Gallo: “Lascio la Lega, amore finito. In Sicilia partito non leale. E sui beni culturali…”

E’ stato il primo nome “forte” della Lega in provincia di Siracusa, il primo sindaco aretuseo ad aderire al progetto di Matteo Salvini. Ma oggi Salvatore Gallo, primo cittadino di Palazzolo Acreide, si chiama fuori. “Amore finito”, racconta a SiracusaOggi.it. “E’ stato un colpo di fulmine, condividevo alcune delle linee politiche indicate da Salvini”. Iconica la foto con il leader leghista che assaggia in crudo la salsiccia di Palazzolo Acreide. “Non sono pentito. Fu un gesto di accoglienza. Sull’aspetto politico mi aspettavo di più”. Il senso di questa sua affermazione è subito chiaro: “La Lega ha cambiato idea su molti temi, anche solo come opinione. In Sicilia, poi, la gestione dell’assessorato ai Beni Culturali è, a mio avviso, pessima. Siracusa totalmente cancellata nella visione di Samonà. Non va bene. E poi, cosa importante, in politica la lealtà è tutto. Non si può stare seduti dentro un governo regionale e poi non perdere occasione per pugnalarne il presidente. Non esiste. Si esce dal governo, ci si dimette e si fa opposizione. Così è troppo comodo. E si confonde l’elettorato. A me non sta bene”, spiega tutto d’un fiato Gallo.
Frizioni con Giovanni Cafeo ed Enzo Vinciullo, maggiorenti della Lega nel siracusano? “Nessuna frizione con gli amici Giovanni ed Enzo. Però anche loro faticano ad interloquire con i vertici del partito e ad incidere sulla gestione dei Beni Culturali con un assessore (Samonà, ndr) che a me pare molto attivo per promozionare la sua immagine ed i suoi libri, meno il territorio siracusano”, risponde secco il primo cittadino di Palazzolo.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è probabilmente il prestito a Centuripe per 5 anni delle “teste” conservate nel magazzino del museo Paolo Orsi, tra cui quella mirabile di Augusto. “In passato c’erano state battaglie per non farle andar via da Siracusa. Avremmo potuto costruirci un museo attorno, creare u na sezione ad hoc a Siracusa, portarle a Palazzolo e invece le abbiamo mandate a rianimare il museo di Centuripe. In questo si è avvertito il peso della mancata nomina del comitato tecnico-scientifico del parco archeologico di Siracusa, Eloro e Akrai. E non c’è quel comitato per una precisa volontà politica, così fanno quello che vogliono. E noi sindaci alla finestra”, accusa ancora Gallo. “Nella gestione dei beni culturali, la Lega da due anni non è percepita pur avendo espresso un assessore. Meno male che a Siracusa abbiamo un soprintendente come Savi Martinez”.
Fuori dalla Lega, verso quale progetto politico guarda adesso Salvatore Gallo? “Sono espressione di liste civiche ed il civismo rimane il mio riferimento. Certo, poi ci sono anche delle persone che stanno facendo bene per il territorio come Razza, Falcone, Musumeci. Guardo verso quella direzione ma non sono interessato ad una adesione a Forza Italia o FdI. Guardo alle persone: da amministratore devo avere l’onestà di ammettere che quando mi sono rivolto a loro per problemi del territorio, ho avuto riscontri nei fatti”.




Fabio Granata: “Non sono diventato di sinistra, su di me veto politico per le mie battaglie”

“Io non sono diventato di sinistra, ma se nei miei confronti esiste una sorta di veto politico da parte del cosiddetto centrodestra a trazione berlusconiana lo devo ai fatti per cui mi sono battuto”.
Durissime le parole di Fabio Granata, che sabato 16 Luglio, nel cortile Gargallo, alle 19:00, sarà con Claudio Fava a parlare, nel corso di un incontro pubblico, di Paolo Borsellino. “Colpa di Stato”, il tema dell’incontro, che servirà a ripercorrere una serie di vicende legate alle stragi di Capaci e soprattutto di via D’Amelio. Chiaro il punto di vista, che sarà illustrato attraverso i fatti che, nelle diverse sedi, si sono snodati in quegli anni.
“La nostra – spiega Granata, che è stato presidente della Commissione Regionale Antimafia ed è oggi assessore alla Legalità del Comune di Siracusa – è una battaglia per la diffusione della consapevolezza.
“Una battaglia da fare fino alla fine-aggiunge-  sulla quale posso dire senza ombra di smentita che ho sacrificato una parte della mia vita politica”.
Granata parla senza mezzi termini. “Io voglio dire fino in fondo la verità di questioni su cui nessuno può smentirmi perché sono tutte documentate, a partire alla mia espulsione dal Pdl, fino alla creazione di un movimento politico che si chiama “Diventerà bellissima”, di cui  sono stato artefice, di cui ho scritto il manifesto politico, il manifesto culturale, che ha condotto Nello Musumeci alla vittoria alle elezioni regionali. Poi, però, dovevo scomparire dallo scenario visibile, perché non andava bene ad alcuni settori del centrodestra, dove ho però anche tantissimi amici e dove ci sono tantissime persone perbene. Sia chiaro -prosegue Granata – che questa collusione di cui parlo,  è trasversale. Molti fatti che racconto sono legati alla sinistra democristiana, altri a parte della sinistra italiana, come a pezzi del centrodestra. Purtroppo- Granata alza ulteriormente il tiro-esisteva e purtroppo esiste un partito unico, che vuole che questa verità non emerga perché c’è un equilibrio complessivo che deve reggere”.




Salvo Sbona: “Tutti nel Pd sanno del dialogo con Carta. Il partito deve rinnovarsi”

“A livello ufficiale non c’è ancora alcuna comunicazione, solo interlocuzioni. Ma se dovesse arrivare una richiesta di adesione del sindaco Carta al Partito Democratico, io ne sarei ben lieto”. Il presidente del circolo Pd di Melilli, Salvo Sbona, non ha mai nascosto nelle ultime settimane il suo eventuale gradimento per l’ingresso del primo cittadino melillese nel Partito Democratico siracusano. Una vicenda che, però, ha alimentato nuove – e forse mai veramente sopite – divisioni all’interno del centrosinistra.
“Tutti sanno dentro al Pd e chi dice di non sapere mente”, taglia corto Sbona sempre con riferimento alla vicenda Carta. “Il sindaco di Melilli sta parlando sta parlando con un’area del partito (area Orfini, ndr). Come segretario di circolo, a me fa piacere se un amministratore vuole aderire. Quanto alle candidature per le regionali, non è nostra competenza. Valuterà in caso la direzione, quella provinciale prima e poi la regionale. Però se il sindaco fa richiesta, io la valuto. A meno che non ci siano elementi ostativi”, spiega Salvo Sbona.
Il referente del Pd a Melilli è quasi stranito per il fuoco “amico” e incrociato. “Siamo un partito inclusivo. Spero semmai ci sia voglia di rinnovamento nel Pd di Siracusa. E si, lo dico anche nell’ottica di un eventuale adesione di Giuseppe Carta. Il partito si è imborghesito, e invece deve stare fuori dal palazzo e vicino ai cittadini”. Parole, quelle di Sbona, che non mancheranno di causare nuovi mal di pancia tutti interni ad un Pd al momento acefalo, dopo le dimissioni del segretario Adorno. “Sulla segreteria aspettiamo la convocazione dell’assemblea provinciale. Mi auguro ci sia subito convergenza su di un nome condiviso, altrimenti non ci sarà alternativa al commissariamento. Io avrei piacere a vedere segretario una persona senza veti e preconcetti di area. E magari giovane”, confida Salvo Sbona.
E per rafforzare le sue parole, ricorda il buon risultato portato a casa dal Pd a Melilli in occasione della recente tornata amministrativa. “Abbiamo eletto due consiglieri comunali. A parte Canicattini, non mi pare che il partito abbia poi avuto un risultato lusinghiero. Ci siamo e abbiamo una nostra rappresentanza in giunta. L’assessore indicato dal circolo di Melilli è Massimo Magnano. In giunta c’è anche Flora Incontro in quota Pd. Ma non è stata indicata da noi. Ci fa piacere che ci sia, ma ognuno si assuma le sue responsabilità. Non capisco perchè qualcuno ha timore a dire che sia stata indicata dal partito provinciale. Per quel che mi riguarda, sono ben lieto che lei sia in giunta e che faccia parte del Pd”.




Presidenziali del campo progressista, appuntamenti del MoVimento 5 Stelle e del Pd

Si avvicina il 23 luglio, il giorno delle presidenziali per la scelta del candidato del campo progressista alle prossime elezioni regionali siciliane. Si muovono i partiti della colazione in vista dell’appuntamento. Il Movimento 5 Stelle di Siracusa sabato 16 luglio, dalle 19 alle 22, torna in piazza con un gazebo al Tempio di Apollo (largo XXV luglio). I pentastellati sostengono la candidatura di Barbara Floridia, senatrice e sottosegretario alla Pubblica Istruzione. Al gazebo sarà possibile anche ricevere assistenza nella registrazione online gratuita, necessaria per poter poi esprimere la propria preferenza il 23 luglio, in occasione delle presidenziali. Per aiutare quelli meno pratici con la rete, ogni martedì, giovedì e venerdì la sede siracusana del Movimento, in via Malta 61, dalle 17 alle 20 offre supporto e assistenza nella registrazione gratuita sul portale online presidenziali22.it.
Nella stessa coalizione, il Pd di Siracusa si mobilita per l’europarlamentare Caterina Chinnici. Martedì 19 luglio, alle 11.30, il presidente provinciale del Partito Democratico di Siracusa, Paolo Amenta, aprirà un incontro pubblico con la Chinnici. Si terrà nel salone dell’hotel Parco delle Fontane di viale Scala Greca a Siracusa.




Accusa in Ars, Cafeo: “Ias, pasticcio dello scaricabarile. Se si chiude, colpa di Musumeci”

“Se domani la Procura di Siracusa dovesse decidere di chiudere l’impianto, la responsabilità è del presidente Musumeci”. Con voce ferma, Giovanni Cafeo (Prima l’Italia) pronuncia il suo atto d’accusa davanti all’Assemblea Regionale Siciliana, intervenendo sul caso del depuratore consortile sotto sequestro. Unico esponente del governo presente in Aula, l’assessore Scilla. La preoccupazione, invero anche della Prefettura di Siracusa e del M5s, è che non basti la sola Aia – rilasciata in fretta e furia (ma in ritardo di 7 anni) – per arrivare al dissequestro dell’impianto ed alla ripresa del conferimento ordinario dei reflui industriali nella struttura deputata.
Anche a causa delle assenze importanti, Cafeo sbotta. “Sollecitate Musumeci ad occuparsi dei temi della Sicilia. E’ talmente grave la situazione che non c’è neanche spazio per la polemica politica. Ma la politica deve assumersi le sue responsabilità: se siamo arrivati a questo punto è per colpa dello scaricabarile”, dice a gran voce Cafeo.
“L’impianto è della Regione, ente che deve tutelare gli interessi dei siciliani e dei siracusani. Quindi il presidente deve venire in Aula e trovare una soluzione. In questa situazione di crisi, nessuno può permettere che domani, con il blocco del depuratore, si chiuda la zona industriale siracusana”, sottolinea a più riprese il deputato regionale.
L’Aia rilasciata in fretta e furia in 15 giorni, dopo 7 anni di ritardi, non è sufficiente per ottenere il dissequestro dell’impianto. Il depuratore, peraltro, era già stato posto sotto sequestro dalla Procura di Siracusa nel 2019. E’ chiaro che questa volta i magistrati non si accontenteranno di atti formali. Si attendono, correttamente, anche qualcosa di concreto sul tema delle prescrizioni e dei necessari lavori di adeguamento dell’impianto. “Chi deve risolvere la questione è il presidente Musumeci. Se domani la Procura di Siracusa dovesse decidere di chiudere l’impianto, la responsabilità è del governatore siciliano”.




Ias, cronaca di un disastro annunciato? Pasqua: “Regione immobile, ora fermi catastrofe”

“Il presidente della Regione, Nello Musumeci ha la possibilità di fermare questa catastrofe” . Il deputato regionale del Movimento 5 Stelle, Giorgio Pasqua torna così sul tema Ias e sul provvedimento della magistratura con lo stop parziale al depuratore di Priolo.
“E’ frutto di anni di immobilismo del governo regionale”, accusa Pasqua. “Il possibile blocco di reflui industriali verso l’impianto IAS di Priolo poteva essere scongiurato intervenendo per tempo. Cosa serviva che la Regione non ha fatto? Molto semplice: impegnare circa 20 milioni di euro per l’adeguamento dell’impianto biologico consortile alle migliori tecnologie disponibili. Oggi siamo alla vigilia di un disastro economico e sociale. Musumeci ha la possibilità di fermare questa catastrofe. Lo faccia”.
Spiega Pasqua che “la soluzione immediata è che il presidente Musumeci metta le risorse, essendo la Regione proprietaria della struttura. Al momento l’impianto è perfettamente in funzione, ma grazie agli investimenti richiesti, potrebbe operare ancora meglio e sopportare i maggiori carichi che periodicamente si presentano. Cosa che ha rilevato la magistratura con il suo recente intervento. In questo modo il governo regionale, potrebbe dimostrare alla magistratura, la buona volontà e la fattività dell’Ente pubblico a voler risolvere il problema. Lo stop al conferimento dei reflui industriali provocherebbe purtroppo la sospensione delle attività delle aziende allocate nel polo petrolchimico di Priolo Gargallo e delle aziende dell’indotto e ovviamente un enorme problema occupazionale per circa 7 mila lavoratori che si ritroverebbero così dall’oggi al domani, senza stipendio, con l’unico paracadute degli ammortizzatori sociali. A questo si aggiunga il danno per l’intera regione, se non per l’intero Paese”.
Pasqua propone a Musumeci di chiedere al presidente Mario Draghi, di convocare un apposito Consiglio dei Ministri, “con all’ordine del giorno il problema di quest’area ed in quella sede ottenere l’emissione di un provvedimento normativo sul modello ILVA. Dopo aver dormito per 5 anni, Musumeci si svegli e vada a difendere il lavoro e il futuro dei siciliani” .




Pd, il presidente Amenta: “Vicenda Carta gestita male. Più impegno e meno comunicati”

Senza un segretario, di nuovo in balia del correntismo e con il caso Carta che agita base ed organismi provinciali. Non c’è pace per il Partito Democratico siracusano. Il presidente Paolo Amenta ha il suo bel daffare per tenere barra a dritta. “Devo proiettare il partito verso le primarie per la scelta del candidato alla presidenza della Regione. Siamo in ritardo clamoroso e rischiamo brutta figura, quasi nessuno si è registrato online. Sto incontrando i circoli per limitare i danni. Suggerirei maggiore concretezza e impegno per il Pd e meno comunicati stampa”, dice a SiracusaOggi.it.
Il caso che agita il Pd è quello legato alla possibile adesione (e successiva candidatura) del sindaco di Melilli, Giuseppe Carta. “Nessuno mi ha investito della vicenda Carta. La conosco per averne letto sulla stampa e per sentito dire. Immagino che un qualche percorso sia stato fatto, anche se ora frenano tutti. Di sicuro – puntualizza il presidente Amenta – gli organismi provinciali del partito non sono stati investiti della questione. Per me, ad oggi, è solo una cosa giornalistica e gestita male”. Un passaggio che merita una spiegazione. “Se qualcuno ha interesse a portare Carta nel Pd, poteva gestire meglio la vicenda. Io sono per discutere e verificare se ci sono le condizioni ed i numeri per questa operazione. Anche di etica e morale”. Ed è un messaggio chiaro quello che Paolo Amenta lancia all’indirizzo delle anime del partito in cerca di nuovo spazio dopo le dimissioni di Adorno.
“Chiariamo una cosa. Per me c’è unità dentro il Pd siracusano. Forse un gruppo vuole rilanciarsi, provando a lanciare candidature. Carta, secondo una lettura, vuole essere una risposta alla candidatura Cutrufo. Non credo che si sia autoproclamato candidato. Mi sfuggono però le dinamiche: a Melilli, ad esempio, Sbona fa parte del gruppo Cutrufo però poi propone Carta. Mi pare ci sia confusione di fondo”, analizza Amenta.
Il presidente del Pd provinciale ha comunque chiare le cose da fare ed in quale ordine. “Intanto le primarie. Subito dopo iniziamo a parlare del nuovo segretario. E solo dopo ci occuperemo delle candidature regionali. Dovremo parlare con Anthony Barbagallo, con il nazionale e sentire cosa ne pensano di tutti quelli che si sono candidati. Non do nulla per scontato, di certo in quella occasione vedremo chi difende le posizioni di chi. Voglio dire che, quando parleremo di candidature, vedremo necessariamente chi c’è dietro ogni singolo nome, su scala regionale e nazionale”.




Basta l’Aia tardiva a scongiurare il blocco delle industrie? Cafeo: “Situazione preoccupante”

Basta l’Aia rilasciata fuori tempo massimo dalla Regione a mettere al riparo la zona industriale di Siracusa? Il depuratore consortile potrà da subito tornare a ricevere i reflui industriali, evitando un repentino stop ad ogni attività produttiva? L’ultima parola spetta, ovviamente, alla Procura di Siracusa che a quell’impianto ha assegnato un amministratore giudiziario e precisi limiti, tra questi il divieto di conferimento dei reflui industriali.
“Si sapeva che la Regione avrebbe prodotto l’autorizzazione in 15 giorni, dopo 7 anni di ritardo. E appunto perchè si sapeva, la cosa a mio avviso preoccupante è che il prefetto scriva a Roma per chiedere un decreto legislativo”. Il deputato regionale Giovanni Cafeo (Prima l’Italia) parla senza filtri della questione. Perchè preoccupante? “Perchè è lo stesso prefetto Scaduto a segnalare al governo che non è possibile prevedere se l’autorizzazione basterà per superare il divieto imposto dalla magistratura. Se non possono conferire i reflui, le aziende devono interrompere ogni attività produttiva. E quindi chiudere. Il prefetto di Siracusa, che ringrazio per l’impegno, ha chiesto non a caso un intervento legislativo di Roma, analogamente a quanto fatto per l’area industriale di Gela o l’Ilva di Taranto. Ecco, questo dice quanto è concreto il rischio che qui si fermi tutto”, analizza il deputato regionale di Prima l’Italia.
“E’ evidente che i temi, considerando le prescrizioni della Procura per la ripresa dell’attività, sono oggi altri e non la sola autorizzazione. Chi farà ora gli investimenti? E in quanto tempo? E la Procura, nel mentre, terrà il depuratore consortile in funzione per le industrie o meno? Se no, la zona industriale chiude. Poi – prosegue Cafeo – a mio avviso, la Regione ha perso troppo tempo prima di assumersi la sua responsabilità. Anzichè portare avanti in questi anni uno scontro continuo con gli industriali, avrebbe dovuto trovare una posizione di sintesi. In fondo, il depuratore consortile è di proprietà regionale. Per cui Musumeci intervenga e indichi le soluzioni immediate. Potrebbe varare una autorizzazione in deroga, così come fa per la crisi dei rifiuti. Non c’è il tempo di aspettare Roma, soprattutto con questo clima politico. Altrimenti, nonostante l’Aia tardiva, rimane il rischio di una chiusura repentina e drammatica. La cui responsabilità sarebbe solo ed esclusivamente della Regione”.




Depuratore Ias, Cafeo duro: “Regione assente, senza soluzioni zona industriale a rischio”

“Se non si risolve il problema del depuratore Ias, il polo petrolchimico di Siracusa è destinato alla chiusura nel volgere di poche settimane. A quel punto, si aprirebbero le procedure per la Cassa integrazione con conseguenze drammatiche per il futuro di migliaia di lavoratori della zona industriale”. Non usa troppi giri di parole il deputato regionale Giovanni Cafeo (Prima l’Italia). In precedenza, in un video sui social, anche il deputato regionale Giorgio Pasqua (M5s) aveva lanciato un simile allarme.
Per Cafeo, è il momento in cui la politica “deve assumersi le sue responsabilità” come “fino ad oggi non ha fatto”. Riferimento diretto alla Regione, proprietaria del depuratore consortile finito sotto sequestro. “Di recente, il direttore del Territorio ed Ambiente della Regione ha deciso di non concedere una procedura in deroga per il conferimento dei reflui industriali nelle vasche del depuratore Ias e nei prossimi giorni, quando la Regione siciliana rilascerà l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale, saranno inserite delle nuove prescrizioni che si aggiungeranno alle altre non ancora adottate. Questo vorrà dire che ci vorranno tra i 3 ed i 4 anni perché vengano ottemperate quando, invece, siamo con le ore contate e con il rischio evidente di un tracollo della zona industriale. Se ancora non è chiaro, per le aziende del petrolchimico non avere la possibilità di conferire i reflui equivarrebbe a chiudere gli impianti ma il paradosso è che per fermare uno stabilimento sono necessari gli scarichi”, spiega ancora Cafeo.
“Il depuratore è di proprietà della Regione – prosegue il deputato regionale – ma il suo presidente, che riveste anche il ruolo di coordinatore dei prefetti, non ha mosso un dito per risolvere il nodo dell’Ias e di conseguenza della zona industriale siracusana; Musumeci deve adesso metterci la faccia e assumersi le sue responsabilità politiche, attraverso l’eventuale rilascio dell’autorizzazione in deroga sul modello della gestione in emergenza dei rifiuti, con un atto forte, chiaro, condiviso che dia garanzie agli attori istituzionali coinvolti e restituisca un po’ di serenità agli operatori economici del petrolchimico e, di conseguenza, alle migliaia di famiglie di lavoratori coinvolti. Io ringrazio gli assessori che fin qui si sono occupati di questa vicenda ma per la complessità della problematica, con ricadute sull’intera economia siciliana, è necessario da un lato un’assunzione di responsabilità e dall’altro un intervento risolutivo da parte del massimo responsabile del Governo dell’Isola”.
Pochi giorni fa, intanto, il no del ministro Giorgetti alla richiesta di istituzione dell’area di crisi industriale. “Che non ci fossero le condizioni per fare rientrare la zona industriale negli aiuti lo si sapeva, perché, purtroppo, la norma è estremamente datata. Del resto – continua Cafeo – la stessa legge che regola l’area di crisi industriale non tiene conto dell’attuale scenario internazionale, legato ad una crisi energetica senza precedenti, i cui effetti si sentono già nel mondo produttivo. D’altra parte, quello dell’energia non è un problema che interessa solo la zona industriale siracusana ma l’intera economia mondiale”.
Il segretario regionale di Prima l’Italia, Nino Minardo, ha organizzato un incontro con il ministro Giorgetti. “E’ mia intenzione esserci perché, da un lato c’è un partito da costruire e dall’altro, da rappresentante del territorio ho l’opportunità di contribuire alla comprensione della complessità della situazione. Sarà anche una occasione per comprendere quale siano le vere intenzioni del Governo sulla zona industriale. La sensazione – continua Cafeo – che il territorio si senta distante dalle priorità del Governo è palpabile”.




Acque agitate in casa Pd: la possibile adesione di Carta riaccende il correntismo

La possibile candidatura alle regionali del sindaco di Melilli, Giuseppe Carta, con il Pd scuote e sconquassa lo stesso Partito Democratico. Dopo aver faticosamente ritrovato l’unità tra le correnti, prima le dimissioni del segretario Adorno e adesso l’ipotesi Carta (idealmente contrapposto alla candidatura forte di Cutrufo) provocano reazioni e liti sotto la coltre di una apparente tranquillità.
Dal canto suo, Carta parla di “fase interlocutoria” nessun accordo insomma. E in ogni caso, in discussione ci sarebbe l’adesione al Pd e non una candidatura alle regionali. “Nessuno a titolo individuale o in rappresentanza della propria corrente è legittimato ad arruolare personalità esterne al partito, promettendo loro candidature senza l’avallo degli organismi del partito”, sbotta Salvo Baio che tira così le orecchie al Pd di Melilli. E ancora, “sia esponenti locali del Pd di entrambe le frazioni dell’AreaDem e dell’Area Orlando, sia dirigenti provinciali hanno in vario modo incoraggiato la candidatura di Carta. Ciò conferma quello che da tempo vado denunciando sulla degenerazione delle correnti, che si comportano come partitini nel partito, avvelenando il clima interno e appannando il ruolo esterno del Pd”. E come se non bastasse, Baio denuncia questo modo di fare “estraneo alla tradizione del Pd” e che “sta provocando un clima di tensione tra le correnti e in particolare in quella che fa riferimento a Pupillo, Giuca, Cutrufo e Firenze, l’ex minoranza con la quale è stata siglata, si fa per dire, la pace. Il motivo è chiaro: si teme che si voglia usare spregiudicatamente la candidatura di Carta contro Cutrufo.
La verità – dice ancora Baio – è che il partito stenta a formare con propri candidati una lista forte e rappresentativa del territorio. Il punto politico dirimente, secondo me, è che, dopo le dimissioni di Adorno, il partito non può restare acefalo e bisogna procedere, senza incertezze e tentennamenti, all’elezione del nuovo segretario”.
Le parole di Baio chiamano indirettamente in causa Bruno Marziano e la sua area. Sarebbe, insomma, la mano dietro l’ipotesi candidatura di Carta? “Leggo e sento da più parti che mi si attribuisce velatamente o esplicitamente la titolarità del percorso di ingresso nel Pd del sindaco di Melilli. Voglio allora chiarire che l’ho conosciuto personalmente appena qualche giorno fa, nel corso di un incontro cordiale che mi è stato chiesto”, si affretta a dire proprio Marziano. “Anche la nomina nella sua giunta di Flora Incontro esponente dell’area Orlando, di cui faccio parte, è il frutto di un percorso politico di interlocuzione col sindaco Carta avviato esclusivamente ed unitariamente dal circolo del PD di Melilli che ha visto prima nella precedente amministrazione l’ingresso del PD di Melilli nella maggioranza e in queste elezioni amministrative il sostegno esplicito del PD alla candidatura di Carta attraverso la presenza di una sua esponente nella lista”, prosegue l’ex assessore regionale. “Il problema del possibile ingresso del sindaco Carta nel Pd è dunque materia, come giusto che sia, di decisione degli organismi dirigenti e dovrà essere sottoposta agli organismi dirigenti provinciali del partito”.