Nuova intimidazione nella notte, bomba carta in via Monteforte

Un altro inquietante episodio intimidatorio a Siracusa. Nella notte, una bomba carta è stata fatta esplodere davanti ad un bar di via Monteforte. Il boato, attorno alle 3, ha svegliato di soprassalto i residenti che, allarmati, hanno contatto le forze dell’ordine. Sul posto, per tutti i rilievi del caso, sono arrivati i Carabinieri. Acquisite anche le immagini di videosorveglianza degli impianti presenti nell’area, alla ricerca di elementi utili alle indagini.
A creare un certo allarme, adesso, è la frequenza con cui stanno ripetendosi simili episodi dopo mesi di calma apparente. La notte precedente, infatti, era stata presa di mira la pasticceria Brancato di via Grottasanta. Il sindaco di Siracusa, a proposito di quell’evento, segnalava come si trattasse di “un segnale del tentativo dei clan di rialzare la testa nonostante la costante azione di contrasto da parte di magistratura e forze dell’ordine”. Parole che oggi suonano quasi come indicative.
Al momento non viene esclusa alcuna pista: dall’intimidazione al gesto isolato, magari per “vendetta” interpersonale.




“Non fu demansionamento”, respinto ricorso di un dipendente contro il Comune di Noto

Il Tribunale di Siracusa, in funzione di Giudice del Lavoro, ha respinto il ricorso presentato da un funzionario tecnico del Comune di Noto che contestava la riorganizzazione degli uffici municipali disposta dall’amministrazione all’inizio del 2023.
Al centro della vicenda, la soppressione del settore “Smart City”, la successiva redistribuzione delle posizioni organizzative e l’assegnazione al dipendente di un servizio ritenuto di minore rilevanza. Il funzionario aveva pertanto denunciato un presunto demansionamento, parlando di provvedimenti “ritorsivi e discriminatori”, legati – a suo dire – a ragioni politiche e ad una progressiva marginalizzazione all’interno dell’ente.
Nel ricorso, il dipendente del Comune di Noto aveva ripercorso il proprio percorso professionale, evidenziando di aver ricoperto negli anni ruoli di responsabilità in diversi settori strategici, dai lavori pubblici all’igiene urbana. Secondo la tesi difensiva, la scelta del sindaco di sopprimere il settore “Smart City” e di conferire le posizioni organizzative ad altri dipendenti, avrebbe violato il contratto collettivo e la normativa sul pubblico impiego, determinando uno svuotamento delle mansioni e un danno economico e morale. Tra le richieste avanzate anche il risarcimento delle differenze retributive, il riconoscimento degli incentivi legati agli incarichi di Rup revocati e un risarcimento per danno non patrimoniale, quantificato in 50mila euro.
Il Comune di Noto si è costituito eccependo, tra l’altro, l’inammissibilità del ricorso ed il difetto di giurisdizione, sostenendo che le scelte organizzative rientrano nella discrezionalità dell’ente. Ha inoltre evidenziato come il dipendente avesse già promosso un altro giudizio su precedenti incarichi e come le domande risarcitorie fossero prive di adeguata prova.
Il giudice, pur rilevando una carenza di motivazione da parte dell’amministrazione comunale sui criteri seguiti per l’assegnazione delle posizioni organizzative, ha escluso che questo fosse sufficiente a fondare una condanna risarcitoria.
Secondo la sentenza, il dipendente non ha dimostrato che – in caso di corretta valutazione comparativa – avrebbe ottenuto con certezza uno degli incarichi di responsabilità. Mancano infatti elementi oggettivi di confronto con gli altri funzionari, soprattutto quelli di pari categoria, che consentano di affermare un nesso causale diretto tra le scelte dell’ente e il danno lamentato.
Il Tribunale ha inoltre escluso la configurabilità di un demansionamento, ricordando che le posizioni organizzative non comportano un cambio di categoria contrattuale, ma solo l’attribuzione temporanea di funzioni di responsabilità. La revoca o mancata attribuzione di tali incarichi, quindi, non integra di per sé una violazione dell’articolo 2103 del Codice civile. Respinte anche le richieste di risarcimento per danno non patrimoniale.
In conclusione, il Tribunale ha rigettato integralmente il ricorso, condannando il dipendente alla rifusione delle spese legali in favore del Comune di Noto, liquidate in oltre 4.600 euro, oltre accessori di legge.




I Sindaci della provincia chiedono autonomia per la Camera di Commercio di Siracusa

Si è conclusa oggi a Siracusa la riunione congiunta dei Sindaci della provincia e dei rappresentanti delle principali
organizzazioni economiche e produttive, convocata per discutere dell’attuale situazione della Camera di Commercio e del ruolo del territorio all’interno del sistema camerale regionale. Al termine dell’incontro è stato presentato un documento ufficiale con cui si chiede alla Presidenza del Consiglio dei Ministri l’avvio del procedimento per ripristinare l’autonomia della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Siracusa, soppressa a
seguito dell’accorpamento nella CCIAA del Sud Est Sicilia entrato in vigore nel 2019. I Sindaci hanno avviato la valutazione del documento e hanno sottolineato che la Camera di Commercio di Siracusa è una delle istituzioni economiche più antiche e consolidate della Sicilia: attiva già nel 1862, formalmente istituita nel 1925, protagonista per oltre un secolo dello sviluppo industriale, commerciale, agricolo e turistico del territorio. Nata dallo sforzo morale ed economico degli imprenditori siracusani. Secondo i partecipanti all’incontro, l’inserimento nella Camera di Commercio del Sud Est ha comportato una progressiva perdita di rappresentanza del territorio siracusano, con ripercussioni negative sulla capacità di incidere su temi strategici quali infrastrutture, politiche industriali, portualità, logistica e sostegno alle imprese. Il territorio siracusano presenta un profilo economico e produttivo unico in Sicilia con la presenza di grandi poli industriali e energetici, porti di rilievo nazionale, un importante distretto turistico e culturale, agricoltura di qualità e una rete diffusa di PMI. I Sindaci si sono impegnati a rincontrarsi e a mantenere una posizione unitaria e a coinvolgere tutto il sistema produttivo, annunciando ulteriori iniziative istituzionali presso Regione e Governo nazionale.




Rapina in un negozio di via Tisia, denunciato 24enne: indagini dei carabinieri

Rapina ai danni di un negozio di abbigliamento di via Tisia.
E’ accaduto l’8 dicembre scorso e i carabinieri della Compagnia di Siracusa, al termine delle celeri indagini condotte, hanno denunciato un giovane di 24 anni. I militari dell’Arma, anche attraverso l’analisi dei sistemi di videosorveglianza della zona, sono riusciti a raccogliere elementi utili all’identificazione dell’uomo, che dovrà adesso rispondere dell’accusa di rapina. Il giovane si era introdotto all’interno del negozio e aveva minacciato la commessa, impossessandosi del contenuto della cassa, poco più di 200 euro, per poi dileguarsi. Preziose sarebbero risultate anche le testimonianze raccolte dai carabinieri da parte di alcuni cittadini




Sequestro da 40 mln di euro alla mafia catanese: sigilli a beni anche a Siracusa e ad un immobile in Ortigia

Figurano anche beni collocati in provincia di Siracusa, tra cui alcuni immobili di pregio in Ortigia, fra quelli sequestrati dalla Guardia di Finanza di Catania, con il supporto del comando provinciale di Gorizia e dell’Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust), in collaborazione con l’autorità giudiziaria romena a carico di Fabio Lanzafame, 53 anni, già collaboratore di giustizia, ritenuto collegato al sodalizio mafioso Santapaola-Ercolano ed al clan Cappello Bonaccorsi. Il sequestro preventivo del patrimonio dell’uomo è stato disposto dal Tribunale di Catania e si tratta di attività economiche, beni mobili e immobili, conti correnti, somme in contanti, nelle province di Catania, Siracusa e Gorizia, e in Romania, nelle città di Bucarest e Pitesti, del valore complessivo di oltre 40 milioni di euro. In provincia di Siracusa sono stati operati 30 sequestri. Spicca tra questi una porzione di un palazzo storico nel pieno centro storico di Ortigia, poco distante da piazza Duomo. Gli altri sequestri hanno riguardato 20 attività commerciali (12 italiane e 8 estere) attive nel settore dei giochi e scommesse nonché in quello immobiliare; 89 beni immobili, siti in Italia e in Romania, nelle province di Catania (1) e Gorizia (1) nonché nelle città estere di Bucarest (3) e Pitesti (57).
Le indagini svolte nell’ambito della operazioni “Revolution Bet” e “Crypto” hanno fatto emergere il ruolo di Lanzafame come “soggetto socialmente pericoloso”. L’uomo è stato condannato nel 2020 e nel 2022 alla pena complessiva della reclusione di circa 7 anni perché ritenuto l’organizzatore di un’associazione a delinquere dedita alla commissione di vari reati come l’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, truffa aggravata ai danni dello Stato, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio e riciclaggio dei proventi illecitamente accumulati. Lanzafame avrebbe favorito gli interessi delle organizzazioni mafiosi agevolandone l’ingresso nel settore del gaming online anche attraverso autorizzazioni a sale scommesse ed attività commerciali, nelle province di Catania e Siracusa e in altre località siciliane. Sarebbero, inoltre, emerse condotte volte al riciclaggio, anche trasformando denaro liquido in criptovalute o con l’intestazione fittizia di beni e attività economiche proprie a terzi.




“Ghenos”, 45 misure cautelari per traffico di reperti archeologici tra Sicilia ed Europa

Dalle prime luci dell’alba è scattata una vasta operazione dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Palermo, coordinata dalla Procura distrettuale di Catania. L’indagine, battezzata “Ghenos”, ha portato all’esecuzione di 45 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti parte di una struttura criminale specializzata nel traffico di beni culturali e reperti archeologici e radicata nel siracusano e catanese.
Le operazioni sono in corso in contemporanea nelle province di Catania, Messina, Siracusa, Ragusa, Caltanissetta ed Enna. Le deleghe investigative si estendono anche fuori dall’isola: Roma, Firenze, Ravenna, Ferrara, fino al Regno Unito e alla Germania, segnando un raggio d’azione che conferma la dimensione internazionale del traffico illecito.
Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, scavi archeologici clandestini, impossessamento e ricettazione di beni culturali, furto, autoriciclaggio, esportazione illecita, falsificazione di opere d’arte e impiego di denaro di provenienza illecita. Un ventaglio di reati che, secondo gli investigatori, delineerebbe un sistema organizzato, capace di sottrarre reperti al patrimonio dello Stato per poi immetterli nel mercato nero nazionale e internazionale.
Le misure cautelari eseguite hanno riguardato 9 custodie cautelari in carcere, 14 arresti domiciliari, 17 obblighi di dimora, 4 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e una sospensione dell’attività per il titolare di una casa d’aste.
La prima fase dell’inchiesta aveva portato al sequestro di circa 10 mila reperti, tra cui 7 mila monete antiche di zecche greche e siceliote (Siracusa, Katane, Gela, Selinunte, Heraclea, Reggio, Panormos), molte delle quali considerate rarissime e in eccellente stato di conservazione. Tra i materiali recuperati anche crateri a figure rosse e nere, fibule, anelli, pesi, askoi e strumenti per la produzione di falsi: nella zona catanese è stata infatti scoperta una zecca clandestina con stampi, conii e attrezzature per la contraffazione.
Il valore complessivo dei beni sequestrati è stimato in 17 milioni di euro.
L’indagine, avviata nel 2021 dopo la denuncia del Parco Archeologico di Agrigento per scavi clandestini a Eraclea Minoa, ha documentato 76 interventi illegali eseguiti da gruppi di tombaroli tra Sicilia e Calabria. Cinque i riscontri in flagranza: sei indagati arrestati mentre scavavano a Baucina, altri tre fermati mentre tentavano l’esportazione illecita di reperti in Germania, dove – con la collaborazione della polizia tedesca – sono state sequestrate numerose monete a Düsseldorf.
Attraverso pedinamenti, analisi di traffici telefonici e telematici, videoriprese, sequestri e attività condotte anche con l’Ordine Europeo d’Indagine, gli investigatori hanno ricostruito l’intera filiera criminale: dai gruppi di scavatori dotati di metal detector e strumenti professionali, ai ricettatori locali, fino ai trafficanti internazionali legati al mercato nero dell’arte, con ramificazioni in Germania e Regno Unito.
Le indagini ruotavano attorno alla figura di un noto ricettatore dell’area etnea, già coinvolto in passato in traffici analoghi. Le perquisizioni hanno permesso di acquisire un’ingente mole di documentazione contabile e materiale probatorio, utile a tracciare il percorso dei reperti dal saccheggio dei siti archeologici fino alla vendita nelle case d’aste straniere.
Un’operazione che – sottolineano gli inquirenti – colpisce al cuore una rete criminale che per anni ha depredato il patrimonio culturale siciliano, compromettono in modo irreversibile intere stratigrafie archeologiche.




Pestarono un agente di Polizia Penitenziaria, detenuti rischiano fino a 5 anni

Pesante la risposta della commissione disciplinare della Casa Circondariale di Siracusa nei confronti dei due detenuti che, qualche giorno fa, aggredirono un agente di Polizia Penitenziaria causandogli una prognosi di 15 giorni. La pena al momento confermata è pari a due settimane di isolamento per i due detenuti, l’esclusione dalle attività in comune d’istituto e la perdita automatica della liberazione anticipata di 45 giorni che viene di solito applicata ai detenuti che nel semestre di riferimento non hanno tenuto buona condotta.
Tuttavia, la punizione per i due detenuti potrebbe essere aggravata in quanto l’aggressione al personale di Polizia Penitenziaria è un reato grave che viene punito con pene che variano da sei mesi a cinque anni di reclusione. Se poi vi sono aggravanti, come l’uso di armi o l’aver causato lesioni gravi al pubblico ufficiale, la pena può aumentare. Inoltre, se il reato viene commesso in concorso con altre persone, le sanzioni possono essere ulteriormente rimodulate.
“Forse per questi detenuti aggressivi la libertà personale non ha alcun valore, ecco perché andrebbero isolati in circuiti penitenziari particolari con personale numericamente adeguato e preparato ad affrontare questo particolare gruppo di detenuti imprevedibilmente aggressivi”, commenta il segretario provinciale dell’Osapp (sindacato di Polizia Penitenziaria), Argentino.




Cadavere in mare, il corpo è di una 55enne allontanatasi da una Rsa. Indaga la Procura

E’ stata identificata la donna trovata senza vita in mare a Siracusa ieri pomeriggio, a ridosso della scogliera di via Algeri. Dopo le operazioni di recupero del corpo – con l’intervento della Guardia Costiera, dei Vigili del Fuoco e della Polizia – il triste riconoscimento operato dai familiari che ne avevano denunciato la scomparsa nella mattinata. La Procura di Siracusa ha aperto un’indagine, disponendo intanto l’ispezione cadaverica.
La vittima, originaria della zona nord della provincia, aveva 55 anni. Poco dopo le 10 di ieri mattina si sarebbe allontanata da una residenza per anziani, nel siracusano. Nel primo pomeriggio, alcuni passanti hanno poi segnalato la presenza di un corpo in mare.
Le indagini mirano a far luce proprio sulle fasi dell’allontanamento, sino al tragico epilogo. Al momento non viene esclusa nessuna ipotesi, dal malore al gesto estremo.




In prova ai servizi sociali, aggredisce un 80enne: torna in carcere un 30enne di Augusta

Un trentenne di Augusta è stato arrestato e condotto in carcere da agenti della Polizia di Stato. Era uscito dell’istituto detentivo appena due settimane prima. Si trovava ristretto per scontare una condanna per detenzione illecita di sostanze stupefacenti. Sospeso l’affidamento in prova ai servizi sociali che era stato disposto solo pochi giorni addietro.
L’uomo si è reso protagonista di una grave episodio: ad inizio dicembre, ha aggredito un 80enne in pieno giorno, all’interno di un bar. Strattoni e calci, solo l’intervento di quanti hanno assistito alla scena inquietante ha evitato guai peggiori.
Sulla scorta della denuncia e delle immagini di videosorveglianza acquisite dagli agenti, l’aggressore è stato segnalato all’Ufficio di Sorveglianza di Siracusa che ha disposto la sospensione dell’affidamento in prova ai servizi sociali. L’Ufficio Esecuzioni Penali della Corte d’Appello di Catania ha emesso rapidamente il provvedimento di esecuzione di carcerazione.
Il trentenne è tornato così in carcere a Brucoli, due settimane dopo essere stato scarcerato.




Ladri negli uffici dei servizi sociali di Rosolini. Il sindaco: “atto vile”

I servizi sociali nel mirino dei ladri, a Rosolini. Durante la notte scorsa, i malintenzionati si aono introdotti negli uffici comunali di via Immacolata. Hanno arraffato alcuni computer e la macchinetta del caffè utilizzata dai dipendenti. Sarebbero stati rubati anche dei giocattoli. La struttura è stata messa a soqquadro.
E’ stata un’assistente sociale, questa mattina, ad accorgersi di quanto era accaduto. Il sindaco Giovanni Spadola ha allertato i Carabinieri che hanno avviato le indagini. Acquisiti i filmati delle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona.
“Hanno colpito un servizio sensibile che opera soprattutto per i cittadini meno abbienti della città. Si tratta di un gesto vile. Confidiamo nel lavoro delle forze dell’ordine”, le parole del sindaco di Rosolini, Giovanni Spadola.