Noto. Due auto in fiamme nella notte. Un caso anche a Pachino

Tre auto in fiamme nella notte, in provincia. Una a Pachino e due a Noto, dove polizia e vigili del fuoco sono intervenuti in via Principe di Piemonte. Le fiamme hanno interessato una Ford Max e una Opel Corsa di proprietà, rispettivamente, di un’insegnante e di una casalinga. Indagini in corso. Prende corpo l’ipotesi del dolo.




Augusta. La banda della spaccata si sposta nel centro megarese. Confesercenti: "Intensificare i controlli"

Da Siracusa ad Augusta. I recenti colpi assestati dalle forze dell’ordine alla banda “della spaccata” hanno evidentemente fatto migrare l’organizzazione verso la seconda città della provincia. Il colpo la notte tra lunedì e martedì in viale Italia, zona centrale della cittadina megarese. Nel cuore della notte, con un’auto i malviventi hanno sfondato la vetrina di un negozio di abbigliamento. Poi, aiutati dai complici, in pochi minuti hanno arraffato quanti più capi griffati possibile e anche il registratore di cassa per poi darsi alla fuga. Ventimila euro il bottino, principalmente in capi firmati. Le immagini delle telecamere di sicurezza hanno mostrato agli investigatori almeno sei uomini in azione. Il sospetto è che si possa trattare della stessa organizzazione che nelle settimane scorse aveva spaccato quattro vetrine a Siracusa, prima degli arresti. Secondo gli inquirenti, si tratterebbe di catanesi in trasferta con l’appoggio di basisti della zona.
Arturo Linguanti, presidente di Confesercenti, si rivolge alle forze dell’ordine per una maggiore tutela degli associati. “Innanzitutto voglio congratularmi con la polizia per i recenti arresti. Purtroppo, però, il fenomeno non si arresta ma migra. Visto che i negozi presi di mira da questi malviventi sono quelli del settore abbigliamento lusso e considerato che per ogni cittadina queste boutique non sono poi così numerose e spesso concentrate nella stessa area, chiedo di voler intensificare i controlli nei pressi di questi obiettivi sensibili. Una attenzione particolare – conclude Linguanti – che farebbe dormire sonni tranquilli a questi esercenti che, in casi di questo tipo, non possono neanche fare affidamento su sofisticati impianti antifurto”.




Siracusa. Si inerpicano per i monti Climiti e smarriscono la strada. Salvati in elicottero tre giovani "avventurieri"

Una bravata che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia, ma fortunatamente è una storia a lieto fine. Ne sono protagonisti tre giovani, amici, poco più che diciottenni. Questa mattina hanno voluto provare l’ebbrezza di una piccola avventura, pericolosa, però, molto. Tanto che, dopo essersi inerpicati sulle rocce dei Monti Climiti partendo da contrada Biggemi, hanno perso l’orientamento e non sono più stati capaci di ritrovare la via del ritorno. Fortunatamente la tecnologia consente di uscire da situazioni particolarmente problematiche. Uno dei giovani, intorno alle 14, ha lanciato l’ “sos” attraverso il suo telefonino, allertando la sala operativa del comando provinciale dei Vigili del Fuoco. Da via Von Platen è partita una squadra, ma vista la difficoltà ad individuare il punto in cui i ragazzi si trovavano, si è reso necessario anche l’utilizzo di un elicottero arrivato da Catania. Dura scarpinata anche per i pompieri che, da terra, tentavano di rintracciare i giovani “avventurieri”. Pochi istanti fà, i malcapitati sono stati tratti in salvo, caricati sull’elicottero e riportati nel punto di partenza di quella che certamente non sarà un’avventura da ripetere.




Siracusa. Finito l'incubo dei furti con spaccata: organizzazione catanese con manovalanza siracusana

E adesso basta furti con la “spaccata”. Gli inquirenti sono certi di aver assestato un colpo deciso all’organizzazione che si era specializzata in questo genere di colpi a Siracusa. Tre arresti, ieri, per confermare i sospetti iniziali. La banda che aveva iniziato a seminare preoccupazione tra gli esercenti più in vista della città aveva base e menti a Catania. Siracusana la manovalanza, i basisti. Non a caso, dei tre bloccati dalla Mobile di Siracusa subito dopo il quarto colpo tentato in via Monsignor Carabelli, due sono catanesi. Erano a bordo dell’auto di appoggio e sarebbero dovuti entrare in “scena” subito dopo la spaccata. Sono riusciti a sfuggire all’arresto, invece, i complici – o il complice- che si sono (è) occupati dell’auto ariete. Sulle loro tracce, adesso, c’è la Mobile di Catania che ha collaborato con i colleghi siracusani nelle indagini.
L’incubo in città dovrebbe essere finito, a meno di pericolose emulazioni. I furti erano diventati frequenti e persino spregiudicati. Colpi a ripetizione, quattro in poche settimane. Un modo di agire sin troppo sospetto che ha subito messo gli investigatori sulla pista giusta.
L’organizzazione sceglieva con “cura” i negozi da svaligiare. Prevalentemente abbigliamento di lusso, richiesto e facile da rivendere a basso costo sul mercato nero. Pochi minuti per fare tutto. La “spaccata” attira subito attenzioni e fa scattare immediatamente gli allarmi. Guadagni facili e immediati quindi, ma realizzati con una “tecnica” criminale rischiosa.
Sul fatto che tutte le rapine con auto ariete avvenute a Siracusa siano opera della stessa organizzazione ci sarebbero pochi dubbi. Gli investigatori stanno incrociando i dati per collocare gli arrestati sulle scene dei precedenti furti e magari risalire anche ai complici.




Siracusa. Non convalidato il fermo di Fiorino. Che dopo il blitz e l'arresto si congratula con i poliziotti

Vito Fiorino, il siracusano latitante dall’agosto del 2012, arrestato nei giorni scorsi con un blitz della Mobile in città, è in carcere a Siracusa. Dovrà restarvi almeno per altri cinque mesi, dopo la fuga dalla Casa di Lavoro di Sulmona dove scontava la sua pena. Ma gli investigatori sono convinti di un suo coinvolgimento nell’omicidio di Liberante Romano, vicenda di mafia che affonda le sue radici nel lontano 2002, una storia che potrebbe allungare la sua permanenza in carcere. Ritenuto elemento di spicco del can Bottaro-Attanasio, Fiorino è stato “sorpreso” proprio nella sua abitazione a Siracusa il 10 gennaio.
Il blitz è stato condotto dalla Mobile siracusana a cui il latitante, sorpreso dall’operazione, ha voluto rivolgere i suoi complimenti come nella tradizione dei grandi boss finiti in arresto. Gli investigatori erano sulle sue tracce da diverso tempo. Sapevano che dopo un primo periodo di latitanza lontano dalla sua città, era tornato a Siracusa. Ma non nella casa di famiglia, quanto piuttosto in un’abitazione nella zona di mare. Non sentendosi particolarmente braccato, negli ultimi tempi era diventato meno “discreto”, abbassando la guardia, recandosi spesso in quella casa dove si era comunque premunito di dotarsi di una comoda via di fuga: una botola per scappare dai tetti.
Non ha comunque avuto modo di servirsene. Quando i poliziotti hanno fatto scattare il blitz, Fiorino era in casa, circondato, con agenti anche sul tetto. Sorpreso, si è congratulato per l’operazione.
Ora si attendono risvolti anche sul fronte giudiziario. Il fermo operato su richiesta della Dda di Catania non è stato intanto convalidato dal gip che ha ritenuto insufficienti le dichiarazioni dei due collaboratori che citano Fiorino. La direzione distrettuale antimafia ha preannunciato di voler presentare ricorso.




Portopalo. Intimidazione al sindaco Taccone. A fuoco l'auto di famiglia

Clima surreale a Portopalo. Comunità scossa e preoccupata dopo l’incendio che ha gravemente danneggiato la Fiat Marea di Michele Taccone, il primo cittadino. Diversi gli aspetti inquietanti, a cominciare dall’orario in cui ignoti hanno lanciato “l’avvertimento” al sindaco del piccolo centro a sud di Siracusa. Auto in fiamme alle 18.30 di ieri pomeriggio, un orario centrale solitamente per la vita cittadina. Pochi i dubbi sull’origine dolosa, anzi inesistenti. Il rogo sarebbe partito da uno degli pneumatici, un dato che scarterebbere l’eventualità di un corto circuito elettrico.  L’auto era parcheggiata in via Tasca, a poche decine di metri dalla stazione dei Carabinieri. La prima ad intervenire è stata la moglie del sindaco, che era in casa, aiutata da alcuni vicini. Per domare l’incendio è stato comunque necessario l’intervento dei vigili del fuoco di Noto. Per Michele Taccone, sindaco di Portopalo, è il secondo atto di questo tenore. Il primo nel 2005. E Portopalo inizia ad avere paura.




Siracusa. Droga nel portabagagli arrestato pregiudicato

Arresto in flagranza per Sebastiano Meli, siracusano di 49 anni. Il pregiudicato si trova accusato di detenzione di sostanza stupefacente, nel dettaglio marijuana. Gli agenti lo hanno fermato ad un posto di blocco nei pressi dello svincolo autostradale di Noto. Nel portabagagli hanno rinvenuto due involucri di cellophan contenenti 2 chilogrammi di marijuana.




Siracusa. Ancora un furto con la tecnica dell'auto ariete. Ma questa volta in tre sono stati arrestati

Nelle prime ore del mattino, agenti della Squadra Mobile di Siracusa e di Catania insieme agli uomini delle Volanti di Siracusa hanno arrestato, in flagranza di reato di tentato furto aggravato in concorso tra loro, mediante l’utilizzo di un’auto rubata lanciata a mò d’ariete contro la vetrina di un negozio, Salvatore Mancarella  di 63 anni, siracusano, e i catanese Santo Marchì  e Luigi Abbascià.
Gli arresti arrivano al termine di un’attività infoinvestigativa volta al contrasto del fenomeno dei furti in esercizi commerciali utilizzando il metodo dell’auto ariete, che ha permeso di sorprendere gli arrestati nel momento in cui con un’autovettura di provenienza furtiva, lanciata in retromarcia a forte velocità, sfondavano la vetrina di un negozio sito in via Monsignor Carabelli.
I tre sono stati subito bloccati,  a bordo di altra autovettura mentre gli occupanti dell’auto utilizzata come ariete si sono dati alla fuga.
La perquisizione a carico del Mancarella ha consentito di recuperare numerosi capi di abbigliamento di pregio ed elevato valore economico certo provento di furto operato con la stessa tecnica.

 




Siracusa. Latitante siracusano arrestato a Nichelino. Era pronto alla fuga all'estero

Aveva scelto la soluzione per la sua latitanza: scappare all’estero. Da Nichelino, la località in provincia di Torino presso cui si era rifugiato dopo esser scappato all’arresto a Siracusa, Michele Cianchino era pronto per far perdere le sue tracce. Il sorvegliato speciale era fuggito dalla sua abitazione nella nottata tra Natale e Santo Stefano, nel corso dell’operazione dei carabinieri “Bianco Natale”.Si era lanciato dal balconcino di casa, un balzo di circa quattro metri, per darsi alla fuga. La sua latitanza non è, però, durata più di due settimane.
Le indagini si sono subito concentrate su un pluripregiudicato di origini catanesi, da molto tempo residente in provincia di Torino, individuato come persona in grado di favorire l’irreperibilità di Cianchino. L’uomo, 56 anni, è stato denunciato per favoreggiamento personale. Al ricercato avrebbe fornito ogni tipo di appoggio e in particolare un’ingente somma di denaro, vestiti e tutto il necessario per protrarre a lungo la latitanza, quasi certamente all’estero. Le intuizioni degli investigatori si sono rivelate vincenti: a Nichelino, Michele Cianchino è stato individuato mentre indisturbato e sorridente scambiava chiacchiere con altri ragazzi del luogo al bar. “Si sentiva sicuro, certo che non sarebbe stato riconosciuto a chilometri di distanza da Siracusa”, hanno spiegato i carabinieri.
Chianchino si trova rinchiuso nel carcere di Torino. A suo carico, un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale di Siracusa per il reato di detenzione ai fini di spaccio in concorso.
Al momento dell’arresto, Cianchino aveva con sè una patente di guida, una tessera sanitaria ed una carta d’identità false ed intestate ad un sedicente Venuti Paolo, nonché la somma di 1.250 euro in contanti. Inoltre, al suo presunto fiancheggiatore i carabinieri hanno sequestrato la somma di  20.350 euro che lo stesso avrebbe consegnato al Cianchino per consentirgli la liquidità necessaria per i suoi spostamenti da latitante.




Priolo. Cocaina in auto, denunciati due presunti spacciatori

L’arresto del presunto pusher da cui si sarebbero riforniti di droga, da smerciare successivamente, li avrebbe obbligati a individuare altri canali di approvigionamento dello stupefacente, nella zona di Catania. Sono stati denunciati dagli agenti del commissariato di Priolo a seguito di uno specifico servizio infoinvestigativo. Si tratta di due priolesi, di 25 e 62 anni, entrambi già noti alla giustizia. Dovranno rispondere di detenzione ai fini di spaccio. Il provvedimento a loro carico segue l’arresto di Vincenzo Inturrisi, lo scorso 6 gennaio, quando la polizia sequestrò della cocaina nella disponibilità del presunto spacciatore. Gli investigatori erano sulle tracce dei due denunciati. Quando li hanno bloccati a bordo di una vettura, i due avrebbero tentato di disfarsi della droga, gettandola dal finestrino della vettura. L’involucro, poi recuperato dai poliziotti, conteneva un grammo di cocaina. Addosso, invece, uno dei due aveva un’altra modica quantità di stupefacente.