Nuova rete ospedaliera: Siracusa, Augusta e Lentini autonomi, accorpamento per Noto e Avola

Accorpamento degli ospedali, diminuzione delle unità complesse e trasformazione di una parte dei posti letto per “acuti” in posti per lungodegenti. Sono le tre linee principali del nuovo Piano per la rete ospedaliera elaborato dal Governo regionale dopo un lungo confronto con il Ministero della Salute, che ha fornito i nuovi parametri da mettere in atto entro il 31 dicembre 2016. Il piano prevede innanzitutto l’accorpamento dei presìdi ospedalieri: Siracusa, Lentini e Augusta i nosocomi che resteranno autonomi mentre Noto e Avola saranno accorpati in un’unica struttura. Siracusa, come Palermo, non farà registrare variazioni dei posti letto per acuti. Verranno, invece, ridotte le unità complesse con conseguente riduzione dei posti di primario e assistente. Il Piano dovrà ora essere discusso in commissione Salute all’Ars, che dovrà dare il proprio parere. Seguirà la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, che porterà le Aziende sanitarie dell’Isola a rivedere le proprie piante organiche e bandire ove necessario nuovi concorsi.




Augusta, Blu Day con il ministro Martina: "Sicilia centrale nelle politiche sulla pesca"

“La Sicilia centrale nelle politiche globali sulla pesca e sul mare”. Lo ha ripetuto più volte il ministro Maurizio Martina, oggi ad Augusta per il “Blu Day”,  l’evento internazionale sulla pesca nell’ambito delle iniziative inserite nel semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea. A bordo della nave Garibladi della Marina Militare, confronto tra i rappresentanti di diversi paesi europei sulla crescita del settore. “Abbiamo fortemente voluto questo incontro qui in Sicilia”, ha spiegato il ministro. “Da qui possono partire contributi e spunti per il lavoro che dovremmo fare in futuro per un comparto che deve essere sicuramente valorizzato al meglio”.
Il ministro, nel corso del suo intervento ha snocciolato i numeri dell’intero comparto: “Solo in Europa il settore da’ lavoro ad oltre 110mila persone, con un fatturato delle attivita’ di trasformazione del pescato che supera i 30 miliardi di euro. Abbiamo una flotta europea composta da piu’ di 85mila imbarcazioni, di cui il 14% rappresentato dall’Italia”. Per il ministro “operare sullo stesso mare, sugli stessi mercati, con un forte scambio di risorse e capacita’ umane, e’ una occasione di grande portata, anche sotto il profilo politico. L’Europa puo’ esprimere la sua leadership, piu’ di quanto abbia fatto finora. Proprio in quest’ottica e nel ruolo di Presidenza di turno, invitiamo la Commissione a promuovere un lavoro concreto di coordinamento con i paesi rivieraschi e mediterranei, in Adriatico come al Sud, per migliorare i rapporti e attuare politiche coordinate che possano al contempo tutelare le risorse ittiche e correggere alcune problematiche di competitivita’ che oggi si evidenziano”.
Maurizio Martina ha indicato la strada della tutela delle risorse marine: “Dobbiamo conservare la natura e le attivita’ collegate. Anzi, attraverso il presidio delle attivita’ in mare dobbiamo sviluppare politiche ambientali e di sicurezza dei mari a tutto tondo”.
I quasi 6 miliardi di euro che l’Ue ha stanziato per tutte le politiche della pesca “dovranno essere utilizzati per proiettare nel futuro il settore”. Il governo italiano, secondo quanto sostenuto dal ministro, ha un tesoretto da spendere: “Abbiamo un miliardo di euro della nuova programmazione e con la riprogrammazione delle risorse residue vogliamo incidere per contrastare la crisi e dare futuro all’intera filiera ittica.  Siamo al lavoro con una task force per evitare il disimpegno dei fondi della scorsa programmazione e abbiamo messo in campo azioni mirate di semplificazione. Stiamo facendo questo lavoro con le Regioni, perche’ devono spendere di piu’ e meglio i fondi messi a disposizione dall’Ue”.




Maremoto nel Mediterraneo, ma è solo una esercitazione internazionale

Anche la Prefettura di Siracusa sarà coinvolta e impegnata nella esercitazione internazionale che simula un maremoto in prossimità del mare Egeo con ripercussioni anche sulla Sicilia orientale, la Calabria e la Puglia. E’ prevista dal programma Nord East Atlantic and Mediterranean Tsunami Warning System avviato a seguito del tragico tsunami accaduto nell’Oceano Indiano il 26 dicembre 2004, quando la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO ha ricevuto il mandato di coordinare l’implementazione dei sistemi di allertamento maremoto nei maggiori bacini oceanici.
Gli scenari previsti nell’esercitazione internazionale simulano , oggi pomeriggio, un forte maremoto nel Mar Mediterraneo orientale a partire dalle acque antistanti l’isola di Creta fino ad interessare le coste della Grecia, Turchia, Libano, Africa settentrionale e Sicilia orientale, Puglia e Calabria ionica.
In Sicilia, le Prefetture di Siracusa, Messina e Catania dovranno testare il flusso di informazioni dal livello nazionale a quello provinciale. Tecnicamente, è un’esercitazione per posti di comando, fra i quali la sala operativa della Protezione civile siciliana. A seguire le operazioni in Sicilia è il responsabile della Protezione civile regionale, Calogero Foti.
Lo scenario previsto oggi pomeriggio prevede la simulazione di un maremoto nel Mar Mediterraneo orientale al largo della costa occidentale di Creta. Si simula l’impatto di un’onda di maremoto alta fino ad 1.2 m sulle coste della Grecia, della Turchia, del Libano, dell’ Africa settentrionale e Sicilia orientale, Puglia e Calabria ionica.




Siracusa e Avola: così si sono persi i soldi per il dissesto idrogeologico

Il rischio idrogeologico è un nemico silenzioso da cui Siracusa e i centri costieri della provincia provano a difendersi. Ma come? Non bene secondo quanto riporta oggi il Corriere della Sera in cui si spiega come vengono sprecati i milioni di euro stanziati per combattere quella emergenza. “Più l’Italia frana, più arrivano soldi – scrivono i giornalisti Giuliano Foschini e Fabio Tonacci – E più arrivano soldi, più l’Italia frana. Quando alla prossima bomba d’acqua ci si troverà a piangere un altro morto bisognerà tenere a mente questo paradosso. Perché è lì che incastrato un pezzo di passato, presente e, forse, di futuro del nostro Paese”.
Dalla loro dettagliata inchiesta emerge come in Italia il denaro destinato a combattere il dissesto idro-geologico viene poi utilizzato in realtà per pagare gli stipendi degli impiegati comunali e la carta per le stampanti, tra le altre cose. Non per il fine – importantissimo – per cui sono stati stanziati.
Nel giugno del 2014 è stata creata una struttura ad hoc in seno alla Presidenza del Consiglio, affidata a Erasmo D’Angelis. Ha scoperto almeno un centinaio di casi (su 5mila lotti monitorati) nei quali i fondi europei Pre-2009 erogati per il dissesto idrogeologico e per legge a esso vincolati, sono finiti in realtà in altri rivoli di bilancio. Ad Avola, per esempio, con una parte dei 3 milioni per la protezione della costa hanno pagato gli stipendi dei dipendenti comunali. A Siracusa i 5 milioni “per il consolidamento della falesia di Punta Carrozza e Punta Castelluccio” si sono trasformati in “spese correnti dell’amministrazione”. Dunque utilizzati, ad esempio, per pagare le bollette, comprare la carta negli uffici, acquistare la cancelleria, e chissà cos’altro.
(foto: falesia di Punta Carrozza)




Siracusa e le Pm10. Strigliata dalla Commissione Ue: "I valori non diminuiscono"

E questa volta non c’entrano i miasmi e le industrie. Se Siracusa fa registrare livelli di smog tali da attirare l’attenzione della Commissione Ue, stavolta, la colpa è del traffico caotico. Le polveri sottili, le famose Pm10, non diminuiscono in maniera sensibile e allora da Bruxelles aprono una procedura di infrazione. Dieci le regioni italiane “richiamate”. C’è, ovviamente la Sicilia, e parlando dell’Isola, Palermo, Siracusa e Niscemi sono indicate come le peggiori. La Commissione Europea rimprovera come, partire dal 2010, non siano state adottate le misure necessarie a fermare i superamenti nei livelli di Pm10. Oltre i 50 microgrammi per metro cubo scatta l’allarme.
Nell’ultimo anno, per la verità, Siracusa non ha sforato soglie di guardia pur continuando a viaggiare – in certe fasce orarie – su concentrazioni comunque a livelli di guardia. Ma non è stato necessario intervenire, come nel recente passato, con misure di salvaguardia tipo le targhe alterne o il blocco del traffico in certi orari.
A proposito di orari, noti quelli critici: primo mattino con il traffico dei pendolari in entrata in città; la fascia di uscita da uffici e scuole. Ci si sposta tutti in auto, magari con un solo passeggero per vettura. Traffico e smog il risultato. Il problema è che seppure le Pm10 non sforino, neanche diminuiscono. Ecco perchè Bruxelles ha richiamato la Sicilia strigliando Palermo, Siracusa e Niscemi.
Nella black list europea anche Veneto, Lombardia, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Molise, Campania e Umbria. Palermo la maggiore responsabile per la Sicilia, Siracusa viene definita “una piccola area” ma significativa.
La Regione ha insediato all’assessorato Territorio e ambiente un tavolo tecnico: entro fine ottobre le autorità italiane dovranno spedire a Bruxelles una dettagliata relazione per spiegare che cosa si sta facendo per contrastare l’avanzare delle polveri killer. Ma la prima riunione si è chiusa con un nulla di fatto.




Siracusa. Istat e Aci: diminuiscono gli incidenti ma la rete stradale non è di qualità

Istat e Aci hanno raccolto e analizzato i dati della sicurezza stradale in Sicilia per capire come la rete sia cambiata dal 2001 al 2012. E tra gli indicatori ci sono anche gli incidenti: 11.726 lungo i 14.717 km di strade. In dieci anni, lungo le strade siracusane, gli incidenti sono diminuiti del 31,2%. Dai 1.581 del 2001 ai 1.087 del 2012. In calo soprattutto gli incidenti mortali (-39,6%). Dopo Trapani e Messina, la provincia di Siracusa è la più “sicura” su questo fronte. Nonostante un gap infrastrutturale che rischia di aggravare il problema. L’Istat, nel suo studio, evidenzia che negli ultimi anni sono stati fatti degli interventi per migliorare la viabilità e la sicurezza, ma si tratta per lo più di interventi tampone, e comunque di modesta entità economica. Sono soprattutto interventi di moderazione del traffico, realizzati sulla rete viaria comunale e cofinanziati dal Piano Nazionale della Sicurezza Stradale (Pnss). “Al di là dell’esistenza delle infrastrutture, occorre considerare ad esempio l’obsolescenza delle strade, il livello della manutenzione e quello della sicurezza in termini di incidentalità”, scrivono gli esperti dell’istituto di statistica.Se, allora, si tiene conto della qualità delle strade siciliane la situazione cambia, e ci si ritrova in netto svantaggio rispetto al resto d’Italia. In alcune province come Siracusa, Agrigento e Catania il gap infrastrutturale dal punto di vista qualitativo risulta particolarmente rilevante. “Il disagio sofferto dal sistema infrastrutturale stradale – spiega l’Istat – è certamente il risultato di ritardi accumulati relativi a interventi di manutenzione straordinaria di una rete viaria la cui estensione e densità resta certamente notevole e di complessa gestione, tanto che un altro elemento qualitativo di valutazione della qualità di una strada è rappresentato dalla spesa provinciale per la manutenzione stradale. Ci si limita a una serie di interventi tampone per porre termine alle emergenze”. Ad esempio in Sicilia non è entrato in funzione il catasto delle strade. Eppure lo stabilisce il un decreto del Ministero dei Trasporti.
In effetti Siracusa, con i suoi 1.554 km di autostrade, strade statali, regionali e provinciali dispone della quarta rete viaria Sicilia ma con appena pochi chilometri di “vantaggio” sulla meno estesa Caltanissetta.
Curiosità. In Sicilia, nel 2012, il maggior numero di incidenti si è registrato a luglio (1.103), mese in cui anche la media giornaliera è stata la più alta (36) mentre a febbraio si registra il minor numero di incidenti (922). Nel mese di aprile ci sono stati più decessi (26) con un indice di mortalità del 2,7%, e a luglio nelle strade siciliane sono morte 25 persone.
Il maggior numero di incidenti è avvenuto di mercoledì. Sono morte più persone per incidenti stradali, invece, di lunedì. L’indice di mortalità più alto invece si registra la domenica (27,8 morti ogni 100 incidenti) ma qui incidono le cosiddette stragi del sabato sera.




Siracusa. Operatori sanitari a lezione per prevenire il rischio Ebola. "Nullo per Siracusa e Augusta"

Il rischio che il temuto virus Ebola possa raggiungere Augusta o Siracusa sotto la spinta dei flussi migratori “sfiora lo 0. Ma è giusto che l’autorità sanitaria si muova, come sta facendo, per predisporre un piano in grado di azione”. Così ci diceva qualche giorno fa il direttore dell’unità operativa complessa di Malattie infettive dell’ospedale Umberto I di Siracusa, Gaetano Scifo. E nell’ottica di quella dichiarazione si inserisce il corso per fronteggiare l’eventuale emergenza Ebola che ha visto ieri mattina al Rizza di viale Epipoli la presenza di un centinaio di operatori sanitari. Il corso è organizzato dall’Azienda Sanitaria Provinciale. Si tratta di lezioni teorico-pratiche sui comportamenti da tenere e i protocolli da seguire nel caso di arrivi di pazienti “sospetti”.
Ma un rischio di questo tipo, ci tengono a ribadire gli esperti locali, è quasi nullo. “I focolai di infezione sono infatti concentrati in Guinea, Sierra Leone e Liberia da dove non si muove nessuno verso la Libia per poi approdare sulle nostre coste. E anche se questo avvenisse, bisogna considerare che l’Ebola ha un periodo di incubazione che va dai 2 ai 21 giorni, in un periodo medio che oscilla tra gli 8 e i 10 giorni. Visti i tempi necessari per giungere in Libia, un ipotetico malato non farebbe insomma in tempo a toccare la sua meta perché morirebbe, è triste dirlo, prima. Certo – conclude Scifo- laddove dovesse registrarsi un caso di Ebola in Libia allora il rischio di contagio aumenterebbe. Ma per il momento non è così e dunque non possiamo che stare tranquilli”.




La Procura punta le sue attenzioni verso l'area industriale. Richiesti dati e documenti

Sarebbero 5 le aziende dell’area industriale siracusana verso cui la Procura starebbe concentrando le sue attenzioni nell’ambito delle inchieste sull’inquinamento. I cinque impianti sarebbe tutti concentrati nell’area attorno Priolo.
I magistrati – come rivela il Giornale di Sicilia – avrebbero richiesto l’invio di documenti e autorizzazioni e sarebbero anche stati avviati i primi interrogatori. Non ci sarebbero al momento persone iscritte nel registro degli indagati. Emissioni e autorizzazioni ministeriali al centro delle indagini.




ICity Race 2014: Siracusa migliora ma non va oltre il 97.o posto. Terza in Sicilia

Sono stati presentati a Smart City Exhibition, la manifestazione europea sulle tematiche dell’innovazione nelle città e nelle comunità intelligenti in programma fino a domani a Bologna i risultati del rapporto ICity Rate 2014. Realizzato da Forum Pa, mette in fila le 106 città italiane “smart” sulla base di 72 indicatori statistici – che vanno dal valore aggiunto per unità di lavoro ai followers twitter delle amministrazioni comunali – per descrivere la situazione in sei dimensioni: economy, living, environment, people, mobility e governance, secondo uno schema consolidato nelle analisi internazionali delle smart cities.
Rispetto alle edizioni precedenti, ai tradizionali indicatori “standard” sono state affiancate una serie di variabili “smart”, più direttamente collegate alle dinamiche di innovazione tecnologica e sociale.
Siracusa guadagna tre posizioni rispetto all’analisi 2013 ma rimane ancora “impantanata” nelle zone basse della graduatoria. Posizione 97 su 106, immediatamente dietro Catania (96) e prima di Enna (100), Trapani (102), Caltanissetta (103) e Agrigento (105). Miglior performance siciliana, Palermo (82), quindi Messina (94). Le città più smart d’Italia sono Milano, Bologna e Firenze.
“ICity Rate è uno strumento gratuito a disposizione di tutti coloro che operano nelle città e che vogliano capire i processi in corso. Fornendo un set unico di indicatori come completezza e trasparenza, è strumentale alla diffusione di una nuova cultura di governo delle città che metta la conoscenza al centro dei poteri decisionali”, spiega Gianni Dominici, direttore generale di Forum PA e curatore della ricerca per Smart City Exhibition.
classifica irc




Inquinamento e miasmi: la Procura acquisisce gli incartamenti. "Indagini in fase embrionale"

Come anticipato da SiracusaOggi.it, la Procura di Siracusa ha moltiplicato le sue attenzioni sul fenomeno dei miasmi e più in generale su di un possibile inquinamento di origine industriale. In una nota, il procuratore capo, Francesco Paolo Giordano, parla di “indagini in fase embrionale”. Sarebbero una decina i filoni di inchiesta, alcuni aperti in seguito alla presentazione di esposti di cittadini. Quello che si vuole accertare non è solo una responsabilità delle industrie – tutta da verificare al momento – ma anche possibili irregolarità sulle procedure per il rilascio delle autorizzazioni Aia. In Procura vogliono vedere chiaro anche sui controlli operati dagli organi deputati: se, cioè, sono avvenuti sempre nel rispetto della normativa ambientale.
In questo quadro si inseriscono i faldoni acquisiti nelle ultime ore dagli uffici della ex Provincia Regionale: gli uomini del Nictas hanno chiesto i dati registrati negli ultimi due anni delle centraline di rilevamento. Poi hanno visitato gli uffici dell’Azienda Sanitaria Provinciale per acquisire, pare, dati relativi alle patologie tumorali, e infine gli uffici dell’assessorato regionale al Territorio e all’Ambiente.
(foto: zona industriale)