Enorme bacino di acqua sotto gli Iblei, Palazzolo Acreide “rivendica” la scoperta
Sotto gli Iblei, anche in territorio siracusano, è stata scoperta la più grande falda acquifera mai trovata in Sicilia. Secondo le stime dell’Ingv ci sarebbero oltre 17 miliardi di metri cubi d’acqua, molto probabilmente potabile. Ad una profondità stimata di 800 metri, considerata non proibitiva, ci sarebbe la risposta a tutti i problemi di una regione a secco di acqua. La scoperta ufficialmente viene datata novembre 2023 con la firma di Ingv e le università di Malta e Roma 3.
In realtà, però, i primi indizi circa la presenza di quella grande falda acquifera risalirebbero alla prima decade degli anni 2000 e conducono a Palazzolo Acreide, centro montano sugli Iblei, in provincia di Siracusa. Quelli erano gli anni della ricerca di gas nel sottosuolo ma anche delle grandi proteste no triv. Allora la società Mauriel et Prom sviluppò un progetto di ricerca “per la caratterizzazione delle risorse geotermiche di bassa temperatura” proprio sotto Palazzolo. Quella ricerca basata su parametri geologici ed idrogeologici evidenziò la presenza di una falda acquifera piuttosto estesa, mentre si cercava il gas.
“Vennero da noi a parlare di questo progetto per la geotermia. Noi chiedemmo uno studio e delle mappature attente, perchè volevamo evitare scontro con i no triv. Anzichè trovare gas, trovarono elementi circa la presenza di quel giacimento d’acqua”, racconta oggi il sindaco della cittadina, Salvatore Gallo.
Perchè nessuno si curò più di tanto di quella scoperta oggi così importante? “In quel momento non c’era siccità o crisi idrica. E quindi nessuno ci badò particolarmente. Era un segnale interessante. Quando abbiamo saputo di questo giacimento d’acqua, lo comunicammo subito ad altri ricercatori. La scoperta comunque parte da noi”, rivendica oggi. E mostra le conclusioni dello studio della Mauriel et Prom con quelle che potrebbero essere definite prove “indiziarie” circa la presenza di una grande falda acquifera sotto Palazzolo e Canicattini ma – oggi lo sappiamo – decisamente più estesa: sino a Vizzini ed alle porte di Caltagirone. “Acque preistoriche, presumibilmente acqua dolce. Ma andrebbero fatte tutte le analisi del caso per capire quanto e se potabili”.
L’Autorità di bacino della Presidenza della Regione ha chiesto intanto una relazione alle Università siciliane che hanno evidenziato alcune criticità in merito sia alla effettiva utilizzabilità dell’acqua, sia alle difficoltà per il raggiungimento della falda, a causa delle caratteristiche geomorfologiche del territorio soggetto a elevatissimo rischio sismico. “Non vogliamo lasciare nulla di intentato e per questo ci confronteremo con l’Ingv e le Università di Roma 3 e di Malta”, fa sapere il presidente della Regione.
foto: Ingv