Si è insediato ufficialmente lunedì il nuovo procuratore capo di Siracusa, Francesco Paolo Giordano. “Sono consapevole del difficile lavoro che mi aspetta”, sono le sue prime parole nell’affollata aula del Tribunale di viale Santa Panagia. Nessun accenno alla stagione dei veleni che ha preceduto la sua nomina – ricorderete il trasferimento d’ufficio per Ugo Rossi e i risvolti della vicenda – su cui glissa cordialmente. “Preferirei non dire niente. Io guardo al futuro e a quello che si farà”, il pensiero di Giordano. “Si torna alla normalità a Siracusa, ma solo perchè adesso quella casella che era vacante è tornata occupata. E’ la normalità degli uffici”, aggiunge poi.
Chiare le priorità, quando il nuovo procuratore capo parla di polo petrolchimico, di ambiente e cultura: questi i settori su cui – è il senso del pensiero – per vari motivi si concentrerebbero le attenzioni delle organizzazioni criminali del territorio.
Tante le autorità presenti, tutte in prima fila per un saluto a Francesco Paolo Giordano. Ci sono i big della magistratura siciliana – spicca la presenza di Tinebra – ma anche i comandanti provinciali di tutte le forze dell’Ordine, il Questore e il Prefetto di Siracusa. Il sindaco Garozzo ha consegnato al neo insediato procuratore capo un prezioso volume su Siracusa e la sua storia.
Giordano proviene dall’esperienza di Caltagirone. La nomina, all’unanimità, risale allo scorso mese di luglio e chiude una vacatio creatasi dopo il trasferimento di Ugo Rossi, disposto dal Csm su richiesta del Ministro della Giustizia.
In magistratura dal 1977, Giordano è stato giudice al tribunale di Modica, sostituto procuratore a Catania e procuratore aggiunto a Caltanissetta, divenendo reggente dell’ufficio nei periodi di assenza del capo. Si è occupato di alcune delle inchieste più importanti sulla mafia, a cominciare dalle indagini sulla strage di Capaci, rappresentando anche l’accusa nel processo di primo grado, e di via D’Amelio. È stato anche pm del processo d’appello sull’omicidio Livatino. Dal 2008 è procuratore capo di Caltagirone, seguendo inchieste importanti: come quelle, in collaborazione con la Dda di Catania, sulla mafia locale, sull’incidente sul lavoro al depuratore di Mineo del giugno del 2008 in cui morirono sei operai e sulla base militare statunitense Muos a Niscemi.