A far partire l’inchiesta “Povero Ippocrate” è la denuncia di un cittadino. Un patronato di fatto, non esattamente dichiarato, gli aveva chiesto 2.000 euro da “girare ai medici” per il riconoscimento di una invalidità. Un video registrato dallo stesso privato documenterebbe la scena. Da lì scattano le indagini che porteranno a svelare quello che il procuratore capo di Siracusa, Sabrina Gambino, definisce “un circo”.
Un sistema altamente compromesso, dove gli episodi non sarebbero stati isolati ma sistemici. “Impressiona l’abitualità della condotta”, dice ancora il procuratore con accanto i sostituti Tommaso Pagano e Salvatore Grillo. Una serie di condotte spregiudicate, filmate e documentate da ore di intercettazioni. “Il sistema di riconoscimento dell’invalidità era ormai compromesso, non funzionava se non si pagava”, spiega Grillo.
Al centro della vicenda c’è Rosaria Mangiafico, ritenuta dagli investigatori figura di primo piano. Sarebbe riuscita a creare una rete che coinvolgeva tanti medici. Riusciva ad “arrivare” a due categorie: medici delle commissioni Inps ed Asp e medici che dovevano fornire i certificati su cui imbastire le pratiche.
C’era chi pagava pur avendo diritto alla pensione di invalidità o all’accompagnamento e soprattutto chi non presentava alcuna patologia o disabilità. Eppure in un caso viene prospettato persino un tumore che, in realtà, non c’è. Verbalizzate inesistenti crisi di pianto, un falso invalido che danza davanti al medico compiacente che ride, visite mai eseguite, un medico che attesta la sua presenza in commissione per visite svolte in sua assenza, una finta badante e tutta una serie di consigli e trucchi anche su come vestirsi o presentarsi alle visite.
Nell’indagine non finiscono solo i medici di Inps ed Asp compiacenti ma anche i falsi invalidi e gli intermediari. Il passaggi di denaro ai medici come contropartita della corruzione è stato documentato dalle immagini. Soldi ma anche regali, come profumi e persino un viaggio all’estero. E’ stato disposto il sequestro per equivalente dei conti correnti degli indagati per complessivi 600mila euro.
Una cinquantina di Carabinieri del comando provinciale hanno eseguito i provvedimenti cautelari insieme a perquisizioni e sequestri.