“Green pass solo per i familiari dei detenuti e una mascherina ogni 16 persone”: l’allarme del Sippe
“In piena quarta ondata ed in assenza di provvedimenti si rischia il collasso delle carceri”. A lanciare l’allarme è il Sippe, sindacato di polizia penitenziaria, attraverso le parole di Nello Bongiovanni.
“Tutto questo si aggiunge a problemi atavici- ricorda- come il sovraffollamento e l’esiguità di personale di polizia penitenziaria, elementi peggiorativi di
una situazione ormai incancrenita da tempo, l’approccio del Governo al problema continua a essere del tutto inefficace e inadeguato”.
Poi Bongiovanni passa ai numeri. “Una mascherina FFP2 ogni 16 persone, se si considera che in carcere sono presenti oltre 54mila detenuti e più di 41mila operatori fra appartenenti alla Polizia penitenziaria (36mila) e altre figure
professionali-osserva l’esponente del sindacato- significa una mascherina ogni 16 persone e 30 per ogni Istituto Penitenziario. Il green pass viene chiesto ai familiari, ma non ai detenuti, come se solo i visitatori potessero contagiare e contagiarsi. Sotto la lente il fatto che il green pass rafforzato sia obbligatorio dal 15 dicembre 2021 per la polizia penitenziaria, ma non venga chiesto a chi è ristretto in carcere. Dal 20 gennaio-prosegue Bongiovanni- per i colloqui in presenza con i detenuti è richiesto il green pass di base all’interno degli istituti penitenziari per adulti e minori. Inoltre, gli avvocati, che non vengono citati come obbligati al pass per l’accesso alle carceri nel nuovo decreto, che obbliga invece al green pass nei tribunali dal 1° febbraio (rafforzato se over 50)”.