Dal barcone alla maturità a Siracusa, la storia di integrazione e riscatto di Rihab
Come definireste l’inizio di una nuova vita, in un Paese diverso dal vostro, dopo aver sfidato la sorte su di un barcone? Rihab non ha dubbi: “Capolavoro”. E lo ha scritto a caratteri cubitali nel titolo della tesina con cui si è presentata agli esami di maturità, sostenuti e superati al liceo Corbino di Siracusa.
Nel 2022 Rihab ha attraversato il Mediterraneo insieme alla sua famiglia, a bordo di uno di quei barconi che sembrano spezzarsi ad ogni onda. Un viaggio pieno di insidie che, tra paura e sgomento, l’ha condotta dapprima a Pantelleria e poi a Siracusa. Qui la scuola diventa il primo percorso di integrazione e così, pur senza conoscere bene la lingua, seguita dagli operatori di Villa Mater Dei e da una incrollabile volontà, Rihab si è iscritta al quarto anno di scuola superiore. Ha fortemente voluto riprendere e concludere il suo percorso di studi.
Ed alla prova di maturità, quasi come per dire a sè stessa che si, ce l’ha fatta, Rihab ha deciso di presentarsi con un testo che parlasse di quella sua storia, forse in nome e per conto di quelle migliaia di persone che cercano un posto disposto ad accoglierle, sfidando ogni sorta di difficoltà per una vita migliore.
“Questa è la mia esperienza con la barca della morte”, inizia così il suo racconto davanti alla commissione. “Ero su una piccola imbarcazione. Pensavamo che, con quella barca saremmo sopravvissuti. Eravamo sicuri che la barca fosse il ponte di passaggio dall’Inferno alla Beatitudine. Durante il viaggio le onde diventarono montagne, uno dei passeggeri andò a sedersi in un angolo a scrivere le sue ultime parole verso i suoi cari. Io e la mia famiglia quindi ci siamo detti che non saremmo sopravvissuti e che non avremmo mai raggiunto l’Italia come avevamo sperato”, scrive la 18enne Rihab nel suo compito.
“Le speranze e il terrore della morte ci perseguitavano. Quando l’imbarcazione ha cominciato a riempirsi d’acqua ci siamo messi ad aspettare per un tempo infinito che arrivasse qualcuno a salvarci. Improvvisamente uno dei passeggeri ha iniziato ad annegare. Tremavo per la paura”. Quello sfortunato compagno di viaggio aveva fatto in tempo a scrivere su di un pezzetto di carta gli ultimi pensieri per i suoi cari. “Non portate con voi la tristezza nella vostra vita per la mia morte, mi dispiace di essere annegato, non volevo”.
Dopo tante ore in balia del mare, mentre la speranza residua si infrangeva sulle onde, finalmente arrivano i soccorsi. Rihab li racconta così: “Iniziano a salvarci, uno ad uno, il pomeriggio più lungo della mia vita, ci fecero salire su questa grande barca, ci diedero subito una coperta d’oro, acqua e dolci. Io iniziavo a sentirmi molto più al sicuro. (…) Dopo esattamente due giorni tra impronte digitali, spostamenti, timbri e scartoffie varie arrivammo a Belvedere, dove iniziò la mia nuova vita. Era il 22 luglio del 2022”.
Due anni dopo, ecco un altro giorno da incorniciare. Da incorniciare insieme ad un diploma non banale. “Una storia di integrazione e riscatto”, non esita a definirla il mediatore culturale Ramzi Harrabi.