Il femminicidio di Canicattini: "non giustificare l'orrore parlando di un raptus di gelosia"

“Raptus di gelosia? Lasciamo stare…”. Daniela La Runa è la presidentessa della Rete dei Centri Antiviolenza di Siracusa, costretta ad annotare il 19.o femminicidio in dieci anni nella provincia aretusea. Ancora Canicattini, quattro anni dopo Maria Ton. Adesso è Laura, due settimane dopo la scopertura di una targa per le vittime della violenza di genere, proprio lì, nel centro del siracusano piombato al centro della cronaca.
“Un uomo che accoltella la compagna, la butta in un pozzo e ne occulta il cadavere vi sembra in preda ad un raptus di gelosia? Cosa vogliamo fare, parlare di delitto passionale e giustificare il delitto d’onore?”. E’ un fiume in piena Daniela La Runa. “La verità è che nessuno registra veramente l’esistenza della violenza di genere. E intanto si continua ad uccidere. E le vittime sono donne, come Laura”.
Uccise per mano dell’uomo che diceva di amarle. Come Paolo, il compagno della ventenne di Canicattini, con cui aveva avuto anche un figlio. “Litigavano, ma mai violenza”, raccontano a Canicattini. In tanti conoscevano Laura, la sua vita difficile e la sua solarità. “Bisogna vedere che litigi avevano, però”, incalza la La Runa. “Uno che uccide con un coltello non mi sembra esattamente una persona di indole mite…”. E su questo faranno luce gli investigatori che da ore lavorano al caso senza sosta.
“Siamo ancora lontani dalla meta. Finchè le donne daranno credito agli uomini violenti, convinte che possano salvarli e redimerli, non andremo da nessuna parte”. Cosa fare, allora, per evitare che succeda ancora? “Al primo segno di violenza, lasciate il vostro compagno”, dice la presidente della Rete Centri Antiviolenza rivolgendosi direttamente alla donne. “Se vi chiede ancora un ultimo appuntamento, non andate. Non credete al cambiamento. Chi è violento non può cambiare la sua natura. Non siete da sole. Chiedete aiuto a chi vi può offrirvelo e se rimanete con lui per dare una famiglia ai figli ricordate: meglio un bambino con genitori separati che un bambino orfano”.




"Assassino": le urla di Canicattini contro Paolo Cugno. E' in carcere, accusato di omicidio. "Almeno 6 coltellate"

Quando nella nottata Paolo Cugno ha lasciato la caserma dei carabinieri di Canicattini per essere trasferito in carcere, c’era una piccola folla fuori ad attenderlo. La notizia della sua confessione ha fatto in fretta il giro del piccolo centro in provincia di Siracusa. “Ho agito in preda ad un raptus di gelosia”, avrebbe alla fine ammesso agli investigatori.
“Sei un assassino!”, “Animale!”, “Devi marcire in carcere”: sono solo alcune delle frasi urlate al suo indirizzo. Una pioggia di insulti. Ma si è rischiata anche una pioggia di pietre. Un controllo preventivo da parte delle forze dell’ordine ne ha scongiurato il lancio.
Secondo il medico legale Francesco Coco, che ha eseguito la prima ispezione cadaverica, la ragazza sarebbe stata raggiunta da “almeno 6 coltellate”, al collo e al petto. Secondo una indiscrezione, in passato Paolo Cugno avrebbe minacciato un uomo con una motosega.




"Sono stato io": confessa nella notte il compagno di Laura, la 20enne uccisa a Canicattini

“Sono stato io”. Paolo Cugno, il compagno di Laura Petrolito, ha confessato nella notte, al termine di un interrogatorio fiume. Ai carabinieri ha indicato il luogo in cui aveva gettato l’arma del delitto. Forse un raptus di gelosia alla base dell’omicidio che ha scosso l’intera comunità di Canicattini Bagni. Cancellate le celebrazioni per San Giuseppe. Laura e Paolo avevano anche avuto un bimbo, 8 mesi. Era il secondo figlio per la giovane, mamma di un pargoletto di 4 anni nato da una precedente relazione.
Era stato il papà di Laura a lanciare sabato notte l’allarme, non vedendola rincasare. Il telefonino era sempre spento. Il corpo della ragazza è stato poi ritrovato in fondo a un pozzo artesiano in contrada Tradituso, al confine fra il territorio di Canicattini Bagni e quello di Noto.
La ragazza aveva ferite in tutto il corpo: probabilmente è stata pugnalata prima di essere gettata nel pozzo. Il cadavere è rimasto incastrato tra delle lamiere e non è arrivato in fondo. L’assassino ha provato a spingerlo giù, poi lo ha coperto con il coperchio di ferro e si è allontanato.
Le indagini, il compagno condotto in caserma nella serata. Poi durante la notte la confessione.
Storia difficile quella di Laura. Abbandonata dalla madre a tre anni, cresciuta dal padre con l’aiuto degli assistenti sociali del Comune. Un amore enorme per i suoi figli che “raccontava” su Facebook, chiedendo di essere compresa, di non essere giudicata.




Siracusa. Morte di Stefano Biondo, condannato a due anni di reclusione l'infermiere accusato di omicidio colposo

Due anni di reclusione e un risarcimento danni alla famiglia. Il Tribunale di Siracusa ha riconosciuto l’infermiere Giuseppe Alicata colpevole di omicidio colposo per la morte di Stefano Biondo. Il giudice è stato più severo del pm che nella sua requisitoria aveva chiesto 9 mesi di reclusione per l’unico imputato. Gli esami autoptici avevano evidenziato una asfissia meccanica indotta da compressione come causa del decesso di Stefano Biondo, 21 anni, ricoverato in una comunità alloggio dopo un tso. Era il 25 gennaio 2011.
“Per il nostro pessimo sistema giudiziario, è un buon segnale che un giudice ribalti ed aumenti la pena richiesta da un pubblico ministero”, il commento della sorella di Stefano, Rossana La Monica. Con l’associazione Astrea ha battagliato per arrivare a questa sentenza.
“Con l’augurio che possa dissuadere ogni sanitario psichiatrico che penserà di praticare il cosiddetto colletto. E un sindaco dal firmare un Tso. Grazie al nostro avvocato Massimo Lo Vecchio, all’avvocato Romano del comitato Antipsichiatria e grazie a chi ha ci è stato vicino in questa dura lotta”.




Avola. Furto in villa, denunciato 40enne: aveva anche asportato l'impianto d'allarme

Furto aggravato. E’ l’accusa di cui dovrà rispondere un uomo di 40 anni,. Dopo avere forzato il portone d’ingresso di una villa,  l’uomo ha staccato la centralina dell’allarme, perpetrando un furto. Gli uomini del Commissariato, dopo celeri indagini di polizia giudiziaria, hanno anche rinvenuto quanto rubato.




Omicidio a Canicattini: assassinata nella notte una giovane di 20 anni, si scava nella sua vita privata

Aveva 20 anni. Il suo corpo senza vita è stato rinvenuto questa mattina in contrada Stallaini, in piena campagna. Da ore i familiari non riuscivano a mettersi in contatto con lei, tanto che il padre, dopo una serie di tentativi ha deciso di rivolgersi ai carabinieri, chieendone l’intervento. Le ricerche sono andate avanti per diverse ore. Infine, il macabro rinvenimento. La donna è stata certamente uccisa ma quale possa essere il movente e chi possa essere l’autore dell’assassinio sono elementi al vaglio degli inquirenti, che stanno indagando, scavando nella vita privata della ragazza, Laura Petrolito. La ragazza, madre di una bimba di 8 mesi,  era legata sentimentalmente a un uomo, con cui, secondo indiscrezioni, di recente il rapporto si era incrinato. L’uomo è stato interrogato dai carabinieri della Compagnia di Noto. Secondo una prima ispezione cadaverica, il delitto risale alle 22 circa di ieri sera. Il corpo della donna sarebbe poi stato gettato in un pozzo, ma senza che il cadavere arrivasse in fondo. L’assassino ha comunque chiuso la botola prima di allontanarsi.




Siracusa. Minacciava con una bottiglia rotta una mamma con bimba in braccio, arrestato il parcheggiatore di via Palermo

Adesso deve rispondere di tentata estorsione il parcheggiatore abusivo più volte segnalato nella zona di via Palermo. Il 27enne si trova nel carcere di Cavadonna da ieri. Lo hanno arrestato gli uomini delle Volanti, guidati da Francesco Bandiera, dopo l’ennesimo episodio di cui si è resto responsabile.
Le modalità di azione dell’uomo erano ben note. Con il collo di una bottiglia rotta pare si avvicinasse agli automobilisti chiedendo soldi per la sosta. Evidente la minaccia, neanche troppo implicita, in caso di diniego. Ieri avrebbe tentato di farlo con una donna che aveva in braccio la sua bimba di 7 mesi. L’intervento del marito della signora ha però dato una svolta alla vicenda. Un “no” secco alla richiesta dell’uomo e una telefonata alla polizia.
Gli agenti, intervenuti, lo hanno arrestato con l’accusa di tentata estorsione. Il parcheggiatore di via Palermo, in passato, è stato destinatario di una serie di provvedimenti. Si tratta di Ayoub Mouhm, di origini marocchine.  L’uomo, non nuovo ad episodi criminali, era stato già arrestato il 15 gennaio per i reati di minacce, resistenza e danneggiamento. La polizia ribadisce l’obiettivo di garantire il ritorno all’ordine nei luoghi in cui purtroppo è massiccia la presenza di senza fissa dimora che vivono di espedienti.




Siracusa. Dormitorio improvvisato in viale Regina Margherita, sgombero e bonifica

Operazione anti-degrado dei carabinieri, intervenuti tra viale Montedoro ed un sito in via Regina Margherita divenuto un dormitorio improvvisato per senza tetto. Alcuni giorni addietro nell’area è stato trovato con il cranio fracassato un ragazzo bengalese, ancora in coma.
Sul posto sono stati rinvenuti infatti materassi, coperte, utensili ed effetti personali. Gli occupanti di questi giacigli sono stati indirizzati ai servizi sociali, per poter usufruire di una sistemazione più igienica e dignitosa.
Il personale dell’Igm eliminato i materassi e tutto il materiale ingombrante, per poi procedere a ripulire e disinfettare le aree. Continueranno i controlli in questi stabili al fine di impedire che si creino nuovi insediamenti così da garantire il rispetto delle norme igienico-sanitarie ed aiutare e tutelare i senza tetto locali affinché possano trovare delle idonee sistemazioni




Siracusa. Furti in villette della zona balneare, in due sorpresi e arrestati

Ancora un episodio di furto di materiale ferroso, edile ed infissi dai cantieri e dalle abitazioni della provincia aretusea, avvenuto ieri pomeriggio nei pressi di via lido sacramento. Due le ville prese di mira. I due malviventi sono stati sorpresi dai carabinieri che li hanno arrestati in flagranza di reato per furto aggravato in concorso.
Gli arrestati sono Sebastiano Giuffrida, 29 anni, e Orazio Breci, 34 anni. I due sono stati sorpresi subito dopo aver asportato 15 infissi in alluminio di vario diametro, per un peso complessivo di 150 kg da una abitazione, nonché vari capi di abbigliamento e piatti in ceramica asportati da un’altra abitazione vicina.
Nel corso della perquisizione personale i due uomini sono stati inoltre trovati in possesso di vari oggetti atti allo scasso. L’intera refurtiva infine, è stata interamente recuperata e restituita ai legittimi proprietari, mentre i due arrestati sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.




Siracusa. Restano gravi le condizioni di Bashar, la comunità bengalese: "è stato aggredito". La prudenza degli investigatori

Ha 24 anni lo straniero trovato con il cranio fracassato sulla battigia del porto piccolo, nei pressi di viale Montedoro. Si chiama Bashar ed ha 24 anni. E’ originario del Bangladesh. Le sue condizioni sono ancora critiche, lotta tra la vita e la morte in una struttura specializzata di Palermo, dove è stato trasferito in elicottero dopo l’arrivo al pronto soccorso di Siracusa. Nelle ultime ore viene registrato un lieve miglioramento ma il ragazzo non ha ancora ripreso conoscenza.
Quattro sere fa lo hanno trovato riverso per terra due turisti, tra le 22 e le 23. Sono stati loro a chiamare i soccorsi. E da lì che è iniziata la storia di un giallo ancora senza soluzione.
La paura della comunità bengalese di Siracusa è che si possa trattare di una aggressione a sfondo razziale. Bashar, privo di documenti regolari, vendeva rose per le vie di Ortigia. Venerdì mattina, la moschea di via delle Grazie, in Ortigia, pregherà per lui. A seguire, le porte rimarranno aperte per quanti vorranno effettuare donazioni per aiutarlo ad andare avanti. Il presidente della comunità, Nabine Sayfuislam, ha lanciato un appello: chi sa, parli.
I carabinieri, che stanno conducendo le indagini, invitano però a maggiore prudenza nelle valutazioni. Due le piste seguite: quella di un’aggressione o di una rissa (anche tra connazionali, ndr) e quella di un evento accidentale, una caduta. Le telecamere presenti nella zona non hanno chiarito i dubbi. Non offrono, infatti, una copertura chiara della zona dove il giovane è stato ritrovato.