Covid, in Sicilia dati sbagliati: Siracusa fuori dalle polemiche. Razza getta acqua sul fuoco

La provincia di Siracusa non rientrerebbe tra quelle che, per settimane, avrebbero comunicato dati sbagliati alla Regione in merito all’emergenza Coronavirus. Le polemiche divampano dopo quanto emerso a proposito dei numeri pubblicati dalla Regione nonostante, a quanto pare, la consapevolezza che fossero di gran lunga superiori rispetto a quelli reali.  La Regione parla di “allineamento” dei dati relativi ai positivi al Coronavirus in Sicilia. L’ammissione fa ovviamente discutere. I positivi erano molti meno rispetto a quanto comunicato. Non 805 ma 153. Un margine ben ampio tra i due numeri.  Non di certo una differenza da poco. E soltanto dopo un articolo pubblicato dal Giornale di Sicilia il governo regionale ha reso noto di essere a conoscenza dell’errore, pur non avendolo mai spiegato. Il problema è stato segnalato poco meno di un mese fa, secondo quanto emerge adesso, dal commissario Covid dell’Asp di Catania, Pino Alberti. L’assessorato regionale ne venne a conoscenza in questo modo. Erano, infatti, i dati sui positivi di Catania a non coincidere con quelli indicati dalla Regione, con i suoi bollettini, dove il dato era molto più alto. Non si tratterebbe degli unici numeri sbagliati. Sarebbe accaduto anche con quelli delll’Asp di Messina. Sul tema, l’assessore regionale della Salute, Ruggero Razza, getta acqua sul fuoco e parla di “una differenza che riguardava solo gli attuali malati, e non i contagiati dall’inizio dell’epidemia, i dati diffusi hanno costantemente fotografato l’andamento epidemiologico in Sicilia, che oggi risulta essere quasi Covid free”. A indicare un numero più basso rispetto a quello reale di guariti, secondo la spiegazione della Regione, sarebbero state le stesse Asp. Dopo una richiesta di riscontro, sarebbe venuto fuori il numero corretto e l’ultimo bollettino ne tiene conto. Il riallinamento, insomma, c’è stato. Razza ritiene le polemiche ingiuste: “per chi ha lavorato, per chi è morto, per gli ammalati. Perchè quando potevamo verificare quanto stava accadendo in Italia e nel mondo, noi lavoravamo per assicurare un letto ad ogni malato siciliano”.  Queste, integralmente, le dichiarazioni dell’assessore Razza. Clicca qui




Siracusa. Telecamere a "difesa" della zona di spaccio, sequestrato impianto di videosorveglianza

Non erano passate inosservate quelle telecamere, verosimilmente piazzate a “guardia” della zona di spaccio. Sono state sequestrate dagli agenti della Squadra Mobile di Siracusa che hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale di Siracusa a carico di Sebastiano Genovese, attualmente in carcere a Brucoli.
Il 4 giugno era stato arresto in flagranza insieme ad altre due persone (Federico Pugliara e Christopher Colombo).
Proprio durante quell’arresto, sono state notate le telecamere collegate ad un complesso sistema di video sorveglianza al servizio dell’appartamento di Genovese, verosimilmente utilizzato come “base logistica” per una intensa attività di spaccio.
L’intera apparecchiatura è stata post sotto sequestro. Sarebbe stata utilizzata per eludere gli eventuali controlli delle forze di polizia.




Siracusa. Nullatenente ma i Carabinieri gli sequestrano 4 appartamenti in Ortigia

I Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Siracusa sequestrato questa mattina 4 appartamenti in Ortigia, riconducibili ad un soggetto ritenuto abitualmente dedito al traffico di stupefacenti. Il decreto di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione.
Colpito dal provvedimento Angelo Messina, più volte condannato in via definitiva per reati attinenti a traffici illeciti di sostanze stupefacenti ed attualmente imputato per associazione per delinquere finalizzata al compimento degli stessi reati.

Le investigazioni, condotte anche attraverso intercettazioni ed approfondimenti patrimoniali, hanno consentito di far luce sugli espedienti che sarebbero stati posti in essere dall’uomo, al fine di acquisire nel tempo un corposo patrimonio immobiliare nell’isola di Ortigia, ostacolandone la riconducibilità alla sua persona.
Il provvedimento, emesso ai sensi dell’art. 20 del Codice Antimafia, ha raccolto le risultanze investigative dei Carabinieri che hanno dimostrato come Angelo Messina – dedito negli anni 1986-1999 e 2016-2017 in modo definito “professionale” al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti – avvalendosi della collaborazione dei propri familiari, abbia acquisito 4 appartamenti nell’isola di Ortigia impiegando i proventi delle proprie attività illecite. Queste le conclusioni degli investigatori.
Le indagini, particolarmente analitiche, hanno infatti messo in luce come l’uomo ed il suo nucleo familiare in quegli anni percepissero redditi leciti talmente esigui da non poter giustificare l’acquisizione di quegli immobili.
Angelo Messina, spiegano gli investigatori, aveva intestato gli appartamenti alla moglie e ad uno dei figli, provvedendo a dare vita ad una separazione dalla conserte ritenuta fittizia, per avere modo di sostenere di non disporre di quelle abitazioni.
I Carabinieri hanno invece appurato che l’uomo convive ancora stabilmente con la moglie e che, fino ad oggi, avrebbe goduto pienamente della disponibilità degli appartamenti.




VIDEO. Clamorosa protesta a Siracusa: tassista si arrampica sul Tempio di Apollo

Clamorosa protesta di un tassista siracusano. Si chiama Alessandro e questa mattina, attorno alle 8, si è arrampicato su un pezzo del Tempio di Apollo, monumento che insiste nel centrale largo XXV Luglio, in Ortigia.
Ha scalato la parete laterale (cella) e si è seduto sui blocchi in pietra, legato con una corda.

Sul posto è arrivato anche il sindaco di Siracusa, Francesco Italia. A seguire la situazione anche le forze dell’ordine. Ragioni economiche alla base della protesta. “Sono disperato, mio figlio ieri mi ha chiesto un gelato ed io non ho i soldi per comprarglielo”, racconta in diretta al telefono su FMITALIA.
Il lockdown si è abbattuto sui tassisti siracusani cancellando di fatto ogni possibilità di guadagno o sostegno. “Devono sbloccare i fondi in Regione ed io scendo”, dice ancora Alessandro. “Ho un po’ paura a stare quassù, ma sono disperato”, confida.

Nei giorni scorsi i tassisti siracusani avevano dato vita a diversi momenti di protesta con sit in in Prefettura e sotto il Comune di Siracusa. Erano stati ricevuti anche dal sindaco. “Ma non è cambiato nulla”, racconta un collega che segue da largo XXV Luglio la protesta di Alessandro. “Siamo pronti a salire con lui se nessuno ci aiuta”.




VIDEO. Spaccio di droga, operazione "Posto Fisso": i nomi e le foto degli arrestati

Avevano fatto della Giudecca, in Ortigia, il loro posto di “lavoro”. Con una rigida organizzazione in turni e consegne, avevano messo su un fiorente traffico di droga, “aperto” dalla 11 del mattino fino a tarda serata. Le indagini condotte dai Carabinieri e coordinate dalla Procura di Siracusa hanno permesso di smantellare l’attività del gruppo.
Con l’operazione Posto Fisso, questa mattina, eseguite 8 ordinanza di custodia cautelare, sei in carcere e 2 ai domiciliari. Sono stati condotti in carcere, a Noto e Catania: Francesco “Cesco” Mauceri, 29 anni, ritenuto il vero e proprio deus ex machina del gruppo; Francesco Gallitto (detto Franco “U Baffuni”), di 64 anni; Andrea Aliano, 38 anni; Michele Amenta, 32 anni; Salvatore Grande, anche lui 32enne; Federico Diana, 28 anni.
Misura dei domiciliari per Alessio Iacono, 24 anni, e Mirko Lo Manto, 20 anni.




Il Caravaggio resta a Siracusa: "Ora la battaglia per la sua musealizzazione"

Chiuso l’argomento prestito del Caravaggio a Rovereto, se ne apre un secondo. “Una brutta incidentale la vicenda della richiesta del Seppellimento di Santa Lucia. Ce ne dobbiamo subito dimenticare, io per primo che sono stato offeso. Ma io sono accademico da 40 anni e non posso certamente scendere a certi livelli. Mi confronto con gli uomini di scienza, con chi è personalità dello spettacolo, no”. A dirlo è lo storico dell’arte, Paolo Giansiracusa che cosi’ commenta la rinuncia di Vittorio Sgarbi all’utilizzo dell’opera per la mostra di Rovereto.  Le accuse non sono mancate. “Probabilmente ci vorranno più di dieci anni per tornare a parlare di restauro, teca- ammetta Giansiracusa- le istituzioni sono assenti. Tutti si nascondono dietro le carte, si mettono dietro una scrivania e si affacciano alla finestra a vedere cosa succede”. Per Giansiracusa, che era a capo della “resistenza siracusana”- la sua era la prima delle firme raccolte per non concedere in prestito l’opera, adesso deve partire il vero percorso perchè ci si occupi davvero del futuro di quell’opera, che è stata dipinta- lo evidenzia ancora- per la chiesa di Santa Lucia al Sepolcro. “Mettiamo insieme tutte le teste che devono ragionare su questo- spiega- Con un gruppo di esperti abbiamo deciso di costituire l’associazione Amici del Caravaggio- Vorremo far rispettare uno scadenziario. Tra i passi da compiere, la musealizzazione del dipinto e di altre opere altrettanto importanti, cedendole a chi le custodisce. Deve essere poi dichiarato inamovibile con un decreto del Ministero dei Beni Culturali, visto che il bene appartiene attualmente allo Stato”. Le parole di Vittorio Sgarbi all’indirizzo di Giansiracusa sono forti. In un video, pubblicato sui social, ne parla come di un bugiardo, a cui adesso lancia la sfida di recuperare i fondi necessari per acquistare la teca e fare quanto occorre per garantire la tutela dell’opera. Per ascoltare le parole di Sgarbi, clicca qui

 




Siracusa. Pulizia di spiagge e strade di accesso, mezzi a lavoro in zona Sacramento

Continua l’attività di pulizia della costa e delle strade di accesso al mare, portata avanti da qualche giorno dal settore Ambiente del Comune di Siracusa. Con l’ausilio di mezzi meccanici, nella mattinata odierna gli operai sono intervenuti nel tratto di costa di via Lido Sacramento, provvedendo alla pulizia delle spiagge del Minareto e di Carrozza; sono stati inoltre diserbati i margini di accesso alle strade, e completato il diserbo dell’accesso al faro di Murro di Corpo e di via Mallia, che in passato aveva spesso impediva il transito agli autobus Ast.
Effettuata infine la pulizia della strada che congiunge via Mar di Giava con via Mare del Nord, invasa dai detriti e dal pietrisco portato dalle mareggiate, che impediva ad auto e pedoni di raggiungere le piattaforme in modo agevole.
“Come più volte ribadito, stiamo cercando di valorizzare tratti di costa, spesso dimenticati, che consentiranno un maggior distanziamento sociale e potranno quindi accogliere un numero maggiore di bagnanti”, dichiara l’assessore all’Ambiente, Andrea Buccheri. “L’amministrazione è fortemente convinta che attraverso queste operazioni di decoro, pulizia e recupero di parti dimenticate del nostro patrimonio costiero si accrescerà il valore e l’offerta a favore non solo dei residenti ma dei tanti ospiti che amano la nostra costa”.
Queste operazioni seguono la pulizia di altre spiagge e l’installazione di cestini per i rifiuti in molti varchi sabbiosi e rocciosi del litorale.




Siracusa. Riapre in ospedale la Stroke Unit, otto posti letto per la cura dell'ictus

All’Umberto I di Siracusa riapre anche l’Unità Neurovascolare Stroke Unit. Otto posti letto dedicati alla cura dell’ictus cerebrale ritornano nella disponibilità sanitaria provinciale.
Il responsabile dell’Unità, Enzo Sanzaro, invita la popolazione a rivolgersi tempestivamente al pronto soccorso nelle primissime fasi dell’ictus, potendo fruire di specifiche terapie in grado di riattivare il flusso cerebrale. E lo fa anche con un video nel quale ne spiega l’importanza.

https://www.facebook.com/1379339968779110/posts/3113529762026780/

La terapia di elezione è la trombolisi endovenosa, che si esegue iniettando un farmaco in grado di disgregare il trombo che ostruisce il passaggio di sangue. Tale procedura terapeutica può essere effettuata solamente entro la quarta ora e mezza dall’insorgenza dei sintomi.




Siracusa. La morte di Monjii, Harrabi: "Gli ultimi dimenticati, il business dell'immigrazione funziona cosi"

“Monji aveva 61 anni, era in Italia da 40 anni, aveva lavorato in maniera regolare, versato le tasse. Poi, a causa di una legge troppo rigida, che penalizza i penalizzati, si è improvvisamente ritrovato clandestino. Non aveva raggiunto, nell’anno precedente, gli 8 mila euro di reddito necessari per poter continuare a rimanere in Italia”. Ramzi Harrabi racconta la storia dell’uomo rinvenuto cadavere in una piccola baracca dell’area del Molo. Il suo corpo senza vita è stato trovato da un amico, che da un paio di giorni non lo vedeva alla mensa Caritas. Troppo strano che non ci fosse. Il sospetto che potesse essere accaduto qualcosa di grave era già quasi una certezza, non avendo alternative allo sfamarsi. Dure le parole di Harrabi, adesso in contatto con la famiglia di Monjii, che vorrebbe che il suo corpo potesse tornare in Tunisia, il suo Paese. Non sarà possibile, almeno per il momento, anche a causa dell’emergenza Covid, ma l’ambasciata ha avviato un’interlocuzione con la Procura della Repubblica per comprendere il da farsi. Intanto a Monjii sarà dato l’estremo saluto con rito musulmano. Il suo caso, purtroppo emerso per la tragica fine che l’ha riguardato, è simile a quello di tanti altri immigrati. Ramzi Harrabi lo dice a chiare lettera e non lesina accuse al sistema giuridico italiano e anche alle organizzazioni che si occupano dei migranti. “In Italia-  fa notare Harrabi- se sei regolare, appena perdi il lavoro, perdi anche il diritto di restare . Questa è la situazione di Monjii. E’ diventato invisibile, in un’area in cui dormono altri invisibili come lui, a due passi dal Comando dei Vigili Urbani. Ha finito i suo giorni da solo. Per migranti in Italia intendiamo solo quelli che sbarcano. Degli altri, che versano i contributi allo Stato, ci dimentichiamo. Per loro non c’è nulla, mentre per gli sbarchi, attenzione alle stelle, con un business bel collaudato. A seguire i senzatetto, invece, non c’è interesse economico”. Parole dal senso ben chiaro, che Ramzi Harrabi chiarisce ulteriormente. ” I fondi vengono stanziati  per chi sbarca, per insegnare loro ad esempio la  lingua italiana, per l’inserimento. ma chi ha versato per 30 anni contributi e perde il lavoro, resta solo la clandestinità. Nessuno va ad aiutarli, eccezion fatta, ad esempio a Siracusa, per la Caritas di padre Marco e per la Casa di Sarah e Abramo”. Harrabi cita progetti da centinaia di migliaia di euro. “Di recente, 470 mila euro per la realizzazione di progetti legati all’immigrazione. Compensi d’oro per i manager. E mi sembra un dato che possa parlare da solo. Piangiamo alla Targia, davanti alla Sea Whatch, gridiamo “fateli scendere”. Beh, poi sono scesi. Sapete dove sono? Cosa abbiamo dato loro?”.

https://www.facebook.com/siracusaoggi.it/videos/1323977874463779/

Un riferimento anche al caso Cassibile, con la sua tendopoli oggetto anche di interventi politici a livello nazionale, dopo le proteste dei residenti per una serie di episodi che mettono tensione nella comunità: i braccianti stagionali che si lavano nelle fontanelle della frazione, che urinano per strada e altri comportamenti fortemente contestati e di certo contrari al pubblico decoro. “Non c’è dubbio che non sia una bella immagine- dice Ramzi Harrabi- E’ anche vero che il problema va compreso nella sua interezza. Vivono senza acqua, senza servizi igienici. Trovano l’unica strada possibile, che naturalmente non è quella giusta. Occorre aiutare i cassibilesi ad aiutare i braccianti. Tanti di quei ragazzi sono regolari, sono rifugiati. Hanno diritto ad una casa. E’ con un progetto complessivo che occorre operare. Episodi come quelli segnalati a Cassibile, del resto- conclude Harrabi- si verificavano anche in Belgio, nelle miniere, e a lavarsi nelle fontanelle e ad urinare per strada erano purtroppo i lavoratori italiani”.




VIDEO. Ancora sconosciute le cause dell'incendio a bordo del cabinato, nel Porto Grande

Sono ancora sconosciute le cause dell’incendio divampato ieri pomeriggio a bordo del cabinato di circa 8 metri, in zona Isola, all’interno del porto Grande. Le fiamme hanno divorato l’imbarcazione. A bordo c’erano tre persone, un uomo ed i suoi figli. Per salvarsi, si sono gettati in mare per poi raggiungere la riva a nuoto. Sono stati soccorsi dal 118, buono lo stato di salute ma forte è stato lo shock per l’accaduto. Di certo, la prontezza con cui si sono gettati nelle acque del porto Grande ha evitato guai peggiori.
Sul posto sono interventi i Vigili del Fuoco da terra e, via mare, la Capitaneria di Porto che ha anche richiesto l’intervento dell’antinquinamento.
Quello che è rimasto del cabinato, è stato rimorchiato in un circolo nautico della zona, tirata a terra e messa in sicurezza. Sono adesso da accertare le cause dell’incendio che ha distrutto l’imbarcazione.