La danese che donò tutto ai siracusani: Christiane Reimann, perchè scelse Siracusa?

Villa Reimann è luogo di cui faticosamente Siracusa sta cercando di “riappropriarsi”. La vasta proprietà appartenuta a Christiane Elisabeth Reimann ed alla sua morte donata ai siracusani attraverso il Comune è stata negli anni più un fardello che un beneficio. Di quella volontà testamentaria che vincolava il bene ad un uso per il progresso sociale e culturale della città, tramite iniziative universitarie, nessuno pare essersi veramente mai curato.
Ma dopo anni di oblio, la settimana si è aperta con una buona notizia come il ritorno dei mobili originali nelle sale al piano terra, ricostruite come le aveva lasciate la Reimann. E poi un convegno ed oggi persino un “aperitivo culturale”. Presto ci saranno anche corsi universitari, garantisce l’assessore alla cultura Fabio Granata.
Insomma, torna la vita tra le stanze in cui trovò la morte il 12 aprile del 1979 Christiane Elisabeth Reimann (nata nel 1888). Ma chi era e perchè scelse Siracusa, lei danese di Copenaghen, considerata una delle 25 infermiere più importanti al mondo? Nella nostra intervista il racconto di Lucia Acerra, presidente di Italia Nostra Siracusa.
La Reimann nel 1934 andò in pensione e venne a vivere a Siracusa dove si occuperà sino alla morte delle sue proprietà, dopo uno sfortunato amore con un medico tedesco che ospitò per anni nella sua villa che è stata poi devoluta al Comune di Siracusa. Fu segretaria dell’International Council of Nurses (ICN) ed il suo ruolo è stato così importante da determinare la nascita del Premio Christiane Reimann che adesso si vorrebbe portare a Siracusa.




La forza del mare si "mangia" le coste siracusane: galleria video

Il passaggio devastante di Medicane a Fontane Bianche: recinzioni abbattute dalla potenza della mareggiata

Lo spettacolo della rabbia del mare a Ognina

Medicane distrugge il Lido Fontane Bianche, le immagini degli ingenti danni post mareggiata




Omicidio di Avola, le parole di Giuseppe Lanteri: "non volevo uccidere"

“Non volevo uccidere”. Al magistrato che nella notte lo ha interrogato, Giuseppe Lanteri non ha saputo fornire particolari motivazioni circa il suo gesto. Aveva un coltello e – pare – non fosse neanche la prima volta che uscisse per Avola con quel tipo di arma bianca con sè. “Non volevo uccidere”, ha ripetuto mentre gli veniva chiesto conto di almeno due fendenti: quello presumibilmente mortale alla giugulare ed un secondo alla base della nuca di Loredana Lopiano, la mamma di quella ragazza che per tre anni era stata la fidanzatina di Lanteri.
Era lei, la donna, l’unica con cui il ragazzo riusciva a parlare della relazione finita e del suo disagio. Vedeva in lei una sorta di sponda per riallacciare i rapporti con la figlia, interrotti nella primavera scorsa. Il che rende ancora più difficile comprendere e accettare quello che è accaduto ieri mattina.
Giuseppe Lanteri era appostato nei pressi dell’abitazione dell’infermiera. In casa c’erano lei e la figlia, al terzo piano. Non appena Loredana Lopiano è uscita, si è trovata di fronte il ragazzo. Qualche scambio di battute e poi, in quel piccolo androne di due metri quadrati, la tragedia. Sarà l’autopsia a stabilire con certezza quante volte la donna è stata colpita. Ma è un mistero il perchè la discussione sia degenerata fino al dramma. Un movente pare ancora non esserci. Materia da avvocati, con un più che probabile ricorso a perizie per stabilire la momentanea incapacità di intendere e di volere del giovane che, peraltro, parrebbe assumere farmaci (alcuni li aveva con sè al momento del fermo, ndr). “Era lucido e consapevole al momento del fermo”, spiegano gli agenti del commissariato di Avola, senza aggiungere altro. Insomma, sapeva di aver ucciso.
Ma non si è consegnato. Ha preferito la fuga. Solitaria. Ha cambiato i pantaloncini a casa della nonna, nei pressi della piazza dei Cappuccini. Poi, con ancora indosso la maglietta sporca di sangue, la scelta di fermarsi in quella scogliera su cui è difficile scorgere qualcuno.
Ore di silenzio. Anche la sua famiglia lo cerca. Partono messaggi e telefonate. Ma lo smartphone del ragazzo è spento. Si teme il suicidio fino a quando, improvvisi, appaiono i primi messaggi inviati a parenti. In particolare ad un cognato in Puglia. “Ho fatto una c#zzata”, avrebbe scritto in uno di questi. Agganciato quel segnale, gli investigatori arrivano alla sua posizione e, nottetempo, al fermo.
Non oppone resistenza, non prova a scappare. Ancora in maglietta e pantaloncini, affamato e infreddolito, segue i poliziotti prima in commissariato (dove troverà i genitori per un breve incontro) poi in carcere a Cavadonna. Non si danno pace i suoi genitori, una famiglia normale distrutta dalla duplice tragedia.
E gli interrogativi si moltiplicano. Voleva parlare con la ex fidanzatina? Loredana Lopiano lo ha impedito? Perchè l’ha colpita? Per ora domande tutte senza risposta. Rimane la rabbia per una morte senza senso che piega in due dal dolore, lancinante, una famiglia perbene e benvoluta ad Avola. La giovane figlia, l’unica in casa con la madre poco prima della tragedia, è costretta a rivivere i fotogrammi di un incubo. Un rumore sordo, come una caduta. La corsa al piano di sotto, la mamma rantolante in terra, il sangue, il disperato tentativo di prestare soccorso e la drammatica telefonata al 112. L’ambulanza arriva in fretta. Ma per Loredana Lopiano non c’è più nulla da fare. Poco distante, Giuseppe Lanteri cambia pantaloncini e sciacqua braccia e volto prima di dare vita alla sua breve latitanza.




Siracusa. Villa Reimann, una nuova stagione: tornano mobili e suppellettili

Tutti sanno dove si trova, pochi possono dire di conoscerla. E di conoscerne la storia. Villa Reimann è una sorta di oggetto misterioso per i siracusani. Che non hanno mai particolarmente legato con quella vasta proprietà lasciata loro in lascito dalla “star” delle scienze infermieristiche del secolo scorso, Christiane Reimann.
Di polemiche, in cambio, ce ne sono state a iosa. Dalla sua destinazione – mai realmente chiara – agli arredi e suppellettili sparpagliati se non scomparsi.
Adesso pare arrivato il momento di scrivere una nuova pagina per Villa Reimann, al cui piano terra sono tornati i mobili, i libri, i quadri e persino importanti resti archeologici. Un prima passo di una nuova stagione a cui lavorano a più mani il Comune di Siracusa tramite l’assessore alla cultura, Fabio Granata, Italia Nostra con la presidente Lucia Acerra, il Fai dei delegati Bordone e Cilea oltre all’associazione Save Villa Reimann che da anni si batte perchè torni il decoro tra le stanze, il parco ed i resti archeologici della villa che incantò la danese.




Siracusa. Alberghiero, c'è la soluzione: no doppi turni. "I dirigenti dialoghino"

Risolto il problema aule mancanti all’istituto Alberghiero. Dopo l’istituzione dei doppi turni e la manifestazione di ieri mattina degli studenti, arriva la buona notizia. Il commissario straordinario della ex Provincia, Carmela Floreno, è riuscita a far dialogare le due dirigenze scolastiche che condividono un “pezzo” di istituto. E con buonsenso è arrivata la risoluzione della problematica che permette di allontanare lo spettro dei doppi turni.
Ma la Floreno “tira” le orecchie ai dirigenti scolastici: “più dialogo, meno problemi”. Nella nostra intervista.




Siracusa. Asili nido comunali, trasporto studenti, refezione: tutte le ultime

Asili nido comunali, oggi il Comune ha pubblicato l’atto di indirizzo con cui si mette in moto il procedimento amministrativo che consentirà la partenza del servizio entro la fine di ottobre. Si va verso la soluzione, quindi, della emergenza lamentata da famiglie e lavoratori.
L’assessore Pierpaolo Coppa assicura che si sta lavorando per evitare il ripetersi situazioni di questo tipo e nella nostra intervista anticipa l’avvio anche del servizio Asacom per gli studenti diversamente abili ed il trasporto gratuito per gli studenti che abitano in zone non servite da Ast.




Siracusa. Rapina violenta in gioielleria, ai domiciliari i presunti autori

Nelle prime ore di questa mattina, agenti della Mobile di Siracusa hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari, emesse dal Gip del Tribunale di Siracusa. Destinatari della misura sono Shajla Tringali (24 anni), Andrea Caniglia (31) e Antonino Mauro (23). Sono accusati della rapina avvenuta il 4 novembre 2016 alla gioielleria Piccione di viale Zecchino.
Una giovane coppia (identificata in Andrea Caniglia e Shaila Tringali) si era recata presso la gioielleria mostrandosi interessata all’acquisto di un anello con diamante. Mentre il gioielliere era distratto dai clienti, due soggetti erano entrati nel negozio armati di una pistola ed a volto travisato. Uno di loro, dopo aver picchiato il gioielliere con calci e pugni ed averlo colpito con il calcio della pistola, aveva puntato l’arma nei confronti della vittima, costringendo a consegnare i gioielli che aveva prelevato dalla cassaforte per mostrarli ai clienti (per un valore pari a circa euro 74.000) nonché il suo stesso telefono cellulare.
Durante la fuga, il titolare della gioielleria era riuscito ad afferrare il cappuccio della felpa indossata da uno dei due, scoprendogli il volto.
Le telecamere del sistema di videosorveglianza hanno immortalato i due soggetti ed uno di essi era stato ritenuto molto somigliante con le fattezze fisiche di Antonino Mauro.
Inoltre le analisi biologiche eseguite sul passamontagna utilizzato per la rapina avevano evidenziato la presenza del dna una traccia minima compatibile con quello del sospettato.
L’attività di indagine, sviluppatasi con intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre ad evidenziare un quadro indiziario di responsabilità anche a carico dei due “finti” clienti, ha fatto emergere la paura di Mauro di essere scoperto e la piena confessione di uno degli indagati.




Siracusa. Cerimonia di apertura dell'anno scolastico: "è nuovo cammino"

Inaugurato ufficialmente questa mattina all’Urban Center il nuovo anno scolastico. Una cerimonia alla presenza delle autorità civili, militari e religiose della città. Ed ovviamente delegazioni di studenti e dirigenti scolastici. A fare gli onori di casa, il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, insieme all’assessore alle Politiche educative, Pierpaolo Coppa. Assente l’assessore regionale alla Pubblica Istruzione, Lagalla.
Non una festa, c’è consapevolezza dei tanti problemi del mondo scolastico siracusano. La cerimonia vuole segnare l’avvio di un cammino che possa portare, nel medio periodo, ad un miglioramento dei rapporti e della concezione della scuola siracusana. Con comprensivi ed istituti superiori messi nelle condizioni di “parlarsi”.
La cerimonia ha anche voluto mettere in risalto il lavoro svolto negli istituti scolastici di Siracusa sui temi della legalità, dell’educazione ambientale, del contrasto alle forme di bullismo e cyberbullismo, alternanza scuola lavoro e delle buone pratiche educative. Spazio anche alle esperienze formative realizzate dalle scuole e selezionate da una apposita giuria.
Il prefetto, Giuseppe Castaldo, ha presentato una lucida analisi sul momento vissuto dalla scuola siracusana, attraversata da fermenti di varia natura e fenomeni sotto la lente delle forze di polizia.




Siracusa. Doppi turni all'Alberghiero, scatta la protesta degli studenti

La settimana si apre con la manifestazione degli studenti dell’Alberghiero. Corteo per le vie cittadine partito alle 8.30 dal camposcuola Di Natale e arrivato poco dopo in largo XXV Luglio, in Ortigia. Poi incontro dei rappresentanti con i funzionari della ex Provincia. Da oggi dovevano scattare i doppi turni, come da provvedimento della dirigenza scolastica già sottoposto al Consiglio d’Istituto.
Una scelta che nel 2018 appare in linea generale anacronista e che però sottolinea una volta di più i crescenti problemi dell’ediliza scolastica siracusana. “Ho cercato di evitare i doppi turni in ogni modo ma c’è un problema fisico, di spazi e classi”, spiega la dirigente, Giuseppa Rizzo.
L’Alberghiero, peraltro, è l’istituto con il maggiore numero di iscritti in provincia, circa 1.200. Diviso in più plessi, negli anni ha visto acuirsi i suoi problemi strutturali sino ad arrivare all’attuale necessità di far ricorso ai doppi turni, costringendo studenti e famiglie a fatiche supplementari.
Dalla ex Provincia parlano di problema di facile soluzione perchè vi sarebbero 5 aule messe a disposizione nei bassi dello Juvara. Ma in pratica non sarebbe così semplice. Intanto non vi sarebbe nessun atto ufficiale di affidamento di quelle aule. Che in ogni caso, precisano dall’istituto, non scongiurerebbero i rischi di doppi turni perchè l’Alberghiero ha oggi bisogno di 30 classi più i laboratori. Attualmente le classi disponibili sono 22, con le eventuali 5 recuperate in extremis si arriverebbe a 27 quindi 3 mancherebbero comunque all’appello. Tecnicamente 3 classi mancanti costringono quindi l’Alberghiero a ricorrere ai doppi turni. Eppure, un documento dello scorso giugno attribuirebbe alla scuola dei locali finiti poi “occupati” da altro istituto. Nè si può pensare di spezzettare ulteriormente in altri plessi l’attività della scuola e dei suoi ragazzi.




Il presidente della Repubblica a Siracusa: in Ortigia pochi curiosi

È arrivato con qualche minuto d’anticipo in Ortigia il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, atteso per le 15.Tante forze dell’ordine, pochi curiosi, soprattutto turisti. Tutti i vicoli attorno alla Giudecca e via del Logoteta (sede dell’ex Isisc) presidiati e dotati di check point. Al lavoro anche gli artificieri, coadiuvati da cani e robot per le verifiiche di bonifiica. La pulizia maniacale ha però colpito i siracusani, abituati ad altri spettacolo lungo quelle stesse vie. Il presidente Mattarella è stato ricevuto dal prefetto, Giuseppe Castaldi e dal sindaco, Francesco Italia. Non era presente il presidente della Regione, rappresentato comunque dall’assessore Lagalla.In una saletta al primo piano saluti alle autorità in forma privata con scambio di doni. Il Comune ha preparato per il presidente una riproduzione in argento dell’ antica siracusa greca. L’istituto, una riproduzione della sede su papiro. Seguirà la cerimonia in sala. Infine,  all’esterno, la scopertura della targa che intitola l’edificio al suo storico presidente, Cherif Bassiouni