La crisi della zona industriale siracusana, lettera a Musumeci: “Siete governo disattento”

“Ho inviato una lettera politicamente violenta all’indirizzo del presidente della Regione”, diceva nei giorni scorsi su FMITALIA il sindaco di Priolo, Pippo Gianni. Oggi quella missiva è diventata pubblica. E sul tema della zona industriale di Siracusa, in crisi tra situazione internazionale e transizione energetica, il primo cittadino priolese tira le orecchie ad un governo Musumeci quantomeno, a suo giudizio, disattento. “Disattenzione politica e amministrativa davanti ad uno scenario sociale martoriato prima dai disastri della pandemia ed ora dai disastri della guerra”, scrive Gianni.
“Lo stato di disattenzione e di abbandono diventa tragedia per le popolazioni del Comune di Priolo Gargallo e dei Comuni limitrofi ubicati ai margini della più grande area industriale del Paese, allorquando cessati gli effetti letali della pandemia si è presentato il mostro della guerra con le prevedibili disastrose conseguenze economiche per i lavoratori delle raffinerie e delle loro famiglie”, puntualizza poche righe dopo.
“Non è tollerabile la disattenzione del Governo regionale da Lei presieduto e tantomeno l’atteggiamento di inerme attesa davanti alla possibilità reale e di quasi immediata attuazione di quei processi virtuosi che permetterebbero con le risorse economiche comunitarie di percorrere la strada della riconversione industriale dell’area interessata in perfetta sintonia con l’obiettivo della transizione energetica e, non di meno, l’attivazione delle iniziative necessarie al miglioramento delle condizioni ambientali e, quindi, della salute delle popolazioni”. Gianni salva, invero, l’assessore regionale Mimmo Turano – forse per vicinanza politica – e scarica ogni responsabilità su Musumeci.
Comunque, sarebbe “auspicabile un autorevole intervento del Governatore della Sicilia nell’ambito delle iniziative con le quali la Commissione Europea affronterà nella seduta di fine giugno il problema relativo alle eventuali deroghe di ottemperanza al rispetto dell’embargo petrolifero che dovrebbe attuarsi a decorrere da gennaio 2023 e quello relativo alla possibilità di deliberare un canale di garanzia bancaria per le aziende che come la Lukoil hanno la necessità di acquisire la materia prima presso fornitori diversi dalla Russia. Occorre – è l’analisi di Pippo Gianni – un rigurgito di dignità politica da parte del Governo per mettere insieme organicamente dette proposte e includerle in un crono programma esecutivo sul quale l’Amministrazione regionale è tenute solamente ad esprimere una manifestazione di interesse ed un parere di fattibilità economica”.




Italia Viva, accuse e dimissioni: va via la Lo Giudice, ma la frattura non turba il partito

La lettera di dimissioni è arrivata mentre i maggiorenti provinciali di Italia Viva Siracusa, insieme al senatore Davide Faraone, stavano illustrando in conferenza stampa la posizione del partito verso i quesiti referendari di domenica 12 giugno. La segretaria cittadina, Donatella Lo Giudice, la responsale Disabilità Mirella Abela e la responsabile Pari Opportunità Maria D’Andrea hanno lasciato Italia Viva.
La comunicazione non sembra, però, aver turbato i vertici locali di IV. Nessun commento ufficiale, ma fonti vicine alla segreteria provinciale spiegano che il direttivo cittadino era già stato sciolto il giorno precedente alla lettera di dimissioni. Quindi sarebbero delle dimissioni inutili, perchè collegate ad una carica già congelata. Una circostanza, però, smentita dalle tre dimissionarie. La frattura interna non pare, comunque, colpire al cuore gli equilibri di Italia Viva a Siracusa.
Rimangono sul tavolo, però, le forti critiche di Donatella Lo Giudice all’indirizzo, in particolare, di Giancarlo Garozzo. “La profonda frattura che si è creata e via via amplificata nel rapporto sia umano che politico nei riguardi di Giancarlo Garozzo, nonché della segretaria provinciale e del mio omologo cittadino Salvatore Piccione, non mi consentono di proseguire il cammino politico”, spiega la Lo Giudice.
L’ex segretaria cittadina rimprovera ad Italia Viva “un approccio populistico e avvelenatore di pozzi che ormai perfino i 5stelle hanno abbandonato. Un approccio che affronta i contenuti ed i temi di questa città come un match, aduso sferrare un colpo al sindaco o alla sua giunta, è la negazione della mia idea di politica. Lo dico, lo scrivo e lo affermo non condividendo molte delle scelte operate da questa amministrazione”, aggiunge a proposito.
Le ragioni profonde delle dimissioni sarebbero da ricercare anche nel ruolo del direttivo cittadino che, per la Lo Giudice, era diventato “esecutore materiale di servizi fotografici e comunicati stampa purchè si scriva tutto il male possibile. Ritengo che così facendo non si lavori nell’interesse della città e dei cittadini, ritengo che si stia provando a dare la caccia ai voti cavalcando un dissenso che è pur presente ed ampio in questa città”, dice amara l’ex segretaria cittadina.
Ma a tenere banco dentro Italia Viva, in verità, al momento è la discussione sul nome del possibile candidato sindaco per il capoluogo. Pare raffreddarsi la pista che conduceva all’indicazione della segretaria provinciale, ed ex assessore comunale, Alessandra Furnari. In questa fase, poi, da definire ci sono anche le modalità di scelta di un eventuale candidato condiviso con gli alleati, dal centrosinistra al campo largo.




Mazzarona e le periferie, Italia Viva: “impegni disattesi dall’amministrazione comunale”

“Bene il punto denunce dei Carabinieri nella ex scuola di via Algeri, ma considerato lo stato attuale dell’immobile, ristrutturato ma ancora privo di porte e infissi, temiamo che se il completamento dell’opera sarà a carico del Comune i tempi per la consegna dello stabile ai Carabinieri saranno molto lunghi”. A dare voce al dubbio sono il coordinatore cittadino di Italia Viva, Salvatore Piccione, e il responsabile politiche per le periferie, Francesco Umina.
“Purtroppo questa amministrazione ci ha abituati agli annunci che non vedono sbocco concreto: lo sviluppo delle
periferie era tra gli impegni più importanti assunti dal sindaco Italia in campagna elettorale, ma la
cruda realtà dei fatti ha fatto emergere l’inconsistenza di quell’impegno”, l’affondo di Piccione e Umina. “Proprio la Mazzarona costituisce lo specchio più impietoso del fallimento della sindacatura Italia: un quartiere totalmente
abbandonato dall’amministrazione. Sempre alla Mazzarona, in via Barresi, nell’edificio in cui era ubicato l’ex ufficio casa, dovrebbe esistere una guardia medica, secondo l’accordo siglato nel 2016 tra Comune e ASP. Tuttavia, a distanza di sei anni l’ASP non ha dato seguito agli impegni assunti e la struttura è chiusa: perché l’amministrazione comunale non si è attivata per revocare la convenzione e per rientrare nel possesso dell’immobile? Nello stesso stabile sono chiusi pure i locali dell’ex Circoscrizione Grottasanta e la biblioteca di quartiere”, spiegano gli esponenti di Italia Viva. “È concepibile che pur avendo una struttura comunale inutilizzata, l’amministrazione preferisca spendere centinaia di migliaia di euro dei contribuenti in locazioni per uffici comunali? Nulla si sa del recupero dell’edificio scolastico di Via Algeri, rimasto in preda ai vandali. L’intera gestione del patrimonio comunale è un esempio di cattiva amministrazione”, il giudizio senza appello di Salvatore Piccione e Francesco Umina.




“Tutelare gli interessi dell’Italia, evitare chiusure nella zona industriale”: il M5s scrive a Draghi

Dopo il vertice convocato dal Mise ieri a Roma e dedicato ad una nuova analisi del caso Isab-Lukoil, in attesa di quelle che saranno le mosse del governo, il M5s torna ad incalzare l’esecutivo Draghi ed i ministeri competenti. I parlamentari siracusani Paolo Ficara, Filippo Scerra, Maria Marzana e Pino Pisani apprezzano la nuova attenzione “ma non basta” per risolvere la delicata vicenda. Per questo hanno inviato una nuova nota al premier Draghi ed ai ministri Giorgetti e Di Maio. Si tratta di un secondo appello dopo quello dello scorso 30 aprile, recapitato sempre al presidente del Consiglio dei Ministri.
“Con il blocco delle importazioni via mare di petrolio dalla Russia, rischiamo di avere conseguenze disastrose per la Sicilia e non solo. Con la chiusura di Isab collasserebbe l’intera zona industriale di Siracusa, si avrebbero gravi perdite per il porto di Augusta che movimenta ogni anno milioni di tonnellate di merci, in cui i prodotti Isab hanno un peso determinante, per non parlare delle pesanti ripercussioni sul futuro occupazionale dei circa 10.000 lavoratori del settore”, sottolineano nella loro lettera i parlamentari pentastellati.
Per questo, la deputazione cinquestelle siracusana chiede a Draghi ed ai ministri Di Maio e Giorgetti “la massima attenzione per la vicenda”, insieme all’indicazione “di una strategia chiara con soluzioni tecniche adeguate per salvaguardare la zona industriale di Siracusa” attraverso le necessarie “misure concrete che scongiurino una vera e propria emergenza sociale”.
Come rappresentanti del territorio siracusano, i parlamentari pentastellati hanno poi chiesto al Governo “misure per salvaguardare in ogni sede gli interessi del nostro Paese e che permettano all’Italia di mettere in sicurezza il polo siracusano ed assicurarne la continuità produttiva”.




Il futuro della zona industriale di Siracusa, parla Salvini: “Operai sono la priorità”

A Palermo per presentare i candidati della lista di Prima l’Italia alle amministrative del capoluogo di regione, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha parlato del caso Isab-Lukoil e del futuro a rischio per l’intera zona industriale anche a causa del contraccolpo delle sanzioni internazionali contro la Russia. “Gli operai di Priolo sono una priorità. Per ora le sanzioni danneggiano l’Italia non la Russia. Qui c’è il rischio che restino per strada migliaia di persone che lavorano alla raffineria”, riporta l’Ansa.
Un’altra agenzia, l’AdnKronos, riferisce anche di una ulteriore dichiarazione del leader leghista in risposta a chi faceva presente quanto davvero fosse concreto il rischio di lasciare migliaia di persone senza lavoro. In quel caso, “vanno a mangiare a casa di Renzi, di Letta o Di Maio” la provocatoria risposta di Salvini.
Ieri a Roma, nella sede del ministero dello Sviluppo Economico, nuovo incontro dedicato all’esame della complessa situazione. Fonti vicine alla società petrolifera definiscono l’incontro “interlocutorio”. Non manca chi sottolinea con sorpresa l’assenza del ministro Giorgetti, esponente della Lega. E proprio dal suo partito spiegano però che non era prevista la partecipazione del titolare del Mise che non aveva in agenda alcun incontro sul tema. Almeno, non per il momento. Sarebbero altre le strutture ministeriali incaricate, per ora, di esaminare la vicenda.




“A Priolo rischiamo una guerra sociale, il governo si svegli. Andrò a Roma per protestare”

“Alzo il tiro. Qui non si è capito che rischia di scoppiare un’altra guerra: quella sociale, per la disoccupazione che creerebbe il mancato intervento del governo per risolvere la situazione di Isab e della zona industriale di Siracusa”. Il sindaco di Priolo, Pippo Gianni, ha già chiara la strategia. Corteggiato in queste ultime ore dalle principali tv italiane, non le ha mandate a dire ai pezzi importanti del governo. Il suo bersaglio preferito è il titolare dello Sviluppo Economico, il leghista Giorgetti. “E’ una persona seria, ma mi stupisce il suo atteggiamento. Forse deve ricordarsi di essere ministro dell’Italia tutta e non solo del centronord. Perchè di una cosa sono certo, se anzichè Priolo si fosse trattato di una città lombarda o veneta, già si sarebbero mossi tutti…”.
In verità, in diretta su FMITALIA, Gianni manda anche a quel paese (letteralmente, ndr) il titolare dello Sviluppo Economico, salvo poi correggere il tiro per giusto rispetto istituzionale. Rimane il tema di un intervento statale sempre più reclamato e che rischia di arrivare solo quando il polo petrolchimico di Siracusa sarà spalle al muro. “E sarà troppo tardi. Questo a Roma non lo hanno ancora capito”. Ecco perchè, dopo la mobilitazione di giorno 10 e dopo l’appuntamento elettorale del 12 giugno, il sindaco di Priolo partirà per Roma. “Vado con i miei assessori e qualche consigliere comunale di Priolo. Con indosso la fascia tricolore, mi piazzerò con gli altri rappresentati priolesi davanti alla porta di Montecitorio. Fino a quando non saremo ricevuti e fino a quando non troveranno una soluzione per garantire il futuro dei lavoratori della zona industriale siracusana”.
Il sindaco Gianni ha anche inviato una lettera al presidente della Regione. “Una lettera di fuoco e violenta nell’esposizione”, così la definisce.




Isab-Lukoil ed embargo al petrolio russo: le preoccupazioni di Raciti (Pd), le parole della Lega

Una visione bipartisan quella relativa alle forti preoccupazioni per il destino del Polo Petrolchimico siracusano e soprattutto dell’impianto Lukoil di Priolo dopo l’embargo al petrolio russo che arriva via mare, deciso dal Consiglio Europeo come strategia, nelle intenzioni espresse, sanzionatoria nei confronti di Putin. Gli esponenti politici siciliani, alla Camera come alla Regione, dal Pd alla Lega, non nascondono i fortissimi timori, del resto espressi anche da rappresentanti delle istituzioni e del mondo dell’impresa.

“L’embargo al petrolio russo deciso dal Consiglio europeo è certamente una decisione utile a indebolire la macchina da guerra di Putin ma rischia di avere ricadute nel polo industriale di Siracusa”. Il deputato Fausto Raciti (Partito Democratico) mette, dunque, in evidenza tutta  la sua preoccupazione per il petrolchimico, “area più importante del nostro Paese e principale hub dell’export petrolifero russo”.
Raciti sollecita soluzioni che consentano all’impianto, piuttosto, di emanciparsi da “questa dipendenza, scongiurando le ipotesi di una chiusura che avrebbe effetti sociali devastanti, essendo, l’impianto, insieme all’indotto, principale fonte di occupazione della zona”.
Indice puntato contro “l’incapacità del governo regionale di farsi interlocutore credibile”. Per Raciti, inoltre, i recenti incontri al Mise possono essere definiti soltanto deludenti, mentre il ministro Giorgetti “finora è sembrato sottovalutarne gli effetti”.

Per il vice capogruppo della Lega alla Camera, Alessandro Pagano, l’Unione Europea starebbe solo sparando nel mucchio. “Porre a fine anno l’embargo al petrolio russo trasportato via mare non significa colpire solo la Russia, ma anche chiudere la raffineria Isab-Lukoil di Priolo e licenziamento in tronco di circa 4mila lavoratori: 4mila padri di famiglia che rischiano seriamente di trovarsi tra 6 mesi in mezzo a una strada- fa notare l’esponente della Lega- Uno scenario drammatico tanto per l’impatto devastante sul piano socio economico della Sicilia quanto per l’approvvigionamento energetico del Paese e che, come tale, richiama urgentemente l’intero sistema Italia – nessuno escluso – alle proprie responsabilità”. La soluzione sarebbe da ricercare, secondo Pagano, in iniziative diplomatiche da mettere in campo per intensificare il dialogo con Bruxelles e ” favorire un supplemento di riflessione su una decisione simile, ben sapendo che l’impianto di Priolo lavora solo petrolio russo proveniente via mare”.

Un’idea condivisa dal segretario regionale della Lega, Nino Minardo.

“È chiaro-la sua dichiarazione- che seguire la linea europea sulle sanzioni alla Russia non può significare la mortificazione e la distruzione economica di quest’area industriale siracusana e per questo ho già interessato il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il nostro leader Matteo Salvini. A entrambi-fa presente Minardo-  ho chiesto garanzie per trovare una soluzione e da entrambi ho avuto rassicurazioni per un confronto diretto con il presidente del Consiglio Mario Draghi. Un confronto in cui questo problema verrà trattato in maniera specifica per trovare rapidamente una soluzione. La linea delle sanzioni alla Russia deve  tenere conto delle conseguenze sul nostro territorio e l’Isab di Priolo è un’area industriale da ammodernare e fare ulteriormente sviluppare, le sue imprese e i suoi lavoratori non sono certo vittime sacrificali”.




Ancora un appello al governo, Cafeo: “sia promotore di transizione sostenibile dell’industria”

“Il Governo deve farsi promotore di un piano per la transizione sostenibile che aiuti il settore petrolifero ed in particolare il petrolchimico di Siracusa”. Lo afferma il parlamentare regionale di Prima l’Italia, Giovanni Cafeo, che ritiene fallimentare l’iniziativa del M5S di organizzare un incontro al Mise con la viceministra Alessandra Todde. Messo da parte il bon ton istituzionale, Cafeo passa all’attacco. “Si è trattato solo di un incontro totalmente interlocutorio a cui non hanno partecipato tutte le parti interessate, anzi vi sono state delle esclusioni, a testimonianza del carattere propagandistico dell’iniziativa, servita solo ad avere qualche titolo sui giornali perché di sostanza non se ne è vista”.
Fonti vicine al M5s siracusano fanno notare che quello è stato sin qui l’unico segnale concreto di attenzione giunto dal Mise, il cui ministro leghista (come Cafeo, ndr) non ha ancora toccato palla.
Il deputato regionale di Prima l’Italia rilancia l’appello al Governo su un cambio di strategia industriale. “La raffinazione ha un ruolo strategico nella nostra economia – continua Cafeo – per cui il Governo, nel convocare un tavolo su industria ed energia, con tutte le parti interessate, Lukoil compresa, deve guidare la trasformazione energetica del petrolchimico, attraverso un pacchetto di aiuti, previsti peraltro nella legge denominata Patto di Raffinazione, per consentire alle aziende di utilizzare tecnologie per ridurre al massimo le emissioni di Co2”.
In merito agli effetti dell’embargo sul Petrolchimico, per il deputato regionale di Prima l’Italia, “lo strabismo dell’UE rischia di far saltare un pezzo importante dell’economia siciliana e italiana. Mentre in altri paesi vi sono state delle deroghe, da noi è passata la linea dell’intransigenza che avrà solo lo scopo di far saltare economia e lavoro”.

foto dal web




Politica. Carlo Gradenigo è il nuovo presidente dei Lealtà&Condivisione

l’assemblea plenaria di Lealtà&Condivisione ha scelto all’unanimità il nuovo presidente. Si tratta di Carlo Gradenigo, ex assessore comunale e figura di primo piano in Sos Siracusa. Sul suo nome è stato facile trovare un’intesa per il “dopo” Giovanni Randazzo, l’avvocato che ha creato e portato fino a qui L&C.
“In attesa di quella che sarà la nuova composizione del direttivo, un grazie va al presidente uscente Giovanni Randazzo e ai suoi predecessori nelle persone di Ezio Guglielmo e Francesco Ortisi, così come alle ex assessore ed ex consigliere comunale Rita Gentile e Simona Cascio, nonché a tutti coloro che hanno contribuito a mantenere vivo un soggetto politico nato all’indomani delle elezioni del 2018 e pronto, con il contributo di tutti i vecchi e nuovi soci, ad affrontare le sfide che la città ci mette davanti ogni giorno, con idee e proposte concrete”, recita la nota diffusa alle redazioni da Lealtà&Condivisione.
Gradenigo rappresenta l’anima e la spinta “giovane” del movimento creato da Randazzo. Oltre alla recente esperienza amministrativa, porta con sè un carico di progettualità e proposte che guardano all’ambiente ed allo sviluppo sostenibile.




Il futuro del polo petrolchimico di Siracusa, Italia Viva: “Lo Stato troverà le soluzioni”

“Io sono convinto che il governo troverà una soluzione per Isab e per la zona industriale di Siracusa”. Giancarlo Garozzo, nome di primo piano in Sicilia per Italia Viva, non sembra avere grossi dubbi. “E’ impensabile che il governo Draghi si tiri indietro di fronte a un problema di queste proporzioni. Non posso pensare che lo Stato possa lasciare 6mila persone a zonzo”, dice intervenendo su FMITALIA.
Una critica la muove però al ministro Giorgetti, leghista che regge lo Sviluppo Economico. “E’ timido nell’approccio al problema. Sarei curioso di vedere come si sarebbe mosso se tutto questo riguardasse un’industria con sede al nord Italia. Se anzichè Priolo si fosse parlato di Marghera, avrebbe avuto altra attenzione? Il dubbio rimane ma sono convinto che le soluzioni verranno trovate”, ribadisce l’ex sindaco di Siracusa.
Non a caso utilizza il plurale, parlando di soluzioni. “Si, sono più di una. C’è l’embargo al petrolio russo? Bene, allora bisogna mettere Isab nelle condizioni di approvvigionarsi da altre fonti, attraverso una garanzia statale al sistema creditizio superando così l’attuale stretta. Non escluderei, poi, un intervento simile a quello avvenuto a Taranto per l’Ilva. Magari non dei veri e propri commissari, piuttosto una nazionalizzazione anche parziale degli impianti attraverso un intervento di Eni”. Su questo punto, l’analisi di Garozzo si fa più puntuale. “Lo Stato sa che i bilanci di Lukoil negli ultimi anni sono in perdita. Potrebbe intervenire su quel passivo, non dovuto alla guerra, per entrare in società e magari anche rilevarla, tramite Eni, con l’obiettivo della riconversione strategica per l’approvvigionamento strategico del Paese. Sono ottimista nonostante la tensione del momento, giusta. E’ corretto che venga tenuta alta l’attenzione, fino a che Giorgetti non dirà chiaramente cosa vogliono fare per Priolo”.
L’esponente regionale di Italia Viva boccia senza appello l’operato del governo Musumeci. “Se io fossi assessore regionale alle attività produttive anzichè mandare lettere a Giorgetti e lagnarmi perchè non mi risponde, andrei dietro la sua porta fino a che non mi riceve. Il problema è che il governo regionale è in campagna elettorale. E si marcia anche sulle emergenze dei territori. Turano prenda un aereo e si metta dietro la porta di Giorgetti sino a quando risolvono il problema. Questo è fare politica. Altrimenti siamo tutti bravi solo a scrivere note ai giornali”.