Il giorno dopo, a Noto ci si interroga sulla tragedia della “Ypsilon grigia”. Le immagini, le foto sono entrate in tutte le case. Chi conosce bene la zona parla di morti annunciate ma la domanda che gira di bocca in bocca è un’altra: si poteva evitare? Anche gli investigatori stanno cercando di darvi una risposta. “Forse bastava solo un pizzico di prudenza in più”, si fa scappare qualcuno sottovoce. Per accertarlo con certezza, il pm Aloisi ha voluto subito interrogare i superstiti che, seppure in stato di choc, hanno collaborato con le forze dell’ordine. E in mezzo a quelle dichiarazioni si allarga lo spazio per il dubbio. Con Restuccia, l’uomo alla guida, che prova a giustificarsi, parla di una macchina che sarebbe scivolata e poi di una manovra che avrebbe salvato delle vite. Ma sarebbero state le parole del passeggero seduto accanto a far scattare l’accusa di omicidio colposo plurimo: “torniamo indietro, non ci passiamo” il tono dell’invito, pare anche ripetuto. Ma rimasto, sembra, inascoltato. Poi il dramma: la paura, la morte.
Intanto, la dinamica è ormai chiara. Nelle prime ore di domenica mattina, l’auto arriva in contrada Romanello, zona di campagna a due passi dal centro abitato. Le condizioni dell’Asinara sono già critiche, le forti piogge hanno ingrossato il torrente. E qui entra in gioco una catena di sfortunate coincidenze: l’auto che tenta comunque l’attraversamento, proprio nel momento in cui arriva l’onda di piena; la presenza a bordo di 7 persone; il modello a tre porte della vettura che non lascia scampo a chi sedeva dietro.
L’Ypsilon viene travolta dalla piena e trascinata a sud per 200 forse 300 metri. L’impatto è violentissimo. I vetri vanno in frantumi, due degli occupanti vengono sbalzati fuori. Altri due riescono a tirarsi fuori nei primi metri della deriva. Per le altre tre persone a bordo non c’è niente da fare.
L’allarme lo da l’uomo che era seduto accanto al guidatore. Arrivano polizia, vigili del fuoco, ambulanze, volontari e curiosi. Si cerca per tutta la mattina, nella speranza di trovare qualcuno ancora in vita. Ma i vigili del gruppo Speleo Alpino Fluviale estraggono solo cadaveri. La piccola Marisol e le due donne sedute accanto a lei. Sarebbero decedute in pochi minuti, per annegamento. Sarà l’autopsia a confermarlo.
E in contrada Romanello è tempo di accuse. Con i residenti che parlano di allarmi inascoltati perchè tutte le volte che piove la situazione è sempre la stessa: “restiamo isolati”.