Isabella, la mamma di Lele: “Oggi è un giorno importante per la società civile tutta”

Mamma Isabella non era in aula oggi a Pisa, alla lettura della sentenza che condanna due ex caporali della Folgore per l’omicidio di suo figlio, Lele Scieri. A rappresentare la famiglia c’è Francesco, fratello del parà siracusano trovato cadavere nell’agosto del 1999 all’interno della caserma di Pisa. Due respiri, poi anche lui è travolto dall’emozione e dai tanti cronisti presenti al Tribunale di Pisa. Protetto a fatica dagli avvocati Ivan Albo e Alessandra Furnari, raggiunge un luogo più tranquillo e finalmente può chiamare mamma Isabella.
Emozionatissima, ha scalfito anche la rigida corazza dei legali abituati a mille battaglie. “E’ un giorno importante per la società civile”, rivendica con orgoglio al telefono con il figlio. “E’ stata una battaglia durissima ma alla fine, nonostante il dolore persista, si può cercare un pò di pace”. Non una parola di rabbia verso i due ex caporali condannati in primo grado. Nessuna accusa rivolta a quelle Istituzioni che per anni hanno voltato le spalle a questa famiglia siracusana.
“Finalmente giustizia, una giustizia che certo non riporta in vita Emanuele ma che concede un minimo di conforto ad una famiglia che ha dovuto attendere e lottare contro tutto per vedere condannati i responsabili di quell’orrendo omicidio”, commenta a caldo l’avvocato Alessandra Furnari insieme ad Ivan Albo.
Sono travolti dai giornalisti che hanno “riscoperto” questo cold case da serie tv americana. E mentre la notizia rimbalza fino a Siracusa, si gonfiano di lacrime gli occhi di chi ha combattuto questi 24 lunghissimi anni contro un muro di gomma che sembrava invalicabile. Sino all’arrivo della commissione d’indagine parlamentare. Sino alla decisione della Procura di Pisa di riprendere in mano le indagini. Sino agli avvisi di garanzia ed alle prime udienze. Sino ad oggi.




Finalmente Giustizia: due condanne per la morte del parà Lele Scieri

Quasi 24 anni dopo la morte di Lele Scieri, due ex commilitoni sono stati condannati per omicidio volontario.
La sentenza è stata letta alle 16. La Corte d’Assise di Pisa ha condannato in concorso gli ex caporali della Folgore, Alessandro Panella e Luigi Zabara: 26 anni il primo, 18 anni il secondo.
Lele Scieri, parà siracusano in servizio di leva, fu trovato senza vita all’interno nella caserma Gamerra. Era il 16 agosto 1999.
Liquidato per anni e con troppa fretta come suicidio, il caso è tornato di attualità grazie all’instancabile azione del comitato costituito dagli amici. Poi la coraggiosa iniziativa della commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta dall’allora parlamentare siracusana Sofia Amoddio. Il materiale raccolto ha portato alla riapertura delle indagini ed al processo al Tribunale di Pisa.
“Finalmente giustizia, una giustizia che certo non riporta in vita Emanuele ma che concede un minimo di conforto ad una famiglia che ha dovuto attendere e lottare contro tutto per vedere condannati i responsabili di quell’orrendo omicidio”, commenta appena uscita dalla corte l’avvocato Alessandra Furnari, che ha rappresentato la famiglia Scieri.




Sofia Amoddio, la commissione d’inchiesta, la verità per Lele. “Ce l’abbiamo fatta”

Ad un certo punto, la storia cambia. Succede nel 2015. Il 4 novembre di quell’anno, con delibera della Camera dei Deputati, viene istituita la commissione parlamentare d’inchiesta per “stabilire la dinamica dei fatti, per accertare le cause e i motivi della morte di Emanuele Scieri”. Fino ad allora, per lo Stato italiano, per il Ministero della Difesa, per l’Esercito, Lele non era stato altro che un suicidio.
E invece, il coraggioso lavoro di quella commissione presieduta da Sofia Amoddio svelerà con chiarezza le lacune delle indagini condotte all’epoca. I troppi buchi neri. Le evidenze sottaciute o non considerate a dovere. Raccoglierà in due anni testimonianze, documenti, in una parola: prove. Erano tutte lì. Anche nel 1999. Ma ci sono voluti occhi diversi, sensibilità diverse e una forza non comune – quella della famiglia, quella degli amici – per arrivare a quella cosa che chiamano Giustizia.
“Abbiamo atteso tutti 24 anni per avere questa notizia. Penso che giustizia sia stata resa. Attendo le motivazioni, ma oggi sono contenta”, racconta proprio Sofia Amoddio a SiracusaOggi.it. “Due anni e mezzo di commissione per convincere la Procura a riaprire le indagini. Devo fare tanti ringraziamenti, uno dei primi al procuratore Crini ed alla Polizia di Firenze per il lavoro d’indagine durato un anno e mezzo. La Corte d’assise ha creduto nel lavoro della nostra commissione parlamentare ed in quello della difesa con i due avvocati Ivan Albo e Alessandra Furnari che hanno difeso la famiglia Scieri e le associazioni”, prosegue l’ex parlamentare.
“La giustizia trionfa, non è una frase banale. Da avvocato posso dire che prima o poi tutto si paga. In un modo o in un altro. Potrei dire tante cose. Ma oggi posso finalmente dire che è stato un lavoro arduo, duro, spesso solitario. Nessuno credeva nella nostra commissione. Molto spesso abbiamo lavorato in silenzio, in solitudine, alle volte senza speranza. E invece, l’impegno è stato ripagato oggi dalla Corte d’Assise di Pisa che ha condannato i responsabili. Perchè Emanuele Scieri, non ci sono dubbi, è stato ucciso. Ed in maniera molto barbara”, dice d’un fiato Sofia Amoddio.
“Voglio abbracciare con il pensiero la famiglia Scieri che ha saputo resistere così tanto tempo. Voglio ringraziare l’associazione Verità e Giustizia per Lele, con in testa Carlo Garozzo e Federica Gallitto. Lei e la mamma di Lele vennero da me, ero deputata da un anno. Ed io ho promesso che avrei fatto di tutto. E’ stato un percorso difficilissimo. Ma ce l’abbiamo fatta…”.




Carlo Garozzo, promessa mantenuta all’amico che non c’è più. “Lele non era un suicida”

Carlo Garozzo lo aveva promesso all’amico Lele Scieri. Mentre della sua morte si parlava sui giornali, con quella tesi del suicidio oggi così ridicola, Carlo stringeva in cuor suo un patto con l’amico che non c’era più: avremmo raccontato un’altra storia, quella vera.
E oggi che quel giorno è arrivato, Carlo non trattiene la commozione. “Una giornata incredibile”, ripete. “Non riesco a descriverla”, quasi si scusa mentre l’aria non sembra neanche gonfiare i polmoni. Ha appena saputo della sentenza della Corte d’Assise di Pisa. Due condanne per l’omicidio, si l’omicidio di Lele Scieri.
“Da 24 anni lottiamo con la famiglia insieme all’associazione Verità e Giustizia per Emanuele Scieri. Non entro nel merito delle condanne, non mi interessano. Emanuele non era un pazzo suicida, non aveva problematiche. E’ stato ucciso all’interno di una caserma. E questo doveva essere detto e scritto. Questo a noi importava. Ci sarà l’appello, vedremo il futuro. Oggi viviamo appieno questo risultato”.
E magari anche altro, in un futuro che non si conti ancora in anni che volano via in doppia cifra. “Spero non vengano dimenticate le responsabilità della caserma Gamerra dell’epoca della morte. Impossibile che in tre giorni nessuno abbia visto o sentito nulla. Credo ci siano ancora alcune cose da scoprire. Gradatamente, ci arriveremo”, racconta a SiracusaOggi.it.
“Sono orgoglioso di questa giornata, di questa sentenza. Non per la condanna, ma per l’impegno, la dedizione che la società civile siracusana ha dimostrato. A tutte le persone vittime di ingiustizia dico: lottate, lottate sempre e forte. Credete nella verità e nella giustizia”, dice serrando le dita. “C’è il dramma di un’altra famiglia siracusana che sta lottando: la famiglia di Tony Drago. Non dimenticatela, non dimenticate quella storia. Anche lì, un ragazzo siracusano e una caserma dell’esercito italiano…”.




L’improvvisa morte di Francesco Caruso, la verità in una lettera del padre

Cordoglio e sgomento a Pachino per l’improvvisa morte di Francesco Caruso, apprezzato per le sue attività sociali e conosciuto anche perchè figlio dell’avvocato Luigi Caruso Verso. Sabato il decesso, lunedì in un’affollata chiesa Madre l’ultimo saluto.
A pochi giorni dal doloroso evento, il padre ricostruisce la verità di quanto accaduto in una lettera.

Sono il padre di Francesco e sento il bisogno di intervenire per chiarire, a fronte di (comprensibili) inesattezze giornalistiche ( “malore nella notte”, “dopo una serata con amici”, “del malore si sarebbero accorti alcuni turisti” ) e di malevole insinuazioni messe in giro da qualcuno, quello che è veramente accaduto.
Mio figlio, titolare di porto d’armi e di licenza di collezione (deteneva un gran numero di armi utilizzate nel secondo conflitto mondiale dagli eserciti contrapposti), era assolutamente lontano da alcol e droghe, come sa bene chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo (e sa bene, ovviamente, l’autorità di Pubblica Sicurezza ).
Soffriva, però, di disturbi del ritmo cardiaco e di un inguaribile altruismo. Nel tardo pomeriggio di sabato 8 luglio (benché si sentisse stanco ed avesse avuto il giorno prima un lieve malore mentre si trovava dal barbiere ) aveva accettato l’invito dell’ing. Sebastiano Minardi, docente presso l’istituto “Paolo Calleri” ed organizzatore delle celebrazioni dell’anniversario dello sbarco. Alle 19.30 circa, parcheggiata la sua autovettura nei pressi dell’autosalone “Buggea”, saliva a bordo di quella del prof. Minardi.
In auto erano in tre, dato che c’era anche la signora Michela Cella, presidente dell’ANPI di Novara, scesa a Pachino per l’ottantesimo anniversario dello sbarco e che aveva espresso il desiderio di visitare i luoghi più significativi.
Francesco, com’è ovvio, prendeva posto sul sedile posteriore. Visitavano, nell’ordine, Torre Scibini, Case Maucini, Funnu i varchi (dove Francesco, fumata la sua ultima sigaretta, la spegneva sugli scogli e l’avvolgeva in un
fazzolettino di carta, che riponeva in tasca, essendo l’auto priva di posacenere), Isola delle Correnti, il Comando Tedesco (dove ora sorge un’attività ricettiva) ed infine il porto di Portopalo.
Il giro era finito e Francesco aveva, per l’ultima volta, illustrato, con la sua straordinaria competenza, le fasi della battaglia.
Mentre tornavano verso il centro della cittadina, il prof. Minardi e la signora Cella sentivano un rantolo, si giravano e vedevano mio figlio riverso sul sedile posteriore in preda alle convulsioni. Pensano ad un crisi epilettica (purtroppo era un arresto cardiaco) e, alle 20.23 la signora Cella, che ha accento piemontese ( ecco qui i turisti…), chiama il 118. La telefonata dura 2 minuti e  57 secondi.
Arrivano i soccorsi, arrivo io, arrivano il fratello ed i cugini, inizia una lunga attività di rianimazione, ma il cuore di Francesco si era fermato per sempre qualche minuto prima delle 20.23.
Questo è esattamente quello che è accaduto e che mi è stato raccontato ieri, mercoledì 12 luglio, dall’ing. Minardi.
Dunque niente serate in compagnia, niente bagordi, niente eccessi di alcun tipo, niente amici che lo abbandonano a terra e fuggono per paura della polizia. Con preghiera per quei miserabili, che diffondono queste squallide insinuazioni, di prendere atto della realtà e rassegnarvisi.

Luigi Caruso Verso




Bruciava rifiuti in mezzo alle case popolari, per un 40enne divieto di dimora a Noto

Sei persone denunciate a Noto per gestione non autorizzata di rifiuti, in concorso e continuata. Per uno di loro, un 40enne, disposta dalla Procura di Siracusa anche la misura cautelare del divieto di dimora a Noto. A lui è contestata anche la combustione illecita di rifiuti. I veicoli utilizzati sono stati sottoposti a sequestro preventivo.
Le indagini sono state condotte dal Commissariato di Noto. Le sei persone coinvolte hanno un’età compresa tra 40 e 67 anni. del sequestro preventivo dei veicoli utilizzati.
A dare il via ai controlli, un esposto presentato dai residenti di via Sonnino, a Noto. Anche esponenti dell’amministrazione comunale avevano caldeggiato attività di ispezione per i casi segnalati. In particolare, il forte stato di degrado in cui versava la zona: due vie parallele che abbracciano un grande complesso di case di edilizia popolare. Sulla pubblica via venivano depositati non solo rifiuti solidi urbani, che non venivano correttamente conferiti con il sistema della raccolta differenziata, ma anche mobili ed altro. La cosa che maggiormente preoccupava ed allarmava gli esponenti, era la costante combustione dei cumuli di spazzatura che venivano incendiati nell’indifferenza più totale.
Nel periodo tra gennaio 2022 e febbraio 2023, le squadre dei Vigili del Fuoco effettuavano ben 22 interventi per lo spegnimento di incendi di rifiuti. Particolare interesse destava un’area recintata, con teloni frangivento oscurati, ubicata immediatamente a ridosso di una palazzina di edilizia popolare. All’interno – spiegano gli investigatori – erano stipati rifiuti di vario genere, una vera e propria discarica abusiva a cielo aperto.
Al fine di risalire agli autori degli atti penalmente rilevanti, sono state disposte intercettazioni e riprese video. Questo ha permesso di identificare quello che viene ritenuto il principale utilizzatore dell’area che, in più occasioni, appiccava il fuoco ai rifiuti lì stipati o se ne liberava abbandonandoli sull’area pubblica di via Sonnino, unitamente a rifiuti speciali in eternit gravemente pericolosi per la salute pubblica.
Sin dall’inizio dell’attività investigativa, l’indagato rimuoveva ed eliminava i rifiuti stipati nell’area che aveva in uso. Per raggiungere tale scopo, “l’uomo non si sarebbe fatto scrupolo alcuno nell’incendiare i rifiuti, la cui combustione generava incendi anche di copiosa intensità, con il concreto e reale pericolo che gli stessi si propagassero in maniera incontrollata nelle vicine case popolari ubicate a ridosso dell’area”, rivelano fonti di Polizia. La combustione, in particolare, originava spesso dense nuvole di fumo potenzialmente dannose per la salute.

L’uomo, che risiede in altra area di Noto, per recarsi in via Sonnino utilizzava mezzi a lui riconducibili: una moto Ape Piaggio, un’autovettura Fiat 600 ed uno scooter. Le telecamere non lasciavano dubbi sulla responsabilità del 40enne, “ripreso più volte nell’esecuzione dell’azione delittuosa per poi allontanarsi repentinamente all’arrivo dei Poliziotti e dei Vigili del fuoco per ritornare a colpire quasi subito, nelle ore e nei giorni successivi”.
L’uomo, per porre in essere le condotte delittuose, si avvaleva anche della collaborazione di terze persone e dei loro rispettivi mezzi (autocarri). Anche il fratello era solito effettuare attività di raccolta e trasporto di materiale ferroso abbandonato nella discarica in esame. Per evitare la prosecuzione dei reati contestati, è scattato il sequestro preventivo anche di quei mezzi, ai fini della confisca ed affidamento in giudiziale custodia.
Nei confronti del principale indagato, disposta la misura cautelare del divieto di dimora a Noto e la prescrizione di non poter accedere in città senza autorizzazione specifica dell’Autorità Giudiziaria.
L’indagine del Commissariato, coordinata dalla Procura, ha consentito di interrompere l’azione delittuosa.




Violento incidente in contrada Ciancia: muore un 86enne di Pachino

Tragedia ieri in contrada Ciancia, nel territorio di Modica. Un anziano di Pachino, 86 anni, ha perso la vita a causa di un violento incidente stradale mentre si trovava alla guida della sua auto, una Lancia Y. Per ragioni in fase di verifica, l’utilitaria ha impattato contro una Audi Q3 a bordo della quale viaggiavano due persone, due coniugi. Le lesioni che l’86enne ha riportato sono subito apparse particolarmente gravi, tanto da determinarne il decesso. Sgomento a Pachino, dove l’uomo era molto conosciuto. La Procura di Ragusa ha aperto un’inchiesta per omicidio stradale a carico dei due occupanti dell’altra auto.




Giuliano Peparini torna a Siracusa con l’Ulisse: due nuove date al Teatro Greco

Giuliano Peparini raddoppia e, dopo il successo delle quattro repliche di giugno e luglio, torna al Teatro Greco di Siracusa il 20 ed il 21 settembre, per due serate speciali con Ulisse, l’ultima Odissea, la creazione moderna e contemporanea su libretto di Francesco Morosi: un mix di teatro, danza, musica e arti acrobatiche che ha entusiasmato migliaia di spettatori. La Fondazione Inda ha deciso di mettere nuovamente in scena lo spettacolo, come prospettato nei giorni scorsi.
Le due repliche di settembre offriranno a studenti, turisti, e siracusani che a fine giugno non erano riusciti a trovare i biglietti, la possibilità di assistere a uno spettacolo che vede in scena 100 artisti e racconta i viaggi di Odisseo. Nel cast Giuseppe Sartori nel ruolo di Odisseo, Massimo Cimaglia (Aedo e Polifemo), Giovanna Di Rauso (Circe), Giulia Fiume (Calipso / Anima di Anticlea), Alessio Del Mastro (lo spazzino / Anima di Tiresia), Gabriele Beddoni (Argo), Gianlorenzo De Donno (un viaggiatore) e poi performers e gli allievi dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico. A impreziosire i quadri scenici pensati da Giuliano Peparini, le musiche originali del gruppo folk canadese Reuben and the Dark.

Per consentire al maggior numero di persone di assistere allo spettacolo, la Fondazione INDA ha stabilito per l’occasione due uniche fasce di prezzo per l’acquisto di tutti i biglietti, 30 euro e 15 euro, più i diritti di prevendita. L’INDA ha anche attivato una promozione speciale per gli istituti scolastici che avranno la possibilità di acquistare i biglietti senza pagare i diritti di prevendita.

I biglietti d’ingresso potranno essere acquistati a Siracusa presso la sede della Fondazione INDA, in corso Matteotti 29, nella biglietteria aperta al pubblico per tutto il mese di luglio, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13; nei punti vendita Ticketone presenti in tutta Italia oppure online sul sito di Ticketone.

Ulisse, l’ultima Odissea andrà in scena il 15 e 16 luglio al Teatro Grande di Pompei all’interno della rassegna Pompeii Theatrum Mundi, e il 26 novembre al Teatro Arcimboldi di Milano.




Giancarlo Garozzo: una carezza all’opposizione e un pizzicotto a Francesco Italia

“Auspico che chi è all’opposizione dell’amministrazione Italia mantenga numeri da maggioranza in Consiglio comunale, per eleggere un presidente che abbia la giusta autorevolezza”. Così parlò Giancarlo Garozzo che con la sua mossa al ballottaggio ha fatto perdere all’ex amico Francesco Italia il premio di maggioranza. Ricorderete, con la sua lista Fuorisistema decise di apparentarsi alla coalizione di Ferdinando Messina.
Tre consiglieri in aula (Zappalà, Burti e Barbone), gruppo costituito e primo obiettivo dichiarato: mantenere la compattezza dell’opposizione, evitando che ci siano spazi per “stampelle” dell’ultimo minuto. La strategia di Garozzo non passa per un nome o per un altro, semmai da un metodo che è quello dell’intesa. “Non mi piace indicare nomi o mandare messaggi, per un semplice motivo: se si si vuole raggiungere un obiettivo, come la presidenza del Consiglio comunale, si deve concordare un nome. A me, ad esempio, starà bene il nome che sarà condiviso dalle opposizioni. Sbagliato ridurre il tutto a Messina si-Messina no, Zappalà si-Zappalà no, Milazzo si-Milazzo no”. Nelle ultime ore, invero, salgono le quotazioni di Luciano Aloschi (Mpa) qualora gli Autonomisti dovessero decidere di rompere il fronte del centrodestra e creare qualche frizione anche a livello regionale, optando per una trasversalità con occhiolino all’amministrazione Italia.
“I primi giorni di Francesco Italia? Mi sembrano gli stessi degli ultimi cinque anni”, commenta caustico Garozzo. “La città lo ha riconfermato, quindi rispetto. A me però pare che il suo atteggiamento sia sempre lo stesso: improvvisazione. Opinione personale”. Perchè? “Perchè fino a qui, le prime mosse confermano il solito andazzo. Strada facendo vedremo se, con l’ausilio del Consiglio comunale, saprà correggere qualche scelta discutibile. Ma dubito che avverrà: Italia è abituato a non confrontarsi con il Consiglio comunale, non ha l’abitudine visto che non c’è stato per quattro anni. E senza confronto, non ci saranno novità”.




Cordolo di via Malta, la novità mette a terra tre moto in trenta minuti

Tre incidenti nel giro di pochi minuti, a ora di pranzo. Moto e scooter le “vittime” del nuovo cordolo in plastica di via Malta, posto a protezione della corsia riservata per residenti, bus e taxi.
Intervenute un’ambulanza del 118 e pattuglie della Municipale. In un caso, uno dei feriti avrebbe riportato anche fratture a causa del volo.
Per la verità, parte della responsabilità – in generale – va probabilmente anche allo stile di guida ed alla distrazione che non permettono di notare a dovere la novità, piazzata nei giorni scorsi lungo la strada che conduce al ponte Santa Lucia ed al varco di accesso per il centro storico.
Ma tanto basta per sollevare tra residenti e commercianti della zona critiche e primi dubbi sull’utilità (prima ancora che la sicurezza) di quel cordolo richiesto da tassisti e autisti di bus.