Decessi per tumore tra la popolazione del siracusano, i numeri non tornano: come incidenza supererebbero di gran lunga la media nazionale. E ad alzare la voce questa volta è la Chiesa siciliana che ha chiesto a tutti i parroci della diocesi di Siracusa di comunicare quanti fedeli muoiono di cancro ogni anno e quali patologie oncologiche sono più diffuse. Lo racconta oggi il quotidiano Avvenire.
“La Chiesa vuole vederci chiaro, nel nome di quella “salvaguardia del creato” che Papa Francesco annuncia dalle sue prime ore di pontificato. E vuole vederci chiaro anche la magistratura, che aggancia l’assist lanciato da un parroco di frontiera di Augusta, don Palmiro Prisutto, da sempre impegnato contro quella “strage silenziosa”, aprendo un fascicolo di atti relativi”, scrive la giornalista Alessandra Turrisi.
Nota è l’attenzione che il procuratore capo di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, sin dal suo insediamento ha prestato al tema. “E questa è una iniziativa mirata a trasferire nel nostro ufficio notizie acquisite dal parroco – conferma – Ho dato incarico alla polizia giudiziaria di cercare di capire se c’è materia di eventuale rilevanza penale. D’altronde sono tanti i procedimenti penali avviati negli anni per casi di inquinamento atmosferico o del sottosuolo, proprio a causa dei residui di lavorazioni industriali”.
L’Ufficio pastorale per i problemi sociali e del lavoro di Siracusa, in accordo con l’arcivescovo Salvatore Pappalardo, rilancia l’invito rivolto ai parroci della diocesi. “Abbiamo il sospetto che ufficialmente vengano dichiarati meno decessi per tumore di quelli che in realtà si verificano – racconta don Angelo Saraceno, direttore dell’ufficio diocesano, ma che è anche parroco ad Augusta -. Spesso si scrive nel certificato che la morte è stata causata da un collasso cardiaco, da un blocco renale, senza specificare che quello è solo l’ultimo stadio di una lunga malattia oncologica. Così abbiamo chiesto ai parroci della diocesi di comunicarci quante persone di cui celebrano il funerale sono morte a causa di tumore, precisando anche quale organo fosse stato colpito. Purtroppo, ancora non abbiamo avuto molti risultati. Ma vogliamo rilanciare l’iniziativa”.
Una sorta di registro parallelo che possa validare o meno i dati “ufficiali”.. Il progetto Sentieri, l’ultimo studio finanziato dal ministero della Salute e presentato un paio d’anni fa a Roma, offre, però, uno spaccato già abbastanza inquietante sulla mortalità delle popolazioni residenti in prossimità di una serie di grandi centri industriali, in particolare peltrolchimici. I dati sono simili: una percentuale di tumori superiore alla media nazionale, un’alta diffusione delle malattie dell’apparato respiratorio, una presenza consistente di neonati con malformazioni dell’apparato genitale e, in qualche caso, contaminazione del suolo.
Ma sul fronte giudiziario, “non ci sono sentenze che certifichino rapporti di causa ed effetto fra tumori, decessi e situazione ambientale, ma centinaia di denunce di famiglie e studi epidemiologici su quattro zone siciliane (Gela, Milazzo, Priolo-Augusta-Melilli, Biancavilla), che contano la presenza di circa 320 mila abitanti, dimostrano che si tratta di un allarme giustificato. Nell’area di Priolo, Melilli e Augusta, in provincia di Siracusa, lo studio epidemiologico ha riscontrato picchi di mortalità per tumore, in particolare all’apparato digerente per le donne e ai polmoni e alla pleura per gli uomini, ipospadie nei neonati”, si legge ancora nell’articolo di Avvenire.