Rapina a mano armata in tabaccheria, un arresto nel siracusano

La Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Siracusa, nei confronti di un uomo gravemente indiziato di avere commesso una rapina a mano armata. Presa di una tabaccheria, lo scorso 9 novembre a Lentini. Gli investigatori del locale Commissariato hanno ricostruito l’accaduto: con volto travisato ed armato di pistola, l’uomo si era impossessato di denaro contante per un ammontare complessivo di 3.800 euro per poi darsi alla fuga.
Le indagini – spiegano fonti di Polizia -hanno permesso di raccogliere diversi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato, un trentottenne lentinese già noto alle forze dell’ordine. Il Gip deciso allora di applicare la misura della custodia cautelare in carcere, eseguita dal personale del Commissariato di Lentini. Il 38enne si trova a Cavadonna, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

foto archivio




Spaccio di droga, la Polizia arresta due pusher e ne denuncia un terzo

La Polizia di Stato ha arrestato due persone per spaccio di stupefacenti. Una terza persona è stata denunciata. Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Siracusa, hanno bloccato un uomo di 33 anni ed un giovane di 20. Hanno effettuato una perquisizione domiciliare a carico degli arrestati, che ha consentito di rinvenire e sequestrare 20 grammi di cocaina, 5 dosi di crack, due bilancini di precisione e la somma di 435 euro, probabile provento dell’attività di spaccio. Il 33enne è stato condotto in carcere, ai domiciliari il 20enne.
Ad Avola, ieri sera, nel corso di un servizio antidroga, la Polizia ha denunciato un uomo di 49 anni per detenzione ai fini dello spaccio di stupefacenti. I controlli hanno permesso di rinvenire e sequestrare 5,30 grammi di cocaina, già suddivisa in dosi e pronta per essere ceduta agli assuntori della zona, un bilancino di precisione, materiale utile per il confezionamento della droga e la somma di 150 euro, probabile provento dell’attività illecita.




Provoca incidente e tenta la fuga ma precipita dalla Balza Akradina

E’ atterrato con la sua auto, un’utilitaria, all’interno del parco della Balza Akradina. Un volo di un paio di metri, dal soprastante tratto in salita di via dell’Olimpiade, in direzione del Palasport di Siracusa. Ma come è finito lì?
Secondo la ricostruzione della Municipale, l’uomo alla guida avrebbe tentato di scappare dopo aver tamponato un’altra vettura. Nella fretta di allontanarsi, avrebbe perso il controllo del mezzo, sfondando il guardrail e finendo di sotto.
È stato soccorso e condotto in ospedale con i Vigili Urbani che hanno richiesto ai sanitari del nosocomio gli esami tossicologici. Secondo quanto si apprende, l’uomo sarebbe un cittadino straniero.




Giallo a Siracusa, corpo senza vita di una donna rinvenuto in casa alla Mazzarona

Il corpo senza vita di una donna è stato ritrovato all’interno di un’abitazione nella zona di via Achille Adorno, nel rione della Mazzarona, a Siracusa. Ad allertare la Polizia sono stati i vicini, insospettiti dai cattivi odori che provenivano dall’appartamento dove viveva l’anziana di 84 anni.
Quando i poliziotti sono riusciti ad entrare, si sono ritrovati davanti la macabra scena. La casa, peraltro, era invasa dai rifiuti.
Sono in corso le indagini per chiarire le cause del decesso. Un malore o un incidente domestico le prime ipotesi al vaglio, ma gli investigatori non escludono al momento alcuna pista.

Foto generica




I Carabinieri: “Liberata la Borgata”. Cambiano i clan, droga più redditizia delle estorsioni

“Con questa operazione abbiamo liberato la Borgata dal malaffare, restituendola alla sua più autentica bellezza. Adesso, riappropriamoci di quel quartiere e degli spazi liberati”. Il comandante provinciale dei Carabinieri, col. Gabriele Barecchia, commenta così il blitz che all’alba ha portato a 19 arresti colpendo un gruppo strutturato, dedito al traffico di stupefacenti. Le indagini sono scattate nel 2020 e sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Una curiosità: spacciavano ancora durante il covid, mettendo in guardia i clienti sui rischi del virus ma – paradossalmente – non su quelli derivanti dal consumo di cocaina e crack.
“Abbiamo disarticolato un’organizzazione nata per gemmazione dal clan Santa Panagia e che gestiva in maniera energica il traffico di droga nel capoluogo, con accordi stretti con gli altri cartelli presenti in città, e la rivendita in Borgata”. La maniera “energica” comportava anche decisa violenza. “Si – conferma il colonnello Barecchia – abbiamo registrato attentati incendiari, dinamitardi, colpi di pistola spesso per intimidire gli acquirenti morosi o quelle persone che non si allineavano alle regole del clan”.
A reggere e gestire gli affari c’era una “diarchia”: un capo vero e proprio, affiancato da un secondo “di cui che riconosceva il carisma”. Poi gregari e faccendieri, figure di raccordo in un’organizzazione che si muoveva a memoria. Prevista anche un sostentamento per le famiglie detenuti, in particolare di quelle figure “già appartenenti ai clan storici di Siracusa che in cambio offrivano una sorta di protezione e avallo dell’attività del clan, nel panorama criminale”, rivela il comandante provinciale dei Carabinieri, intervenuto in diretta su FMITALIA.
Dalla lettura delle carte, all’esame della Procura e della Dda, emerge una nuova filosofia dei gruppi criminali. “Un diverso approccio verso la droga”, spiega il colonnello Barecchia. “I clan tradizionali si sostenevano prevalentemente con una rete ramificata di estorsioni, invece questo monopolizzava in maniera diretta il mercato dello stupefacente, cosa che ha garantito maggiori introiti rispetto alle intimidazioni estorsive”.




Il blitz all’alba, Carabinieri cinturano la Borgata a Siracusa, 19 arresti

Dalle prime luci dell’alba, oltre 100 Carabinieri del Comando Provinciale di Siracusa stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Catania su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia per reati inerenti gli stupefacenti nel quartiere “Borgata”. Sono 19 le persone arrestate, 7 kg di droga sequestrata. Ritrovato anche un drone verosimilmente utilizzato per consegnare telefonini e stupefacente in carcere.
I 19 sono accusati, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio di sostanze stupefacenti e reati in materia di armi.
Avrebbero dato vita ad una organizzazione criminale dedita al traffico di cocaina,crack, hashish e marijuana, con base alla Borgata.
Attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, oltre che attraverso videoriprese e pedinamenti, gli uomini del Nucleo Investigativo di Siracusa hanno ricostruito l’esistenza di una importante piazza di spaccio all’interno del quartiere popolare di Siracusa ed in estensione nella zona bassa della città.
Il gruppo si sarebbe “imposto” anche attraverso azioni violente e attentati dinamitardi e incendiari per accreditarsi – secondo l’accusa – come principale referente nell’importazione della cocaina a Siracusa, rifornendo anche le altre piazze di spaccio e mantenendo al contempo l’esclusiva nella zona della “Borgata”.
L’organizzazione prevedeva anche “indennizzi” per gli associati in carcere e le loro famiglie. Il gruppo, inoltre, avrebbe mantenuto strettissimi rapporti con alcuni dei detenuti della casa circondariale “Cavadonna” di Siracusa ai quali avrebbe tentato di recapitare cellulari e sostanze stupefacenti anche utilizzando un drone, o nascondendo il materiale illecito all’interno di cibi consegnati dai familiari.
Il drone, in particolare, è stato sequestrato dai Carabinieri intervenuti nel momento in cui due degli indagati, mentre sostavano a 270 metri dalla casa circondariale “Cavadonna” di Siracusa, avevano appena legato all’apparecchio un involucro contenente 3 telefoni cellulari di piccolissime dimensioni col chiaro intento di recapitarli oltre le mura dell’istituto penitenziario.
Altri 4 smartphone criptati e involucri di stupefacente (cocaina e hashish) sono rinvenuti abilmente occultati all’interno di calamari e barrette di cioccolata che stavano per essere consegnati ad una ditta di spedizione per farli recapitare a vari detenuti ristretti nella casa circondariale.
Durante l’attività investigativa è emerso che il sodalizio non avrebbe esitato a compiere aggressioni fisiche ed atti di danneggiamento al fine di recuperare i crediti vantati nei confronti degli acquirenti. Talora questi ultimi avrebbero consegnato agli spacciatori la propria carta prepagata sulla quale mensilmente era accreditato il reddito di cittadinanza fornendone anche il codice PIN, a garanzia della copertura del credito.
Il gruppo avrebbe avuto la disponibilità di armi, e ciò ha consentito alla Direzione Distrettuale Antimafia ed al GIP di contestare l’aggravante del carattere armato dell’associazione.
Il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la custodia in carcere per quindici indagati e gli arresti domiciliari per altri quattro.
Complessivamente, durante la fase investigativa, sono stati arrestati in flagranza 17 soggetti per detenzione e spaccio di stupefacenti, sono stati sequestrati circa 7 kg di sostanza stupefacente del tipo cocaina, marijuana e hashish, somme di denaro pari ad € 5.945,00 in contanti, 9 armi clandestine, un drone e 4 smartphone criptati di ultima generazione.
Si tratta di un nuovo, importante blitz che colpisce una delle zone considerate storicamente più sensibile a fenomeni criminali.




Droga “take away” ad Avola, la Polizia sgomina organizzazione familiare. A capo, una 34enne

Sgominata ad Avola la piazza di spaccio di via Miramare con l’operazione ribattezzata “Mater familias”. A condurre il blitz sono stati gli agenti del commissariato di Avola che portano a casa un altro brillante risultato dopo Gemini in collaborazione con la Squadra Mobile e del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica di Siracusa, nonché del Reparto Prevenzione Crimine Sicilia Orientale Catania, e con l’ausilio delle Unità Cinofile Antidroga della Guardia di Finanza.
Nella notte scorsa, 50 poliziotti hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal Gip che dispone la custodia cautelare in carcere di 7 persone (di cui un minorenne), il collocamento in comunità di una minore e la misura del divieto di dimora nel comune di Avola nei confronti di un altro soggetto.
Contestualmente, sono state eseguite perquisizioni che hanno avuto esito positivo consentendo di rinvenire, presso l’abitazione degli indagati principali, 1.890,00 euro in contanti di piccolo taglio, 3 bilancini di precisone, 699 grammi di hashish suddivisa in panetti e 24 grammi suddivisi in dosi, oltre a 10,80 grammi di marjuana, 20,47 grammi di cocaina e 2 proiettili rispettivamente cal. 12 e 38. Come disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari, gli arrestati sono stati condotti presso le competenti case circondariali provinciali ed extra provinciali.
Nel corso dell’esecuzione delle misure cautelari è stato arrestato e condotto in carcere anche il marito della “Mater Familias” alla luce dell’ingente quantitativo di stupefacente rivenuto e per aver violato con molteplici condotte le prescrizioni imposte dalla misura di sicurezza a cui era già sottoposto.
Sono tutti indagati per “produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope”, accusa aggravata dall’avere, in concorso tra loro, organizzato relativa attività di approvvigionamento, suddivisione in dosi e spaccio di cocaina, hashish e marjuana.
Al vertice dell’organizzazione, secondo gli investigatori, c’era una donna di 34 anni che si serviva del contributo degli altri familiari che si occupavano della cessione al minuto dello stupefacente, dalle prime ore del mattino fino a notte inoltrata. Nel corso delle indagini, sono state riscontrate più di 180 cessioni giornaliere con conseguenti ingenti profitti economici.
La donna – per l’accusa – è la “Mater Familias” (dal latino, madre di famiglia) che curava interamente l’organizzazione e la gestione di tutta l’attività, garantendo il perfetto funzionamento dell’impresa familiare.
In prima persona si sarebbe occupata delle cessioni, del trasporto, dell’occultamento e del rifornimento dello stupefacente. Nel gruppo anche i suoi figli minorenni che ricevevano le forniture dello stupefacente, occupandosi anche dell’occultamento e del trasporto. Per eludere i controlli, la donna contava sulla loro giovane età e sullo status di incensurati. Il figlio più grande si sarebbe adoperato anche nel reperimento di un’arma comune da sparo che deteneva, con l’assenso della madre, all’interno della propria abitazione.
Nella scala gerarchica ricostruita dalle indagini, alle spalle della donna c’era il genero che l’avrebbe sostituita nelle occasioni in cui era assente. Ma ogni operazione – spiegano gli investigatori – doveva essere sempre preventivamente autorizzata dalla donna.
Le cessioni di droga agli assuntori avvenivano presso il domicilio della famiglia, tramite un sistema stile “take away”. I “clienti” parcheggiavano l’auto in una piccola via retrostante l’abitazione e avvicinandosi ad una persiana semichiusa, effettuavano “l’ordine” introducendo la somma di denaro in una fessura per poi ricevere, immediatamente dopo, quanto desiderato.
La complessa attività imprenditoriale era organizzata in modo tale da poter fronteggiare anche eventuali “rischi di impresa” come i sequestri di droga da parte delle forze dell’ordine. Il gruppo aveva la capacità di approvvigionarsi di partite di droga a credito, al fine di compensare le perdite economiche subite con i sequestri e ripianare eventuali passivi. Il sistema criminale era supportato da alcuni corrieri, messi a disposizione del fornitore.




Rapina ad un disabile, il sospettato arrestato a Pachino: ha 18 anni

Un tunisino di 18 anni è stato arrestato a Pachino dai Carabinieri. Era destinatario di una misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sondrio, per rapina in concorso.
L’uomo, irregolare sul territorio nazionale, è ritenuto essere uno degli autori della rapina commessa alla stazione ferroviaria del comune lombardo lo scorso 3 ottobre, peraltro ai danni di un coetaneo disabile.
I carabinieri lo hanno rintracciato nel centro abitato di Pachino e, dopo le formalità di rito, lo hanno condotto in carcere a Cavadonna, come disposto dall’Autorità giudiziaria.




Arrestati i rapinatori della notte, costringevano le vittime a prelevare dal bancomat

Si erano “specializzati” in rapine dal particolare modus operandi: avvicinavano le loro vittime nelle ore serali e notturne per farsi consegnare denaro in loro possesso e “spillarne” dell’altro costringendoli a prelevare dal più vicino bancomat. Si tratta di un 23enne e di una 34enne, bloccati dalla Polizia che era già sulle loro tracce da settembre.
Un agente delle Volanti di Siracusa che aveva appena ultimato il turno di servizio, mentre rientrava a casa, poco dopo la mezzanotte, ha notato l’altra notte i due – già noti – che parlavano animatamente con una terza persona, verosimilmente vittima di rapina. Il poliziotto ha avvisato i colleghi, continuando a monitorare la scena. La donna Quando è arrivata la pattuglia, la donna ha tentato di allontanarsi a bordo di un’auto ma è stata bloccata da un poliziotto che è riuscito a togliere le chiavi dal quadro di accensione. Arrestata ha danneggiato l’auto della Polizia, rendendo temporaneamente inservibile un bene dello Stato. L’uomo in un primo momento si era dato alla fuga a piedi. Ma è stato intercettato e fermato poco dopo in via Testaferrata.
La vittima dei due ha raccontato di essere stato avvicinato dai due mentre camminava in via Roma, verso piazza Archimede. Gli hanno bloccato la strada, intimandogli di salire in macchina. Al rifiuto del ragazzo, il 23enne arrestato è sceso dall’auto, ordinando al malcapitato di consegnare tutto il denaro che aveva con sè, circa 30 euro. Non pago, lo ha costretto a raggiungere uno sportello bancomat in via Santi Coronati dove è poi sopraggiunta la Polizia.
I due sono stati così arrestati. La donna è stata condotta nel carcere di Piazza Lanza, a Catania, l’uomo a Cavadonna. Sono indagati per rapina, resistenza, violenza a pubblico ufficiale e, infine, danneggiamento di beni dello Stato.




Sequestro di beni ad una 67 enne, immobili per 850 mila euro

Sequestro di beni per un valore di oltre 850 mila euro nei confronti di una donna di 67 anni, già detenuta, appartenente alla comunità dei Caminanti.
L’ha eseguito la polizia, in esecuzione di quanto disposto dal Tribunale di Catania -Sezione Misure di Prevenzione su proposta del Questore di Siracusa.
La donna, originaria di Adrano (CT) ma residente a Siracusa, che risulta condannata per numerosi delitti contro il patrimonio e la violazione delle normative sulle armi, sta scontando un cumulo di pene detentive di 21 anni e mezzo.
Le articolate attività eseguite e i complessi accertamenti effettuati hanno consentito di dimostrare la rilevante pericolosità sociale della donna, dotata di manifesta personalità proclive a delinquere su tutto il territorio nazionale.
La donna, infatti, dal 1977 ha iniziato a commettere reati per i quali è stata successivamente condannata dai Tribunali delle province di Reggio Calabria, Sassari, Messina, Viterbo, Catanzaro, Campobasso, Palermo, Ragusa, Napoli, Benevento, Taranto, Catania, Roma, Cagliari, Matera, Latina, Salerno, Potenza e Siracusa, accumulando pene definitive per: 15 furti, 7 truffe, 2 rapine, 2 porti abusivi di armi e possesso ingiustificato di arnesi atti allo scasso.
Inoltre, è stata destinataria di 5 Fogli di Via Obbligatorio con Divieto di ritorno emessi dai Questori delle province di Campobasso, Frosinone e Taranto.
La Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Siracusa ha richiesto alla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania, su proposta del Questore di Siracusa, il Decreto di Sequestro di beni finalizzato alla confisca, ai sensi della normativa antimafia, nell’ambito della strategia di contrasto all’accumulazione dei patrimoni illeciti da parte delle consorterie criminali e di soggetti dediti alla commissione di delitti dai quali traggono esclusivo sostentamento.
Le indagini patrimoniali svolte dagli specialisti della Divisione Anticrimine di Siracusa, che hanno abbracciato l’arco temporale che va dal 1983 all’anno in corso, hanno evidenziato una rilevante sproporzione tra beni posseduti, direttamente o indirettamente, e i redditi dichiarati o l’attività economica svolta, nonchè la sussistenza di sufficienti indizi per ritenere che essi siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego.
I notevoli proventi illeciti conseguiti venivano reinvestiti in immobili di pregio, di notevole estensione per un valore di circa 850 mila euro ed in veicoli, uno dei quali, un camper del valore iniziale d’acquisto di 48 mila euro, posto in sequestro al pari degli immobili.
Con l’emissione del Decreto di Sequestro finalizzato alla confisca, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania ha ritenuto pienamente valide le attività di analisi investigative ed economico patrimoniale, svolte dalla Divisione Anticrimine che, preliminarmente ricostruiva la pericolosità sociale della donna, accertando anche la sproporzione fra le fonti di reddito lecite dell’intero nucleo familiare ed il complesso patrimoniale posseduto direttamente o indirettamente dalla donna.
Il Provvedimento cautelare, ha riguardato due abitazioni di pregio edificate a Siracusa in Contrada “Pizzuta” e a Noto C.da “Arance Dolci”.