E se il prossimo sindaco di Siracusa fosse una donna? La Brigata Rosa “presenta” la lista
Iniziate sottotraccia le grandi manovre in vista delle amministrative 2023 a Siracusa. E la scelta dei nomi dei candidati che si contenderanno la poltrona di primo cittadino diventa una questione di “genere”. Tra veri, papabili e presunti sono tutti nomi maschili quelli che, sin qui, sono finiti al centro del dibattito pubblico. E le donne? Provocatoriamente, ma non troppo, ecco che arriva una lista tutta al femminile. “Per correggere questa singolare forma di strabismo, noi donne della Brigata Rosa ci permettiamo di offrire un elenco, certamente incompleto, di figure femminili che potrebbero legittimamente aspirare alla candidatura e ricoprire il ruolo della massima funzione cittadina”. Trentotto nomi di donne note e già impegnate in politica, dirigenti scolastiche, esponenti del mondo della cultura, dell’associazionismo e del terzo settore e new entries. Nell’elenco decisamente trasversale e bipartisan proposto dalla Brigata Rosa ci sono Marika Cirone Di Marco e Stefania Prestigiacomo, Sofia Amoddio e Alessandra Furnari, Giusy Genovesi, Silvia Russoniello e Moena Scala, Valeria Troia, Carmen Castelluccio, Rita Gentile, Donatella Lo Giudice e Cetty Vinci: tutte con esperienze più o meno vaste in politica attiva. E poi Marilena Del Vecchio, Antonella Franco, Antonella Fucile e ancora personalità della cultura e dell’associazionismo come Luana Aliano, Giusy Aprile, Simonetta Arnone, Beatrice Basile, Simona Cascio, Maria Grazia Ficara, Patrizia Maiorca, Emma Schembari, Maria Concetta Storaci, Daniela La Runa, Susi Griso e tante altre ancora.
“Sono donne che appartengono a vari schieramenti politici, che abbiamo visto impegnate in vari campi, da cui ci sentiamo talvolta lontane per il modo di pensare, donne che comunque possono con onore avere titolo a rappresentare la comunità”, spiegano dalla Brigata Rosa. “Con questa iniziativa, forse agli occhi di qualcuno provocatoria, intendiamo rendere loro omaggio, lanciando a siracusani e siracusane l’invito a riflettere sull’effetto negativo della persistenza di stereotipi in democrazia”.