Zona industriale di Siracusa, la viceministro Todde: “Forte preoccupazione condivisa con Giorgetti”

E adesso anche il ministero dello Sviluppo Economico ben conosce il caso Isab ed il problema per la zona industriale di Siracusa, amplificato dalle ultime sanzioni alla Russia. Nelle ore scorse, se ne è discusso con la viceministro Alessandra Todde, in una videoconferenza con i rappresentanti istituzionali e sociali del territorio. “E’ emersa la forte preoccupazione di tutte le parti per la vicenda Isab-Lukoil soprattutto alla luce delle decisioni del Consiglio Europeo. Sarà mia cura condividere tali criticità con il ministro Giorgetti e con il Presidente Draghi”, ha dichiarato la Todde.
Nel corso del vertice – a cui hanno partecipato la Regione Siciliana, l’Unione Petrolifera, l’UNEM, i sindaci del territorio, Confindustria e le organizzazioni sindacali – si è anche tornati sulla dichiarazione di area di crisi industriale complessa, richiesta dal governo regionale e non ancora esitata da quello centrale. “Pur non essendo ancora completata l’istruttoria al MiSE per l’area di crisi complessa di Siracusa – ha detto al riguardo la viceministro – ho deciso di organizzare comunque quest’incontro, diverse settimane fa, dopo le numerose richieste arrivate al MiSE dalla Regione Sicilia, dal territorio, dalle associazioni di categoria e dal sindacato. L’obiettivo è quello di porre le basi per la trasformazione in chiave industriale e la decarbonizzazione dell’area, coinvolgendo tutti gli attori istituzionali come il MITE e il MIMS, in modo da valutare i progetti di investimento presentati dalle aziende che insistono sull’area. Inoltre, c’è la volontà di identificare ulteriori possibilità di finanziamento come il Cis (contratti nazionali di sviluppo), o altri accordi di programma specifici”.




Vertice con la Todde, il M5s: “Primo momento nella ricerca di soluzioni per zona industriale”

“E’ stato un primo, importante momento di confronto tra il governo, rappresentato dalla sottosegretaria Alessandra Todde, e le varie componenti locali, nella ricerca di soluzioni concrete al complesso momento della zona industriale di Siracusa”. Così i parlamentari del MoVimento 5 Stelle Paolo Ficara, Filippo Scerra, Pino Pisani, Maria Marzana ed i deputati regionali Stefano Zito e Giorgio Pasqua commentano il confronto dedicato all’area industriale di Siracusa con la viceministro Alessandra Todde.
“Abbiamo apprezzato l’atteggiamento costruttivo dei partecipanti, dai sindacati agli industriali passando per i sindaci ed i colleghi parlamentari. Fatichiamo a trovare una spiegazione, invece, all’intervento dell’assessore regionale Turano, politicamente imbarazzante. Ci saremmo aspettati spirito propositivo davanti ai problemi attuali e non un abbandono poco dignitoso per polemizzare strumentalmente sulla dichiarazione di area di crisi industriale complessa. Un intervento, peraltro, tardivo quello della Regione, forse per riparare alla clamorosa svista del novembre 2020, quando non citava neanche per sbaglio l’area industriale di Siracusa tra quelle in cui investire attraverso i fondi del Pnrr, salvo poi a maggio 2021 riconoscere l’errore giocando la carta dell’area di crisi industriale complessa”, ricordano i parlamentari 5 Stelle in una nota inviata alle redazioni.
“Comunque, non è il tempo delle polemiche. Qui c’è da affrontare da un lato il nodo degli investimenti e dall’altro il problema legato alle sanzioni internazionali che, con l’embargo al petrolio russo, mettono in forte difficoltà Isab e di rimando l’intero polo. Il nodo va affrontato ai più alti livelli governativi e lì lo porteremo da subito, con questa prima sponda del Mise. Il tempo per intervenire c’è, ma non è tantissimo: sei mesi passano in fretta. La nostra posizione, come MoVimento 5 Stelle è chiara – spiegano Ficara, Scerra, Pisani, Marzana, Zito e Pasqua – per questa vicenda serve una soluzione tecnica ad hoc, per consentire alla società Isab di approvvigionarsi di greggio ed al polo siracusano di andare avanti. Messo in sicurezza il presente, parliamo di futuro e di investimenti per il futuro. Perchè, è chiaro, deve esserci un futuro per questa area industriale strategica per il Paese. E passa per la riconversione degli impianti e delle linee produttive, anche con aiuti pubblici. L’abbandono del fossile non avverrà a breve ma bisogna intanto cominciare. E il primo passo è garantire un futuro al grande polo industriale siciliano”.




Isab, le sanzioni, l’embargo, il futuro: che confusa la Regione, polemizza per un tavolo

Mentre l’attualità imporrebbe altre riflessioni ed altri interventi, l’assessore regionale alle attività produttive, Mimmo Turano, riporta indietro le lancette e polemizza con il governo per i ritardi sulla dichiarazione di area di crisi complessa. Piuttosto stizzito, Turano dice di aver appreso da un0agenzia di stampa che “dopo sette il Mise sarebbe pronto a valutare la dichiarazione di area di crisi complessa per il petrolchimico siracusano”. Una situazione che “lascia sgomenti”.
Turano ricorda che “il Governo Musumeci ha presentato ben sette mesi fa, dopo un lavoro di oltre un anno con imprese e sindacati e altri attori istituzionali, la richiesta di area di crisi. Purtroppo nessun tipo di risposta ci è stata data nonostante abbia personalmente scritto ben quattro volte al ministro Giorgetti”. I sindacati, in verità, hanno bocciato quel lavoro definendolo una “scatola vuota”.
L’assessore regionale probabilmente equivoca sul tavolo tecnico di questo pomeriggio, con la presenza della sottosegretaria del Mise Alessandra Todde, dedicato ad una prima analisi della situazione del polo siracusano sotto il peso delle sanzione Ue alla Russia che stanno per stritolare la principale raffineria, ovvero Isab.
“Non è più tempo di massimi sistemi”, sbotta Turano. “Il Governo nazionale ci deve dire cosa vuole fare, che progetti ha sul petrolchimico siracusano”, le sue parole.
Invero, nel siracusano, non si è ancora capito quali siano le idee ed i piani del governo regionale, apparso non esattamente a conoscenza delle tematiche e delle dinamiche che investono una delle principali realtà produttive siciliane. Qui si rischia di chiudere e far esplodere una crisi sociale senza precedenti e la preoccupazione della Regione è per una agenzia ed un incontro con il sottosegretario del Mise arrivato, peraltro, senza che da Palermo nessuno muovesse un dito. Peraltro, il punto non è più solo la dichiarazione di area di crisi industriale complessa. La storia è andata avanti. E la Regione?




Embargo al petrolio russo, Prestigiacomo (FI): “Rischio chiusura Lukoil, serve piano B”

Tra le prime reazioni della politica, alla notizia della conferma dell’embargo al petrolio russo da gennaio, c’è quella della parlamentare Stefania Prestigiacomo (FI). “La decisione dell’UE di porre a fine anno l’embargo al petrolio russo trasportato via mare rischia di avere conseguenze drammatiche sull’economia siciliana e gravi ripercussioni su tutto il sistema degli approvvigionamenti energetici nazionali. Infatti la raffineria Isab di Priolo (di cui è proprietaria la Lukoil), che lavora praticamente solo idrocarburi russi che giungono via mare, in queste condizioni fra sei mesi, se non prima, sarà condannata a chiudere, facendo perdere al Paese una quota significativa di derivati dal petrolio e innescando una crisi ‘di sistema’ dalle gravissime conseguenze occupazionali (e quindi sociali) ed economiche”.
La Prestigiacomo conferma le stime sin qui circolate: la chiusura dell’Isab “farebbe perdere alla Sicilia 1 punto di Pil per un valore di oltre un miliardo di euro ma, soprattutto, avrebbe un devastante effetto sull’occupazione nel siracusano, con circa 3000 posti di lavoro fra diretti ed indiretti compromessi nella sola Isab-Lukoil che però, per l’effetto domino, produrrebbe conseguenze su Erg, Air Liquide, Priolo Servizi e in parte Versalis. Una caporetto sociale dalle proporzioni che non si possono ignorare e che è ampiamente annunciata”. Così, in una nota, la deputata di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo.
“Il Governo – aggiunge – ha un ‘piano B’ per salvare migliaia di posti di lavoro e un quarto della capacità di raffinazione italiana? Il governo prima di assumere questa decisione avrà certamente valutato le conseguenze sul nostro paese ma nulla leggiamo relativamente alla messa in sicurezza produttiva dell’impianto siciliano. La macelleria sociale ed economica annunciata in Sicilia è un prezzo che l’Italia può pagare sull’altare della guerra? Ho chiamato stamattina il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani per chiedere un intervento energico presso il governo. Al premier Draghi chiediamo risposte chiare, e rapide, ma soprattutto soluzioni convincenti. La chiusura dell’Isab va scongiurata a tutti i costi. Sarebbe un ‘effetto collaterale’ della guerra che l’Italia, e la Sicilia in particolare, non può permettersi”.




Embargo al petrolio russo, il M5s: “Chiesta al Governo una soluzione tecnica per Isab”

Le nuove sanzioni Ue alla Russia ed il loro riflesso sulla zona industriale al centro di una nota del MoVimento 5 Stelle. “Siamo molto preoccupati per gli effetti che le nuove sanzioni decise dall’Ue avranno sull’economia siciliana. Abbiamo voluto un tavolo tecnico governativo dedicato alla zona industriale di Priolo, nell’ottica della transizione energetica. Ma siamo pienamente consapevoli che la convocazione di oggi sia solo un primo passo, seppur importante, tra quelli che il Governo dovrà fare per tutelare la zona industriale siracusana che deve superare questa crisi per poi adattarsi ai nuovi processi di decarbonizzazione”. Così i parlamentari Paolo Ficara, Filippo Scerra, Pino Pisani, Maria Marzana insieme ai deputati regionali Stefano Zito e Giorgio Pasqua (M5s).
“Abbiamo lavorato in questi mesi per sensibilizzare il Governo sulla situazione del nostro polo industriale e sulla crisi che attraversa il settore ormai da anni. Per questo abbiamo sollecitato a più riprese negli ultimi cinque mesi il Mise, al fine di arrivare nel più breve tempo possibile all’istituzione dell’Area di Crisi industriale Complessa. Purtroppo la guerra in Ucraina ha fatto peggiorare il quadro, ponendo in particolare modo la società Isab, fondamentale per la sostenibilità di tutto il polo siracusano, in una condizione di debolezza dovuta alla indisponibilità delle banche a fornire garanzie di credito necessarie per l’acquisto di grezzi non russi”.
In una simile situazione, per i Cinquestelle, tocca all’esecutivo Draghi indicare la via d’uscita. “Con l’embargo Ue al petrolio russo, chiediamo a gran voce al Governo di trovare una soluzione tecnica per permettere alla stessa Isab di potere regolarmente acquistare petrolio da altre fonti per continuare così la sua piena e regolare attività. Come M5S continueremo a fare tutto il possibile per spingere l’attenzione del Governo verso la zona industriale di Siracusa: sappia anche Roma quale rischio si sta correndo in Sicilia, sulla pelle di migliaia di lavoratori e su quella di un intero sistema economico e produttivo”.

Nella foto i parlamentari M5s Paolo Ficara, Maria Marzana e Filippo Scerra




Le altre reazioni: Ternullo, “grave errore del governo”; Cutrufo, “Convocare Stati Generali”

Ancora reazioni politiche, in uno dei giorni più complessi per la zona industriale di Siracusa finita sotto pressione a causa delle sanzioni internazionali alla Russia. Per la deputata regionale Daniela Ternullo (FI), “il governo centrale sta commettendo un grave errore sulla vertenza legata alla raffineria Isab di Priolo e l’embargo del petrolio russo imposto dall’Unione Europea entro fine anno. Quale sarebbe la sorte dei lavoratori attualmente contrattualizzati con Lukoil? Si tratta di migliaia di padri e madri di famiglia, improvvisamente sbattuti fuori dalla porta di servizio della raffineria. Mi spiace tornare nuovamente sull’argomento ma se il governo Draghi aspetta il momento più opportuno per intervenire, bene quel momento è arrivato. Di certo Forza Italia non starà a guardare lo scempio economico e sociale causato dall’effetto domino di una guerra insensata, in cui si fanno gli interessi più assurdi fuorché dei lavoratori. Come ribadito dall’on. Stefania Prestigiacomo, il cui ragionamento è da me condiviso nella sua interezza, serve un tavolo tecnico nazionale per evitare l’irreparabile”.
Interviene anche l’esponente Pd, Gaetano Cutrufo. “Più di un mese fa ho ritenuto necessario sollecitare le forze politiche perché intervenissero nei confronti del governo regionale e di quello nazionale per attivarsi al fine di evitare che il conflitto in Ucraina avesse una pesante ricaduta anche sul territorio aretuseo. La preoccupazione che il domino sanzioni alla Russia-Lukoil-Isab-intero bacino di Priolo potesse concretizzarsi immediatamente era ed è evidente. Solo la miopia politica di una classe dirigente lontana dagli interessi dei siciliani e dei siracusani in particolare può continuare a sostenere una posizione di attesa. Condivido le preoccupazioni del Presidente di Confindustria Diego Bivona – scrive Cutrufo – e credo che istituzioni e organizzazioni di categoria e sindacati debbano promuovere una sorta di ‘Stati Generali’ aperti anche agli istituti di credito del siracusano per elaborare una strategia a salvaguardia del polo di Priolo-Melilli. Lo dobbiamo ai siracusani e al futuro del territorio”.




Mancano i medici in ospedale, soluzione tampone: “specializzandi dall’Università”

Per evitare che possa ripetersi una nuova chiusura dell’ambulatorio di Ginecologia dell’ospedale di Siracusa, “arriveranno dall’Università di Catania 4 medici specializzandi”. La notizia arriva dal mondo della politica prima che dall’Asp di Siracusa. E’ infatti il deputato regionale Giovanni Cafeo (Prima l’Italia) ad informare le redazioni sull’esito di un incontro con il dg dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Siracusa, dedicato al problema della mancanza di medici per l’ospedale del capoluogo che pure si vorrebbe presto dotare di una nuova, grande sede.
L’intesa raggiunta vale come soluzione tampone. “Si colma per ora una lacuna”, conferma Cafeo. “Ma sia chiaro che senza un potenziamento reale del personale sanitario il problema rischia di ripresentarsi in altre occasioni. L’appello, che rivolgo alle forze politiche e sociali di questo territorio, è di lavorare, insieme, perché il Governo decida di investire, in modo concreto, sulla sanità. Il potenziamento di un settore così strategico può avvenire soltanto attraverso risorse umane e innovazione tecnologica”.
“Discutere sulla chiusura di un reparto di un ospedale non è un tema su cui costruire polemiche – conclude Giovanni Cafeo – meglio spendere risorse e attenzioni su come farli meglio funzionare, perché non dobbiamo dimenticare la nostra principale missione: dotare il territorio di un’adeguata assistenza sanitaria”.
E’ corretto però ricordare che le assunzioni in sanità spettano alla Regione. Per mille traversie, la Sicilia non è tra quelle più attente al tema.

foto: Giovanni Cafeo (a destra) in un recente incontro con l’assessore regionale alla salute, Rizza




Civico4: “Polizia Municipale, non ci sono vigili ma a Bilancio entrate per multe faraoniche”

Le gravi carenze all’interno dell’organico della Polizia municipale di Siracusa sono al centro di un nuovo intervento di Civico4. L’analisi del movimento politico guidato di Michele Mangiafico parte dalla proposta di Bilancio per il 2022 e dalla proposta pluriennale 2022-2024, approvata dalla Giunta lo scorso 24 maggio. “Con grave ritardo e passando la palla al commissario”, spiega Mangiafico.
Tra gli allegati che vanno a comporre il bilancio di previsione 2022, c’è la delibera numero 79 dello scorso 10 maggio (Piano del Fabbisogno del Personale per gli anni 2022-2024). Quest’ultima “contiene 41 profili professionali, per un totale di spesa di 207.613,33 euro, senza neanche un agente di polizia municipale”, spiega Mangiafico il quale ricorda l’intervento, in un Consiglio comunale del 2019, del comandante Enzo Miccoli e della dirigente Maria Grazia Di Stefano i quali confermavano le grandi carenze.
“Da parte di entrambi i dirigenti veniva rappresentata l’urgenza di almeno 40 nuovi ingressi nel corpo di Polizia Municipale, che comunque non avrebbero colmato il gap tra vigili in servizi e vigili in pianta organica, ovvero 121 al 2019 per un totale auspicato – a detta loro – di 245. Un gap numerico che si aggiunge a quello anagrafico (ovvero un’età media di 55 anni). Nonostante ciò, di fronte all’urgenza di un corposo investimento col piano del fabbisogno e con i successivi concorsi comunali, l’Amministrazione comunale che in questi anni ha governato la città ha guardato altrove, lasciando al corpo di Polizia Municipale solo le briciole”, il pensiero di Michele Mangiafico.
L’ultimo Piano di miglioramento dell’efficienza dei servizi approvato dalla Giunta Municipale (delibera di Giunta numero 167/2021) “riferisce di 134 unità impegnate all’interno del corpo di Polizia Municipale. Di queste, sei non più in servizio nel 2021 e due a tempo determinato. Altre autorizzate a prestare servizio nei vicini comuni della provincia. Tuttavia – fa notare Mangiafico -l’Amministrazione comunale (delibera 67/2022) ha la pretesa di allegare al bilancio una cifra folle di 9.499.060,90 di euro di contravvenzioni per il 2022 di cui 7.530.354,30 a carico delle famiglie: ogni cittadino inizia l’anno con un carico medio di 63 euro di multa!. Ma come pensate di fare tutte queste multe? Il corpo di Polizia Municipale sarà destinato solo a fare contravvenzioni ai cittadini?”, si chiede.
Civico4 fa notare, infine, che sullo stesso capitolo di bilancio, il 5636, già il Rendiconto 2020 riportava minori entrate per -5.353.460,41. “Siamo certi della ‘veridicità’ di questi bilanci e del fatto che sia una politica responsabile e lungimirante quella di fondarli sulla previsione di astronomiche contravvenzioni a carico dei cittadini? Ancor più se in assenza di adeguate forze di polizia municipale?”. Ecco perchè Civico4 chiede la revisione del piano del fabbisogno del personale con integrazione di nuove unità per il corpo di polizia municipale e la revisione delle previsioni di entrata del Bilancio con cifre oggettivamente più credibili rispetto a quelle riportate.




Il Pd ritrova la pace: stop alle lacerazioni sulla segreteria, unità per costruire un’alternativa

Secondo la lettura più rosea, il Pd di Siracusa ha ritrovato unità. Di fatto, un segnale chiaro di pacificazione interna è arrivato dall’approvazione all’unanimità della relazione del segretario provinciale, Salvo Adorno. Un dato che è facile leggere come riconoscimento dell’impegno nella gestione del partito e un implicito superamento delle “battaglie” da tempo in corso attorno alla sua segreteria. Le divisioni, in particolare tra cutrufiani ed adornisti, sarebbero alle spalle. In una breve nota della segreteria provinciale si parla di “una nuova fase di dialogo e confronto unitario dentro gli organismi del partito”.
Durante l’assemblea del PD di Siracusa eletta anche la direzione del partito, approvato il bilancio e la sostituzione di un membro dimissionario della Commissione di garanzia. La neo costituita direzione – come da statuto – diventa adesso “luogo” del confronto in cui affrontare le questioni che di volta in volta saranno poste sul tavolo della politica.
La relazione del segretario ha evidenziato “l’importanza di aprire dentro gli organismi un dibattito ampio e partecipato su tutti i problemi posti dal territorio e di costruire un solido partito unito, nell’affrontare i temi politici e le scadenze elettorali sia a livello provinciale, sia nei circoli comunali, a partire dall’organizzazione delle prossime primarie per l’elezione del candidato alla presidenza della Regione”. L’assemblea ha riconfermato l’attuale posizione espressa dal partito nei confronti dell’amministrazione comunale del capoluogo, motivo per cui lavora ad una alternativa per Siracusa in occasione delle amministrative del 2023.

foto archivio




Verso le amministrative: Canicattini, sfida a due tra Paolo Amenta e Danilo Calabrò

Sono cinque i comuni del siracusano chiamati alle urne il prossimo 12 giugno. Occhi puntati, in particolare, su Avola e Melilli ma è politicamente interessante anche il caso di Canicattini Bagni. Due i candidati sindaco: Paolo Amenta, in passato già primo cittadino e nome di primo piano del Pd siracusano, e Danilo Calabrò, avvocato che cinque anni fà non diventò sindaco per poco meno di 30 voti. Ha deciso di non ripresentarsi, invece, il sindaco uscente, Marilena Miceli.
Si vota il 12 giugno, lo spoglio inizierà l’indomani. Il sistema è quello maggioritario: chi prende più voti, anche uno solo in più dello sfidante, viene proclamato sindaco.
Nello schieramento a sostegno di Calabrò ci sono insieme pezzi del M5s locale (mentre il Pd è compatto al fianco di Amenta) e di Forza Italia, in particolare il gruppo di Forza Canicattini, vicino all’ex assessore regionale Edy Bandiera. “L’unica strada da percorrere è la via del cambiamento, del rinnovamento e della discontinuità amministrativa, rispetto agli ultimi tanti anni. Calabrò e la squadra che lo affiancherà, qualora, come auspichiamo, risultasse eletto, può invertire la tendenza e dare, alla nostra comunità, le chance e il futuro che merita”, spiega il coordinatore locale Sebastiano Randazzo.