E’ ormai insanabile la spaccatura interna al Pd provinciale. La revoca dell’incarico di assessore ai Lavori Pubblici ad Alessio Lo Giudice, decisa dal sindaco Giancarlo Garozzo, ha fatto infuriare l’area cuperliana del Partito Democratico di cui Lo Giudice è espressione. Si preannuncia allora una guerra senza esclusione di colpi, con il coinvolgimento, alla stregua di quanto accaduto per le vicende congressuali, degli organismi regionali e nazionali del partito.
Poche ore dopo i comunicati stampa e le prese di posizione, gli animi restano accesi. E le posizioni dei due principali protagonisti di questa vicenda politica sembrano ancor più distanti e praticamente inconciliabili. Lo Giudice, che questa mattina ha materialmente ricevuto il provvedimento di revoca, non ritiene valide le motivazioni addotte da Garozzo. Il sindaco ha parlato di una esclusione non legata al valore del lavoro svolto ma ad una situazione politica “ormai intollerabile”, con la componente del Pd che fa capo ai deputati nazionale e regionale, Pippo Zappulla e Bruno Marziano, “sempre pronta, da sei mesi a questa parte, ad attaccare con forza l’amministrazione comunale in cui, paradossalmente, rappresentano la maggioranza. Non è possibile pretendere di mantenere un ruolo che presuppone la condivisione di obiettivi e metodi e, al contempo- osserva Garozzo- fare un’opposizione dura e con contenuti scomposti e falsi”. Il riferimento, che è anche la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, è alla conferenza stampa organizzata ieri mattina dalla consigliera Simona Princiotta insieme a Pippo Zappulla. Garozzo non sembra preoccupato dalle dichiarazioni rilasciate ieri sera, a caldo, da Bruno Marziano, secondo cui “il sindaco, più che mettere un assessore fuori dalla giunta, si è messo fuori dal Pd”. Secca la replica. “Non spetta di certo al parlamentare dell’Ars- replica il primo cittadino – decidere chi appartiene e chi no al Partito Democratico. Lo si chieda, eventualmente, al segretario nazionale”.
Lo Giudice, dal canto suo, esprime tutto il suo rammarico per la decisione assunta da Garozzo. Parla di “logiche vecchie, ormai insopportabili, tipiche della Prima Repubblica e della vecchia Dc”. L’oramai ex assessore ai Lavori Pubblici accusa il sindaco di “non essersi comportato da rottamatore e innovatore. Avrebbe dovuto dimostrarlo in occasioni come questa e invece si è lasciato guidare dalle logiche politiche già viste e che hanno distrutto, nel tempo, questa città”. L’ex esponente dell’esecutivo di palazzo Vermexio critica anche la richiesta di dimissioni in bianco agli assessori della giunta. “Io non ho seguito questo indirizzo- spiega- perché è un’impostazione sbagliata, ancora una volta da vecchia DC e priva di valore dal punto di vista giuridico”.
Stessa accusa, ma nei confronti di Lo Giudice, quella che il sindaco muove. “Le logiche vecchie e distruttive- replica il primo cittadino- sono proprio quelle che segue lui, che senza sentire mai l’esigenza di prendere le distanze da chi continuamente attaccava l’amministrazione di cui faceva parte, pretenderebbe di essere intoccabile e continua a rispondere a chi gestisce percorsi discutibili. Ho il dovere di garantire serenità alla giunta. Proprio perché scelgo la discontinuità, preferisco sgomberare il campo da ogni equivoco e garantire l’interesse della città”.