto più spesso un “no”, dispiaciuto o, altre volte, di fastidio. Perchè capita, è inevitabile, che l’insistenza di questa richiesta indisponga gli automobilisti e perfino, a torto o ragione, che li spaventi. Ma chi sono questi ragazzi? Dove vivono? In molti sono convinti che siano ospiti del Centro di accoglienza per migranti “Umberto I” della Pizzuta. Non è così, ci spiegano dalla struttura della zona alta della città. Il responsabile del centro, Luciano Spicuglia chiarisce che “una volta ottenuto il permesso di soggiorno, i migranti non hanno più il diritto di essere ospitati nella struttura. Hanno un pò di tempo- prosegue- per trovare una collocazione lavorativa e sociale nel territorio. Nel momento in cui la loro pratica sarà riesaminata, per confermare o meno il diritto a vivere in Italia, dovranno esibire il loro contratto di lavoro e tutto quello che può documentare la loro integrazione nel nostro Paese”. All’interno del centro, invece, è ospitato, chi è ancora in attesa di conoscere il proprio destino. “Capita che si parli del nostro centro anche per tematiche, magari legate al fenomeno dell’immigrazione, ma che non hanno nulla a che vedere con la nostra attività. E’ una ‘semplificazione’ dannosa- prosegue Spicuglia – perchè spesso non coincide con la realtà e si rischia di fare inutile allarmismo o di puntare a torto il dito contro”. L’ex consigliere provinciale si riferisce all’allarme tubercolosi scaturito dalla notizia del ricovero, all’ospedale di Siracusa, di due migranti ammalati e posti in isolamento. “Allarme ingiustificato- garantisce il responsabile del centro di accoglienza – Nessuno, da noi, è ammalato. Il lavoro che, ormai da parecchi mesi, in tanti, ciascuno per le proprie competenze e i propri ambiti, stanno svolgendo nel fronteggiare l’ondata di sbarchi è encomiabile. Di questo si parla poco. Sono arrivate migliaia di persone in poco tempo – sottolinea Spicuglia- e la macchina dell’accoglienza ha sempre funzionato. Le istituzioni locali- conclude il responsabile dell”‘Umberto I”- sono sempre molto attente”.