Cosa resta aperto e cosa chiude dal 23 marzo al 3 aprile: l'elenco
Dal 23 marzo al 3 aprile l’Italia rallenterà ancora le sue attività, per contrastare l’avanzata del coronavirus.
Questo il testo del decreto:
* chiusura di tutte le attività commerciali al dettaglio, ad eccezione di quelle relative ai servizi di pubblica utilità, ai servizi pubblici essenziali, alla vendita di
beni di prima necessità e alle edicole;
* chiusura di tutti i centri commerciali, degli esercizi commerciali presenti al loro interno e dei reparti di vendita di beni non di prima necessità. Restano aperte le farmacie, le parafarmacie e i punti vendita di generi alimentari e di prima necessità. Sono chiusi i mercati sia su strada che al coperto e le medie e grandi strutture di vendita;
*chiusura di bar, pub, ristoranti di ogni genere;
* chiusura delle attività artigianali di servizio (es. parrucchieri, estetisti, ecc..) ad eccezione dei servizi emergenziali e di urgenza;
* chiusura di tutti gli alberghi e di ogni altra attività destinata alla ricezione (es. ostelli, agriturismi, ecc..) ad eccezione di quelle individuate come necessarie ai fini dell’espletamento delle attività di servizio pubblico;
* sospensione di tutti i servizi mensa sia nelle strutture pubbliche che private;
* chiusura di tutti i servizi terziari e professionali, ad eccezione di quelli legati alla pubblica utilità e al corretto funzionamento dei settori richiamati nei punti
precedenti. Si propone l’ulteriore sospensione, di conseguenza, dei termini
processuali e degli adempimenti di natura amministrativa, assicurativa, ecc..
Si chiede che vengano consentite «ogni attività svolta con modalità di lavoro
agile», chiede di individuare quali siano «le attività di indifferibile necessità», e precisa anche che «è già stato raggiunto un accordo con Confindustria» per «regolamentare la chiusura delle attività lavorative per le imprese».