Campanile della sanità: Avola ha tolto a Siracusa? Botta e risposta Bandiera-Cannata

Il sistema sanitario pubblico è in forte sofferenza e il caso del Pronto Soccorso dell’Umberto I di Siracusa impazza nel dibattito pubblico. “Dovremmo essere 25 medici, siamo 9. Dovete aiutarci, siamo al collasso”, si sfoga una dottoressa in servizio nel reparto di emergenza/urgenza, senza sapere che in quel momento viene registrata. L’audio finisce sui social ed il caso esplode, anche se da settimane si denuncia l’assenza di medici ospedalieri e le piccole strutture della provincia (Rosolini e Pachino su tutte) sono a rischio chiusura.
“Colgo tanto stupore per il video che sta circolando sulla difficoltà di funzionamento del Pronto Soccorso di Siracusa. Ma di cosa ci si stupisce? Quando qualche settimana fa ho pubblicamente litigato con il deputato Luca Cannata di Avola, mi riferivo proprio a queste dinamiche”, dice l’ex assessore regionale Edy Bandiera, oggi vicesindaco di Siracusa. E pare voler quasi indicare un responsabile: il parlamentare di FdI ed ex sindaco di Avola, Luca Cannata. “Il depauperamento delle risorse sanitarie e mediche dagli ospedali di Noto e Siracusa, per far nascere qualche repartino ad Avola non sta facendo bene a nessuno dei tre ospedali, Avola compreso. Si toglie da una parte, per dare ad un’altra parte, con il risultato di creare mezze realtà sanitarie che, proprio in quanto mezze, non funzionano adeguatamente ovunque! Dove li hanno messi i medici che adesso mancano a Siracusa?
Mi spiace dirlo ma di questo si tratta!”. E in quelle parole pare leggere un riferimento al trasferimento del reparto di Oncologia, oggi ad Avola, all’apertura di Ginecologia ad Avola (che portò per qualche giorno ad una chiusura per le visite a Siracusa, ndr) e forse anche al nuovo direttore del presidio di Avola (dott. Chiaramida) che ha lasciato il Pronto Soccorso e l’ospedale di Siracusa. Ed alcuni lavori per migliorie ai reparti ed al parcheggio, programmati negli anni precedenti.
Il tono non è polemico o accusatorio, ma certo lascia il segno. E la replica di Cannata non si fa attendere: arriva con un video sui suoi canali social. “Contro le falsità e gli attacchi sconclusionati” la didascalia che accompagna la clip. Cannata accusa Bandiera di essere un cambia casacca, ma soprattutto un “vigliacco nei confronti di chi soffre”. Rigetta ogni favoritismo verso Avola ed a danno di Siracusa o altri centri della provincia. “I servizi sanitari vanno tutti potenziati. Vale per tuti gli ospedali, dobbiamo costruire migliore sanità per il cittadino ovunque stia. Sanità non è vicenda da campanilismi. Come governo stiamo intervenendo per potenziare l’organico medico: 4000 nuovi studenti per Medicina, rispetto ai 15.400 del precedente anno accademico. E stiamo lavorando per realizzare il nuovo ospedale di Siracusa”.




La crisi della sanità siracusana: perchè lo sfogo della dottoressa non deve sorprendere

Lo sfogo di una dottoressa del Pronto Soccorso di Siracusa finito sui social e rilanciato da migliaia di condivisioni, ha permesso di “scoprire” un problema di cui si parla da mesi: non ci sono più medici ospedalieri in Italia. E la Sicilia non è certo un’isola felice, in questo senso. La soluzione, secondo il segretario provinciale della Cisl Medici, il dottore Giuseppe Runza, passa dalla politica: revisione del tetto di spesa e riprogrammazione del numero di accessi alle facoltà di Medicina.
Sebbene si tratti di problema comune a tutt’Italia, la sensazione è che la sanità pubblica siracusana stia soffrendo più di altre. E questo, verosimilmente, a causa delle scelte operate dalla Sanità regionale negli ultimi 15 anni. La revisione della rete ospedaliera, con l’accorpamento del Trigona di Noto al Di Maria di Avola, ha privato ad esempio la zona sud della provincia di un ospedale. Per chi vive a Pachino, a Rosolini, a Portopalo ed anche a Noto è più facile e comodo raggiungere i nosocomi del ragusano invece che Avola, troppo a ridosso del capoluogo. E l’Asp di Ragusa gongola, con numeri in crescita per la mobilità passiva.
Nella zona nord rischia di ripetersi identico copione: il Generale di Lentini ha mille problemi, noti e segnalati anche a Palermo, mentre la vicina Catania da qualche anno accoglie migliaia di pazienti siracusani con i suoi 3 Dea di Secondo Livello, ovvero il massimo dell’offerta sanitaria pubblica. E dire che, per i numeri previsti dalla rete regionale, per popolazione residente la provincia di Catania non avrebbe avuto diritto ad un terzo Dea (il San Marco): c’è riuscita puntando sull’area vasta per superare Siracusa, forse poco difesa da chi avrebbe dovuto e potuto. Il nuovo ospedale aretuseo? Un contentino. Ancora lontano, peraltro, dalla posa della prima pietra. E pur sempre un contenitore ancora da “riempire” (medici, macchinari) una volta esistente.
Nella scorsa legislatura regionale, poi, l’ex deputato Giorgio Pasqua segnalava la sproporzione esistente tra posti letto nelle strutture pubbliche e quelli in convenzione con il privato: un dato che determina anche l’organico medico destinato dal sistema regionale ad ogni provincia. Il quadro è, più o meno, questo.
Sorprendersi ora del collasso del sistema sanitario pubblico della provincia di Siracusa equivale, quindi, a cadere dal pero.




Pronto soccorso, audio sui social: solidarietà dell’Ordine dei Medici alla dottoressa coinvolta

Solidarietà dell’Ordine dei Medici alla dottoressa del Pronto Soccorso di Siracusa individuata come l’autrice delle dichiarazioni contenute in un video ormai virale sui social. Il presidente dell’Ordine, Anselmo Madeddu premette che la collega, “in un contesto lavorativo difficile come quello in cui operano lei e altri colleghi, continua a fare il suo dovere con abnegazione e ai limiti della resistenza psico-fisica. Questi colleghi, divenuti loro malgrado “eroi della quotidianità”, lungi dall’essere colpevolizzati- dice Madeddu- vanno semmai elogiati e ringraziati perché è grazie a loro che in Italia, e non solo a Siracusa, si riesce ancora a mantenere aperti i Pronto Soccorsi. Fino a quando esisterà l’Ordine dei Medici- afferma il presidente – questo tutelerà i colleghi che fanno in pieno il loro dovere e tutelerà primariamente il diritto alla salute dei cittadini”. Alla premessa, Madeddu fa seguire considerazioni che entrano maggiormente nel merito. “Il sindaco, ovviamente, non c’entra nulla-puntualizza- così come non c’entrano nulla neanche la direzione aziendale dell’ASP e l’Assessorato. E, consentiteci, non c’entrano nulla nemmeno i medici di famiglia. Se nei Pronto Soccorsi non si riesce più a fronteggiare la domanda non è colpa dei medici del territorio, ma del fatto che dovrebbero esserci 25 medici e ce ne sono 9. Il problema è ben più ampio ed è nazionale”. Il presidente dei Medici parla, dunque, dei concorsi banditi per reclutare nuovi medici nei Pronto Soccorso, deserti perché “non si trovano medici disposti a lavorare in aree critiche della Sanità”. La prima azione urgente- prosegue Madeddu- è quella di riadeguare immediatamente i numeri chiusi nelle Università e nelle Scuole di Specializzazione alla nuova e reale domanda del territorio. Non è possibile continuare a importare medici da paesi esteri, con le difficoltà di comprensione della lingua, sol perché in Italia non si è corretto questo grave difetto di programmazione dei fabbisogni”.
“Ma ancora più inquietante – continua – è un altro fenomeno: perché oggi nessuno vuole andare a lavorare in un Pronto Soccorso? La risposta è molto semplice. Oggi in Italia i medici dei pronto soccorsi, sottopagati e stremati dai turni massacranti, vengono insultati, aggrediti fisicamente, picchiati e aggrediti anche giudiziariamente con cause temerarie che nel 97% dei casi, dopo dieci anni, terminano con l’accertamento dell’innocenza del medico, ma che nel frattempo gli hanno rubato anni di serenità e spesso di vita. Non c’è dubbio che la gran parte delle aggressioni ai camici bianchi derivano da un evidente disagio dei pazienti, spesso sottoposti a lunghe attese, ed anche alla carenza di informazioni. Ma questi aspetti sono strettamente legati proprio all’altra faccia della medaglia, ovvero l’altrettanto grave disagio del personale medico e infermieristico, ormai stremato dalle croniche carenze di organico. La vera domanda, dunque è: ma chi è disposto oggi in Italia ad andare a lavorare in un posto dove non sai nemmeno se la sera potrai tornare a casa incolume. Di recente una collega di Pisa è stata uccisa sul luogo di lavoro. La verità è che ci vuole più tutela per i camici bianchi, a cominciare dalla legge per la procedibilità d’ufficio nei confronti di chi aggredisce un medico. Ed infine occorre incidere di più sulla cultura e sul senso civico, perché il medico esiste in funzione di curare gli altri e ci si dimentica che in fondo chi aggredisce un medico aggredisce se stesso.
L’appello finale, dunque, è alla Politica: ci si impegni, senza altro indugio, a emanare norme che ridiano nuovamente dignità al lavoro dei medici nei pronto soccorsi e in tutta le aree critiche, prima che il più bel Servizio Sanitario Pubblico del Mondo, come quello italiano, diventi soltanto un lontano ricordo”.




Città Giardino e Melilli, il giorno dopo il rogo: “Ore di paura, restano ora i danni”

Il giorno dopo il violento rogo che ha colpito Città Giardino e si è spinto sino al bivio per Melilli, verso l’autostrada, inizia la stima dei danni. Diversi i focolai, con alcuni casi segnalati di capi di bestiame purtroppo deceduti. Le comunità del centro ibleo e della frazione di Città Giardino hanno vissuto ieri ore di panico, con il fumo che ha invaso i centri urbani e il gran movimento di Vigili del Fuoco e Protezione Civile.
“Sono state e sono ore interminabili. Nonostante l’immediato allarme e la richiesta di intervento urgente di squadre dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile, del corpo Forestale a cui si sono da subito aggiunti la Polizia Municipale ed i Carabinieri, diversi focolai hanno lambito il territorio di Melilli, creando importanti danneggiamenti, disagi e tanta paura”, dice Francesco Nicosia, assessore alla Protezione Civile del Comune di Melilli.
“Ringrazio pertanto gli angeli della Protezione Civile, i volontari, il Corpo della Polizia Municipale, il Comando dei Carabinieri, e tutti i cittadini di Melilli per la preziosa collaborazione. Eventi come questi devono ancor più creare legami di solidarietà nella nostra Comunità che in questi casi dimostra un grande valore”.
Parole che valgono come replica a quanto sostenuto dalla senatrice di Forza Italia, Daniela Ternullo. “Ho ricevuto diverse segnalazioni di cittadini che lamentavano disagi ieri mattina e solo dopo quattro ore hanno ricevuto risposta. Sono stata sul posto ed ho constatato che non avevano torto: la situazione era davvero critica. Ecco perché, anche a nome dei colleghi di minoranza in Consiglio comunale, siamo vicini ai nostri concittadini”.




Rimborsi per interruzioni di energia elettrica: da 30 a 300 euro in bolletta tra 60 giorni

Continuano i disagi per l’interruzione dell’erogazione dell’energia elettrica a Siracusa. Dopo il black out che ha lasciato migliaia di famiglie ed aziende senza corrente, tra sabato e domenica scorsi, generatori di emergenza sono stati piazzati in diverse zone della città. E nonostante il ponticello creato su viale Teracati, la rete non è ancora in condizioni ideale e diverse zone lamentano assenza di energia elettrica: Pizzuta, Beneventano del Bosco, via Servi di Maria, Tivoli.
Come funzionano in questo caso i rimborsi? Nel caso specifico, si ha diritto al risarcimento quando in Comune come Siracusa (oltre 50mila abitanti) si verifichi un black-out di almeno 8 ore consecutive, in questo caso ampiamente superate. Nel caso di più interruzioni durante la stessa ora di tempo, l’interruzione di corrente viene considerata consecutiva (ma va sottratto il tempo durante il quale la corrente era disponibile). “In base alla durata del black out i rimborsi per i privati cittadini vanno da un minimo di 30 euro ad un massimo di 300 euro”, spiegano da Federconsumatori.
I rimborsi sono automatici: vengono calcolati nella prima bolletta emessa dopo 60 giorni dall’interruzione. “Chi sta subendo i disagi oggi, quindi, verrà ricompensato non prima di ottobre. Qualunque reclamo o richiesta di rimborso prima di questi tempi sarà inutile, perché la legge è molto chiara in merito”, aggiungono dall’associazione che si occupa di difesa dei diritti dei consumatori.
“Invitiamo i cittadini ad avere molta pazienza – commenta il presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa – e a tenere duro fino alla fine del gran caldo. Tra 60 giorni, se i rimborsi dovuti non saranno arrivati, Federconsumatori potrà dare assistenza agli utenti per cercare di capire insieme come muoversi”.
Se il black out o lo sbalzo di corrente danneggia un’apparecchiatura elettrica connessa alla rete, allora è possibile chiedere un risarcimento specifico, già oggi, se si è in grado di dimostrare le spese sostenute per la riparazione o sostituzione dell’apparecchiatura.




Troppo caldo, climatizzatori in tilt: resta chiuso l’Ufficio Tributi di via San Sebastiano

Restano chiusi anche oggi, per via di un guasto agli impianti di climatizzazione, gli uffici del settore Tributi di Siracusa. Le altissime temperature di questi giorni hanno mandato in tilt, venerdì scorso, i climatizzatori della sede, rendendo praticamente insostenibile tanto il lavoro dei dipendenti quanto la permanenza degli utenti all’interno dei locali che ospitano gli sportelli. Nonostante la previsione lasciasse intuire tempi più brevi per la riparazione del guasto, dopo il fine settimana, gli operai della ditta di manutenzione non hanno concluso l’intervento, che prosegue, pertanto, nella giornata di oggi. Da qui, l’esigenza, comunicata dal dirigente Carmelo Lorefice, di rinviare l’apertura al pubblico degli uffici. I lavori di riparazione dovrebbero essere completati entro oggi, così da poter riaprire la sede domani mattina, salvo imprevisti. “Ci scusiamo per il disagio- spiega il dirigente del settore Tributi- ma non possiamo mettere a repentaglio la salute dei contribuenti che, recandosi presso gli sportelli di via San Sebastiano, potrebbero accusare malori a causa dell’ondata di calore che sta investendo la nostra zona. Dobbiamo salvaguardare operatori e cittadini. Per questa ragione gli uffici resteranno chiusi al pubblico anche oggi”. Sono, invece, regolarmente aperti, gli sportelli Tari di Cassibile e Belvedere.




L’appello per Teresa, volontaria animalista: “Ha dato tanto, adesso aiutiamola noi”

Da Siracusa è partita una gara di solidarietà per Teresa. Volontaria animalista molto conosciuta nel siracusano, a settembre rischia di rimanere senza casa, insieme al suo compagno Alessandro di cui si prende cura dopo un brutto incidente. Aperta una raccolta fondi su GoFundMe, iniziativa lanciata da Giuseppina Branca.
“Teresa ha bisogno dell’aiuto di tutti”, scrive presentando l’appello. Poi racconta: “Teresa e Alessandro qualche anno fa acquistano una casa, una piccola villetta dove accogliere tantissimi cani di quartiere. Dopo circa un anno, Alessandro viene investito e lasciato agonizzante in strada. Solo dopo ore viene ritrovato in condizioni critiche”.
Come conseguenza, non è più in condizioni di lavorare. “Teresa lo assiste e fa anche tre lavori per sostenere Alessandro e i tanti animali di cui si prende cura, riuscendoci con grande umiltà ed enormi sforzi e sacrifici. Però – continua Giuseppina – non riesce a far fronte al mutuo della casa. E adesso la terribile notizia: è stata pignorata”.
Entro settembre servono almeno trentamila euro. In poche ore, con le prime trenta donazioni, sono stati raccolti i primi mille. “Teresa nella sua vita ha dato tanto: aiutiamola – l’appello dell’amica – a ricevere in cambio un po’ di ciò che la vita le deve”.




Carico e scarico merci in Ortigia: nuove regole, via libera della giunta

Varrà in tutto il centro storico di Ortigia la regolamentazione dell’attività di carico e scarico merci già vigente su Piazza Duomo e Piazza Minerva. La Giunta comunale, nella seduta di ieri, ha approvato la relativa delibera. Essa potrà essere svolta dal lunedì al sabato dalle 7 alle 10, con una finestra pomeridiana dalle 14 alle 16 nelle giornate di martedì e giovedì, avvalendosi degli appositi stalli riservati, con una sosta massima di 30 minuti ed il ricorso al disco orario. La domenica e nei giorni festivi nessun mezzo potrà accedere nelle aree interessate per effettuare queste operazioni. Solo per l’area mercatale di via De Benedictis le operazioni di carico e scarico potranno avvenire nei giorni feriali dalle 13 alle 14.30. Vengono infine confermati gli orari di carico e scarico merci nelle aree pedonali, fatta eccezione per via De Benedictis, nei giorni feriali dalle 7.30 alle 9.30 per il tempo necessario al loro svolgimento.
Le nuove misure sono state approvate con i suggerimenti e le modifiche condivise con le parti sociali e costituiscono il primo pacchetto di interventi scaturiti dal tavolo inter assessoriale composto dagli assessori Edy Bandiera (Attività produttive), Fabio Granata (Turismo), Vincenzo Pantano (Mobilità), Salvatore Consiglio (Centro storico), Giuseppe Gibilisco (Polizia municipale). Con questo obiettivo l’Amministrazione comunale, nei giorni scorsi aveva incontrato i rappresentanti dei vari settori produttivi e delle parti sociali per individuare una serie di misure da attuare nel breve e medio termine.
“Obiettivo comune- dichiarano in una nota congiunta gli Amministratori- è quello di intervenire nell’immediato per risolvere alcune problematiche legate al decoro e alla qualità della vita nel centro storico. Dopo questo sul carico e scarico merci, saranno regolamentate le modalità di conferimento dei rifiuti da parte degli operatori della ristorazione, e sarà affrontata la questione delle modifiche da apportare alla ztl in vigore”.




Soccorso dopo un incidente, prende a pugni e morsi i Carabinieri: arrestato

L’intervento per prestare assistenza ad un automobilista vittima di un sinistro autonomo, si è concluso con un arresto. E’ accaduto ad Avola. Una gazzella dei Carabinieri aveva appena raggiunto contrada Cavalata dove, poco prima, era avvenuto un incidente autonomo. Improvvisamente, però, il 38enne alla guida si è scagliato contro i militari, con frasi offensive e – non pago – con pugni, spinte e morsi.
Dichiarato in arresto, è stato posto agli arresti domiciliari, come disposto dall’Autorità giudiziaria di Siracusa.




Non rispetta i domiciliari, 28enne di Augusta lascia casa per il carcere

Dai domiciliari al carcere: eseguito un aggravamento di misura cautelare nei confronti di un 28enne di Augusta. La misura più afflittiva arriva dopo le numerose segnalazioni da parte del Commissariato megarese. Il giovane era stato arrestato a gennaio scorso in flagranza di reato, in quanto trovato in possesso di 50 grammi di cocaina, decine di grammi di marjuana, crack e denaro contante.
Dai controlli, è emerso che non si è attenuto alle prescrizioni imposte: più volte è stato trovato in compagnia di pregiudicati e, in una occasione, in possesso di crack. E’ stato richiesto l’aggravamento della misura cautelare.
Adesso il giovane è stato accompagnato presso il carcere di Cavadonna.