Santa Lucia, verso il ritorno del corpo. Le parole del Patriarca di Venezia

Il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, accompagnerà il corpo di Santa Lucia nel suo secondo viaggio nella “sua” Siracusa, dieci anni dopo la prima, storica visita. Poco più di un mese e il 14 dicembre le spoglie mortali della patrona ritroveranno i fedeli siracusani dopo un breve viaggio in elicottero. “A Venezia conserviamo il corpo e per noi è una grazia
del Signore. Ma ogni grazia è essenzialmente un dono, da condividere. In particolare con la Chiesa di Siracusa così legata alla Santa”, ha spiegato a Gente Veneta. Il viaggio a Siracusa “vuol essere un grande pellegrinaggio nella fede tanto per chi accompagna la Santa quanto per chi ne riceve la visita. Siamo convinti che, al suo passaggio, Lucia lascerà uno strascico di grazie; l’intento è suscitare la fede guardando ad una testimone che ha saputo dire quanto Gesù fosse più importante e venisse prima della sua stessa vita”. Il Patriarca di Venezia ricorda poi il valore del sacrificio della giovane siracusana. “Il valore della devozione a santa Lucia, giovane donna vissuta nel terzo secolo, ci aiuta a comprendere come la figura e il ruolo della donna, oggi, nella Chiesa vadano riscoperti e potenziati, non in una insipiente e mascolina imitazione dell’uomo ma nell’affermazione della specificità femminile che arricchisce l’intero corpo ecclesiale. Infine il valore della devozione di
Santa Lucia, essendo venerata sia nella Chiesa cattolica sia ortodossa, riveste anche un
innegabile valore ecumenico”.




"Siracusa, potenzialità inespresse", il gruppo extra-lusso Rocco Forte Hotels studia un investimento

Rocco Forte è l’italo-inglese alla guida del gruppo Rocco Forte Hotels, specializzato nel turismo di lusso. In una intervista a Il Giornale rivela di voler investire in Sicilia: “Siracusa o Taromina”, specifica. Le due perle isolane al ballottaggio nel progetto della società con base a Londra. “Vogliamo creare in Italia una rete di hotel extra-lusso, capace di attirare viaggiatori interessati a riscoprire il Grand tour, che tanto affascinò i nobili del ‘700-800”, sottolinea l’erede di Lord Charles Forte, uno dei primi imprenditori italiani d’Oltre Manica. “Stiamo vagliando opportunità a Venezia, Milano e Napoli. Sono convinto delle potenzialità inespresse della Sicilia, dove possediamo un fantastico resort. L’isola, molto più ricca d’arte della Sardegna, non dispone di molti alberghi a cinque stelle. Penso per esempio a Taormina o Siracusa”.




Il Ciclone è andato via ma guardate che percorso su Siracusa

Tregua maltempo ma da lunedì tornerà a soffiare lo scirocco “con temperature in aumento, tanta sabbia del Sahara ma anche piogge soprattutto nelle zone joniche esposte alle correnti di sud/est”, spiegano gli esperti. Il ciclone tropicale formatosi nella mattinata di ieri nel Canale di Sicilia, ha definitivamente abbandonato la Sicilia spostandosi nello Jonio verso est. Ma il suo è stato un percorso eccezionale, come dimostra la grafica realizzata da Meteoweb.  “Il ciclone, in 24 ore, ha viaggiato nelle calde acque del Mediterraneo intorno alla Sicilia. La tempesta nella notte ha lambito Capo Passero, è risalita nello Jonio fin quasi la Calabria, proprio di fronte Catania ha sterzato nuovamente su se stessa e s’è mossa in moto retrogrado verso ovest,  interessando stamattina presto l’estremità più orientale della Sicilia, tra Augusta e Siracusa, con piogge torrenziali e venti impetuosi. A Palazzolo Acreide, nel siracusano, la raffica più forte di 105km/h. Nella sola giornata odierna, invece, Acireale e Augusta le località più piovose con 80mm di accumulo dalla mezzanotte”.




Esposizioni ad inquinanti: il rapporto sentieri duro con Siracusa, Augusta, Melilli e Priolo

E’ stato pubblicato sul sito del Ministero della Salute nel mese di maggio, ma nonostante contenga numeri e osservazioni di una certa rilevanza per Siracusa, Augusta, Melilli e Priolo e la salute dei suoi abitanti, è passato quasi inosservato. E’ il rapporto Sentieri, acronimo di Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento. Ovvero uno studio completo su mortalità, incidenza oncologica e ricoveri ospedalieri nei Sin italiani. Nasce dalla collaborazione tra Istituto Superiore della Sanità e Associazione Italiana dei Registri Tumori (Artium).
Il Sin Priolo è costituito dai 4 Comuni di Siracusa, Augusta, Melilli e Priolo con una popolazione complessiva, al Censimento 2011, di 179.797 abitanti. Il decreto di perimetrazione elenca la presenza di varie tipologie di impianti: impianti chimici, un polo petrolchimico, una raffineria, un’area portuale, amianto e discariche.
Nello studio presentato alla Riunione annuale Airtum del 2013 sull’incidenza oncologica nei 4 Comuni del Sin di Priolo (periodo 1999-2006) due diverse patologie tumorali sono risultate in eccesso soprattutto nei Comuni di Augusta e Siracusa. “In particolare, sono risultati in eccesso in entrambi i generi il melanoma, i tumori del pancreas, del polmone, della mammella e della vescica a Siracusa, e il mesotelioma pleurico ad Augusta. I risultati
più deboli degli altri due Comuni (Melilli e Priolo), possono aver risentito della bassa numerosità della popolazione che può aver inficiato la precisione delle stime”.
Dal 2005 anche la Regione si è dotata di un Osservatorio epidemiologico ed ha attivato un monitoraggio continuo del profilo di salute della popolazione residente nell’area di Augusta-Priolo. “Tale monitoraggio, attraverso tre successive indagini basate su dati sanitari correnti, di cui l’ultima con aggiornamento all’anno 2011, ha evidenziato uno specifico profilo di mortalità e di morbosità con diversi livelli di compromissione. Nell’area di Priolo, in entrambe le fonti utilizzate e per entrambi i confronti emerge un incremento della mortalità generale e di malattia nel territorio rispetto alle popolazioni di riferimento (regionale e locale)”.
Nell’ambito del Sin Priolo “vi sono alcune aree in cui le vie di esposizioni sono multiple e un lavoro di tipo multidisciplinare risulta fondamentale e necessario per pervenire a una caratterizzazione del rischio”. Il sito Priolo è incluso nell’elenco dei siti di bonifica di interesse nazionale. Nel suo perimetro ricadono: un polo industriale costituito da grandi insediamenti produttivi, prevalentemente raffinerie; l’area marina antistante comprensiva delle aree portuali di Augusta e Siracusa; numerose discariche di rifiuti, anche pericolosi; lo stabilimento ex Eternit di Siracusa (dove si producevano manufatti in cemento-amianto); le aree umide (saline di Priolo e Augusta).
Sono stati raccolti nel periodo 2007-2010 tutti i dati disponibili di caratterizzazione chimica delle varie matrici ambientali (aria, acqua sotterranea, acqua superficiale, sedimenti, suolo, sottosuolo) e alimentari (acqua potabile, biota) al fine di elaborare valutazioni preliminari di rischio per la salute umana. “Le molteplici attività produttive dell’area, che includono impianti chimici, petrolchimici, produzione di energia, cementifici e inceneritori, hanno negli anni emesso in atmosfera macroinquinanti (ossido di zolfo e azoto, particolato) e microinquinanti (diossine, IPA, PCB, metalli pesanti, COV),determinando un’esposizione della popolazione per via inalatoria. Mentre per i macroinquinanti la fitta rete di monitoraggio della qualità dell’aria consente di supportare efficacemente le valutazioni di rischio sanitario, per i microinquinanti le scarse conoscenze non consentono di effettuare valutazioni quantitative di rischio”.
E’ attualmente in corso uno studio, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha l’obiettivo di valutare il rischio sanitario attraverso la raccolta di dati disponibili (nell’ultimo periodo molto più numerosi, in particolare per quanto concerne le matrici alimentari), l’aggiornamento degli inquinanti identificati nel corso dello studio e l’applicazione di un modello di dispersione e ricaduta al suolo di inquinanti atmosferici emessi dalle industrie.
Pesante, infine, la valutazione del rapporto Sentieri su quanto fatto per le bonifiche. “È del tutto evidente – si legge nel rapporto Sentieri – che le varie strutture commissariali per i rifiuti in Sicilia, succedutesi nel tempo, e il ministero dell’Ambiente con la società pubblica Sogesid, non hanno svolto in maniera efficace il proprio compito, gestendo in maniera non adeguata gli incarichi e le risorse conferite loro”.




Nuova rete ospedaliera: Siracusa, Augusta e Lentini autonomi, accorpamento per Noto e Avola

Accorpamento degli ospedali, diminuzione delle unità complesse e trasformazione di una parte dei posti letto per “acuti” in posti per lungodegenti. Sono le tre linee principali del nuovo Piano per la rete ospedaliera elaborato dal Governo regionale dopo un lungo confronto con il Ministero della Salute, che ha fornito i nuovi parametri da mettere in atto entro il 31 dicembre 2016. Il piano prevede innanzitutto l’accorpamento dei presìdi ospedalieri: Siracusa, Lentini e Augusta i nosocomi che resteranno autonomi mentre Noto e Avola saranno accorpati in un’unica struttura. Siracusa, come Palermo, non farà registrare variazioni dei posti letto per acuti. Verranno, invece, ridotte le unità complesse con conseguente riduzione dei posti di primario e assistente. Il Piano dovrà ora essere discusso in commissione Salute all’Ars, che dovrà dare il proprio parere. Seguirà la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, che porterà le Aziende sanitarie dell’Isola a rivedere le proprie piante organiche e bandire ove necessario nuovi concorsi.




Augusta, Blu Day con il ministro Martina: "Sicilia centrale nelle politiche sulla pesca"

“La Sicilia centrale nelle politiche globali sulla pesca e sul mare”. Lo ha ripetuto più volte il ministro Maurizio Martina, oggi ad Augusta per il “Blu Day”,  l’evento internazionale sulla pesca nell’ambito delle iniziative inserite nel semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea. A bordo della nave Garibladi della Marina Militare, confronto tra i rappresentanti di diversi paesi europei sulla crescita del settore. “Abbiamo fortemente voluto questo incontro qui in Sicilia”, ha spiegato il ministro. “Da qui possono partire contributi e spunti per il lavoro che dovremmo fare in futuro per un comparto che deve essere sicuramente valorizzato al meglio”.
Il ministro, nel corso del suo intervento ha snocciolato i numeri dell’intero comparto: “Solo in Europa il settore da’ lavoro ad oltre 110mila persone, con un fatturato delle attivita’ di trasformazione del pescato che supera i 30 miliardi di euro. Abbiamo una flotta europea composta da piu’ di 85mila imbarcazioni, di cui il 14% rappresentato dall’Italia”. Per il ministro “operare sullo stesso mare, sugli stessi mercati, con un forte scambio di risorse e capacita’ umane, e’ una occasione di grande portata, anche sotto il profilo politico. L’Europa puo’ esprimere la sua leadership, piu’ di quanto abbia fatto finora. Proprio in quest’ottica e nel ruolo di Presidenza di turno, invitiamo la Commissione a promuovere un lavoro concreto di coordinamento con i paesi rivieraschi e mediterranei, in Adriatico come al Sud, per migliorare i rapporti e attuare politiche coordinate che possano al contempo tutelare le risorse ittiche e correggere alcune problematiche di competitivita’ che oggi si evidenziano”.
Maurizio Martina ha indicato la strada della tutela delle risorse marine: “Dobbiamo conservare la natura e le attivita’ collegate. Anzi, attraverso il presidio delle attivita’ in mare dobbiamo sviluppare politiche ambientali e di sicurezza dei mari a tutto tondo”.
I quasi 6 miliardi di euro che l’Ue ha stanziato per tutte le politiche della pesca “dovranno essere utilizzati per proiettare nel futuro il settore”. Il governo italiano, secondo quanto sostenuto dal ministro, ha un tesoretto da spendere: “Abbiamo un miliardo di euro della nuova programmazione e con la riprogrammazione delle risorse residue vogliamo incidere per contrastare la crisi e dare futuro all’intera filiera ittica.  Siamo al lavoro con una task force per evitare il disimpegno dei fondi della scorsa programmazione e abbiamo messo in campo azioni mirate di semplificazione. Stiamo facendo questo lavoro con le Regioni, perche’ devono spendere di piu’ e meglio i fondi messi a disposizione dall’Ue”.




Maremoto nel Mediterraneo, ma è solo una esercitazione internazionale

Anche la Prefettura di Siracusa sarà coinvolta e impegnata nella esercitazione internazionale che simula un maremoto in prossimità del mare Egeo con ripercussioni anche sulla Sicilia orientale, la Calabria e la Puglia. E’ prevista dal programma Nord East Atlantic and Mediterranean Tsunami Warning System avviato a seguito del tragico tsunami accaduto nell’Oceano Indiano il 26 dicembre 2004, quando la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO ha ricevuto il mandato di coordinare l’implementazione dei sistemi di allertamento maremoto nei maggiori bacini oceanici.
Gli scenari previsti nell’esercitazione internazionale simulano , oggi pomeriggio, un forte maremoto nel Mar Mediterraneo orientale a partire dalle acque antistanti l’isola di Creta fino ad interessare le coste della Grecia, Turchia, Libano, Africa settentrionale e Sicilia orientale, Puglia e Calabria ionica.
In Sicilia, le Prefetture di Siracusa, Messina e Catania dovranno testare il flusso di informazioni dal livello nazionale a quello provinciale. Tecnicamente, è un’esercitazione per posti di comando, fra i quali la sala operativa della Protezione civile siciliana. A seguire le operazioni in Sicilia è il responsabile della Protezione civile regionale, Calogero Foti.
Lo scenario previsto oggi pomeriggio prevede la simulazione di un maremoto nel Mar Mediterraneo orientale al largo della costa occidentale di Creta. Si simula l’impatto di un’onda di maremoto alta fino ad 1.2 m sulle coste della Grecia, della Turchia, del Libano, dell’ Africa settentrionale e Sicilia orientale, Puglia e Calabria ionica.




Siracusa e Avola: così si sono persi i soldi per il dissesto idrogeologico

Il rischio idrogeologico è un nemico silenzioso da cui Siracusa e i centri costieri della provincia provano a difendersi. Ma come? Non bene secondo quanto riporta oggi il Corriere della Sera in cui si spiega come vengono sprecati i milioni di euro stanziati per combattere quella emergenza. “Più l’Italia frana, più arrivano soldi – scrivono i giornalisti Giuliano Foschini e Fabio Tonacci – E più arrivano soldi, più l’Italia frana. Quando alla prossima bomba d’acqua ci si troverà a piangere un altro morto bisognerà tenere a mente questo paradosso. Perché è lì che incastrato un pezzo di passato, presente e, forse, di futuro del nostro Paese”.
Dalla loro dettagliata inchiesta emerge come in Italia il denaro destinato a combattere il dissesto idro-geologico viene poi utilizzato in realtà per pagare gli stipendi degli impiegati comunali e la carta per le stampanti, tra le altre cose. Non per il fine – importantissimo – per cui sono stati stanziati.
Nel giugno del 2014 è stata creata una struttura ad hoc in seno alla Presidenza del Consiglio, affidata a Erasmo D’Angelis. Ha scoperto almeno un centinaio di casi (su 5mila lotti monitorati) nei quali i fondi europei Pre-2009 erogati per il dissesto idrogeologico e per legge a esso vincolati, sono finiti in realtà in altri rivoli di bilancio. Ad Avola, per esempio, con una parte dei 3 milioni per la protezione della costa hanno pagato gli stipendi dei dipendenti comunali. A Siracusa i 5 milioni “per il consolidamento della falesia di Punta Carrozza e Punta Castelluccio” si sono trasformati in “spese correnti dell’amministrazione”. Dunque utilizzati, ad esempio, per pagare le bollette, comprare la carta negli uffici, acquistare la cancelleria, e chissà cos’altro.
(foto: falesia di Punta Carrozza)




Siracusa e le Pm10. Strigliata dalla Commissione Ue: "I valori non diminuiscono"

E questa volta non c’entrano i miasmi e le industrie. Se Siracusa fa registrare livelli di smog tali da attirare l’attenzione della Commissione Ue, stavolta, la colpa è del traffico caotico. Le polveri sottili, le famose Pm10, non diminuiscono in maniera sensibile e allora da Bruxelles aprono una procedura di infrazione. Dieci le regioni italiane “richiamate”. C’è, ovviamente la Sicilia, e parlando dell’Isola, Palermo, Siracusa e Niscemi sono indicate come le peggiori. La Commissione Europea rimprovera come, partire dal 2010, non siano state adottate le misure necessarie a fermare i superamenti nei livelli di Pm10. Oltre i 50 microgrammi per metro cubo scatta l’allarme.
Nell’ultimo anno, per la verità, Siracusa non ha sforato soglie di guardia pur continuando a viaggiare – in certe fasce orarie – su concentrazioni comunque a livelli di guardia. Ma non è stato necessario intervenire, come nel recente passato, con misure di salvaguardia tipo le targhe alterne o il blocco del traffico in certi orari.
A proposito di orari, noti quelli critici: primo mattino con il traffico dei pendolari in entrata in città; la fascia di uscita da uffici e scuole. Ci si sposta tutti in auto, magari con un solo passeggero per vettura. Traffico e smog il risultato. Il problema è che seppure le Pm10 non sforino, neanche diminuiscono. Ecco perchè Bruxelles ha richiamato la Sicilia strigliando Palermo, Siracusa e Niscemi.
Nella black list europea anche Veneto, Lombardia, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Molise, Campania e Umbria. Palermo la maggiore responsabile per la Sicilia, Siracusa viene definita “una piccola area” ma significativa.
La Regione ha insediato all’assessorato Territorio e ambiente un tavolo tecnico: entro fine ottobre le autorità italiane dovranno spedire a Bruxelles una dettagliata relazione per spiegare che cosa si sta facendo per contrastare l’avanzare delle polveri killer. Ma la prima riunione si è chiusa con un nulla di fatto.




Siracusa. Istat e Aci: diminuiscono gli incidenti ma la rete stradale non è di qualità

Istat e Aci hanno raccolto e analizzato i dati della sicurezza stradale in Sicilia per capire come la rete sia cambiata dal 2001 al 2012. E tra gli indicatori ci sono anche gli incidenti: 11.726 lungo i 14.717 km di strade. In dieci anni, lungo le strade siracusane, gli incidenti sono diminuiti del 31,2%. Dai 1.581 del 2001 ai 1.087 del 2012. In calo soprattutto gli incidenti mortali (-39,6%). Dopo Trapani e Messina, la provincia di Siracusa è la più “sicura” su questo fronte. Nonostante un gap infrastrutturale che rischia di aggravare il problema. L’Istat, nel suo studio, evidenzia che negli ultimi anni sono stati fatti degli interventi per migliorare la viabilità e la sicurezza, ma si tratta per lo più di interventi tampone, e comunque di modesta entità economica. Sono soprattutto interventi di moderazione del traffico, realizzati sulla rete viaria comunale e cofinanziati dal Piano Nazionale della Sicurezza Stradale (Pnss). “Al di là dell’esistenza delle infrastrutture, occorre considerare ad esempio l’obsolescenza delle strade, il livello della manutenzione e quello della sicurezza in termini di incidentalità”, scrivono gli esperti dell’istituto di statistica.Se, allora, si tiene conto della qualità delle strade siciliane la situazione cambia, e ci si ritrova in netto svantaggio rispetto al resto d’Italia. In alcune province come Siracusa, Agrigento e Catania il gap infrastrutturale dal punto di vista qualitativo risulta particolarmente rilevante. “Il disagio sofferto dal sistema infrastrutturale stradale – spiega l’Istat – è certamente il risultato di ritardi accumulati relativi a interventi di manutenzione straordinaria di una rete viaria la cui estensione e densità resta certamente notevole e di complessa gestione, tanto che un altro elemento qualitativo di valutazione della qualità di una strada è rappresentato dalla spesa provinciale per la manutenzione stradale. Ci si limita a una serie di interventi tampone per porre termine alle emergenze”. Ad esempio in Sicilia non è entrato in funzione il catasto delle strade. Eppure lo stabilisce il un decreto del Ministero dei Trasporti.
In effetti Siracusa, con i suoi 1.554 km di autostrade, strade statali, regionali e provinciali dispone della quarta rete viaria Sicilia ma con appena pochi chilometri di “vantaggio” sulla meno estesa Caltanissetta.
Curiosità. In Sicilia, nel 2012, il maggior numero di incidenti si è registrato a luglio (1.103), mese in cui anche la media giornaliera è stata la più alta (36) mentre a febbraio si registra il minor numero di incidenti (922). Nel mese di aprile ci sono stati più decessi (26) con un indice di mortalità del 2,7%, e a luglio nelle strade siciliane sono morte 25 persone.
Il maggior numero di incidenti è avvenuto di mercoledì. Sono morte più persone per incidenti stradali, invece, di lunedì. L’indice di mortalità più alto invece si registra la domenica (27,8 morti ogni 100 incidenti) ma qui incidono le cosiddette stragi del sabato sera.