Siracusa. Interdetto ai pedoni il marciapiedi del lungomare di Levante

Il 24 marzo dello scorso anno, con un nostro servizio segnalavano il pericoloso stato di degrado dei marciapiedi del lungomare di Levante (qui sotto il video). Oggi arriva, oltre un anno dopo, il provvedimento di interdizione ai pedoni. Giusto non scherzare con la pubblica incolumità, ma perchè per oltre un anno il nostro allarme è rimasto inascoltato?
“In attesa della relazione dei tecnici, riteniamo sia opportuno interdire ai pedoni i marciapiedi a sbalzo nel tratto di lungomare di Levante compreso tra largo della Gancia e Forte Vigliena”, dice oggi l’assessore con delega su Ortigia e Protezione civile, Giusy Genovesi. Questa mattina il sopralluogo.
“Grazie all’ausilio della Capitaneria di Porto- continua Genovesi- è stato possibile verificare, via mare, lo stato delle strutture ammalorate e mettere i tecnici del Comune nelle migliori condizioni per stilare una relazione accurata. Al momento non possiamo escludere l’ipotesi di rischio legato al degrado di alcuni elementi”. 
C’è già un progetto di restauro e consolidamento strutturale dei muraglioni di Ortigia del quale è stato realizzato uno stralcio. “Il nostro obiettivo sarà quello di completare l’opera attraverso la ricerca e l’individuazione di fondi che ci mettano nelle condizioni di intervenire celermente per sanare le strutture deteriorate”.




Piazza d'Armi ed altri guai: operazione "normalità" in Soprintendenza

Per la seconda volta nel giro di pochi anni, a fare da traghettatore nella burrasca che si è abbattuta sulla Soprintendenza di Siracusa è Calogero Rizzuto. Da lunedì è lui a guidare (ad interim) il prestigioso ufficio di piazza Duomo attraversato da lotte intestine e polemiche esterne, buon ultima quella sulla ex piazza d’Armi. A lui il compito di ricreare condizioni di serenità nel delicato lavoro che svolge quotidianamente la Soprintendenza, in attesa della nuova nomina definitiva che dovrebbe arrivare da Palermo nell’arco di un messo e mezzo.
Scuotersi e ripartire, questo deve fare adesso la Soprintendenza di Siracusa. Puntando con più decisione su programmazione e fondi europei, oggi tallone d’Achille. E usando il codice dei beni culturali come stella polare nelle scelte e negli indirizzi.




Siracusa. La morte di Lele Scieri, il Comune si costituirà parte civile

Il Comune di Siracusa si costituirà parte civile nel processo che potrebbe prendere le mosse dagli odierni sviluppi nelle indagini sulla more di Lele Scieri. “Si inizia a rendere giustizia alla sua memoria. Nessuno aveva mai creduto alle versioni ufficiali rese finora. Oggi è un giorno migliore”, commenta il sindaco, Francesco Italia. Ed anche l’assessore Fabio Granata ha rivolto un pensiero al giovane parà siracusano che perse la vita all’interno della caserma Gamerra di Pisa.




Siracusa vuole un futuro universitario: Beni Culturali, Turismo e Ambiente

Gettate le basi di un percorso condiviso tra Palazzo Vermexio e l’Università di Catania per rendere Siracusa “più” universitaria. Le due delegazioni, guidate una dal sindaco Francesco Italia e l’altra dal rettore Francesco Basile, si sono incontrate questa mattina nel salone verde di piazza Duomo. Oltre 90 minuti di confronto per immaginare un percorso che potrebbe portare a breve a Siracusa nuovi corsi di laurea come Beni Culturali e cattedre Unesco, Turismo e Riqualificazione Ambientale. Per Architettura idea potenziamento.
Tra un mese circa il nuovo vertice con dati aggiornati dopo una prima fase di studio e lavoro delle due parti interessate.




Parco Archeologico di Siracusa, ora è il momento di accelerare

“La mission del mio assessorato è arrivare ad istituire il parco archeologico di Siracusa”. Lo dice senza tentennamenti Fabio Granata che confida anche nelle granitiche assicurazioni fornite dall’assessore regionale ai Beni Culturali, Sebastiano Tusa. E il cambio di guida alla Soprintendenza potrebbe, paradossalmente, rivelarsi alleato quanto meno in un delicato passaggio da cui dipende tutto l’iter: la perimetrazione del parco. “Dalla Neapolis ad Epipoli ed il suo castello”, l’indicazione di Granata. Certo, anzi certissimo che questi saranno i mesi buoni per la riuscita di un sogno partito nel 2000, con una legge regionale che porta il nome dell’attuale assessore del Comune di Siracusa.




Mare per tutti, aumenta l'accessibilità: elenco delle strutture "open"

Il sindaco Francesco Italia, l’assessore alle Politiche culturali Fabio Granata, e Bernadette Lo Bianco, presidente dell’associazione “Sicilia Turismo per Tutti” hanno presentato il progetto “Sicilia e Siracusa, Mare per tutti 2018”. All’incontro hanno dato il loro contributo di testimonianza anche i rappresentanti di altri Enti ed associazioni che hanno aderito all’iniziativa.
“Sicilia Turismo per Tutti” ha il patrocinio tra gli altri del Comune, della Regione, dell’Area protetta del Plemmirio, della Capitaneria di Porto, di Confcommercio, di Noialbergatori e di diverse associazioni impegnate nel sociale. Nasce per promuovere un turismo accessibile a tutti ed un’accoglienza di qualità.
In Sicilia, ad oggi, si contano 73 strutture balneari accessibili, 22 delle quali pubbliche. Di queste 12 si trovano nel territorio del Comune capoluogo, due delle quali pubbliche.
“Per Siracusa e per me in particolare- ha detto tra l’altro il sindaco, Francesco Italia- è motivo d’orgoglio avere creduto in questa iniziativa. Il nostro Comune, nel 2014, ha incondizionatamente abbracciato questo progetto che adesso Bernadette Lo Bianco è riuscita ad esportare in tutta la Sicilia. 73 strutture attrezzate per i diversamente abili e di queste ben 12 a Siracusa: un grande risultato che dimostra come il tema del sociale sia particolarmente sentito nella nostra città”.

Clicca qui per l’elenco completo delle strutture balneari accessibili in provincia di Siracusa ed in Sicilia




Siracusa. Il cancello è aperto, ex piazza d'Armi per tutti: una visita dopo le polemiche

Apre il cancello del Maniace. La ex piazza d’Armi riqualificata è adesso un vero slargo aperto a tutti e non più solo a chi acquista il biglietto per visitare il castello federiciano. Pochi passi dopo la soglia di quel cancello una volta chiuso, c’è il punto ristoro delle polemiche. Adesso chiunque potrà farsi compiutamente una idea su volumi, superfici, materiali, vista e impatto. Non c’è più spazio per pregiudizi o foto parziali. Tutto contestualizzato, decidono gli occhi di chi vorrà andare a capire, a vedere, a passeggiare in una piazza che prima non c’era.




Fiera del Sud: i 2,8 mln di euro che il Comune ora conta di riavere

Il sequestro del centro commerciale Fiera del Sud dimostra l’esistenza di debiti della galassia di società del Gruppo Frontino verso diversi soggetti. E tra questi anche il Comune di Siracusa, che conta di rientrare in possesso di quei 2,8 milioni di euro pagati come anticipo di quel risarcimento milionario che è poi stato corretto e riscritto dallo stesso Cga. Esiste anche un decreto ingiuntivo del Tribunale di Siracusa dello scorso mese di giugno. La possibilità che l’ente pubblico possa riavere indietro quella somma è adesso “concreta”. Lo dice il commercialista Francesco Licini che ha affiancato Legambiente nella lunga vicenda processuale sul già citato risarcimento. “Il sequestro dei beni lo avevamo chiesto in tutti i modi possibili”, racconta al telefono su Fm Italia ed Fm Italia Tv. “I magistrati sono riusciti a risalire adesso ai vertici piramidali di quelle società fino ad arrivare ad un trust in Svizzera. Si potrebbe ipotizzare che anche i soldi versati dal Comune siano transitati da quelle parti. Di certo non sono serviti per pagare creditori e dipendenti visto che la Guardia di Finanza dice che molti attendono ancora i pagamenti del dovuto”.
Ma il Comune di Siracusa non mira solo a rientrare in possesso di quella somma. Poco tempo fà, infatti, l’ente si è costituito parte civile a Messina nell’inchiesta sul cosiddetto Sistema Siracusa. E pronta è la richiesta risarcitoria per i danni di immagine e materiali subiti dalla città, finita a più riprese sui media nazionali in maniera poco edificante per vicende che le indagini delle Procure di Messina, Roma e Siracusa stanno in gran parte riscrivendo.
Di seguito l’intervista con Francesco Licini da Doppio Espresso, Fm Italia.




"Araba Fenice". Le mani della mafia su Pachino, arrestato il boss Giuliano e altre 18 persone. Anche un poliziotto

Tra i 19 arrestati nell’operazione Araba Fenice spicca il nome di Salvatore Giuliano, ritenuto esponente di spicco dalla mafia pachinese e recentemente finito in altre vicende di cronaca per le minacce di morte al giornalista Paolo Borrometi che ne aveva denunciato attività ed interessi poco chiari. Con lui arrestato stamani anche il figlio Gabriele, 33 anni. Ma coinvolto nel blitz c’è anche Lorenzo Agatino Nunzio Scalisi, assistente capo della Polizia di di Pachino.
Nell’elenco ci sono anche Rosario Agosta (45 anni); Claudio, Giovanni e Giuseppe Aprile; Antonio e Sergio Arangio; Salvatore Bosco, Massimo Caccamo detto “u rossu”, Antonino Cannarella, Salvatore Cannavò detto “Giovanni Cicala”, “u barberi” Giuseppe Crispino, Giuseppe Di Salvo, Vincenzo Gugliotta, Massimiliano Salvatore Salvo, “u marcuottu” Giuseppe Vizzini e Simone Vizzini.
Le indagini svolte dalla Squadra Mobile di Siracusa, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catania, hanno documentato che da maggio 2015 sino al 2017 tra Pachino e Portopalo era operativa una associazione mafiosa denominata clan Giuliano, capeggiata dal boss Salvatore, che a forza di intimidazioni sarebbe stato in grado di condizionare le attività economiche della zona, traendone indebiti vantaggi. Il catalogo di attività illecite spazia dalle estorsioni, al traffico di sostanze stupefacenti, alla commissione di furti ad abitazioni ed aziende agricole.
L’indagine si è incentrata sulla figura di Salvatore Giuliano e sugli uomini di sua stretta fiducia: Giuseppe Vizzini e i fratelli Giuseppe, Giovanni e Claudio Aprile (tutti gravemente indiziati del reato di associazione di tipo mafioso per la loro appartenenza al clan) e sulla progressiva ascesa del gruppo a vero e proprio sodalizio mafioso in grado di acquisire il monopolio nella produzione e nello smistamento dei prodotti ortofrutticoli coltivati nelle numerose serre presenti in quei territori. Salvatore Giuliano è, infatti, considerato l’indiscusso boss della zona, cui tutti devono rivolgersi per poter svolgere le proprie attività nei territori sotto il suo controllo.
Grazie ai legami vantati con il clan Cappello e al patto di non belligeranza siglato con la consorteria rivale dei Trigila, Giuliano si era quindi assicurato lo spazio operativo per dominare incontrastato nei territori di Pachino.
In questo quadro, nel gennaio 2016, a Pachino viene danneggiamento con incendio, aggravato dall’utilizzo del metodo mafioso, ai danni della Dusty s.r.l., azienda che aveva l’appalto del servizio di igiene urbana nel comune di Pachino.
La principale fonte di guadagno del gruppo era rappresentata dal condizionamento del ricco e fiorente mercato ortofrutticolo. Anche per ottenere questo risultato, il sodalizio mafioso aveva dato vita a un’attività imprenditoriale, “La Fenice s.r.l.” (finita oggi sotto sequestro, ndr), le cui quote sociali risultano formalmente ripartite al 50% tra Gabriele Giuliano, figlio di Salvatore, e Simone Vizzini, figlio di Giuseppe. Nel magazzino di Pachino si tenevano le riunioni e gli incontri con gli esponenti di altri clan.
Come emerso dalle numerose conversazioni registrate nel corso dell’indagine, la titolarità delle quote sociali a Gabriele Giuliano e Simone Vizzini era meramente apparente e finalizzata a lasciare in mano al vero dominus, Salvatore Giuliano, la gestione dell’attività di accaparramento del mercato ortofrutticolo.
Per tale ragione Salvatore Giuliano, il figlio e Simone Vizzini risultano gravemente indiziati di trasferimento fraudolento di valori, aggravato dal fine di agevolare l’associazione mafiosa. La “Fenice” non avrebbe operato secondo le regole del libero mercato, bensì ricorrendo a forme di pressione intimidatoria sugli operatori del settore. Fine ultimo di quella strategia era di costringere i produttori a versare il loro raccolto nei magazzini della “Fenice” in modo da ottenere il pagamento di una somma di denaro come corrispettivo dell’attività di mediazione per la successiva vendita della merce agli operatori della grande distribuzione. Allo stesso modo, anche i commercianti che intendevano acquistare i prodotti coltivati nelle serre di Pachino, per immetterli successivamente nel mercato finale, dovevano trattare con Giuliano e il suo gruppo.
Grazie a questo collaudato meccanismo, gli indagati avrebbero preteso il pagamento di una somma di denaro, la cosiddetta “provvigione”, calcolata in percentuale del raccolto prodotto e ceduto agli operatori della piccola e grande distribuzione, che costituiva il corrispettivo per la presunta attività di mediazione contrattuale svolta tra produttori e commercianti.
Un ruolo decisivo, in questa fase era svolto dai fratelli Giuseppe, Giovanni e Claudio Aprile, ritenuti dagli investigatori il braccio armato di Giuliano. A loro il boss sarebbe stato solito rivolgersi quando era necessario incutere timore e far sentire la pressione del clan agli operatori del settore. In alcuni episodi, che hanno visto come vittime i produttori ortofrutticoli di Noto e Rosolini, sarebbe emersa la concorrente partecipazione di Giuseppe Crispino, referente del “clan” facente capo ad Antonio Trigila.
Ma le attività illecite del sodalizio non si limitavano al condizionamento del mercato ortofrutticolo. La capacità di penetrazione era tale da colpire anche le altre principali attività economiche della zona. Anche il settore dei parcheggi a pagamento, situati a ridosso delle zone balneari, era sotto l’influenza del clan. E in tale settore un ruolo determinante era svolto proprio dai fratelli Aprile.
E’ stata, inoltre, contestata a Salvatore Giuliano e Claudio Aprile l’estorsione perpetrata ai danni del titolare di un lido balneare stagionale, costretto a versare al clan una somma di denaro in cambio di un presunto servizio di “guardianìa” svolto in suo favore.
Secondo quanto emerso nel corso dell’attività, inoltre, i fratelli Claudio, Giuseppe e Giovanni Aprile, avvalendosi della complicità di Rosario Agosta, Vincenzo Gugliotta, Giuseppe Di Salvo, Antonino Cannarella e Sergio Arangio si sarebbero occupati della commissione di furti di macchinari agricoli (trattori e mezzi per la lavorazione della terra) che venivano asportati alle aziende agricole nei territori di Noto, Rosolini e Palazzolo Acreide.
Riconosciuta dagli investigatori pure l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti composta da Salvatore Cannavò, Massimo Caccamo e Antonio Arangio che, grazie all’avallo ottenuto dal boss, facevano giungere a Pachino ingenti quantitativi di cocaina per immetterli sul mercato.
Infine, ancora Salvatore Giuliano e l’assistente capo della Polizia di Pachino Nunzio Agatino Lorenzo Scalisi sono gravemente indiziati del tentativo di estorsione, aggravato dal metodo mafioso, posto in essere in danno dei proprietari di un’abitazione condotta in locazione dallo stesso poliziotto. In particolare, il boss con tanto di minaccia, consistita nel presentarsi personalmente dietro richiesta e accordo con il poliziotto, aveva prospettato anche larvatamente pericoli per l’incolumità personale o ai beni delle persone offese, al fine di costringerli a non pretendere il corrispettivo di almeno tre canoni di locazione a loro dovuti dallo Scalisi.




Siracusa. Al Palalobello il replay della finale degli Europei jrs di pallavolo femminile: Italia-Russia

E’ un’amichevole e è il replay della finale degli scorsi campionati europei. Giovedì sera a Siracusa si ritrovano di fronte le nazionali femminili juniores di Italia e Russia. Quattro i precedenti in stagione, due vittorie per parte. Tra cui quella della Russia agli Europei ma con speranza di prossima rivincita per il sestetto azzurro che a Siracusa si incrocia nuovamente sotto rete con le avversarie “storiche”.
Il Palalobello si prepara per l’occasione. Il test-match avrà inizio alle 20.30, biglietto di ingresso a prezzo popolare: 5 euro. Attiva in Cittadella dello Sport la prevendita.