Paolo Giuliano di professione fa l’avvocato. Ma tutti lo conoscono come uomo di sport. Dirigente del Messina e dell’Us Siracusa prima, rimane sempre vicino alla Trogylos Priolo. Della società di basket femminile è stato vice presidente e poi presidente. Ma anche fuori dai quadri societari è sempre attento alle sorti della squadra e della società biancoverde. Non è un caso se dietro la nuova iniziativa “Adotta la Trogylos” c’è proprio il suo impegno. Un sostegno, non solo morale, per mantenere in vita una delle realtà più longeve e vincenti del panorama sportivo siciliano, da oltre 30 anni continuati in massima serie. Domenica l’impresa che può segnare la svolta: la piccola e sottovalutata Priolo sgambetta Parma, protagonista annunciata dei play-off scudetto. Domenica ci riprova con Lucca. Siccome c’è sempre un ma, eccolo prospettato con le lucide considerazioni di Paolo Giuliano in una lettera esclusiva per SiracusaOggi.it
Ci può essere una partita con il pubblico delle grandi occasioni e una partita (vinta) che diventa una grande occasione (persa) dal pubblico. La “seconda che ho detto” è andata in scena domenica scorsa a Priolo, palla a due alle 16.30 tra Trogylos e Parma per la nona giornata del campionato di serie A1 di pallacanestro femminile, laddove è stato realizzata una delle più grandi imprese sportive degli ultimi tempi praticamente in assenza di pubblico, inteso quest’ultimo temine nel senso di spettatori presenti, perché nell’altro senso non fa notizia. E allora, se permettete, agli assenti che hanno sempre torto (mai come adesso) mi propongo come cronista e opinionista, avendo ormai dismesso le consunte vesti di dirigente, per raccontare la partita, spiegare il suo clamoroso risultato nonché, soprattutto, i motivi dell’assurdo vuoto sugli spalti, mettere in luce il significato dell’impresa che si è perso l’occasione di cogliere, con parentesi dedicata alla penalizzazione di un punto per il caso (psichiatrico) Fabbri.
Davide non batte semplicemente Golia, lo manda disteso sul lettino di uno psicologo di alto livello. Non me ne vogliano né le atlete di Parma né il molto dispiaciuto Presidente Bertolazzi, valido e storico dirigente sportivo, ma il succo della partita è racchiuso in queste poche parole..
Sicuramente le avversarie erano giunte a Priolo convinte di vincere a mani basse, come tutte le colleghe che finora le avevano precedute, perché negli occhi avevano solo la classifica che diceva Parma quarta, candidata alla final four di Coppa Italia, Trogylos penultima e in lotta per la salvezza. Alla fine però il tabellone segnava 78-59 per Priolo, i tabellini dicevano che una ragazzina promettente, ma sempre ragazzina, due professioniste che onorano la maglia non certo per motivi economici ed un mito del basket mondiale, in condizioni fisiche che impedirebbero a chiunque di giocare tra amici figuriamoci in A1, avevano realizzato da sole 76 dei 78 punti finali. Milazzo (23), Eric (20), Donvito (19) e Bonfiglio(14) con le altre compagne, con la sapientissima regia di Roman Polanski Coppa, con gli occhi che riflettevano anziché l’impietosa classifica la grinta delle tigri, avevano realizzato un’impresa sportiva che resterà per anni un punto di riferimento positivo per chi pensa di dover affrontare nella vita qualcosa che appare contrassegnata in partenza dal segno negativo (Civati adesso può battere Renzi, fidatevi..anzi ce la può fare anche Pittella!).
Adesso veniamo ai compiti più difficili. Difficile infatti è trovare/capire il motivo per cui la comunità di Priolo si permette il lusso, in questi tempi di magra poi…, di “snobbare” non una squadra ma “la squadra” di Serie A del Paese. A Cantù per andare lontano, a Barcellona Pozzo di
Gotto e Capo d’Orlando per restare in Sicilia, non lascerebbero mai la loro squadra simbolo sola com’è adesso la Trogylos.
Cari priolesi, perché questo assurdo abbandono? Santino Coppa è antipatico? Mica ve lo dovete sposare! Tratta maluccio le ragazze quando è arrabbiato? Ma allora perché vengono a giocare qui anche gratis? E poi nello sport è necessario anche urlare e ciò vale anche per gli uomini che spesso iniziano a giocare quando il coach alza i toni. E la parità dove la mettiamo? Oppure per “cazziare” una atleta in bambola pretendiamo che il coach si metta lo smoking ed invece di agitare il dito si metta a sventolare una rosa rossa?
Cari priolesi, perché? (E se vi piace Mourinho .. porquè?) Forse sono antipatici i dirigenti? Proponetevi come alternativa! Lo avete mai pensato? Potreste fare di meglio… Non potete permettervi un biglietto di pochi euro? Comprensibile nell’attuale momento storico.. Ma avete mai pensato di recarvi in sede chiedendo agevolazioni, sconti, ingressi gratuiti in alcuni settori, motivati da disagio, disoccupazione o altro? La società non negherebbe cento o duecento ingressi gratuiti a partita per giovani disoccupati, famiglie numerose, studenti.. Le scuole locali, poi, non si sognano neanche di proporre l’organizzazione di gite al PalaPriolo. E considerata l’inesistenza di musei, cinema e teatri, non mi pare che vi siano tanti altri luoghi di istruzione (soprattutto in occasione di una partita come quella di domenica) cui indirizzare le classi da formare. Niente da fare, non riesco a trovare un motivo valido per cui una piccola comunità decide di ignorare un vero e proprio simbolo di sport, l’unica fabbrica di idee in mezzo a tanti altri tipi di fabbriche.
E allora non ci resta che sperare che Coppa e le ragazze, lavorando ancora molto, continuino a disputare partite memorabili. In attesa che il match “privato” torni ad essere “pubblico”, com’era prima, che finalmente arrivi un presidente gargallino, che Coppa la smetta di gridare, che la crisi finisca, che non si osi più giocare alle 16,30 anziché alle 18 (ma a Cantù andrebbero anche alle tre di notte), che arrivino due rinforzi a prezzo di saldi (imminenti), grazie sempre all’aiuto “degli altri” cioè i miei amici che da marzo adottano la Trogylos in silenzio (a proposito..grazie Guido!), che i dirigenti diventino ospiti fissi a Zelig e quindi simpatici. Tanto la storia non insegna nulla. Perché Siracusa, incapace di esprimere rapidamente un ricambio locale per un Luigi Salvoldi indebitatosi per aver regalato alla città qualcosa di cui essere orgogliosi e quindi stremato (insultandolo pure, anonimamente, sui muri e con la comoda tastiera del pc anziché insultare la classe politica che ci ha amministrato negli ultimi anni lasciandoci non dico senza futuro calcistico ma senza futuro) è lontana anni luce e quindi a Priolo non può succedere che si spengano di colpo e per sempre le luci del Palazzetto lasciando accese solo le torce delle fabbriche..
In perenne attesa che le cose, non si sa bene come e perché, cambino in meglio senza pensare che sarebbe ora di cominciare a cambiare se stessi (grazie Vasco).
La Trogylos sta vivendo una delle stagioni più difficili della sua storia decennale. Pochissimi mezzi, anzi carenza di mezzi. Roster composto da giovani, due straniere, di cui una vittima di grave infortunio, giunte qui per imparare (si proprio così..), oltre le suddette fantastiche quattro. Rimborsi spese minimalisti (vitto e alloggio nel senso classico della parola) in attesa di tempi migliori (a ridaje..). Obiettivo battere Chieti (centrato e per giunta fuori casa) così da evitare l’ultimo posto per eventuali play – out. Priolo però, prima della seconda vittoria di domenica scorsa, era penultima in classifica con un solo punto avendo vinto una partita (due punti) ma subìto poi una penalizzazione di un punto perché “qualcuno” ha deciso di sparare a zero (anzi ad uno) contro chi quanto meno, a differenza di altri in passato e nel presente, sta assicurando con sacrifici e dignità la regolarità del campionato (la penalizzazione annullata proprio nelle scorse ore, ndr).
E qui devo aprire una parentesi informativa perché alcuni giornalisti locali non hanno avuto il tempo per studiare bene la faccenda, limitandosi a riferire il verdetto di primo grado: condanna! Sarebbe bastato infatti documentarsi e approfondire la vicenda (come ha fatto il sottoscritto..), anziché limitarsi al solito giro di opinioni altrui peraltro frammentarie, per non aggiungere al danno la beffa di lasciare i tanti tifosi bianco verdi con il dubbio che a Priolo sia arrivato all’improvviso un mostro: la slealtà sportiva! E invece le cose stanno diversamente e, soprattutto, la slealtà alberga altrove. Per adesso, essendo in corso il giudizio di secondo grado dinanzi la Corte Federale e quindi per rispetto al lavoro dei giudici, mi limito a ricordare quanto accaduto in primo grado lasciando ai lettori ogni commento e valutazione. L’organo giudicante federale, con un sentenza giuridicamente aberrante, ha deciso in sostanza di liberare d’ufficio l’inqualificabile ex giocatrice priolese Valentina Fabbri, che si era dimenticata di avere sottoscritto con la Trogylos un contratto e quindi un tesseramento pluriennale (o non se lo voleva ricordare, mentre ricordava, prima di sostenere di non ricordare di aver firmato il modulo di tesseramento, di aver inviato fuori termini lettera raccomandata per tentare di evitare il rinnovo automatico dell’accordo e quindi ammettendo di ricordare di essere una vincolata pluriennale), sol perché l’accusa ha prodotto una consulenza di parte, non giurata dinanzi ad organo dello Stato, redatta da un sedicente professore grafologo che sostiene la falsità della sottoscrizione; tutto questo senza tener conto della validissima consulenza di parte prodotta dal Priolo, redatta da grafologa di chiara fama (la Prof.ssa Nocera) e giurata presso il Tribunale di Siracusa, in cui si assevera senza ombra di dubbio l’autenticità della firma apposta dalla smemorata Fabbri (mi è sovvenuta una moderata qualifica..) sul modulo di tesseramento. La copiosissima mole di atti difensivi prodotta da Priolo, l’inconsistenza delle prove prodotte dall’accusa, la preparazione giuridica dei componenti l’organo di secondo grado mi fanno ben sperare in un ribaltamento del verdetto (come è poi avvenuto mercoledì scorso, ndr).
Nel frattempo, e questo aiuta tantissimo, Priolo battendo Parma ha portato a tre i punti in classifica e così le avversarie sono avvisate: dovranno contare un po’ più sulle loro forze, anziché sulle disgrazie (montate a tavolino) altrui.
E veniamo alla grande occasione persa dal pubblico assente ad una delle partite più incredibili mai viste e, credetemi tra calcio, basket, pallavolo, pallamano e pallanuoto (ricordate quella famosa finale mondiale Italia – Jugoslavia degli anni ’80 persa dagli azzurri a Madrid dopo una miriade di tempi supplementari? Io c’ero..) ne ho viste tantissime. Santino e le ragazze, battendo la strafavorita Parma con un distacco di 19 punti, hanno fatto stropicciare gli occhi ai lettori di televideo (soprattutto gli addetti ai lavori) che non avranno creduto al risultato, ma soprattutto hanno dimostrato ai pochi presenti quel che ci vuole per uscire dalla tanto sbandierata crisi (per alcuni, anzi per molti, ormai un alibi): rimboccarsi le maniche, tanta umiltà, credere fortemente in quello che si fa, rispettare e farsi rispettare anche quando si prendono sberle, tentare di conquistare con merito il risultato, senza scavalcare la fila con arroganza e cercando l’aiutino. Il tutto dedicato ai comodi critici in poltrona, a quelli che dicono “ma chi se frega dei problemi del Priolo, io adesso ho altro a cui pensare..” (magari giustamente nella loro ottica ma senza pensare che anche e soprattutto dallo sport possono venire esempi positivi per un popolo sfiduciato), ai tanti sfaccendati internauti (tanto la retribuzione ce l’hanno sempre alla faccia del datore di lavoro…) informati di tutto, soprattutto delle sempre più misteriose trame oscure che frenano la loro fuori uscita dalla spaventosa pozza di mediocrità in cui sguazzano e l’arrivo del tanto agognato “affermarsi in società”, che ogni giorno modernamente tweettano e denigrano chi col sacrificio, con la libertà dai lacci dell’invidia e con le idee, nella vita qualcosa riesce a farlo non solo per sé ma anche per gli altri; a chi preferisce ai fatti tante parole inutili (le parole possono essere anche utili..). Santino e le ragazze, vincendo contro ogni pronostico una partita sulla carta impossibile, hanno lanciato un messaggio positivo e di speranza, togliendo ogni illusione a chi aspetta sempre che qualcuno venga a togliere le castagne dal fuoco. In sostanza: se pensate che quel qualcuno, che chiameremo ad esempio Lukoil, semmai dovesse venire in aiuto al popolo siracusano, non farà differenza nel distribuire le castagne tra chi ha le mani già bruciate dal fuoco del lavoro e chi le ha pulite e coperte da morbidi guanti protettivi, vi sbagliate di grosso!
Domenica si replica contro Lucca, o almeno si tenta …con fatica e pazienza. Au revoir
Paolo Giuliano
(foto: Susanna Bonfiglio)