Pachino. Droga addosso e in casa: 21enne bloccato vicino a una scuola

Droga addosso e in casa. Un giovane di 21 anni è stato denunciato dagli agenti del commissariato di Pachino. Nei pressi dell’istituto scolastico Silvio Pellico, il giovane, alla vista degli agenti, ha tentato di disfarsi di 7,3 grammi di marijuana. In casa del 21enne, altri 32,7 grammi dello stesso stupefacente.




Truffa da 4 milioni di euro nel ragusano, anche risparmiatori siracusani tra i "beffati"

Ci sono anche alcuni investitori della provincia di Siracusa nella lunga lista di truffati da due promotori finanziari ed un imprenditore ragusano. Una quarta persona, una donna, è ricercata. Da mesi vive all’estero. Secondo la Guardia di Finanza, avevano organizzato una truffa del valore di oltre quattro milioni di euro approfittando della fiducia di ignari investitori delle province di Ragusa, Siracusa e Catania che continuavano ad affidargli i loro risparmi.
Associazione a delinquere dedita all’esercizio abusivo della raccolta del risparmio, fatture false, appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni di circa 70 famiglie: sono queste le accuse contestate ai due promotori finanziari, il cui compito era quello di raccogliere il denaro, ed ai due imprenditori, che avrebbero dovuto gestire ed investire il le somme.
L’indagine è partita nel 2017 dopo le denunce di alcuni risparmiatori che, dietro la promessa di rendimenti altissimi, avevano deciso di investire i risparmi di una vita. Il sistema era ingegnoso, ma allo stesso tempo molto semplice: i promotori finanziari, forti del rapporto di fiducia che potevano vantare con molti investitori e, soprattutto, consapevoli della consistenza dei risparmi di molti loro clienti, sceglievano con cura le proprie vittime, in alcuni casi anche ultra 70enni, selezionandole tra quelle che non avrebbero fatto troppe domande sugli investimenti proposti.
D’altro canto i guadagni e le condizioni promesse erano ottime: basso rischio, tassi di rendimento fissi, investimenti garantiti e possibilità di smobilizzare in qualsiasi momento. Peccato che nulla di tutto questo fosse vero.
Infatti, le vittime, pensando di investire in strumenti finanziari o addirittura in titoli azionari di grosse società, in verità, sottoscrivevano contratti di associazione in partecipazione riconducibili ad una società a ristretta base azionaria, denominata CIFRA S.r.l.. Questo particolare istituto giuridico consente alle società di ottenere finanziamenti in partecipazione da parte di soggetti associati senza che questi acquisiscano la veste di soci.
Gli associati, a ragion di legge, investono capitale di rischio in un particolare progetto, nel caso di specie in una costruzione residenziale, in merito al quale devono però essere costantemente informati e liquidati nel caso in cui detto progetto porti degli utili.
Gli ignari investitori, invece, ricevevano periodicamente delle cedole, contabilmente giustificate come anticipi sugli utili, che non servivano ad altro se non a far credere che tutto procedesse secondo quanto promesso e l’investimento fosse fruttuoso.
Nel frattempo gli amministratori della società potevano appropriarsi indisturbati del capitale investito, spostando periodicamente somme sui propri conti correnti. In alcuni casi, addirittura, è stato provato come alcune movimentazioni finanziarie dai conti della società siano state fatte grazie all’utilizzo di fatture per operazioni
inesistenti emesse per lavori di edilizia da un imprenditore compiacente, che poi provvedeva a girare il denaro sui conti correnti degli amministratori della CIFRA S.r.l.
Complessivamente il valore della truffa arriva ad oltre 4 milioni di euro. Contestualmente alle misure cautelari personali è stato disposto anche il sequestro delle quote della CIFRA S.r.l.. La società, che avrebbe dovuto procedere ad eseguire la costruzione residenziale, verrà ora affidata alla gestione di un amministratore giudiziario, il quale tenterà, per quanto possibile, di risarcire i malcapitati investitori. L’immobile di proprietà della società del valore di circa 2,5 milioni euro, ad oggi in costruzione, servirà per risarcire tutti gli associati, alcuni dei quali sono arrivati a perdere anche più di mezzo milione di euro, con gravi ripercussioni anche sulla vita dei nuclei familiari delle persone coinvolte.




Gare d'appalto pilotate al porto di Augusta, sei arresti

Avevano costituito un articolato sistema per “alterare” le gare d’appalto bandite dall’autorità portuale di Augusta. Lavori da importi anche milionari per la realizzazione di opere infrastrutturali nel porto commerciale, finanziate con fondi nazionali o europei. In sei sono finiti agli arresti (1 in carcere, 5 ai domiciliari) a conclusione di una nuova tranche dell’operazione Port Utility della Guardia di Finanza di Siracusa, articolata indagine coordinata dalla Procura. Due persone sono state raggiunte anche da misure interdittive mentre è stata posta sotto sequestro una società ed alcune somme di denaro per circa 1 milione di euro.Gli arrestati sono:  Gaetano Nunzio Miceli, ingegnere, Pietro Magro, architetto con il geometra Giovanni Magro, soci dello studio di progettazione Tecnass. I funzionari dell’Autorità Portuale arrestati sono invece l’ingegnere Giovanni Sarcià e il geometra Venerando Toscano, oltre ad Antonino Sparatore. Interdetti, invece Salvatore La Rosa e Francesco Patania, ingegneri. Nel dettaglio , gli appalti “pilotati” rientrano in quelli previsti nella “Scheda Grandi Progetti – Hub porto di Augusta”. Le opere sono finanziate nell’ambito della programmazione 2007/2013 con fondi PON e ammontano a circa 100 milioni di euro. Le investigazioni, condotte dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria sotto la direzione e il coordinamento della Procura, hanno anzitutto dimostrato che le gare pubbliche bandite dall’A.P.A. sono state “turbate”. I bandi e i disciplinari di gara, infatti, non venivano direttamente predisposti dai funzionari dell’Ente pubblico appaltante, bensì venivano realizzati da professionisti titolari di una società di progettazione siracusana. Inoltre in alcune circostanze, taluni commissari di gara, dopo aver svolto l’incarico di
componente della commissione aggiudicatrice, ricevevano – anche con lo schermo di terzi
soggetti – incarichi di consulenza dalla società che si era aggiudicata l’appalto.
Attraverso la meticolosa ricostruzione delle “relazioni” intercorrenti tra i tre professionisti
titolari della società di progettazione e i due funzionari dell’A.P.A. addetti alle procedure
di evidenza pubblica, è stato acclarato che i tre privati “ideavano” i bandi e i disciplinari di
gara, mentre i Responsabili Unici del Procedimento dell’Autorità Portuale si limitavano, di
fatto, alla stampa e alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Sotto altro profilo è emerso che l’illecito condizionamento delle procedure era preordinato alla pilotata aggiudicazione dell’appalto a soggetti economici con i quali i titolari dello studio di progettazione avevano già concluso “accordi preventivi” finalizzati a trasferire agli stessi importanti quote di utili, attraverso apposite “consulenze”. Un collaudato sistema che ha portato gli stessi professionisti ad assicurarsi “consulenze” per quasi 8 milioni di euro, da incassare dai vincitori delle milionarie gare d’appalto.
Per la gestione dei contratti di consulenza i tre professionisti avevano anche creato alcune
società di diritto maltese. Queste però sono risultate strumentalmente utilizzate solo per
incassare i relativi compensi. Infatti, all’esito delle apposite rogatorie internazionali, le
società straniere sono risultate prive di effettiva operatività e preordinate all’illecito
sistema.
Dal lato pubblico, i due funzionari dell’Autorità Portuale, incaricati di gestire le gare di
appalto quali Responsabili Unici del Procedimento, avrebbero incassato circa 500 mila euro
ciascuno a titolo di incentivi per le relative attività d’istituto. Come dimostrato dalle indagini,
queste attività sono state in realtà svolte dai tre professionisti titolari dello studio di
progettazione.
Il meccanismo sopra delineato troverebbe  conferma negli atti d’indagine eseguiti.
Nei personal computer in uso ai privati è stata infatti rinvenuta documentazione di quasi
tutte le gare di appalto bandite, nonché diversi atti dell’Autorità Portuale. L’indagine tecnica
sui computers ha poi acclarato che lo studio di progettazione aveva stipulato accordi con
le imprese che avrebbero vinto gli appalti ancor prima che venisse pubblicato il bando di
gara. Inoltre gli stessi indagati, sentiti sul punto, hanno ammesso che gli atti di gara erano
stati predisposti da mano privata.
Figura di spicco del complesso sistema corruttivo è risultato l’ingegnere dello studio di
progettazione, il quale assume il ruolo di “regista” del sistema di distribuzione degli appalti.
Soci in affari sono risultati invece gli altri titolari dello Studio, un architetto e un geometra,
tra loro fratelli e i due funzionari pubblici “piegati” al generale sistema.
Agli indagati, a vario titolo, vengono contestati i reati di corruzione per atto contrario ai
doveri d’ufficio unitamente alle circostanze aggravanti  e alle pene per il corruttore , turbata libertà degli incanti.
Infine è stato disposto il sequestro della somma di circa 1 milione di euro, anche per
equivalente, in ordine ai patrimoni personali di ciascuno, ivi comprese eventuali
partecipazioni in società o enti. Sequestrata anche la società di progettazione siracusana




Rosolini. Fermato per droga, arrestato anche per maltrattamento di animali

Aveva nella sua disponibilità 5 grammi di cocaina. Per questo – dopo una perquisizione personale e domiciliare – è stato arrestato a Rosolini il 49enne Salvatore Cannata. Nella sua abitazione c’erano anche 13 cani di varie razze, in condizioni igieniche sanitarie pessime secondo i carabinieri intervenuti. In ricoveri di fortuna, stavano legati a delle catene. Sono stati collocati presso una idonea struttura.
Cannata è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e maltrattamento di animali.




Siracusa. Licia Gioia, per il marito poliziotto accusa di omicidio volontario

La Procura di Siracusa ha emesso un avviso di conclusioni indagini per omicidio volontario nei confronti di Francesco Ferrari, 45 anni, poliziotto in servizio alla Questura di Siracusa. L’agente è accusato della morte della moglie, Licia Gioia, sottufficiale dei carabinieri trovata morta la notte del 28 febbraio 2017 nella loro casa.
Dalla sua pistola d’ordinanza erano partiti due colpi, quello mortale alla testa. Inizialmente gli inquirenti avevano ipotizzato l’istigazione al suicidio e poi l’omicidio colposo: la vittima, al termine di una lite con il marito, avrebbe tentato il suicidio e l’uomo sarebbe intervenuto per evitarlo. Ma la perizia del medico legale della Procura avrebbe ricostruito uno scenario diverso, che attribuisce una precisa responsabilità a Ferrari. (Ansa)




Siracusa. Lite in viale Scala Greca:sorpreso con taglierino e mazza, denunciato

Agenti della Polizia di Stato, in servizio alle Volanti della Questura di Siracusa, hanno denunciato P.G. (classe 1970) per il reato di minacce aggravate, danneggiamento e porto di oggetti atti ad offendere. I Poliziotti, intervenuti per sedare una lite avvenuta in Viale Scala Greca, nei pressi della Questura, hanno sequestrato al denunciato una mazza da baseball, un cacciavite ed un taglierino. Dai primi accertamenti è emerso che tra l’aggressore e la sua vittima da tempo erano in atto delle controversie per motivi personali.




Furti in negozi di Siracusa e Floridia, due giovanissimi in carcere

Sono in carcere a Cavadonna Vincenzo Aloschi, siracusano di 23 anni, e Giuseppe Caruso, avolese di 21, destinatari della misura cautelare disposta dal tribunale di Siracusa ed eseguita dai carabinieri di Floridia. Il provvedimento di carcerazione è scaturito a seguito della commissione di 3 furti aggravati in concorso, commessi nel mese di settembre scorso ai danni di diversi esercizi commerciali di Floridia e Siracusa.
Nello specifico, i due avrebbero asportato 10.000 euro da un negozio di casalinghi di Floridia, una bici elettrica da un esercizio commerciale di Siracusa e 2 carrelli ricolmi di generi alimentari e profumi dal supermercato Famila di via Elorina a Siracusa.
In aggiunta Aloschi, durante la perquisizione personale e domiciliare effettuata contestualmente all’esecuzione dell’ordine di carcerazione, è stato trovato in possesso di 22 dosi di hashish per un peso complessivo di 20 grammi 20, preconfezionate e pronte per lo spaccio, celate all’interno dell’abbigliamento intimo. All’interno di un mobile della camera da letto anche un bilancino di precisione e materiale vario per il confezionamento di stupefacenti.




Pachino. Spedizione punitiva contro un giovane:padre e figlio denunciati

Sarebbero il titolare di un locale pubblico di Marzamemi e il figlio i responsabili dell’aggressione del 30 maggio scorso, quando un giovane fu colpito con violenti pugni in faccia,dopo avere asportato una somma di denaro. Il giovane, preso con forza dai due, era stato fatto salire a bordo della loro auto e, una volta lontani da occhi indiscreti, era stato aggredito e malmenato. La vittima dell’aggressione è comunque stata denunciata per furto.




Noto. Turisti francesi derubati, la polizia ritrova la refurtiva tra le sterpaglie

Una vacanza che lascerà, insieme ai bei ricordi, anche  l’amaro in bocca, ma con un lieto fine quella che due turisti parigini hanno trascorso in provincia di Siracusa. La coppia francese è stata derubata nei pressi di Contrada Eloro, vicino alla spiaggia. Denunciato il fatto alla polizia, gli agenti hanno effettuato un sopralluogo nel circondario e in altre aree costiere. Nel parcheggio della spiaggia della Pizzuta, i poliziotti hanno rinvenuto una serie di capi d’abbigliamento gettati alla rinfusa,  documenti vari, bracciali, anelli, carte di credito e, gettato tra la folta vegetazione, anche un trolley. Da accertamenti espletati, la refurtiva risultava appartenere alla coppia di stranieri. Convocati in commissariato, hanno potuto riavere i beni sottratti.




I carabinieri della sezione tutela patrimonio di Siracusa ritrovano dipinto rubato

Grazie al contributo dei carabinieri della sezione Tutela Patrimonio Culturale di Siracusa è stato recuperato un dipinto del Settecento rubato nel Trevigiano. Era stato rubato 30 anni fa, in un palazzo storico. Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Messina ed hanno consentito di bloccare in tempo la vendita del quadro, evitando il rischio di comprometterne definitivamente la rintracciabilità. Il venditore, un 43enne messinese, è stato denunciato per ricettazione e sono tuttora al vaglio le modalità con le quali l’indagato si è procurato l’antico quadro.
Il dipinto è un prezioso olio su tela, di scuola fiamminga, raffigurante “Ritratto di uomo”, rubato nel 1988 a Follina da Castelletto Brandolini, edificio storico risalente Seicento. L’indagine trae origine dagli abituali controlli sui beni d’arte commercializzati attraverso i siti di e commerce. L’attenzione dei militari si è focalizzata su un annuncio di vendita relativo ad un dipinto di scuola fiamminga, la cui commercializzazione appariva sospetta.
La comparazione delle immagini pubblicate dall’inserzionista, con quelle contenute nella banca dati dei Beni culturali, ha permesso di accertare che l’opera era stata rubata 30 anni fa nella cittadina veneta.