Come cambiare il sistema delle Camere di Commercio? “Tornare a dare peso ai territori”
La necessità di ideare una diversa organizzazione del sistema camerale siciliano dopo l’emendamento al Sostegni-bis che libera Siracusa e Ragusa da Catania, ha alimentato polemiche roventi negli ultimi giorni. Scambi di accuse, reazioni a volte anche scomposte ed una guerra tra “partigiani” dei territori. Sullo sfondo, la previsione di una aggregazione camerale che va da Siracusa a Trapani, all’insegna di poche condivisioni e tante differenze.
Per otto associazioni di categoria siciliane, però, c’è un dato evidente: la certificazione del fallimento della precedente riforma del sistema camerale.
Confcooperative, Lega Coop, Unci, Unicoop, Cna, Confartigianato, Casa Artigiani e Claai Confesercenti puntano allora a “riaprire un dibattito sugli assetti delle Camere di Commercio in Sicilia, tenendo conto dell’esperienza dell’applicazione della riforma Madia in questi anni, per far sì che questi enti possano concretamente contribuire allo sviluppo delle imprese del nostro territorio e dare la garanzia di rappresentare correttamente gli equilibri delle diverse realtà in campo, sia associazioni che territori”.
Da qui anche un appello al governo regionale: “avii immediatamente il confronto con le associazioni datoriali che rappresentano le fonti istitutive delle Camere di Commercio e si faccia carico, insieme ad esse, di aprire un confronto con il Ministero Sviluppo Economico, in modo da affermare un sistema che, nel rispetto dei principi di efficienza ed efficacia, tenga conto dell’autonomia statutaria regionale e delle aspettative legittime dei singoli territori”.
Insomma, basta a maxi-aggregazioni: “le Camere di Commercio per essere rispondenti anche allo spirito delle nuove competenze assegnategli dalla legge (interfaccia con le scuole, agenzie di sviluppo, sedi della mediazione, cura degli interessi diffusi delle piccole imprese ecc.) devono necessariamente essere radicate nei territori, e questo è un principio indispensabile per dare impulso, ancor di più dopo la pandemia, ad una azione che spinga lo sviluppo e crei occupazione”.