Valle dell'Anapo devastata dai roghi, l'eurodeputato Corrao: "incendio doloso, Regione impreparata"

“Mentre la provincia di Siracusa brucia ancora, ho espresso la mia personale solidarietà al direttore della riserva della Valle dell’Anapo, Giancarlo Perrotta, e mentre aspettiamo risposta dalla Commissione Europea cui abbiamo chiesto di verificare le responsabilità della Regione, voglio esprimere vicinanza ai cittadini del Siracusano”. A dichiararlo è il deputato europeo del gruppo Greens/EFA Ignazio Corrao che, tramite i suoi uffici ha contattato il direttore della riserva devastata dagli incendi.
“In queste ore drammatiche – spiega Corrao – il direttore Perrotta è in prima linea sul fronte del fuoco e noi stiamo in contatto con lui per seguire l’evolversi dell’incendio. Sappiamo bene che c’è rabbia e sgomento perché l’incendio si è sviluppato dall’interno della Valle, quindi è praticamente certo che si tratti di un incendio doloso. C’è molta preoccupazione anche per la sicurezza del personale impegnato a spegnere le fiamme altissime. In attesa di conoscere la risposta della Commissione Europea alla mia interrogazione, è fin troppo palese che la Regione si fa trovare puntualmente impreparata e senza la necessaria programmazione per affrontare il pericolo incendi della stagione estiva”, conclude Corrao.




Avola verso le elezioni, si muove il centrodestra con qualche scossone tra alleati

Si mette in moto il centrodestra ad Avola, uno dei comuni del siracusano a breve chiamato al voto. Ma non senza scossoni, come nel caso della Lega che prova a fare la voce grossa. Ma Fratelli d’Italia, partito del sindaco Luca Cananta, tira diritto con una prima riunione indetta dal coordinatore cittadino di FdI nel corso della quale si è insediato il tavolo del centro-destra. C’erano anche Diventerà Bellissima e Forza Italia. Non la Lega, appunto.
Gli esponenti del centrodestra dichiarano però che c’è “unità di intenti nel fare squadra e stabilire le regole per le scelte programmatiche future e per la scelta del futuro sindaco, con l’apertura alle liste civiche, alle realtà sociali, di volontariato e quanti vorranno lavorare per il bene di Avola”.
Le porte – spiegano dal tavolo del centrodestra – restano “aperte a chi vorrà partecipare, condividendo il percorso di costruzione libero da pregiudizi o pacchetti preconfezionati. Non si sono fatti dunque nomi ma si è esplicitata la voglia di condividere un percorso unitario a sostegno della città”. Un messaggio che suona diretta proprio agli alleati al momento tiepidi.
“Hanno convocato, autonomamente, una riunione dei rappresentanti dei partiti del centrodestra. Riteniamo tale iniziativa, se pur nel merito condivisibile, slegata dalle dinamiche del territorio provinciale, quantomeno nei tempi e priva di rispetto politico verso quei Comuni interessati da elezioni nella tornata autunnale 2021”, è la posizione che vede insieme Lega Sicilia, Udc, Cantiere Popolare ed Mpa che hanno disertato l’incontro.
“Sensibilizziamo ulteriormente i rappresentati di FdI e Forza Italia alla partecipazione ad un tavolo provinciale avente come oggetto ‘gli appuntamenti elettorali del prossimo autunno’. Riteniamo contraddittorio il comportamento tenuto dal primo cittadino che sensibilizza, per legittime personali ambizioni, un tavolo di coalizione per discutere delle elezioni avolesi, mentre non si pone lo stesso tipo di esigenza metodologica per gli appuntamenti elettorali, già in scadenza, ad iniziare dalle amministrative del prossimo autunno nelle città di Lentini, Noto, Rosolini, Ferla, Sortino e Pachino. Non si può ragionare in termini di coalizione a corrente alternata, sulla base delle singole esigenze elettoralistiche cittadine. La coalizione, a nostro parere, è sempre un valore aggiunto”.
Al momento, però, Fratelli d’Italia va avanti con Diventerà Bellissima e Forza Italia. In attesa di eventuali, prossimi sviluppi.




Polemiche per i termoutilizzatori, la Regione: "importanti per chiudere ciclo dei rifiuti"

Dopo le critiche piovute sulla scelta del governo regionale di costruire due termoutilizzatori in Sicilia, prova a riportare il sereno l’assessore all’energia, Daniela Baglieri. Ieri è intervenuta in Assemblea Regionale Siciliana, spiegando che i termoutilizzatori “non sono ‘la’ soluzione, ma un tassello importante per riuscire a chiudere il ciclo dei rifiuti nel rispetto dei principi dell’economia circolare, così da evitare di portare in discarica quella parte di rifiuto indifferenziabile e irrecuperabile, che verrebbe tradotta invece energia”.
Ha poi illustrato il lavoro svolto dagli uffici. “In questo trimestre, in assessorato si è lavorato per scongiurare l’ennesima emergenza rifiuti in Sicilia. Attualmente abbiamo evitato che 174 Comuni siciliani portassero i propri rifiuti già dal 31 marzo fuori dall’Isola con costi esorbitanti che avrebbero pagato i cittadini. Ancora oggi stiamo lavorando per gestire il rifiuto all’interno dei confini regionali”.
E’ nota la costante emergenza del settore, mai relamente capace di andare oltre al sistema delle discariche. “Sia chiaro che non c’è una soluzione immediata per le criticità e le incrostazioni derivanti dalla mala gestio del passato. Posso dire, di converso, che stiamo lavorando sul breve, medio e lungo termine. Inoltre, non è in discussione che la percentuale di differenziata debba aumentare in tutta l’Isola. Dobbiamo spingere e migliorare sempre di più questo processo di raccolta dei rifiuti per incentivarne il riciclo. Un processo in cui tutti quanti abbiamo un ruolo. Rimango disponibile – ha concluso l’assessore Baglieri – a ogni tipo di confronto costruttivo per risolvere le problematiche inerenti alle competenze del mio assessorato, per il bene della Sicilia”.
Le opposizioni, però, non appaiono per nulla convinte. “Venga a farsi un giro in Sicilia con me, perchè voglio farle vedere, in tema di rifiuti, cosa ha concluso il governo di cui l’assessore Baglieri fa parte: un disastro su ogni fronte, in appena quattro anni”, tuona il deputato del Pd, Nello Dipasquale.




Cinque siracusani nel direttivo regionale di Fratelli d'Italia, ecco chi sono

Nel nuovo direttivo regionale di Fratelli d’Italia ci sono 5 siracusani. Sabato a Catania le nomine, nel corso del coordinamento siciliano presieduto dal sindaco di Catania, Salvo Pogliese, e dal responsabile nazionale on. Giovanni Donzelli.
Nell’esecutivo regionale entrano il coordinatore provinciale di Siracusa, Giuseppe Napoli, il sindaco di Avola, Luca Cannata, il presidente del Circolo Atreju, Emiliana Carpinteri, il presidente del circolo Aretusa, Paolo Cavallaro, ed Alberto Moscuzza (Lamba Doria).
“Orgoglioso della fiducia che Salvo Pogliese e l’on. Giovanni Donzelli stanno riconoscendo alla provincia di Siracusa. La crescita di FdI nella nostra provincia è un vanto ma questo dato straordinario ci spinge a migliorarci, siamo consapevoli dell’impegno che ci aspetta e con l’aiuto di tutta la classe dirigente della provincia siamo fiduciosi che miglioreremo la nostra percentuale di gradimento con coerenza, responsabilità e contenuti”, il commento di Giuseppe Napoli.




Termoutilizzatori in Sicilia? C'è chi dice no: Trizzino (M5s), "idea ridicola e illegittima"

La Regione Siciliana ha pubblicato l’avviso per la progettazione di due termoutilizzatori nell’Isola, uno nella parte Orientale e l’altro in quella Occidentale. E’ questo il piano del governo Musumeci per uscire dalla cronica emergenza nella gestione dei rifiuti ed uscire – come ha dichiarato – dalla cultura delle discariche.
Ma l’idea non mette tutti d’accordo. Il M5s alza subito un argine. Il deputato regionale Trizzino si domanda perchè “se non possiamo alimentare il termovalorizzatore e se proprio vogliamo costruire mega impianti che superano la portata dell’ambito ottimale, concentrarsi su questa tecnologia quando ormai esistono sistemi innovativi che addirittura senza l’impiego della raccolta differenziata riescono a separare e recuperare le frazioni merceologiche? Perché non concentrarsi ad esempio su altre tecnologie come ArrowBio o il sistema THOR che tra l’altro è stato sviluppato dal Cnr? Ma anche volendo, per assurdo, accettare l’idea degli inceneritori – conclude Trizzino – Musumeci non può calarli così dall’alto. Non funziona così. Non si può giocare con le leggi, ci sono delle regole da rispettare. Se vuole costruire inceneritori al posto delle discariche, deve riscrivere daccapo il piano dei rifiuti, sottoporlo nuovamente al Parlamento e soltanto dopo che tutto l’iter sarà concluso potrà presentare il bando per i termovalorizzatori. Prima di allora qualsiasi altra determinazione è da considerarsi illegittima”.




Fotovoltaico in Sicilia, il caso Canicattini e gli altri. Ddl del M5s: "no al sacco dei terreni agricoli"

Continuano le adesioni alla manifestazione di sabato mattina a Canicattini Bagni, in contrada Bosco di Sopra. Una mobilitazione promossa da chi non vede di buon occhio il progetto che mira alla realizzazione di un grande impianto fotovoltaico a terra, alle porte della cittadina iblea. L’assessorato regionale all’Ambiente ha espresso parere positivo, nonostante la contrarietà di alcune delle amministrazioni locali coinvolte.
“Non possiamo permettere che la Sicilia diventi un immenso campo fotovoltaico a fronte dell’assenza di qualsiasi tipo di regolamentazione che, ad oggi, preveda regole chiare per l’installazione di tali impianti”, affermano intanto i deputati regionali del M5S Giampiero Trizzino e Luigi Sunseri. I due hanno presentato un ddl per regolamentare le installazioni in Sicilia ed evitare il far west nel settore.
“Si continua ad assistere – dice Trizzino, primo firmatario – all’aumento vertiginoso del numero di progetti pervenuti alla commissione regionale deputata al rilascio delle autorizzazioni (Via-Vas), cosa che comporta un rischio enorme per l’ambiente e per il paesaggio siciliano, oltre che per l’agricoltura. Per tale motivo, abbiamo presentato un disegno di legge che stabilisce regole precise per l’installazione di impianti fotovoltaici su terreni agricoli, mettendo, così, fine a una stagione di totale anarchia. Noi non abbiamo nulla contro il fotovoltaico, anzi, ma il far west attuale è inaccettabile. Specie se questo aiuta a lucrare sulle difficoltà degli agricoltori”.
A spingere contadini e proprietari terrieri a cedere in massa le campagne è la scarsa redditività delle terre, specie se rapportata alle allettanti offerte delle aziende che negli ultimi mesi stanno facendo la corsa ad acquisti ed affitti.
Il ddl stabilisce che la porzione massima di terreno agrario coltivabile e/o coltivato sulla quale è consentita la realizzazione di impianti fotovoltaici o solari non può essere superiore al 10% della dimensione del lotto e in ogni caso per una superficie totale non superiore ad un ettaro.
“Entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge – spiega Trizzino – con decreto dell’Assessore per l’Agricoltura verranno individuati i parametri e i limiti per la realizzazione di impianti fotovoltaici e solari, che dovranno tener conto, tra le altre cose, del rapporto di copertura rispetto al lotto di terreno in cui vengono realizzati, delle distanze minime dai confini, delle distanze minime da rispettare nel caso di impianti da realizzarsi in un’area in cui insistono altri impianti nelle vicinanze, dell’equa distribuzione degli impianti sul territorio regionale, dell’obbligo di conversione della destinazione d’uso del suolo da agrario a industriale”.
Luigi Sunseri aggiunge poi che “molte aziende, approfittando dei prezzi da miseria del settore agricolo (in tempi buoni gli agricoltori siciliani guadagnano poche centinaia di euro per ettaro), stanno proponendo l’acquisizione del diritto di superficie, offrendo importi che vanno dai 2mila ai 3mila euro all’ettaro”
Secondo il ricercatore del Cnr Mario Pagliaro, che ha contribuito alla stesura del ddl, “in Sicilia non c’è alcuna ragione di solarizzare i terreni agricoli. Sono già disponibili per questo, censite dalla regione, 511 discariche esauste e 710 fra cave e miniere chiuse. Con i 4 siti di interesse nazionale di Priolo, Milazzo, Gela e Biancavilla, in totale sono pronti ad essere solarizzati quasi 4mila e 200 ettari. Con i pannelli di oggi, che superano i 500 W di potenza, sarebbe possibile quindi triplicare la potenza fotovoltaica attualmente installata in Sicilia senza sottrarre all’agricoltura un solo metro quadro di terreno fertile. Poi, occorre solarizzare l’intero parco edilizio siciliano che con 1 milione e 700mila edifici è secondo solo a quello della Lombardia. In questo modo è possibile coniugare energia pulita e rinnovabile con la tutela del paesaggio e dell’agricoltura, riducendo drasticamente il consumo di petrolio e gas naturale”.




Sbarchi di migranti, la Lega siciliana protesta ad Augusta: c'è il segretario Minardo

La Lega siciliana in protesta oggi ad Augusta, scelta perchè ospita un porto dove frequenti sono gli sbarchi di migranti. “Oggi è il giorno della nostra protesta, tanto civile quanto dura e decisa; la facciamo ad Augusta mentre arriva l’ennesima nave con oltre 400 migranti. Oggi è il giorno in cui viene confermato come le preoccupazioni e le richieste inderogabili della Lega Sicilia siano le medesime di tutto il partito e del nostro leader, Matteo Salvini, con cui stamattina mi sono confrontato. Subito dopo Matteo ha portato le istanze della Lega in materia di immigrazione direttamente al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e ha detto benissimo: non si può pensare ad un’estate di sbarchi!”. Sono le parole del segretario regionale della Lega Sicilia, Nino Minardo, presente alla protesta.
“Diamo man forte a Matteo Salvini da Augusta, perché vi sia la consapevolezza di tutti che la Sicilia, questa estate, debba ritrovare serenità sanitaria, economica e sociale e non lo possa fare senza uno stop immediato all’immigrazione clandestina. Queste povere persone non devono finire in mano ai trafficanti di esseri umani, devono restare a casa loro e lì essere aiutate. Nella nostra terra non siamo disposti a sopportare altri flussi migratori incontrollati e oggi pomeriggio lo ribadiamo con assoluta chiarezza”, ha aggiunto ancora Minardo.




Quale clausola sociale per i lavoratori del servizio idrico? Zito (M5s) chiede chiarimento in Regione

Il deputato regionale Stefano Zito (M5s) ha portato all’attenzione dell’assessorato delle Infrastrutture, dell’Energia e dei Pubblici Servizi il quesito più dibattuto nell’affidamento del servizio idrico a Siracusa e al centro di accesa diatriba: quello relativo alla salvaguardia dei lavoratori.
“Ho chiesto chiarimenti definitivi circa la modalità di apposizione della clausola sociale, nell’ambito delle procedure di affidamento del servizio idrico integrato e se non fosse più indicato nel caso in questione fare ricorso all’art. 173 del Decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 (codice dell’Ambiente) che prevede una disciplina speciale per gli appalti che riguardano i servizi idrici”, spiega l’esponente pentastellato. “Ho letto con attenzione il bando, una clausola di garanzia c’è ma rimane il dubbio che la salvaguardia assicurata dal codice Ambiente sia più indicata. Per questo ho presentato richiesta di chiarimento alla Regione”.
“Il quesito non è da poco, perché riguarda il futuro degli oltre 80 lavoratori impiegati nella gestione attiva del servizio idrico integrato a Siracusa”, aggiunge il parlamentare Paolo Ficara (M5s). 
“Riteniamo che tutto l’attuale personale debba essere tutelato nel passaggio, diretto ed immediato, al nuovo gestore. Invitiamo pertanto il Comune di Siracusa a mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione per garantire piena tutela dei lavoratori nel caso in cui si debba, invece, procedere ad una ponderazione tra necessità di personale per l’esecuzione del nuovo contratto e la libertà di scelta organizzativa ed imprenditoriale del nuovo appaltatore”, argomentano Zito e Ficara. “Il bando presenta alcune novità importanti, ma una cosa deve essere ben chiara: non può essere avallata alcuna scelta che possa condurre alla perdita anche di un solo posto di lavoro e per di più sulla base della valutazione di un ente pubblico che, in questa fase soprattutto, deve garantire se non aumentare la capacità di sostegno ed occupazione del territorio con decisioni lungimiranti”.




Servizio idrico a Siracusa, Giancarlo Garozzo: "Tutelare i lavoratori? Si può, io l'ho fatto"

Aumenta la pressione su Palazzo Vermexio per chiedere la modifica del bando per l’affidamento ponte del servizio idrico a Siracusa. Anche l’ex sindaco Giancarlo Garozzo invita ad ascoltare le proteste e ricorda la sua esperienza, senza risparmiare bordate all’attuale amministrazione. Da primo cittadino, sette anni addietro, si trovò ad affrontare una situazione analoga con la necessità di procedere ad una gara di affidamento e, al tempo stesso, dii dover stemperare tensioni sociali.
“Sette anni fa mi sono trovato nella stessa condizione. Era stata predisposta una gara dagli uffici, secondo il codice dei contratti. I lavoratori, però, mi sottoposero il problema circa l’utilizzo del codice dell’ambiente per una clausola di salvaguardia ancora più esplicita ed ampia”, ricorda Garozzo in diretta su FMITALIA. “E’ vero che oggi nel bando una clausola c’è. Ma non è ritenuta efficace a copertura di tutto il personale. E questo porta scompensi”.
Allora Garozzo, oggi responsabile regionale legalità per Italia Viva, ricorda come lui – di fronte alle richieste ed alle proteste dei lavoratori – trovò una strada. “Quando mi sono reso conto che era possibile modificare il bando, ho detto agli uffici che, se quella strada era strada percorribile, avremmo dovuto inserire la clausola sociale piena per salvaguardare più personale possibile. E così abbiamo fatto”.

Certo, era un altro momento, si veniva dal fallimento Sai 8 e da diversi mesi di gestione in house diretta del Comune. “Siamo riusciti a metter dentro tutti gli ex Sogeas, fino a completamento organico. Però non mi sento di dare consigli a questa amministrazione. D’altronde, il sindaco oggi era mio vicesindaco quindi sa benissimo di cosa stiamo parlando”.
I rapporti tra i due, Giancarlo Garozzo e Francesco Italia, appaiono oggi piuttosto freddi. “Con Italia non ci sentiamo. E’ una persona impegnata, facendo il sindaco da tre anni. Io mi sono allontanato dalla politica attiva. Diciamo che mi sono disinteressato io e non abbiamo avuto modo di parlarci….”, taglia corto Garozzo.
La discussione torna subito sul bando idrico e la tensione tra lavoratori ed amministrazione comunale. “Questo motivo di confusione e attrito in città era evitabilissimo. Perchè accendere gli animi quando si può ascoltare e trovare una soluzione che già esiste?”, si chiede l’esponente di Italia Viva. “Si rischia di dare l’impressione così di non voler affrontare il problema. O peggio, non voler tornare indietro ammettendo non dico un errore ma una possibilità di migliorare il bando. Si può tornare indietro, come ho fatto io. Si prenda atto che c’è una clausola migliorativa e si da conto ai lavoratori”, la chiara posizione dell’ex primo cittadino.
Quanto alla possibilità che il nuovo bando possa addirittura assicurare nuove assunzioni ed investimenti, Giancarlo Garozzo mostra tutti i suoi dubbi. “E’ una gara per due anni di affidamento, prorogabile di un anno. Con questo
limite temporale non vedo possibilità di investimenti o di incremento personale. Penso all’imprenditore che dovrebbe investire su una gara ponte che non prevede neanche che quando finisce l’affidamento venga restituito dal subentrante parte dell’investimento fatto e non ammortizzato. La gara andava certamente fatta, perchè non si può andare avanti di proroga in proroga. Però, dopo che affidano il servizio, sono proprio curioso di vedere che
tipo di investimenti verranno fatti…”.




Servizio idrico a Siracusa, il bando delle polemiche. Cafeo (IV): "ritirarlo in autotutela"

“Insieme a quello della raccolta dei rifiuti, il servizio idrico per un comune rappresenta il perno centrale attorno a cui si sviluppa la salubrità e la qualità sanitaria della vita dei cittadini: per questo motivo è fondamentale affidarne la gestione secondo adeguati criteri di efficienza, sostenibilità e programmazione futura”.
Ad intervenire è il deputato regionale Giovanni Cafeo (IV) che invita l’amministrazione comunale a ripensare l’impostazione del bando, “ritirando in autotutela quello attuale, anche al fine di evitare gli inevitabili contenziosi le cui conseguenze, come sempre, ricadrebbero sulla qualità del servizio e quindi sugli stessi cittadini”.
E questo anche alla luce di quelle che definisce come “incongruenze e disattenzioni che, se viste nell’insieme, rischiano di renderlo più un disincentivo agli investimenti che un’opportunità per la città. Non mi riferisco in particolare alla tanto discussa clausola sociale che, seppur presente nel bando come atto dovuto secondo il codice degli appalti, non garantisce comunque l’assunzione di tutta la forza lavoro attualmente in capo al gestore, ma più in generale all’intera impostazione del bando – prosegue Cafeo – incentrato non sugli investimenti e sull’ammodernamento della rete ma sull’erogazione dei servizi”.
Nella sua analisi l’esponente regionale di Italia Viva punta il criterio dei punteggi. “Su un massimo di 75 punti assegnabili infatti, soltanto una decina riferiscono a nuovi investimenti mentre il resto del punteggio sembra voler premiare non un gestore che con spirito imprenditoriale decide di puntare a migliorare impianti e condotte, ma chi si impegna a svolgere il semplice ruolo di erogatore di servizi, provvedendo in caso di guasti ai soliti interventi emergenziali di ‘tappatura’ delle falle”.
E per Cafeo “le conseguenze di questo approccio sono evidenti, in primo luogo, alla luce delle condizioni attuali degli impianti, l’assenza di prospettiva di ritorno degli investimenti disincentiva la partecipazione al bando senza dimenticare la durata prevista, di soli due anni con possibilità di una proroga, altro elemento che blocca sul nascere qualunque velleità di investimento serio sulla rete. Si sarebbe potuto prevedere ad esempio una durata del bando legata all’effettiva partenza dell’ATI pubblica destinata in futuro alla gestione del servizio idrico – continua Giovanni Cafeo – ma soprattutto si sarebbe potuto impostare la necessaria rimodulazione dei costi non a scapito del personale ma sul taglio dei costi fissi, ad esempio quelli spropositati dell’energia, dando un punteggio maggiore a chi si impegnerà nell’ammodernamento dei macchinari e nella riduzione della dispersione idrica”.
Poi Cafeo continua: “l’idea che per rispettare l’obiettivo di riduzione dei costi e al contempo ampliare la teorica platea dei partecipanti al bando si possa intervenire soltanto sul personale è concettualmente sbagliata perché distrae l’attenzione dal vero problema degli impianti, ossia la necessità di investimenti volti all’ammodernamento dell’intera rete. Gli investimenti effettuati avrebbero poi la tutela della cosiddetta clausola Arera – precisa ancora Cafeo – ossia la possibilità, prevista dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, di spalmare i costi sostenuti nel tempo anche nei confronti dell’eventuale gestore subentrante”.