“Ci vogliono i morti”, le intercettazioni shock dell’inchiesta su mafia e armi a Siracusa
“Bum, bum! Punirne uno per educarne cento”. Era questa la filosofia del sodalizio criminale della Borgata, ritenuto vicino al clan Bottaro-Attanasio. La frase viene ascoltata e registrata durante le indagini, svolte anche con il ricorso ad intercettazioni ambientali e telefoniche. Parole che testimoniano come il gruppo non avesse troppi problemi ad utilizzare armi da fuoco.
“Noi abbiamo armi caro mio…che neanche…”, si vanta uno dei fermati. “Ora sai cosa ci è capitata, cosa ci hanno regalato la 44 Smith!”, aggiunge un altro. La disponibilità di armi non era un problema: “Io ho una 9 ed una 6, ma queste sono mie”, dicono ancora senza sapere di essere ascoltati dalla Polizia. E il consiglio è subito pronto: “E tu queste te le devi conservare”.
Con quelle armi dovevano dare vita ad una “politica” criminale decisa e violenta, per una escalation cui cui riprendere il “controllo” del territorio. La violenza non era un problema. “Oh compare…si può fare questa cosa…questa che dice (nome). Si deve fare ma non si deve sapere niente, con una scusa…ci vogliono i morti…lo vuoi capire o no? Ci vuole la guerra…e non si deve sapere non solo…non si deve sapere che siete voialtri. Per prenderti il paese ci vogliono i morti, perché il mercato è libero…”. Uno spazio in cui inserirsi. “Io… io la penso in quella maniera… appena che…bum bum! Punirne uno per educarne cento! Io ho quella teoria!”.