E’ scattata all’alba di oggi l’operazione di Polizia ribattezzata “Crack Point”. Gli agenti del commissariato di Augusta hanno eseguito le misure cautelari emesse dal Gip del Tribunale di Siracusa, Tiziana Carrubba nei confronti di 11 indagati: 3 misure cautelari in carcere, una ai domiciliari, un obbligo di dimora e 6 indagati in stato di libertà.
L’operazione “Crack Point” arriva al termine di una indagine delicata che – secondo gli investigatori – avrebbe permesso di scoprire l’attività di un gruppo specializzato nel trasporto, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti in particolare cocaina e crack. L’organizzazione avrebbe gestito l’imponente piazza di spaccio di contrada Scardina, ad Augusta, nel complesso delle palazzine popolari. Chi non saldava i debiti di droga, veniva minacciato e picchiato, il tutto aggravato dal metodo estorsivo, “aggravato perché commesso da più persone”.
Nel corso delle indagini, sono stati sequestrati 150 grammi di cocaina, 10.000 euro in contanti, 4 carte di reddito di cittadinanza (usate a titolo di garanzia), 2 libri mastro con i crediti della droga annotati nonché materiali di confezionamento e bilancini di precisione. Inoltre, sono stati segnalati 30 assuntori di sostanza stupefacente alla Prefettura.
Gli investigatori hanno evidenziato un ruolo di particolare rivestito da una donna, di 60 anni, che gestiva all’interno della propria abitazione quello che viene definito come “un vero e proprio laboratorio” e centro di spaccio”. Qui veniva ricevuta la cocaina che, una volta lavorata, diveniva crack. Le dosi veniva poi cedute agli assuntori, a credito o dietro corrispettivo. La droga veniva spesso richiesta in “codice”.
A spalleggiarla, alcuni collaboratori che – seguendo le indicazioni della donna – avrebbero curato il trasporto dello stupefacente da Catania ad Augusta e le trattative per il prezzo.
Importante il volume dello spaccio: mediamente 250 grammi a settimana. I proventi sarebbero confluiti nelle casse della donna, mentre i suoi complici sarebbero stati soddisfatti con altre “utilità”, in particolare dosi di droga.
Per “fidelizzare” il cliente, il crack veniva ceduto in alcuni casi anche a credito. Per recuperare il denaro, la donna da una parte si sarebbe servita della collaborazione di suoi fedelissimi che, dietro minacce o atti di violenza, recuperavano le somme; dall’altra, avrebbe trattenuto “a garanzia” le carte del Reddito di cittadinanza degli assuntori, poi usate per prelevare le somme necessarie a soddisfare il “debito”.