Fase 2, gli industriali scrivono a Musumeci: meno burocrazia, più investimenti
Un piano straordinario per la ricostruzione. Un’Authority a garanzia della coesione tra governo, parti sociali e comunità scientifica. Una operazione drastica e radicale di semplificazione amministrativa. Tempi certi e veloci per le autorizzazioni. Liquidità alle imprese. Contributi per la copertura degli oneri sociali. Un’attenzione particolare al turismo.
In sintesi una nuova e convinta politica industriale sostenibile.
Queste le priorità che gli industriali indicano in una lettera aperta al governatore della Regione Siciliana, Nello Musumeci. Il documento è firmato dal vicepresidente vicario di Sicindustria Alessandro Albanese, dal presidente di Confindustria Catania Antonello Biriaco e dal presidente di Confindustria Siracusa Diego Bivona.
Due pagine in cui vengono individuati i tratti necessari per una ricostruzione efficace e una ripartenza effettiva del tessuto produttivo dell’Isola.
Liquidità alle imprese e risorse umane. “È urgente – si legge nella nota – mettere in campo tutte le risorse umane ed economiche, a cominciare da una adeguata liquidità, per dare fiducia alle imprese che si sono fermate, per reimpiegare il personale, per contribuire alla ripartenza generalizzata dei consumi, con una particolare attenzione al comparto del Turismo che è senz’altro il più vulnerabile essendo l’ultimo che entrerà a regime. Bisogna guardare oltre e pensare di progettare una nuova rinascita”.
La copertura degli oneri previdenziali. È fondamentale far sì che vengano mantenuti i livelli occupazionali. Per questo occorre dirottare sulle imprese i fondi per poter sostenere gli oneri previdenziali dei dipendenti. Le risorse, ampiamente reperibili tra le pieghe del POC (Programma Operativo Complementare) e del PO Fesr (Programma Operativo sul Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale).
Opere pubbliche e semplificazione amministrativa. “Il Governo e la Politica tutta, si impegnino a semplificare la macchina amministrativa rendendo certi e veloci i percorsi autorizzativi per i nuovi investimenti ed alleggerendo i molteplici vincoli imposti dalla attuale normativa; si utilizzino i fondi comunitari per investimenti che creino realmente valore per l’economia; si avviino tutte le opere pubbliche bloccate, con estrema decisione e con procedure di assoluta emergenza, come ad esempio la semplificazione del Codice degli Appalti, utilizzando il “sistema Genova” se è il caso”.
Un’Authority per la politica industriale. ”Servono subito segnali inequivocabili che la Regione Siciliana promuove una convinta politica industriale sostenibile. Per fare questo è necessaria una sorta di Authority per la ricostruzione, fondata sulla capacità di creare il necessario clima di coesione tra Governo della Regione, Politica, Organizzazioni di categoria e Sindacati, con l’imprescindibile presenza della Comunità scientifica, per lavorare su un Piano strategico basato, più che sui settori, sui fattori di sviluppo”.
L’attrazione di investimenti. “Si mettano in atto provvedimenti mirati che rendano di nuovo attrattiva la nostra regione per nuovi investimenti produttivi, supportando le imprese oggi presenti nel nostro territorio, incentivando nuovi operatori, chi ha voglia di investire in prodotti strategici e vitali di cui la Sicilia ha grande bisogno”.
I numeri del lockdown. “Il lockdown – si legge nella nota degli industriali siciliani – ha fermato circa il 58% delle nostre imprese lasciando a casa circa 50.000 lavoratori solo nel settore industriale. La perdita del sistema economico nel suo complesso è stimata in 2,1 miliardi al mese. Un sistema economico già provato dalla crisi del 2007 che ha generato nell’arco temporale 2007-2018 una diminuzione del 15% del PIL regionale. Se dovessero ripartire tutte le attività a maggio, alla fine del 2020 si registrerà una ulteriore diminuzione del Pil tra il 10% e il 12%. Purtroppo i numeri, che non sono né di destra né di sinistra, nella loro durezza ci dicono che ci troviamo in una situazione di grave recessione. Dobbiamo scongiurare in ogni modo di entrare nella pericolosa fase della depressione economica”.
No agli errori del passato. ”Superata la “fase 2”, serve una forte discontinuità che parta da una serena analisi degli errori di politica economica di questi anni, nei quali è mancata, tra le altre cose, una politica industriale legata a principi di sviluppo sostenibile”. Gli industriali non omettono di sottolineare l’ampia collezione di errori del passato. Basti pensare allo stato in cui oggi versano le aree industriali ex Asi che sono passate da una gestione provinciale farraginosa ed inefficiente ad una gestione regionale che sulla carta avrebbe dovuto diventare, con l’Irsap, una sorta di Agenzia per lo sviluppo delle attività produttive e di attrazione d’investimenti ma che di fatto oggi è soltanto una sovrastruttura che non è nelle condizioni di gestire nemmeno i servizi essenziali delle stesse aree industriali, come la semplice manutenzione”.
Pianificare il futuro. “Pertanto, si rende necessario ed inderogabile cominciare ad identificare e pianificare provvedimenti indispensabili per iniziare la fase della ricostruzione che, se ben gestita, potrebbe consentirci di guardare al nostro futuro con più fiducia, ritrovando una nuova normalità che ci veda non più fanalino di coda nei parametri economici e nella qualità della vita, cause che portano tanti giovani a lasciare la Sicilia”.
Attenzione a non restare un passo indietro. “Queste – concludono Albanese, Biriaco e Bivona – sono solo alcune delle priorità cui bisogna subito mettere mano per vincere la competizione con altri territori nazionali ed internazionali, colpiti come noi dagli effetti della pandemia. Ma non dimentichiamo che gli altri territori non hanno i nodi strutturali della nostra Regione, dunque saranno senz’altro più reattivi a cogliere le opportunità che si presenteranno“.