Covid, la storia: "lascio isolamento ma l'Asp non mi ha mai visto, tamponi a mie spese"
Luigi mostra la comunicazione ricevuta dall’Asp di Siracusa. Dopo essere risultato positivo al covid a seguito di un tampone molecolare effettuato a sue spese, ha osservato scrupolosamente 10 giorni di isolamento. Per la verità, i giorni alla fine sono stati 21, fino a ieri. E tutti trascorsi in attesa della visita di una Usca, sollecitata continuamente dal medico di famiglia.
Nella comunicazione ricevuta, Luigi – il nome, per difenderne la privacy, è di fantasia – trova quella che lui definisce una “sorpresa”.
L’Azienda Sanitaria gli scrive infatti che non serve un tampone di fine isolamento. Si legge che “alla luce della circolare del Ministero della Salute del 12/10/2020 lo stato di isolamento viene interrotto al compimento del 21.o giorno dalla comparsa dei sintomi”.
Luigi, insomma, è considerato non più positivo anche senza alcun test. O comunque non contagioso. Eppure non mancano casi, puntualmente riportati dalla stampa, di soggetti che impiegano anche più di 20 giorni per negativizzarsi e non risultare più contagiosi per gli altri.
Per scrupolo, Luigi il tampone lo ha fatto ieri sera, ancora una volta a pagamento. Un molecolare da 100 euro presso un laboratorio privato. Attende adesso l’esito. Dalla sanità pubblica non un cenno. “E se è ancora positivo, cosa mi dirà l’Asp di Siracusa?”, si domanda con fare serio.
La citata circolare del 12 ottobre, il test di fine isolamento lo prevede nel caso di persone asintomatiche, come Luigi. Si chiarisce, infatti, che possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa della positività, al termine del quale risulti però eseguito un test molecolare con risultato negativo (10 giorni + test).
Il termine dei 21 giorni viene indicato nella circolare con riferimento ai cosiddetti casi positivi a lungo termine. “Le persone che, pur non presentando più sintomi, continuano a risultare positive al test molecolare per SARS-CoV-2, in caso di assenza di sintomatologia (fatta eccezione per ageusia/disgeusia e anosmia 4 che possono perdurare per diverso tempo dopo la guarigione) da almeno una settimana, potranno interrompere l’isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi. Questo criterio potrà essere modulato dalle autorità sanitarie d’intesa con esperti clinici e microbiologi/virologi, tenendo conto dello stato immunitario delle persone interessate (nei pazienti immunodepressi il periodo di contagiosità può essere prolungato)”.
Luigi, che risiede in provincia, fatica però ad inquadrarsi tra i positivi a lungo termine. “Ho fatto un solo tampone, in un laboratorio privato. Ha avuto esito positivo ed io l’ho subito comunicato al mio medico di famiglia. Quest’ultimo ha richiesto ogni giorno che venisse una Usca al mio domicilio, come previsto. Ma non è venuto nessuno. E ora mi scrivono che dopo 21 giorni mi considerano guarito? Ma se non mi hanno neanche mai visto?”, dice pieno di dubbi.
“E se invece fossi ancora positivo? E se lasciando l’isolamento dovessi contagiare mia moglie o altre persone? Ho questa paura. L’Asp non mi ha mai visto, mai un tampone. Eppure mi dice che posso tornare alla mia vita normale. Non lo so, sarà forse previsto da qualche circolare, ma non mi sembra una cosa saggia. Per scrupolo, ho fatto il tampone a pagamento. Ma quanti altri, nella mia stessa situazione, sono invece usciti dall’isolamento senza alcun controllo successivo?”.