Coronavirus, stop ai colloqui con i parenti: protesta in carcere ad Augusta

 Coronavirus, stop ai colloqui con i parenti: protesta in carcere ad Augusta

Lo stop ai colloqui con i parenti, prevista come misura di prevenzione per il contenimento dei contagi da covid-19, ha causato la reazione anche dei detenuti del carcere di Augusta. Nella struttura penitenziaria megarese sono circa 500, tutti con pena definitiva.
Gran lavoro per la direzione dell’istituto e per gli agenti di Polizia Penitenziaria chiamati a rimanere in servizio ben oltre il turno programmato. Tutto per evitare che la tensione potesse degenerare. Il lungo confronto avviato con i detenuti li ha convinti a far rientro in sezione. Qui, però, hanno deciso sulle prime di non rientrare nelle celle. E’ stato necessario un nuovo confronto per vincere anche le ultime resistenze, senza far degenerare la tensione strisciante.
E’ stato sottolineato che si tratta di misure imposte dall’alto e non locali, decise per la salvaguardia della salute di tutti: detenuti e familiari.
“Viviamo situazione che non sappiamo dove ci potrà portare”, confida Nello Bongiovanni, segretario del Sippe, sindacato di Polizia Penitenziaria. “Una qualche reazione del mondo penitenziario era prevedibile. Ad Augusta stiamo aumentando le misure di sicurezza, predisponendo i doppi turni per le note carenze di personale. Ma stanno per finire le mascherine e da tempo chiediamo sanificazione dei mezzi. Esprimiamo solidarietà ai colleghi che nel resto d’Italia stanno fronteggiando emergenze.”

 

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